martedì 30 maggio 2023

"Canti di Sardegna" di Giulio Fara: giovedì alle 18 la presentazione al Conservatorio di Cagliari

 

In occasione dei 100 anni dalla pubblicazione, per i tipi di Casa Ricordi, del volume Canti di Sardegna. L'anima del popolo sardo di Giulio Fara, l'editore Carlo Delfino propone una elegante ristampa dell'opera a cura di Myriam Quaquero e Marco Lutzu.

Il libro verrà presentato giovedì 1° giugno alle 18 nella sala "Franco Oppo" del Conservatorio di Musica "G.P. da Palestrina" di Cagliari, in piazza Porrino 1.
Interverranno Aldo Accardo, presidente del Conservatorio, il direttore Aurora Cogliandro, l'editore Carlo Delfino, i curatori dell'opera Myriam Quaquero e Marco Lutzu e Concetta Assenza, responsabile della Biblioteca del Conservatorio "G. Rossini" di Pesaro.
Nato a Cagliari il 4 dicembre 1880, Mario Giulio Fara fu docente di Solfeggio ed Armonia nella Scuola Municipale di Musica di Cagliari e poi professore di Canto corale nelle scuole magistrali cittadine. Nel 1923 venne assunto al Liceo Musicale “Rossini” di Pesaro come docente di Estetica nonché bibliotecario e segretario tecnico. Fara vivrà nel centro marchigiano quasi fino alla morte, il 9 ottobre 1949.
Nel 1923 dà alle stampe Canti di Sardegna. L’antologia compendia trentasette melodie, selezionate per rappresentare tutta l'Isola. Si devono al pittore romano Virgilio Simonetti (1897-1982) la copertina e le illustrazioni per il volume che, nelle sue oltre 200 pagine, riporta testi e spartiti di motivi tradizionali sardi che ripercorrono il ciclo della vita, dalla nascita alla morte, il tutto accompagnato da dodici xilografie che illustrano usi e costumi sardi legati al mondo della musica.
Prevista, nel corso della serata, l'esibizione dei tenori Giansilvio Pinna e Gianmario Cucca, accompagnati al pianoforte dal M° Riccardo Leone.

IN UN ATLANTE VISIVO TORNANO I VISIONARI E COMPLESSI UNIVERSI DEL “BESTIARIO DELLA TERRA” DI YUVAL AVITAL, PROGETTO DELL’ANNO DEL REGGIO PARMA FESTIVAL 2022

 

 

Martedì 6 giugno 2023 alle ore 18.30 alla Sala degli Specchi del Teatro Valli di Reggio Emilia, il Reggio Parma Festival presenta il volume “Il Bestiario della Terra di Yuval Avital”, edito da Silvana Editoriale, che racconta l’intenso anno di attività dell’artista Yuval Avital (nella foto di Sebastian Rodriguez-Medieta) nel territorio di Reggio Emilia e Parma. A moderare l’incontro con l’artista, Yuval Avital, e la curatrice del volume, Marina Dacci, sarà la giornalista Livia Savorelli, direttrice di “Espoarte”. Concepito in forma di “atlante visivo”, la pubblicazione si struttura come raccolta di immagini e testi che restituiscono al lettore il progetto “Il Bestiario della Terra”, promosso da Reggio Parma Festival (associazione costituita dalla Fondazione Teatro Regio di Parma, Fondazione Teatro Due, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia e dai Comune delle due città emiliane). Il volume evidenzia la continuità di alcuni elementi della ricerca e della poetica dell’artista nei diversi capitoli del progetto in cui l’identità del luogo ospitante è sempre stata centrale per Avital: “lavorare in strada non è come lavorare in teatro, lavorare in una museo non è come lavorare in uno spazio storico vuoto”. Le immagini vengono inanellate e legate per assonanza, continuità, vicinanza definite da alcune parole chiave della sua ricerca. Atlante visivo, dunque, e non catalogo perché propone una mappatura del suo lavoro come glossario e, insieme, rete di coordinate. Corpi, Energia, Trasformazione, Mostri, Libertà, Senza tempo, Rito sonoro, Insieme, Making of sono i capitoli in cui è organizzato e in cui si sovverte l’idea di cronologia legata ai capitoli del progetto. Il libro è arricchito dai contributi redatti da chi ha affiancato l’artista in questa avventura (il presidente del Reggio Parma Festival, Luigi Ferrari; i direttori dei teatri coinvolti, Paola Donati; Paolo Cantù con Roberto Fabbi, Anna Maria Meo con Barbara Minghetti; i curatori delle mostre, Alessandro Gazzotti, Cristiano Leone, Chiara Canali, Marina Dacci), e dall’intervista della curatrice belga Carine Fol all’artista. Il volume stesso può essere considerato un’opera d’arte che apre lo sguardo sul lavoro complessivo di Yuval Avital così come il progetto può essere considerato una possibile esplorazione del concetto di animalità e mostruosità per evidenziarne una matrice universale e una declinazione specifica nel presente. La ricerca di Yuval Avital in questa direzione è portatrice di un messaggio indiretto e non didascalico sull’approccio etico, esistenziale e anche “politico” verso la natura e la storia. "Penso che l’elemento più importante nella mia arte relazionale sia l’incontro […] Credo che Il Bestiario della Terra abbia cambiato la mia vita per sempre e che abbia lasciato un segno sulla cultura e l’identità di questo territorio, che per un anno ha aperto le porte di tutti questi luoghi con il messaggio prego, accomodatevi”. L’atlante è disponibile a partire dall’8 giugno nelle librerie e nei consueti canali di vendita


NOTE DI REDAZIONE

Il progetto Il Bestiario della Terra, la cui ideazione risale alla fine del 2021, si è sviluppato tra giugno e dicembre 2022 nei teatri e musei di Parma e Reggio Emilia, e ha messo in dialogo differenti linguaggi artistici: composizioni sonore, performance, pittura, scultura, disegno, video, fotografia, installazioni icono-sonore. Un progetto per cui è stata data carta bianca data a un artista poliedrico e multidisciplinare, musicista, compositore, artista visivo e multimediale. Frutto di un lavoro complesso e articolato, come emerge dall’alto numero di collaborazioni (circa 500) e relazioni create sui territori, ha raggiunto un pubblico ampio e variegato di circa 25.000 visitatori. Un “monstrum” che ha attraversato i mesi e i territori con un’ampiezza inedita e una capacità notevole di coinvolgere che lo hanno reso un’avventura davvero unica. Come scrive Luigi Ferrari nel suo intervento: “Yuval ha saputo mobilitare e raccogliere attorno a sé le centinaia di persone che hanno reso tutto questo possibile: musicisti, danzatori, volontari, tecnici, artigiani, operatori teatrali e della comunicazione, amministrativi, amministratori e persino politici. Tutti noi che ne stiamo ancora parlando e scrivendo, ciascuno sospinto a partecipare, col proprio diverso e personale contributo, a una vera e propria opera d’arte corale”. Da giugno a novembre, nei Musei Civici di Reggio Emilia è stata allestita la mostra “Anatomie Squisite”, curata da Alessandro Gazzotti, esposizione di opere in parte realizzate grazie ad artigiani locali che hanno interpretato, ognuno con il proprio linguaggio e supportato l’artista con le proprie competenze tecniche disegni di bizzarre creature. L’artista utilizzando anche i materiali delle collezioni museali ha realizzato una gigantesca wunderkammer dedicata all’aspetto immaginativo proprio dell’infanzia applicato alle raccolte scientifiche del museo. 

In contemporanea all’inaugurazione di “Anatomie squisite”, a Parma ha aperto al pubblico “Il Canto dello Zooforo”, installazione icono-sonora alla Casa del Suono: un viaggio all’interno di un gigantesco ventre materno, realizzato dalla squadra di sartoria del Teatro Regio di Parma, accompagnato da una composizione originale, cantata dal coro di voci bianche del Teatro Regio di Parma con inserti di registrazioni interpretati dai bambini della Scuola dell’infanzia comunale Ernesto Balducci di Reggio Emilia. A luglio è stato inaugurato il murale “Cadavre Exquis”, realizzato da Simone Ferrarini sui disegni di Avital che avevano dato vita ad “Anatomie squisite”. Realizzato davanti al Padiglione Lombroso dell’ospedale San Lazzaro, un tempo istituto psichiatrico, l’intervento artistico mira a proporre allo spettatore contemporaneo una riflessione attorno al tormento dei corpi e delle menti. Da luglio a ottobre, ad APE Parma Museo è stato esposto “Lessico Animale. Prologo”, curato da Cristiano Leone, momento finale del percorso formativo e artistico in collaborazione con il Corso di alta formazione teatrale di Teatro Due “Casa degli artisti”. La mostra che ne è nata ha riunito musica, performance, video, recitazione, scultura, fotografia. Il focus di questo intenso workshop è stato il processo di trasformazione/immedesimazione degli attori coinvolti in una dimensione animale a loro affine.

