mercoledì 17 aprile 2024

Novità in libreria: «The Passenger - Sicilia

Vanessa Ambrosecchio, Stefania Auci, Veronica Caprino, Colapesce, Giacomo Di Girolamo, Viola Di Grado, Claudia Durastanti, Davide Enia, Arnon Grunberg, Fabio Lo Verso, Piero Melati, Costanza Quatriglio, Evelina Santangelo, Gaetano Savatteri 
THE PASSENGER – SICILIA
fotografie di Roselena Ramistella e Alterazioni video (Alla ricerca del cemento perduto) 
Illustrazioni di Edoardo Massa
Iperborea
aprile 2024
pp.192, Euro 22
ISBN 9788870917994 

 

Guardando una cartina, un’isola ci dà l’illusione di essere un piccolo mondo a sé. Con i suoi confini ben delineati sembra contenere una società impermeabile al passare del tempo e delle stagioni, più immediata da decifrare perché al riparo dalla mutevole complessità del mondo. Ma si tratta di una mistificazione, a maggior ragione se – come la Sicilia – vive al riparo di uno degli immaginari più prepotenti e inscalfibili che un luogo tanto piccolo sia mai riuscito a creare. Dietro l’isola «costruita e ricostruita dai libri, dai film, dai quadri, dalla fotografia in bianco e nero» oggi ce n’è una nuova, nascosta, ma non per questo meno reale. Quella urbana e metropolitana, quella degli sbarchi, quella del vino e della frutta tropicale. Una Sicilia a volte invisibile come i veleni che il secondo polo petrolchimico d’Europa scarica nel mare e nell’aria. Come i migranti in arrivo a Lampedusa, tenuti a distanza dalle traiettorie dei turisti e dei locali. Come i flussi di popolazione in uscita che le danno il triste primato tra le regioni italiane per emigrazione. Un luogo dove gli estremi convivono, come i quartieri del centro a Palermo, dove vibra la capitale della cultura e vegeta la città invisibile del crack. La Sicilia dove i cambiamenti climatici trasformano il paesaggio agricolo sempre più a rischio di allagamenti e desertificazione, e qualcuno ne approfitta per sostituire la vite con il caffè e l’avocado. Lungi dal provare a spiegarla, le pagine che seguono raccolgono cartoline da questa nuova Sicilia. Sono immagini sfuocate, perché il soggetto è in grande movimento. Perché anche la Sicilia si muove e, sì, cambia


Le fotografie di questo numero sono state realizzate da Roselena Ramistella, fotografa siciliana ambassador e docente Leica. Dopo un percorso di studi in Scienze politiche si dedica alla fotografia indagando temi sociali, ritrattistica e la relazione tra uomo e natura, con una ricerca di taglio socioantropologico. Le sue fotografie sono state pubblicate su numerose testate giornalistiche come D Repubblica, Vogue, L’uomo Vogue, The Guardian, The Times, Vanity fair, Der Spiegel, Süddeutsche zeitung magazine, Internazionale, Corriere della sera, Io donna e altri. I suoi lavori hanno ricevuto riconoscimenti nazionali e internazionali, come il Sony awards nella categoria Natural world & wildlife per il reportage Deepland nel 2018. I suoi progetti sono stati esposti in mostre personali e collettive, nazionali e internazionali.

lunedì 15 aprile 2024

Franco Fortini - LE ROSE DELL'ABISSO - Bordeaux

 
Franco Fortini
LE ROSE DELL'ABISSO
Dialoghi sui classici italiani com Donatello Santarone

Bordeaux Edizioni
Collana Pixel
aprile 2024
pp.128, Euro 14
ISBN 979-12-5963-225-8


 
Nel giugno del 1991 Franco Fortini registra per Radio3 una serie di conversazioni con Donatello Santarone attorno ai padri della nostra letteratura: Dante, Tasso, Leopardi, Manzoni e Pascoli. Ne nasce un dialogo intenso e attuale, nel quale il pensiero di Fortini, in un continuo scambio dialettico con Santarone, fa stridere passato e presente nel tentativo di prefigurare un futuro attraverso quella tradizione letteraria così a lungo frequentata come critico e come poeta. Un “classicismo inquieto” e mai appagato, sensibile alle fratture storico-espressive del Novecento e capace di indagare senza timori il senso contraddittorio della funzione poetica, oscillando (per riprendere un verso di Saba) fra le “rose” e l’“abisso”. Un testo imprescindibile di uno dei più acuti intellettuali del nostro paese.


