Dazai Osamu
TSUGARU
(titolo originale 津軽)
traduzione dal giapponese di Evelina Voltolini
Lindau, collana Senza frontiere
maggio 2024
pag. 232, Euro 24
ISBN 9791255840947
Primavera 1944. La seconda guerra mondiale si avvia alla conclusione e Dazai Osamu ha ricevuto l’incarico da una casa editrice di scrivere un testo per una nuova collana di racconti di viaggio. Ha così l’opportunità di tornare nella sua terra natale, Tsugaru, nel profondo nord del Giappone, dopo molti anni di assenza. Le tre settimane che vi trascorrerà si riveleranno tra le più importanti della sua vita.
Raccontando i paesaggi, le tradizioni e la storia dei luoghi della sua infanzia, lo scrittore sarà infatti costretto a confrontarsi, forse per la prima volta, con i sentimenti contrastanti che prova per la sua famiglia, il suo passato, la sua esistenza attuale e le scelte che ha compiuto. Le descrizioni si alternano così ai ricordi legati a esperienze vissute e a persone conosciute, e all’espressione di quelli che sono i temi ricorrenti della sua produzione, ovvero la ricerca di una madre sempre percepita come distante e l’irresistibile bisogno di tornare a casa.
Riconosciuto da molti critici – fra cui Edward Seidensticker e Donald Keene – come uno dei libri meglio riusciti di Dazai, Tsugaru, più che un diario di viaggio, è un racconto autobiografico e una dichiarazione d’amore per luoghi e tempi remoti. In esso la cupezza che contraddistingue i suoi lavori più conosciuti, come Lo squalificato e Il sole si spegne, lascia spazio a una narrazione dai toni caldi e nostalgici, in cui il pungente sarcasmo e la brillante verve comica dell’autore riescono a esprimersi al meglio.
L'incipit
Una primavera, per la prima volta da quando sono nato, ho intrapreso un viaggio di tre settimane nella penisola di Tsugaru, nell’Honshū del nord. È stata senza alcun dubbio l’esperienza più significativa dei miei trent’anni di vita. A Tsugaru sono nato e cresciuto. Tuttavia, durante i vent’anni trascorsi in quella penisola, mi è capitato di visitare soltanto le città di Kanagi, Goshogawara, Aomori, Hirosaki, Asamushi e Ōwani, mentre degli altri villaggi quasi non conoscevo neanche l’esistenza. La mia città natale, Kanagi, si trova nella parte centrale della pianura di Tsugaru e ha una popolazione di soli cinquemila, seimila abitanti. Il paese in sé non è niente di speciale, ma per qualche ragione si dà delle arie da grande città. Volendone parlare bene, lo si potrebbe descrivere come un posto incolore come l’acqua, volendone parlare male direi che è un luogo insignificante e pretenzioso. Circa dodici chilometri più a sud, lungo il fiume Iwaki, sorge la città di Goshogawara, che funge da centro di distribuzione dei prodotti locali e la cui popolazione supera i diecimila abitanti. In effetti, fatta eccezione per Aomori e Hirosaki, non ci sono altre città che superano i diecimila abitanti da queste parti. Goshogawara è, a dirne bene, una città piena di vita, a dirne male, un posto caotico che, pur essendo solo poco più che un paesello, ha ormai perso l’odore dei villaggi contadini e in cui sembra essersi già subdolamente insinuato quel tremendo fremito di solitudine tipico delle grandi metropoli. So che potrebbe sembrare un paragone terribilmente azzardato, ma, se volessimo fare un parallelo con Tōkyō, direi che Kanagi corrisponderebbe alla suggestiva Koishikawa, e Goshogawara alla movimentata Asakusa. È qui che abita mia zia. Quando ero piccolo ero più attaccato a lei che alla mia vera madre, perciò venivo spesso a Goshogawara a farle visita. Prima di iniziare le scuole medie, di Tsugaru conoscevo solo Goshogawara e Kanagi, tanto che il viaggio per andare ad Aomori a sostenere l’esame di ammissione, durato a malapena tre o quattro ore, mi sembrò una spedizione straordinaria. Drammatizzando l’entusiasmo che provai all’epoca scrissi perfino una breve storiella. Non si può certo dire che il racconto sia del tutto fedele alla realtà dei fatti, infarcito com’è di tristi espedienti buffoneschi, tuttavia penso di essere stato per lo più sincero nella descrizione delle mie sensazioni di allora.
Dazai Osamu (1909-1948) è stato uno dei più importanti scrittori giapponesi del ’900, appartenente alla scuola Burai-ha, o scuola decadente. Animo tormentato, tentò più volte il suicidio, riuscendo poi a togliersi la vita nel 1948 insieme alla compagna Tomie Yamazaki.
Sebbene avesse iniziato a scrivere fin da ragazzo, soltanto dopo la guerra i suoi scritti attirarono l’attenzione del pubblico e della critica. Oltre a Tsugaru e agli altri due romanzi Il sole si spegne e Lo squalificato, Dazai ha scritto diverse raccolte di racconti.
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