In settembre a Parma, a Palazzo Marchi, si è aperta la mostra “Persona”, curata da Chiara Canali e Camilla Mineo e realizzata da Parma360 in collaborazione con Reggio Parma Festival: una quarantina di opere, tra sculture, maschere sonore (celebri opere dell’artista, arcaiche, simboliche e misteriose), video art, sound art, fotografie e installazioni inedite di Avital che è intervenuto anche integrando e rivisitando oggetti del palazzo sul tema del progetto. A Reggio Emilia, la tappa autunnale è consistita nella doppia mostra ai Chiostri di San Pietro “Membrane”, a cura di Marina Dacci. Al piano nobile una selezione di lavori pittorici, disegni, sculture sonore che focalizzavano il percorso visivo come un viaggio intimo e personale dell’artista teso una presa di coscienza sulla ricerca identitaria tra miti e archetipi che attraversano varie culture. Al primo piano l’esposizione multimediale (fotografia, suono e proiezione) di tre tappe del progetto Foreign Bodies focalizzato sul rapporto primigenio con la terra come processo liberatorio per un ritorno alle origini di cui l’ultima e inedita tappa è stata realizzata interamente nel territorio reggiano nel corso della primavera del 2022 coinvolgendo diversi danzatori e danzatrici. Ultimo capitolo del Bestiario della terra “Il Mostrario”, articolato in tre parti (la prime due a Parma, al Teatro Regio e al Teatro Due, la terza al Teatro Valli di Reggio Emilia), si è sviluppato in spazi noti e meno noti dei teatri, sovvertendo le dinamiche partecipative del pubblico. Qui, tra palcoscenici, sotterranei e ordini di palchi, hanno preso vita le 18 scene ideate e disegnate dall’artista, che fanno rivivere creature mitologiche, allegorie e animali fantastici. Scene immersive, a volte perturbanti e disturbanti realizzati in stretta collaborazione con le maestranze dei teatri e con artisti e artigiani del territorio, ma non solo.

mercoledì 24 maggio 2023

Luigi Marco Bassani - TOLLERANZA - Liberilibri

Luigi Marco Bassani
TOLLERANZA
Liberilibri, collana Voltairiana
2023
pagg. 94, euro 14.00
ISBN 979-12-80447-17-3




Cos’è la tolleranza? Un concetto negativo, non certo un sinonimo di libertà religiosa, che nasce dalla intollerabilità sociale e politica del conflitto di carattere teologico: equivale ad accettare un male minore, per far sì che la società non debba subire un danno maggiore, e per evitare conflitti sociali.
Arriva oggi in tutte le librerie Tolleranza di Luigi Marco Bassani, il terzo volume della collana Voltairiana, l’ultima nata in casa Liberilibri. Si tratta, per dirla con le parole dell’Autore, di una “sintetica narrazione dell’idea di tolleranza”, condotta seguendo un percorso storico e dottrinario che mostra con chiarezza come molti pensatori politici abbiano posto questo ideale al centro delle loro costruzioni intellettuali.
E sebbene l’Occidente, oltre due secoli fa, abbia assistito al trionfo della dottrina della tolleranza – certamente una conquista del pensiero europeo moderno – e dei diritti alla libera manifestazione del pensiero, ai nostri giorni essa è ormai al centro di un paradosso: fra gli intellettuali è in corso una “micro-guerra civile a bassa intensità e senza spargimento di sangue” (in cui l’habitus del chierico di professione è l’adulazione), consumata all’interno delle università che va sotto il nome di politically correct, che rimanda in qualche modo al clima dell’Unione Sovietica staliniana. Proprio nel nome della tolleranza dell’altro, almeno nei laboratori del pensiero, si stanno ormai dissolvendo i fondamenti stessi della libertà accademica e ogni altro vessillo del libero pensare.
L’intera storia moderna occidentale poggia le sue fondamenta sul concetto di tolleranza, in un susseguirsi di adesioni e tradimenti, ma oggi si consolida sempre più quell’ideologia woke che si spaccia per una sua nuova e rinvigorita forma e che in realtà, al contrario, reprime ogni opinione davvero divergente dando vita solo a un’ortodossia intollerante, in cui censura e inquisizione fanno da contraltare costante all’affermarsi della tolleranza.
In un periodo di totalitarismo dolce come il nostro, scrive Bassani, in cui “ogni uomo bianco né gay, né di sinistra è di per sé sospetto”, i diritti di libertà proclamati in modo quasi sacrale vengono poi sistematicamente violati.

Luigi Marco Bassani (Chicago, 1963) è professore ordinario di Storia delle dottrine politiche all’Università di Milano. Per Liberilibri ha curato Il nostro Nemico, lo Stato, di Albert Jay Nock (1995, 2005), L’etica della libertà, di Murray N. Rothbard (1996, 2021) e Disquisizione sul governo di John C. Calhoun (2011).

 

Roberto Alajmo presenta La boffa allo scecco

Giovedi 25 maggio alle 19,30 alla passeggiata delle Cattive di Palazzo Butera a Palermo in via Butera 8, Roberto Alajmo presenta La boffa allo scecco.
Conversano con l'autore Marco Carapezza e Mario Di Caro.  


Roberto Alajmo
LA BOFFA ALLO SCECCO
Sellerio, La memoria n. 1272
2023
264 pagine, 15 Euro
EAN 9788838945243


C’è una trappola pronta a scattare per Giovà, guardia giurata di Partanna Mondello.
La sorella Mariella ha dato in affitto il «villino» di sua proprietà. Purtroppo i due affittuari trovano scuse e pretesti (non del tutto infondati) per non pagare il canone e ciò scatena in famiglia la consueta tragedia farsesca. La madre Antonietta, la zia Mariola, la vicina Mariangela e persino il padre infermo spingono Giovà a fare qualcosa, qualsiasi cosa, quando un fatto ben più grave si aggiunge al danno morale e a quello economico. Gli affittuari, i sedicenti fratelli Mormile, sono caduti in un agguato e Mariella è stata fermata dalla polizia scatenando oltretutto una ridda di maldicenze. Lo stile del duplice omicidio è quello classico mafioso, eppure è proprio lo Zzu, il boss della borgata, a dare ordine a Giovà di fare chiarezza. Solo sullo sfondo si muovono le forze dell’ordine, che tutti i protagonisti della vicenda considerano un potere ostile, incapace di penetrare gli arcani del quartiere. A spalleggiare Giovà in questa nuova indagine sarà il figlio del padrino, l’infido Giampaolo. Inspiegabili indizi e ulteriori cadaveri arrivano a complicare la situazione, mentre Giovà sempre più si rende conto di essere su un piano inclinato che porta al disastro. «Mi stanno scaricando pure i miei parenti», riesce a capire un attimo prima di finire in trappola.
La «boffa allo scecco» è lo schiaffo che si dà all’asino, utilizzandolo come capro espiatorio finale di una lunga catena di soprusi. Al termine della quale, anche questa volta, si trova Giovà Di Dio – in-vestigatore riluttante ed esca umana –, un Giufà immerso nel contesto della mafia di piccolo cabotaggio, onnipresente nelle zone dove lo Stato sembrerebbe aver fatto un passo indietro.
Un romanzo ricco di dialoghi da commedia brillante che portano il lettore a sorridere, salvo poi accorgersi che c’è poco da sorridere, in questo «piccolo mondo cinico», come lo ha definito con perfetta diagnosi Goffredo Fofi.
 