 

Georges Navel - LAVORI - Bordeaux


Georges Navel
LAVORI
Romanzo proletario
Bordeaux Edizioni
Collana Biblioteca
aprile 2024
pp.144, Euro 22
ISBN 979-12-5963-201-2

 
 
Pubblicato nel 1945, Lavori è diventato subito un classico della letteratura operaia internazionale e non solo. Attraverso venticinque capitoli autobiografici Georges Navel riproduce la provvisorietà delle condizioni lavorative della Francia postbellica e le difficoltà dei salariati dell’epoca a relazionarsi con un mondo in lenta ricostruzione. Accostato spesso a Gor’kij per la scrittura in perfetto equilibrio fra evocazione e descrizione, tensione e dettaglio, desiderio e realtà, Navel testimonia l’orgoglio d’appartenenza alla classe operaia, quella divorata dalla stessa angoscia «dei vagabondi in cerca di riparo al calar del sole, o dei contadini quando persiste la siccità in primavera». È sempre attraverso le sue mansioni che Navel stabilisce con oggetti, persone e pensieri una relazione unica e personale, finalizzata all’elaborazione di un vera e propria filosofia della libertà. Ecco perché, come ha scritto Jean Giono, quella di Navel «è l’opera di un eroe greco: le Opere e i giorni di un Esiodo sindacalista». 

mercoledì 10 aprile 2024

Il Libro dei versi di Arrigo Boito la presentazione della nuova edizione critica a cura di Emanuele d’Angelo, nelle Sale Apollinee del Teatro La Fenice


Arrigo Boito
IL LIBRO DEI VERSI
a cura di Emanuele d'Angelo
Fondazione Giorgio Cini
Edizione Nazionale delle opere di Arrigo Boito, vol.1
Leo S. Olschki, 2023
pp. LXIV + 210 con 11 figure bn f.t.
Euro 28
ISBN 9788822269089



La nuova edizione critica del Libro dei versi di Arrigo Boito, a cura di Emanuele d’Angelo (Leo S. Olschki, 2023), sarà al centro dell’incontro che si svolgerà mercoledì 10 aprile 2024 ore 18.00 nelle Sale Apollinee del Teatro La Fenice. Il volume sarà illustrato dallo stesso curatore, insieme con il musicologo Michele Girardi dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e Fortunato Ortombina Sovrintendente e direttore artistico della Fondazione Teatro La Fenice. L’appuntamento – che tra l’altro consentirà al pubblico di avvicinarsi e prepararsi alle rappresentazioni del Mefistofele in scena al Teatro La Fenice dal 12 al 23 aprile 2024 – è a ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili.
            Tra i testi fondamentali della scapigliatura milanese, Il libro dei versi, unica raccolta poetica di Arrigo Boito, contiene poesie-manifesto come Dualismo, A Emilio Praga e A Giovanna Camerana. Silloge breve ma fin troppo complessa e stratificata, volutamente oscura e più volte incompresa, è un raffinato diario degli eccitati anni della giovinezza del colto  e malizioso poeta, , tra icone della modernità, orrido, sensualità peccaminosa, victorhughiani quasimodi delle fantasticherie, in una giostra di morti, macerie, rottami, canto di una bellezza alterata, putrescente, imbruttita, aggressiva, in cui riconoscere una diversa concezione estetica, debitrice di Baudelaire ma anche intimamente dantesca.
            Questa nuova edizione critica, che apre l’Edizione nazionale delle opere di Arrigo Boito, offre per la prima volta, insieme a quello della princeps del 1877 (ripubblicata con modifiche nel 1902), l’inedito testo autografo, che fissa al meglio la poetica ribelle e demolitrice, ironica, stravagante e aspra che ha generato quei versi, composti tra il 1862 e il 1869, nel pieno della militanza scapigliata dell’autore.
            L’Edizione nazionale è stata istituita con DM n. 55 del 7 febbraio 2023 e si pone come naturale prosecuzione del lavoro di studio e ricerca intrapreso nell’ambito del Comitato Nazionale per le celebrazioni del centenario della scomparsa di Arrigo Boito (1918-2018). Il Comitato scientifico, presieduto da Maria Ida Biggi (Fondazione Giorgio Cini, Università Ca’ Foscari di Venezia), è composto da Emanuele d’Angelo (Accademia di Belle Arti di Bari), Michele Girardi (Università Ca’ Foscari di Venezia), Emilio Sala (Università degli Studi di Milano). Segretario tesoriere è Andrea Erri (Fondazione Teatro La Fenice).
            Emanuele d’Angelo, dottore di ricerca in italianistica, insegna Storia dello spettacolo all’Accademia di Belle Arti di Bari. Ottocentista e librettologo, si occupa soprattutto di teatro per musica. Specialista di Boito, è autore, tra l’altro, di Arrigo Boito drammaturgo per musica. Idee, visioni, forma e battaglie (Venezia, 2010) e delle edizioni critiche della prima redazione dell’Ero e Leandro (Bari, 2004), del primo Mefistofele (Venezia, 23013) e del Pier Luigi Farnese (Roma, 2014). 