Roberto Alajmo (1959) vive a Palermo. Tra i suoi libri: Notizia del disastro (2001, Sellerio 2022), Cuore di madre (2003), È stato il figlio (2005), da cui è stato tratto nel 2012 l’omonimo film diretto da Daniele Ciprì, Palermo è una cipolla (2005), L’arte di annacarsi (2010). Con questa casa editrice ha pubblicato inoltre Carne mia (2016), L’estate del ’78 (2018), Repertorio dei pazzi della città di Palermo (2018), Io non ci volevo venire (2021), La strategia dell'opossum (2022), La boffa allo scecco (2023).

martedì 23 maggio 2023

Grande successo degli editori sardi al Salone del libro L’AES: «A Torino vendite raddoppiate rispetto al 2022

La sala Sardegna, stand istituzionale della Regione

Un successo da record che premia l’impegno delle realtà editoriali sarde e sancito dai numeri: le vendite al Salone del libro di Torino 2023, concluso ieri al Lingotto, sono raddoppiate rispetto all’anno precedente. «I dati certificano, con un aumento complessivo del 100% sui due stand presenti al padiglione Oval, Regione Sardegna e Associazione Editori Sardi, lo stato di grazia della manifestazione e l’apprezzamento manifestato verso il patrimonio librario sardo nel suo insieme, presente a Torino sotto l’insegna e il coordinamento progettuale e operativo dell’AES», spiega Simonetta Castia, presidente dell’associazione. Un dato notevole che si inquadra nell’ottimo risultato generale registrato dalla XXXV edizione del Salone: sono stati 215mila i visitatori che hanno affollato i 573 stand e le 48 sale allestite quest’anno.

Il successo della spedizione sarda a Torino, spiega ancora Castia  (nella foto), è stato spinto anche dal ricco programma di eventi curato dall’AES: «Grazie a chi, come la Regione Sardegna, ha creduto e crede nella qualità del nostro operato, a chi ha rinnovato la propria fiducia anche nel seguire cinque giornate di intensi e fitti incontri letterari di grande successo, insieme al programma promosso dalle istituzioni presenti con l’assessorato alla Cultura.
La Sardegna, per parafrasare lo slogan di questa edizione, ha attraversato lo specchio trovando tante piccole e piccolissime realtà editoriali da preservare e valorizzare, che hanno saputo coniugare la propria partecipazione col racconto dell’isola allo specchio e che si “riflette” a sua volta nel Mediterraneo. Quello stesso mare che, per stare alle parole dello scrittore Sergio Atzeni “non è solo una immensa distesa d’acqua, non è solo un confine o una fonte di ricchezza, ma è un po’ come l’anima della Sardegna, un po’ come il respiro che fa battere il cuore di chi ci vive”. Il nostro “Mare intorno”, per parafrasare l’opera del grande Giulio Angioni, che onoreremo a breve ad Alghero con un appuntamento dedicato. Grazie davvero, infine, ai miei colleghi, la cui lungimiranza andrebbe premiata con rinnovati gesti di fiducia».

L’Associazione Editori Sardi, presente a Torino anche con un proprio stand grazie al contributo della Fondazione di Sardegna oltre che nello spazio istituzionale della Regione, ha portato al Salone 35 editori e circa 2000 titoli, organizzando oltre 30 eventi e presentazioni, spaziando tra temi diversi, dai romanzi alla poesia, dalla saggistica all’archeologia fino ai libri per ragazzi. 

Peter Cameron - CHE COSA FA LA GENTE TUTTO IL GIORNO ? - Adelphi

Peter Cameron
CHE COSA FA LA GENTE TUTTO IL GIORNO ?
(titolo originale Aria, 2023)
traduzione di Giuseppina Oneto
Adelphi, collana Fabula, 390
2023, 2ª ediz.
pp. 188, € 18
isbn: 9788845937880

IN COPERTINA
Ben McLaughlin, Shadow Fox (2005). Collezione privata.
ben mclaughlin

Ad eccezione di What do people do all day| apparso in One way or another, i racconti presenti in questa raccolta sono usciti sulle seguenti riviste: Just Relax su «Rolling Stone », The Secret Dog e Freddie’s Haircut su «The Kenyon Review», Slowly, The Winter Bazaar e Jump or Dive su «The New Yorker », The Meeting and Greeting Area su «The Antioch Review», The Half You Don’t Know su «Bostonia», Archeology su «Grand Street », A Decent Family su «Amica » e «The Yale Review» e Aria su «The Yale Review»


RISVOLTO
Che cosa fa la gente tutto il giorno? Nel mondo dei racconti di Peter Cameron, che assomiglia terribilmente al nostro, cerca sé stessa, rimpiange qualcuno che ha perso, fa i conti con un perenne senso d’inadeguatezza, si sforza – spesso invano – di trovare un modo per comunicare con le persone vicine. Conduce una vita ordinaria, insomma, che però d’un tratto può conoscere una svolta spiazzante. Accade all’uomo che preferisce far credere alla moglie di avere una relazione anziché rivelarle che tiene una cagnolina nascosta in un ripostiglio, e che ogni notte esce per portarla a spasso; alla giovane inquieta che avverte un inatteso soffio di calore domestico nel più artefatto degli ambienti: un parco a tema per turisti; ad adolescenti invischiati nelle dinamiche disfunzionali degli adulti ma non ancora contaminati dalla loro ipocrisia; a donne che si aggirano sole in case diventate di colpo gelide e vuote. Nel mondo di Peter Cameron, sospeso in un’atmosfera rarefatta e straniante, piccoli e grandi drammi familiari, amorosi, esistenziali si consumano in sordina, mentre una vena sotterranea di dolore invade la realtà e finisce inesorabilmente per travolgerla e stravolgerla. Quanto a noi, saremo accompagnati a lungo da un sottile turbamento, una volta chiuso il libro – e dovremo arrenderci all’evidenza che ancora una volta Cameron ci ha messi a nudo e raccontati, come solo lui sa fare.

L'INCIPIT
È cominciato tutto all’aeroporto. Mia madre aveva promesso di venirmi a prendere e invece non c’era. Poi dalla compagnia aerea mi hanno comunicato di aver smarrito la mia valigia in qualche punto fra lo Zaire e New York e proprio quando avevo $nito di compilare le tre pagine del modulo reclami sono comparsi mia sorella minore Daria e Charles, il suo ragazzo, dai quali ho saputo che la mamma era diventata attrice e aveva venduto casa, e io potevo stare da loro, per una decina di giorni, dopodiché dovevo trovarmi un altro posto oppure andare a Los Angeles a vivere con mio padre. Quindi si sono messi a litigare su come tornare a casa: lei voleva prendere un taxi ma lui pensava che sarebbe stato meglio un particolare autobus diretto. Si sono arrabbiati a tal punto che Daria è salita su un taxi e Charles sull’autobus, e prima che io potessi seguire l’una o l’altro se n’erano già andati. Ho incontrato un uomo d’affari argentino con il quale abbiamo diviso il taxi per andare a Manhattan; a metà strada lui ha chiesto all’autista di accostare e nel parcheggio di un centro commerciale del Queens lui e l’autista hanno tirato della coca che il tizio aveva appena fatto passare attraverso la dogana. È stato allora che sono cominciati a mancarmi i Peace Corps.

I PROSSIMI APPUNTAMENTI CON PETER CAMERON




Esther Kinsky partecipa alla XIX edizione di èStoria, il festival internazionale di Storia di Gorizia, in programma dal 22 al 28 maggio.

 

L'appuntamento è per domenica 28 maggio, ore 18:30, al Teatro Comunale G. Verdi di Gorizia (Via Giuseppe Garibaldi, 2A): l'autrice tedesca presenta il suo ultimo romanzo, Rombo (traduzione di Silvia Albesano), in dialogo con lo scrittore e giornalista Roberto Covaz. L'ingresso è libero fino a esaurimento posti.
«In seguito, tutti parleranno del rumore. Del rombo. Con cui è iniziato.» Il 6 maggio 1976 un violento terremoto colpisce il Friuli, squarciando il paesaggio e l’esistenza di chi lo abita. A rievocare quei giorni sono sette abitanti di una valle nell’estremo nord-est della regione. Uomini e donne all’epoca già adulti o ancora bambini di cui ricostruiamo le vite in un’arcaica comunità montana di origini slave, con la sua peculiare identità linguistica e storica, le sue suggestive tradizioni, il suo retaggio di terra povera e di confine dove si sognava di fuggire o di vedere il mare, dove si emigrava per lavoro e si ritornava con nostalgia. In un mosaico narrativo che riesce a combinare scienza e poesia, Rombo racconta la precarietà dell’esistenza e il senso profondo del ricordo mettendo a confronto ciò che passa e perisce per sempre e ciò che rimane, sottoposto a incessante mutamento, in natura come nella memoria. Il nuovo, acclamato romanzo di una delle più importanti scrittrici tedesche contemporanee, vincitore del Premio Kleist e candidato al Deutscher Buchpreis e al Premio Strega Europeo 2023.


Esther Kinsky , narratrice, poetessa e traduttrice letteraria, è una delle voci più alte e originali della scena letteraria tedesca, insignita dei più prestigiosi riconoscimenti, come il Premio della Fiera di Lipsia, il Premio Paul Celan e il premio Adelbert von Chamisso. La sua opera, spesso paragonata a quella di W.G. Sebald, si distingue per la maestria narrativa con cui indaga l’esperienza umana dei luoghi, la memoria e il ricordo. In Italia ha pubblicato Macchia e Sul fiume (Saggiatore, 2019 e 2021). Il suo ultimo romanzo, Rombo, ha ricevuto il Premio Kleist ed è candidato al Deutscher Buchpreis. Attualmente trascorre lunghi periodi dell’anno in Italia, in un villaggio del Friuli, regione alla quale si è particolarmente legata e che le ha ispirato questo libro.

Roberto Covaz, giornalista, vicecaporedattore de Il Piccolo, ha al suo attivo diverse pubblicazioni dedicate alla storia del territorio della Venezia Giulia. Scrive anche testi teatrali e ha curato il memoriale delle vittime dell’amianto al Museo della cantieristica di Monfalcone. È ideatore ed è tra i curatori del festival Monfalcone Geografie e del festival dell’acqua di Staranzano.

Corrado De Rosa - QUANDO ERAVAMO FELICI - minimum fax

 Corrado De Rosa
QUANDO ERAVAMO FELICI
Italia-Argentina 1990: la partita da cui tutto finisce
minimum fax
maggio 2023
pp. 292, 17 €
ISBN: 978-88-3389-463-8





Il 3 luglio del 1990, allo stadio San Paolo di Napoli, va in scena la semifinale del campionato del mondo tra l’Italia, paese organizzatore, e l’Argentina, detentrice del titolo. C’è ottimismo sugli esiti della partita: gli azzurri hanno vinto tutti gli incontri disputati finora, e non hanno subito neanche una rete. Ma c’è anche una sottile paura, perché tra gli avversari, che alle carenze di gioco suppliscono con un’applicazione e una grinta feroci, c’è Diego Armando Maradona. La partita si concluderà ai calci di rigore, e la sconfitta dell’Italia segnerà un punto di non ritorno per una generazione che si è formata nell’ottimismo degli anni Ottanta, lontana dagli anni di piombo, esaltata dal benessere economico e dal crollo del Muro di Berlino, ma destinata ad affrontare la crisi dei primi Novanta tra stragi di mafia, Tangentopoli, fine della prima Repubblica.

Quando eravamo felici parla di calcio, di illusione per una vittoria che sembrava già scritta, di crolli emotivi. E di Diego Armando Maradona, artefice della sconfitta degli azzurri e per questo abbandonato da chi lo proteggeva e destinato a una fine ingloriosa, quando le sue vicende di droga diverranno di dominio pubblico. Con passione e precisione, Corrado De Rosa racconta un’epoca e dimostra ancora una volta, sulle orme dei più grandi scrittori e giornalisti che se ne sono occupati prima di lui, da Giovanni Arpino a Gianni Brera, come il calcio possa essere una gigantesca metafora della vita e dell’identità di una nazione
 
L'autore

Corrado De Rosa (1975) è uno psichiatra. Per conto dell’autorità giudiziaria si è occupato di camorra, infiltrazioni mafiose ed eversione. Autore di numerosi saggi sulla follia come strumento di manipolazione dei processi, ha pubblicato, tra gli altri, I medici della camorra (Castelvecchi 2011), Mafia da legare (con Laura Galesi, Sperling & Kupfer 2013) e La mente nera (Sperling & Kupfer 2014). Nel 2018 è uscito per Rizzoli il suo romanzo L’uomo che dorme.


Lorenzo Palloni e Miguel Vila presentano Fortezza Volante (minimum fax) martedì 30 maggio alle ore 18 alla Feltrinelli di Padova.

Lorenzo Palloni, Miguel Vila
FORTEZZA VOLANTE
minimum fax
pp. 204, 20 €
maggio 2023
ISBN: 978-88-3389-465-2



In una notte d’estate del 1933 un velivolo misterioso si schianta al suolo nei pressi di Vergiate, nel varesotto, lasciando dietro di sé una densa coltre di fumo rosa e un omicidio irrisolto. Mussolini in persona ordina da subito che l’accaduto venga insabbiato e istituisce un Gabinetto Speciale per indagare in segreto sull’oggetto volante non identificato. Nessuno ha mai visto un aereo come quello ma tutti, proprio tutti, hanno un’opinione sull’accaduto: un’arma segreta tedesca, una tecnologia inglese, un aeromobile americano. Ciò che i personaggi scopriranno li obbligherà a misurarsi per la prima volta nella storia con forze extraterrestri e tecnologie aliene, in un vorticoso intreccio di spionaggio internazionale che anticipa di trent’anni gli incidenti di Roswell e riscrive i contorni dell’ufologia.
Lorenzo Palloni e Miguel Vila danno vita a un intenso racconto di fantascienza-rétro ispirandosi a uno degli eventi di cronaca più strani mai registrati nella storia d’Italia.

Lorenzo Palloni e Miguel Vila presentano Fortezza Volante martedì 30 maggio alle ore 18 alla Feltrinelli di Padova. 


A GIULIO SAPELLI IL PREMIO SIMPATIA PER LA SEZIONE RICERCA E UNIVERSITÀ

 


Torna il Premio Simpatia, e lo fa per parlare di pace, di accoglienza e di lotta alle repressioni. Nato nel 1971 da un'idea di Domenico Pertica, oggi come allora il premio mette infatti al centro i principali problemi sociali del proprio tempo. Ecco perché, in questa 51ma edizione, l'attenzione è posta sull’Ucraina, i migranti e il dramma che sta consumando l’Iran. 


A ritirare il prestigioso riconoscimento anche il prof. Giulio Sapelli, storico ed economista, premiato per la sezione Ricerca e Università. Il 30 maggio, alle ore 18, presso la Sala della Protomoteca del Campidoglio si terrà la cerimonia di premiazione, presentata da Paola Saluzzi e Pino Strabioli, alla presenza dell’assessore capitolino alla Cultura Miguel Gotor.


Giulio Sapelli
UCRAINA ANNO ZERO
Una guerra tra mondi

Prefazione di Lucio Caracciolo
Guerini e Associati
giugno 2022
pp. 152, 15,50 €
ISBN 9788862508629

L’aggressione russa all’Ucraina è la manifestazione esterna del «revanscismo grande russo» che persegue un nuovo disegno imperiale territoriale. Tale disegno si è via via delineato come reazione alle politiche di ampliamento della potenza nordamericana e nordeuropea ai confini della Russia, un Paese ormai ridimensionato al ruolo di esportatore di materie prime fossili e alimentari. La guerra in corso non può però essere fermata dalle sole sanzioni economiche, catastrofiche per la Russia e anche per l’Occidente. Solo il ritorno a una realistica politica di relazioni internazionali e a un nuovo Trattato di Helsinki potrebbero far tacere le armi.

Con la guerra in Ucraina non viene sancito soltanto il ritorno della storia in Europa, ma diventano evidenti – almeno per chi sa osservare – i movimenti delle faglie geopolitiche di un mondo ormai in frantumi. L’invasione russa ha sconvolto le reti dell’energia globale, mutato gli equilibri del mondo e accelerato il declino europeo, accrescendo l’instabilità dell’unipolarismo americano opposto alla Cina. Cosa succederà?
Giulio Sapelli, con la consueta profondità di lettura, passa in rassegna le cause del conflitto, conducendo il lettore lungo i passaggi stretti della storia e oltre le trappole dell’ideologia: il patriottismo mistico di Vladimir Putin, ma anche la Yalta «mancata» dopo il crollo dell’Urss; l’abbandono dei principi di Vestfalia e quindi la rinuncia a un approccio multilateralista negli equilibri di potere. Tutto si intreccia, in un disordine che genera mostri, quando la soluzione sarebbe il ritorno di una teoria realista delle relazioni internazionali.

L'autore

Giulio Sapelli (Torino, 1947) ha insegnato Storia economica ed Economia politica nelle università europee e delle due Americhe e ha lavorato come consulente e consigliere d’amministrazione in importanti gruppi industriali e finanziari. Nel 2020 gli è stato assegnato il Premio Fieri (Fincantieri) alla carriera. È Presidente della Fondazione Germozzi di Confartigianato. Tra le sue ultime pubblicazioni ricordiamo Oltre il capitalismo (2018), Nulla è come prima (2019, con Enrico Quintavalle), Perché esistono le imprese e come sono fatte (2019), Pandemia e Resurrezione (2020), Nella storia mondiale (2021) e Draghi o il caos (2021, con Lodovico Festa).


Can Xue - DIALOGHI IN CIELO - Utopia


Can Xue
DIALOGHI IN CIELO
(titolo originale Dialogues in Paradise, Northwestern University Press, 1989)  
traduzione, rivista e aggiornata, di Maria Rita Masci
Utopia, Collana Letteratura Straniera
pp. 128, Euro 17
maggio 2023
ISBN-13 ‏ : ‎ 979-1280084460

I racconti di questa raccolta indagano l’incanto di una civiltà, quella cinese, in perenne sospensione tra l’antico e il moderno. Portano in sé gli oscuri oracoli di Eschilo e Sofocle, il mistero paranoico di Kafka, il flusso malinconico di Woolf, aggiungendo un nuovo capitolo alla tradizione letteraria dell’irrazionale, in cui i confini restano aperti tra sogno e realtà. L’autrice si sofferma sulla propria infanzia e sulle oppressioni politiche tipiche del suo paese, contrapponendo al mondo adulto della persecuzione il limbo dilatato dell’incoscienza. Denuncia la costrizione dei rapporti familiari, tra madri che si sciolgono in catini d’acqua, come fossero di sapone, perché sommerse dall’odio filiale, coppie che si perdono nel dormiveglia in dimore immense e solitarie, in cui regna un’atmosfera minacciosa, e lucernari che si aprono sui misteri inspiegabili della condizione umana. Pennellate e tasselli che formano una sorta di percorso iniziatico, al termine del quale tutto si risolve in emozioni e sensazioni non esplicitamente descritte, ma evocate. La purezza lirica e l’oscurità grottesca si scontrano e si confondono. La logica cede e il lettore si specchia nella pagina, riflettendo la propria immagine.
 
L'autrice

Can Xue, pseudonimo di Deng Xiaohua, è nata a Changsha nel 1953. È una delle voci più acclamate della letteratura cinese contemporanea. Dopo aver svolto diversi lavori, tra cui l’operaia, l’insegnante e la sarta, verso la metà degli anni ottanta ha iniziato a dedicarsi a tempo pieno alla scrittura. La sua produzione include racconti e romanzi d’avanguardia, ma anche volumi di critica letteraria. Ha studiato con particolare attenzione le opere di Dante, Kafka e Borges.
Riconosciuta dalla critica internazionale come un’esponente di spicco della letteratura sperimentale e tradotta in molte lingue, ha ottenuto riconoscimenti in tutto il mondo. Nel 2016 è arrivata in finale al Neustadt Prize, mentre nel 2019 e nel 2021 è stata candidata all’International Booker Prize.
I suoi libri sono in corso di pubblicazione nel catalogo di Utopia.

lunedì 22 maggio 2023

L’AES chiude il Salone del libro nel segno di Frida Kahlo. Ultima giornata tra poesia, sfide adolescenziali e identità sarda

 
Un vestito o un’acconciatura possono essere uno strumento per rivendicare i diritti di un popolo, nel Messico di Frida Kahlo ma anche nella Sardegna in cerca di una propria identità. Nell’ultima giornata del Salone internazionale del libro di Torino, l’interessante parallelismo è stato alla base dell’evento AES in sala Sardegna “Frida in Sardegna – L’abito tradizionale come memoria, tradizione e strumento di lotta”, ispirato al libro “Un nastro attorno a una bomba – biografia tessile di Frida Kahlo” di Rachel Viné Kruppa e le illustrazioni di Maud Guély. Il giovane editore Matteo Pinna, fondatore di WoM Edizioni, ha tracciato un legame tra gli iconici vestiti della pittrice messicana, sfoggiati anche per rivendicare i diritti delle donne e delle minoranze, e gli abiti della tradizione sarda, orgoglio di un popolo che troppo spesso, in passato, li ha indossati per onorare i potenti anziché per reclamare la propria identità. Ancora di identità sarda, ma anche delle minoranze piemontesi, si è parlato durante la presentazione del libro “S’intelligèntzia de Elias” di Giuseppe Corongiu (Janus) con Enzo Cugusi, Teresa Geninatti, rappresentante dei francoprovenzali e Giacomo Lombardo degli occitani: un mistery in sardo sullo sfondo di una Sardegna sovrana e indipendente.

Spazio anche ai più piccoli con il progetto benefico lanciato da Biagio Arixi “Mamma, leggiamo una fiaba” (La Zattera), i cui proventi andranno in parte ai figli di donne uccise per mano dei loro compagni e che si ritrovano totalmente soli. Dai bambini agli adolescenti, con i problemi legati a un’età difficile, con la presentazione di “La Teoria della Mela” di Michela Magliona (Catartica Edizioni) con Paola Demartini, Marco Demurtas e Andrea Pasotto: quattro ragazzi di estrazione sociale, educazione, aspettative diverse e che frequentano la stessa scuola e le cui storie si intrecciano nella lotta per realizzare i propri sogni.

Il 25 maggio ad Ancona, ore 15, Facoltà di Medicina, 'Montessori prima di Montessori', Fefe' Editore

Valeria Paola Babini
MONTESSORI PRIMA DI MONTESSORI
1896, la laurea è l'inizio di una rivoluzione
Fefe' Editore, Collana Pagine Vere, 60
pp. 102, € 15,00
2023
ISBN 9788894947632


MONTESSORI PRIMA DI MONTESSORI / 1896, la laurea è l'inizio di una rivoluzione è l'ultimo libro di Valeria P. Babini – già docente di Storia della Psicologia nell’Università di Bologna, saggista ed esperta del mondo montessoriano – ed è la prima pubblicazione in assoluto della tesi di laurea in medicina di Maria Montessori. L'Autrice ne parlerà ad  Ancona  presso l'Università Politecnica delle Marche/Facoltà di Medicina e Chirurgia, giovedì 25 maggio 2023 alle ore 15 nell'Auditorium Montessori. L'appuntamento è organizzato da Stefania Fortuna in collaborazione con Mara Fabri.

Il libro
La lezione ad Ancona è la prima presentazione di un libro che riguarda un documento – la tesi – e un momento – gli esordi – fondamentali nella formazione scientifica e intellettuale della giovane Montessori. Nel saggio introduttivo la Babini tocca le tappe importanti dell’inizio della sua carriera nella Roma di fine ’800. E' il periodo sociale di Maria Montessori: “donna nuova” che sceglie di cimentarsi nella professione medica, fermamente convinta della potenza risolutrice della scienza e della portata democratica del suo impegno, utile anche per l’emancipazione femminile.

La curatrice

Di formazione filosofica, Valeria Paola Babini è stata docente di Storia della Psicologia nell’Università di Bologna. Si è occupata prevalentemente di psichiatria italiana e francese e di storia delle donne. Tra i suoi libri: Il caso Murri. Una storia italiana, Il Mulino 2004; Una «donna nuova». Il femminismo scientifico di Maria Montessori (in collaborazione con Luisa Lama), Angeli 20103; Liberi tutti. Manicomi e psichiatri in Italia: una storia del Novecento, Il Mulino, 20112; Italian Sexualities Uncovered, 1789-1914 (in collaborazione con Chiara Beccalossi e Lucy Riall), Palgrave Macmillan, 2015; Parole armate. Le grandi scrittrici del Novecento italiano tra resistenza ed emancipazione, La Tartaruga, 2018; la traduzione e curatela di Philippe Tissié, Il caso clinico del viaggiatore sonnambulo, Quodlibet, 2022. Recente è il suo esordio letterario con Gli alberi già lo sanno, La Tartaruga, 2022.

domenica 21 maggio 2023

Sardegna, l’Isola dei festival che cercano un percorso comune. Al Salone del libro tra protogladiatori, stelle e il dibattito sulla lingua

 Da sinistra Emiliano Longobardi, Giacomo Mameli, Simonetta Castia, Francesca Casula e Davide Peddis


Solo un tavolo permanente, con la cabina di regia regionale e un impegno finanziario certo, può consolidare la continuità operativa e progettuale dei festival letterari in Sardegna. La proposta è stata lanciata stamane al Salone internazionale del libro di Torino dai rappresentanti di quattro rassegne riunite dall’Associazione editori sardi nella sala Sardegna, lo stand istituzionale della Regione di cui l’AES cura la gran parte del programma. A discutere sul tema, coordinati dalla presidente degli editori Simonetta Castia, si sono ritrovati Francesca Casula (Entula), Emiliano Longobardi (Florinas in giallo), Giacomo Mameli (SetteSere SettePiazze SetteLibri) e Davide Peddis (Cagliari Festival Scienza). Tutti hanno concordato sulla necessità di fare fronte comune, anno dopo anno, davanti alle difficoltà che comporta l’organizzazione delle iniziative di promozione della lettura. Solo da un attento monitoraggio che premi le professionalità, è stato detto, possono emergere situazioni che qualifichino adeguatamente l’offerta, evitandone la sovraproduzione non sempre calibrata sulle effettive esigenze dei lettori. Tutti gli intervenuti hanno concordato sulla necessità di fare rete, lodando l’intervento pubblico (in Sardegna i festival ricevono circa 1,5 milioni di finanziamento annuo) ma lamentando la mancanza dei privati. La cancellazione dei festival, caso non raro in Sardegna, impoverisce ulteriormente un territorio già gravato da gap culturali rispetto al resto del Paese: l’Isola detiene il triste record dell’abbandono scolastico ed è penultima per numero di laureati in Italia. I festival non possono però fungere da supplenti se la scuola non funziona. Il loro ruolo è un altro, quello di diffondere la cultura dei libri non soltanto nei territori in cui risiedono ma creando collegamenti con altri luoghi, unendo le forze: solo così i festival possono continuare a operare per il bene della cultura.
Proseguono intanto eventi e presentazioni, quest’anno oltre 30, che l’AES - presente anche con un proprio stand grazie alla Fondazione di Sardegna - ha portato al Lingotto nella principale mostra-mercato europea del libro. Tra gli altri temi, oggi si è parlato delle statue di Mont’e Prama, che secondo l’archeologo Alessandro Atzeni, autore di “Gladiatores: combattimenti rituali nella Sardegna nuragica” (NOR) erano dei veri e propri protogladiatori: il libro è stato presentato con Walter Siccardi, leggenda tra gli stuntman italiani, che ha collaborato alla realizzazione di una video-ricostruzione dei combattimenti dei “pugilatori”. Dall’antica terra al cielo degli antichi, con la tesi descritta in “The Nuraghes and the Pleiades” (Condaghes), traduzione in inglese di “In terra come in cielo” di Augusto Mulas e Marco Sanna, che propone una lettura archeoastronomica del sistema insediativo nuragico della valle di Santu Antine. 
Di tutt’altro genere “Controluce” (Condaghes), secondo romanzo di Claudia Aloisi, presentato insieme a Eleonora Carta e Anthony LaMolinara, premio Oscar per gli effetti speciali per “Spiderman 2”: quest’ultimo ha collaborato alla realizzazione di un teaser basato su “Flavia’s end”, precedente romanzo di Aloisi di cui “Controluce” è il seguito, ambientato nella suggestiva Porto Flavia. Spazio poi a “L’infinito in un istante”, terzo libro di Emiliano Deiana e secondo pubblicato da Maxottantotto edizioni, presentato insieme a Matteo Porru e Virginia Saba, viaggio nelle epoche e nelle epopee, alla ricerca della grazia perduta. L’eccidio di Buggerru è stato poi rievocato con “Eva e Petra” (Domus de janas), novella scritta da Gianni Loy, con le illustrazioni di Francesco Del Casino, già autore di diversi murales a Orgosolo, e tradotta in logudorese da Banne Sio. 

La giornata è stata chiusa da “SCHWA: una soluzione senza problema” (Ediuni) di Yasmina Pani, che riaccende il dibattito linguistico sul segno che dovrebbe aiutare a superare le barriere di genere: non tutto quello che si scrive sul tema è supportato dalla scienza, ma piuttosto sostenuto da influencer e sedicenti esperti.
Domani, ultima giornata del Salone, l’AES presenta “Mamma, leggiamo una fiaba” (La Zattera) di Biagio Arixi con Vincenzo Di Dino, “S’intelligèntzia de Elias” (Janus) con Enzo Cugusi, Teresa Geninatti e Giacomo Lombardo, “La Teoria della Mela” di Michela Magliona (Catartica Edizioni) con Paola Demartini, Marco Demurtas e Andrea Pasotto e “Frida in Sardegna” di Matteo Pinna.

Giovanni Mari (ne "Il governo Goebbels", Lindau, 2023) svela un altro retroscena poco conosciuto del Terzo Reich: il brevissimo, folle governo di Goebbels dopo il suicidio di Hitler.


Giovanni Mari
IL GOVERNO GOEBBELS
Trenta ore di morte e menzogne
Lindau, Collana 'I Leoni'
Illustrazioni in b/n nel testo
pagine 226, € 19,00 - eBook € 12,99
aprile 2023
ISBN: 9788833539263


Adolf Hitler si uccide tra le 15,15 e le 15,30 del 30 aprile 1945. I sovietici sono a pochi metri dal bunker di Berlino, ma lo scettro non passa immediatamente nelle mani del grand'ammiraglio Dönitz, che poi metterà il sigillo sulla resa dei nazisti. Il nuovo cancelliere è Joseph Goebbels, il cantore del regime: gestirà il suo debole e allucinato governo, circondato dai carri armati nemici, per sole 30 ore. Poi si ucciderà, insieme a tutta la sua famiglia. In quel breve lasso di tempo Goebbels non rinuncerà però alla propaganda, infarcita di menzogne, e alla sua cultura di morte, cercherà di tagliare le gambe ai gerarchi nazisti in fuga e a circuire Dönitz con messaggi contraddittori o falsi, tentando alla fine di trattare, senza successo, con i sovietici.
Documenti e mappe alla mano, Giovanni Mari analizza le nomine fatte da Hitler attraverso il suo testamento, illustra l'effettiva estensione del Reich al primo maggio 1945 e la situazione economico-amministrativa dei territori ancora non occupati, ripercorre le ultimissime battaglie attorno al Reichstag e il tentativo di trattativa con i sovietici, raccontando una storia che pochissimi conoscono davvero.
 
–––
Tra il suicidio di Adolf Hitler e il conferimento dei poteri all'ammiraglio Karl Dönitz, l'uomo che l'8 maggio del 1945 avrebbe firmato la resa nazista, la Germania ebbe un governo guidato da Joseph Goebbels. Un governo che ebbe brevissima durata, poco più di un giorno. Quasi sempre i libri di storia trascurano quella giornata. La trascurano nonostante nel corso di quella notte tra il 30 aprile e il 1° maggio 1945 i successori di Hitler abbiano tentato una mediazione in extremis con i sovietici. Ed è a questo tentativo di patteggiamento che Giovanni Mari dedica un'accurata ricostruzione.
Paolo Mieli, «Corriere della Sera»


L'autore
Giovanni Mari è giornalista al «Secolo XIX» di Genova. Si è occupato a lungo dello scontro tra i partiti politici italiani, interessandosi in particolare al tema della propaganda politica. Ha pubblicato il saggio Genova, vent'anni dopo. Il G8 del 2011, storia di un fallimento e il romanzo Klausener Strasse. 1970: caccia al cadavere di Hitler, il diario segreto del KGB.
(Foto: © Manuel Cavasin, Ludovica Renaldo, Francesco Cabrio)




L'incipit
Il 29 aprile del 1945, alle 4 del mattino, rinchiuso nel bunker ricavato tra le fondamenta della Nuova Cancelleria, in una Berlino ormai distrutta dall’assedio dell’Armata Rossa, Adolf Hitler firmò il suo testamento politico. Aveva già organizzato il suicidio e preparava la sua successione impartendo ordini che riteneva ancora assoluti. Nonostante sapesse che il quartiere governativo nazista di Wilhelmstrasse sarebbe stato presto conquistato dalle truppe sovietiche e circondato dalle macerie, addossò l’intera colpa della seconda guerra mondiale al «giudaismo internazionale», ne spiegò la sconfitta con la mancanza di carattere di troppi generali tedeschi e auspicò una storica resurrezione della Germania e del nazionalsocialismo. Esposte le sue aberranti tesi, spogliò di tutti i diritti e gli onori i suoi due ex fedelissimi Hermann Göring e Heinrich Himmler. Göring era stato più volte indicato come naturale successore, ma – nel momento fatidico – Hitler lo destituiva dal suo rango, accusandolo di alto tradimento. Così scrisse nelle sue ultime volontà:
Prima di morire ordino che l’ex maresciallo del Reich Hermann Göring sia espulso dal partito e privato di tutti i diritti già conferitigli dal mio decreto del 29 giugno 1941 e dalla mia dichiarazione al Reichstag del 1° settembre 1939. Al suo posto nomino presidente del Reich e comandante supremo delle forze armate il grand’ammiraglio Karl Dönitz […]. Göring e Himmler hanno coperto di un’onta irreparabile l’intera nazione, per non parlare della mia persona, negoziando in segreto con il nemico contro la mia volontà e a mia insaputa. Hanno tentato di impadronirsi del potere illegalmente
Attraverso il testamento, quindi, Hitler nominava Dönitz capo dello Stato e provvedeva a indicare i nomi del cancelliere e di tutti i ministri di un preteso nuovo governo del Reich:
Per dare al popolo tedesco un governo composto di uomini onorevoli che compiano il dovere di continuare la guerra con tutti i mezzi, io, Führer della nazione, nomino i seguenti membri del gabinetto: presidente del Reich Dönitz, cancelliere del Reich dr Joseph Goebbels, ministro del partito Martin Bormann… [seguono tutti i ministri e gli incarichi per gli alti ruoli militari]. Esigo da tutti i tedeschi e da tutti i nazionalsocialisti, uomini e donne, da tutti i soldati della Wehrmacht, obbedienza e fedeltà fino alla morte al nuovo governo e al nuovo presidente.
Disposizioni e ordini che, evidentemente, immaginava fondati su un potere sostanzialmente divino, che sarebbe sopravvissuto alla sua morte e che avrebbe avuto piena forza su una popolazione martoriata e su uno Stato quasi interamente occupato da più eserciti stranieri. Dönitz era un gentiluomo d’altri tempi completamente ammaliato dal nazismo, che da tempo aveva scambiato il diritto militare per prassi comune da estendere a tutta la popolazione e che aveva ordinato di giustiziare i traditori.




Soli – Daniel Schreiber - add Editore

 

Daniel Schreiber
SOLI
(titolo originale Allein. Hanser Berlin, Berlin 2021)
Traduzione di Barbara Ivančić
add Editore
pp. 160, 16 € (ebook: 8,99 €)
maggio 2023

ISBN:9788867834198 
(In copertina: Katharina Grosse, Untitled, 2005)  

 




Ciò che sembra triste non lo è. Essere soli non significa solitudine; in queste pagine si nasconde qualcosa di molto confortante.” - Frankfurter Allgemeine Zeitung
Intelligente e toccante. C’è una grande cautela nell’affrontare il tema, un tono amichevole verso sé stesso e gli altri. Una piccola opera d’arte.” - Die Zeit
Daniel Schreiber affronta le domande della sua vita, che sono anche quelle del nostro tempo. Soli è un libro che rimarrà.” - Hanya Yanagihara


Nella storia mai così tante persone hanno vissuto da sole, eppure la società continua a considerare la solitudine come la mancanza di qualcosa, se non addirittura come un fallimento personale. Ma che cosa significa essere soli? Questo saggio intenso, in bilico fra esperienza personale, filosofia e letteratura, esplora un sentimento che tutti conosciamo e che spesso ci spaventa. Daniel Schreiber percorre la tensione che si muove tra il desiderio di ritiro e libertà e quello di vicinanza, amore e comunità, riflettendo sull’assenza, sui legami e sul ruolo dell’amicizia. Soli si chiede dunque se felicità e solitudine possono coesistere, ma la più importante delle domande diventa allora un’altra: in che modo vogliamo vivere?


L'incipit
Eravamo seduti su traballanti sedie pieghevoli nel retro della casa a goderci gli ultimi raggi del sole di tarda estate, bevendo un caffè. Davanti a noi si estendeva un appezzamento di terreno incolto che una volta ospitava un grande orto urbano. Sylvia e Heiko si erano costruiti quella casa nei pressi del lago di Liepnitz, alle porte di Berlino. Ci erano voluti anni per finirla, ma ora si erano trasferiti lì, assieme alla loro figlioletta Lilith, lasciandosi definitivamente alle spalle la vita berlinese. Avevo seguito il trasloco con sentimenti contrastanti. Non riuscivo a immaginare che cosa avrebbe comportato quella distanza per la mia vita sociale e soprattutto per il rapporto di amicizia che da molto tempo mi legava a Sylvia.
Quel giardino era abbandonato ormai da anni. Il terreno spinoso dal quale spuntavano erba secca, piante erbacee e ortiche era circondato da tuie che raggiungevano metri di altezza, tenendosi ben strette l’una all’altra. Tre grossi pini svettavano al centro, mentre qua e là c’erano arbusti secchi
di lauroceraso e rododendro, sui cui rami si intravedevano poche foglie. Solo sporadiche piante di silene color porpora, incredibilmente resistenti alla siccità, qualche geranio rosa e qualche pianta delle asteracee, i cui fiori risplendevano di luce giallo-arancione, erano riusciti a sopravvivere. Senza pensarci troppo, chiesi a Sylvia se potevo aiutarli a riprogettare il giardino. Per un qualche motivo, che non sono in più in grado di spiegare, sentivo che per me sarebbe stato importante. Credo c’entrasse il bisogno di radicamento, che speravo di trovare stando a contatto con la natura e prendendomi cura delle piante. Forse una parte di me aveva la sensazione che lo stato disastroso in cui versava quel giardino assomigliasse a quello della mia vita. Disastrosa nonostante gli attimi di bellezza. Nei mesi precedenti si era insinuato in me il pensiero di aver fatto qualcosa di sbagliato, di esser stato ammaliato, negli anni della gioventù, da un’idea romantica dell’essere adulti, e mi sembrava che solo ora le conseguenze di quell’equivoco si manifestassero con chiarezza.
Non ho scelto intenzionalmente di vivere da solo. Al contrario, per molto tempo ho dato per scontato che avrei condiviso la vita con qualcuno e che con quel qualcuno sarei invecchiato. Avevo sempre avuto relazioni, ora più brevi, ora più lunghe, talora anche molto lunghe, e spesso l’una
confluiva nell’altra. Con due dei miei partner ho convissuto e con uno di loro ho progettato per anni un futuro in due. In quel periodo della vita, le settimane in cui mi capitava di ritrovarmi da solo avevano il sapore dell’eternità, un’eternità che riempivo con flirt e avventure di una notte, o con ossessioni romantiche che oggi preferisco non ricordare. Ma a un certo punto tutto questo finì. Passai prima mesi, poi anni senza una relazione, mentre anche le avventure si facevano sempre più rare. Se per molto tempo non ero stato in grado di stare da solo, ora sembrava che la solitudine la cercassi.

L'autore

Daniel Schreiber vive a Berlino e lavora come critico d’arte per diverse testate internazionali. È autore di una biografia di Susan Sontag (2007) e di due saggi acclamati dalla critica Sober (2014) e Home (2017). Soli, uscito nel 2022, è subito diventato un bestseller in Germania ed è stato tradotto negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Olanda e in Corea del Sud.  

E LA CIA RAPI' MORO - martedì 23 maggio a Trevignano Romano, alle 17:30

Secondo appuntamento con QUANDO LA CIA RAPI' MORO, appassionante libro di Amedeo LANUCARA, da poco uscito per Fefè Editore con un lungo ed esplicito sottotitolo: Noir fantapolitico ma non troppo in cui si narra di un’operazione di professionisti internazionali in cui le BR furon comparse a caccia di soldi e il Governo fece da palo con ricerche-farsa:

• martedì 23 maggio a Trevignano Romano (Rm)
ore 17:30 • Sala Consiliare del Comune (piazza Vittorio Emanuele III)
partecipano:
l'autore Amedeo Lanucara
Riccardo Agresti Dirigente scolastico
Leonardo de Sanctis Fefè Editore
incontro organizzato dall'Ass. Culturale In Itinere/Anna Di Giovanni

– IL LIBRO – A via Fani operò una squadra di forze speciali addestratissime, formatasi in super-scuole militari. Solo due erano allora a quel livello: l’ebraico Mossad e il sovietico Spetsnaz. A via Fani, soprattutto, Aldo Moro non c’era! Prima della strage l’aveva rapito un’eliambulanza. L’unica cosa certa è che poi venne ucciso. Ma non da chi siamo abituati a credere. Questo noir di fantapolitica, appassionante e iperrealistico, risponde a molti interrogativi ancora senza risposta. E ne propone altri inquietanti anche a distanza di quasi mezzo secolo. Il racconto è preceduto da un ampio reportage introduttivo sull’affaire-Moro.

Al Salone del Libro di Torino ANTONIO MANDESE EDITORE annuncia la copertina di THE SILENT EDGE / L’ORCHIDEA CINEREA

 


Sabato 20 maggio al Salone del Libro di Torino allo Stand di Antonio Mandese Editore Matteo Ivaldi e Davide Bello, autori della serie fantasy The Silent Edge, e l’illustratrice Ilenia Gennari hanno rivelato la copertina de L’Orchidea Cinerea, quarto e ultimo volume della saga, in arrivo in autunno.  
La battaglia finale per le sorti dell'isola di Gael e della Nuova Marca di Belliard incombe. Riusciranno Elias, Gin, Brian, Maud e Suennel a unire finalmente le forze e a fermare il disastro? L'orchidea Cinerea, l'ultimo capitolo della Saga della Cenere, si tinge di una nota decisamente action e, tra una azione al cardiopalma e l'altra, svelerà molti dei punti oscuri della trama e del mondo di The Silent Edge.
MATTEO MALVISI (Piacenza), MATTEO IVALDI (Acqui Terme), GIORGIA GIACCHI (Palermo), DAVIDE BELLO (Torino) sono un collettivo di giovanissimi autori italiani. Dall’esperienza dei giochi di ruolo e dall’amore per la narrativa fantasy nasce la loro opera d’esordio, la quadrilogia The Silent Edge. L’ultimo volume pubblicato è Il gioco del re bianco, il terzo e penultimo capitolo del primo ciclo narrativo della serie, La Saga della Cenere. I primi due volumi sono Il ranger del deserto (Antonio Mandese Editore, 2020) e Liberi in ogni terra (Antonio Mandese Editore, 2020). In arrivo a fine 2023 il quarto volume L’orchidea Cinerea.

sabato 20 maggio 2023

Grazia Deledda, 150 anni di una scrittrice più che mai attuale. Poesia, romanzi e viaggi nella letteratura sarda

da sinistra Angela Guiso, Dino Manca, Alessandro Marongiu, Duilio Caocci e Piero Mura

Battagliera, dinamica, antesignana delle attualissime battaglie per l’ambiente, molto più colta di quanto la tradizione riporti e ingiustamente poco considerata dalla letteratura italiana. Grazia Deledda è da un secolo e mezzo un’icona della letteratura sarda da rileggere oggi sotto una luce diversa, incredibilmente ancora inesplorata. La figura della scrittrice nuorese, prima italiana premio Nobel per la letteratura e seconda nel mondo dopo la svedese Selma Lagerlöf, è stata analizzata oggi al Salone internazionale del libro di Torino nel convegno “150 anni di Grazia”, curato dall’AES – Associazione editori sardi e inserito nel palinsesto nazionale del Lingotto, davanti a 150 persone tra cui moltissimi non sardi. Il dibattito, moderato dal critico Alessandro Marongiu, ha coinvolto quattro esperti deleddiani: Duilio Caocci dell’Università di Cagliari, Piero Mura e Dino Manca dell’Università di Sassari e la saggista e critica Angela Guiso. Proprio quest’ultima ha sottolineato come Grazia Deledda possa essere a buon diritto considerata quasi come un’eroina ambientalista: la sua descrizione dei paesaggi sardi, così precisa e puntuale, dev’essere vista come una difesa strenua della natura in cui ha vissuto in Sardegna prima del suo trasferimento romano. È superata, inoltre, la visione dell’autrice come una donna ingenua e poco colta: secondo i carteggi studiati da Piero Mura, infatti, a Roma Grazia Deledda seguiva regolarmente le lezioni universitarie all’Università La Sapienza, pur non essendosi mai iscritta “perché non voglio fare l’insegnante ma la scrittrice”, diceva. Nonostante la grande importanza della Deledda per la letteratura italiana, troppo spesso è stata esclusa dalle antologie: come ha spiegato Dino Manca, il motivo risiede nel fatto che i compilatori non potevano comprendere appieno il linguaggio deleddiano, troppo legato a usi e modi di dire peculiari della Sardegna e difficilmente interpretabile dai “continentali”. Oggi c’è però una nuova coscienza critica che tributa a Grazia Deledda il valore che merita, ha detto Duilio Caocci, anche grazie al lavoro della commissione per l’Edizione nazionale dell’opera omnia della scrittrice voluta dal ministero della Cultura. Un’autrice a cui, ha spiegato, viene riconosciuto dagli scrittori contemporanei sardi il valore di “madre” cui ispirarsi.

L’attualità di Grazia Deledda è stata poi al centro della presentazione del libro di Dino Manca “Sento tutta la modernità della vita” (Aipsa) nella sala Sardegna del Salone del libro, lo stand istituzionale della Regione, il cui programma è curato in larga parte dall’AES, presente con un proprio stand al Lingotto grazie alla Fondazione di Sardegna.

Tra gli eventi di oggi, Viviana Viviani ha presentato con l’autrice albanese Denata Ndreca “La bambina impazzita” (Arkadia), selezionata per lo Strega poesia, riferimento pop in particolare per i più giovani. Il magistrato sassarese Gianni Caria accompagnato dalla giornalista Cristina Nadotti (nella foto, la presentazione del libro) ha parlato per la prima volta del suo ultimo lavoro, “Sabbie” (Il Maestrale), romanzo che affronta con delicatezza il tema dell’identità personale, dei rapporti umani anche verso coloro che vengono da lontano e che sembrano spesso inseriti in una società non così accogliente. Gli autori di “Luoghi letterari” (Arkadia) Giulio Pisano, Bea Buozzi, Giulia Ciarapica, Diego Galdino, Valeria Gargiulo, Carlo A. Martigli, Paolo Roversi, Michela Tanfoglio, hanno poi raccontato “quei luoghi che, quando ci arrivi per la prima volta, ti entrano subito in circolo, che non sono i più belli che abbia mai visto con gli occhi ma che per tutti gli altri organi interni assumeranno un’importanza decisiva nella vita”.

Domani in programma ben sette eventi, a cominciare dal focus sui festival letterari della Sardegna in collaborazione con Entula, Cagliari Festival Scienza, Florinas in giallo, SetteSere SettePiazze Sette Libri, con Francesca Casula, Simonetta Castia, Emiliano Longobardi, Giacomo Mameli e Davide Peddis. Previste inoltre la presentazione di “Gladiatores: combattimenti rituali nella Sardegna nuragica” (NOR) con l’autore Alessandro Atzeni, Andrea Garau e Walter Siccardi; “The Nuraghes and the Pleiades” (Condaghes) di Augusto Mulas, con Gabriella Berardi e Alberto Vecchiato; “Controluce” (Condaghes) con l’autrice Claudia Aloisi ed Eleonora Carta; “L’infinito in un istante” (Max88) di e con Emiliano Deiana; “Eva e Petra (Domus de Janas) con Gianni Loy, Banne Sio e Francesco Del Casino e infine “SCHWA: una soluzione senza problema” (Ediuni) di Yasmina Pani.