mercoledì 3 aprile 2024

Tatiana Salem Levy - OSCURA FORESTA - La Nuova Frontiera

 
Tatiana Salem Levy
OSCURA FORESTA
(titolo originale Vista Chinesa, 2021)
traduzione di Annabella Campanozzi
La Nuova Frontiera
collana Liberamente
marzo 2024
pp. 128, Euro 16,50
ISBN 9788883734533

Pensandoci meglio, non è proprio una lettera. È più una testimonianza. Una testimonianza, no. Un testamento. Il testamento che non voglio lasciarvi.”
Rio de Janeiro, 2014: sono giorni di grande speranza ed euforia, con i Mondiali di calcio alle porte e la città nel pieno dei preparativi per le Olimpiadi. Júlia è socia di uno studio di architettura che sta lavorando ad alcuni progetti per il futuro Villaggio Olimpico. Un pomeriggio, prima di una riunione, va a correre nei pressi di Vista Chinesa, un belvedere all’interno della Floresta da Tijuca.
Lì, un uomo le punta una pistola alla testa, la porta in un luogo isolato e la violenta. Anni dopo, la protagonista decide di scrivere una lunga lettera ai figli per dare voce alla sua storia, in cui racconta il dolore e la vergogna, i tentativi della polizia di trovare il criminale in una società in cui basta essere poveri per venire sospettati di stupro, le luci e le ombre di una città la cui bellezza mozzafiato convive con le disparità sociali e l’emarginazione.
Con grande abilità letteraria e scongiurando ogni forma di morbosità, Salem Levy riflette sul tema del superamento del trauma, sul senso di giustizia e sul desiderio di vendetta, per restituirci il percorso vivido e struggente di chi lotta per riprendersi il proprio corpo e la propria storia.

L'incipit
Antonia e Martim, amori miei, mentre voi guardate un cartone animato, io mi domando come cominciare questa lettera. Scrivo, cancello, scrivo di nuovo, mi distraggo osservandovi. Mi vengono in mente così tante cose belle che esito a scavare nel passato. Vostro padre, se sapesse che ho preso la decisione di raccontare quanto mi è successo, direbbe lascia perdere. All’inizio, ho pensato che fosse possibile. Più di lui, più di tutti, considerai l’oblio come l’unica maniera per andare avanti. Passavo le ore inventando strategie per cancellare la realtà dei fatti, come se fossi potuta tornare a essere la stessa Júlia di prima. Ma ci sono cose che, anche dopo essere accadute, continuano ad accadere. Non ti permettono di dimenticare, perché si ripetono tutti i giorni. È per questo che non riesco a togliermi dalla testa che voi sapete. Avete abitato la mia pancia, avete succhiato dai miei seni, fate la doccia con me, vi addormentate tra le mie braccia, ci raggomitoliamo insieme sul divano, dunque voi sapete, come lo so io ogni volta che mi guardo allo specchio. Solo, non conoscete le parole. Ieri mi rigiravo insonne nel letto, chiedendomi, e se morissi senza averglielo detto? In un primo momento ho pensato che sarebbe meglio così. Poi mi sono convinta che, se dovesse succedere, un giorno vi arriverà qualche voce, scoprirete una parte della storia, forse un’altra e poi un’altra ancora, ma mancherà sempre un pezzetto. Mancherà la verità, perché così, come sto per raccontarlo ora, non l’ho mai raccontato a nessuno. Posso immaginare il vostro sconcerto se un giorno leggerete questa lettera. Non sarà facile vedere la propria madre in frantumi. Prima di tutto, voglio che comprendiate una cosa che io stessa ho impiegato molto ad accettare: se a un certo punto sembrerà che sia impazzita, sappiate che nessuno è sincero nella lucidità. Nessuno. Nemmeno vostra madre.
 
Tatiana Salem Levy è nata in Portogallo nel 1979, figlia di brasiliani in esilio durante la dittatura. Ha conseguito un dottorato di ricerca in letteratura e ha raggiunto la fama internazionale con il romanzo La chiave di casa (Prêmio São Paulo de Literatura, finalista al Premio Jabuti).
The Independent la annovera tra i migliori autori dell’attuale letteratura brasiliana. Ha scritto romanzi, saggi e libri per bambini tradotti in numerose lingue.

Mario Natangelo - CENERE - Rizzoli

 
Mario Natangelo
CENERE
Appunti da un lutto
prefazione di Erri De Luca
Rizzoli, collana Life Style
marzo 2024
pp.144 , Euro 24
ISBN 9788891840943


“Ogni volta che ho disegnato una vignetta satirica su qualche disgrazia in cui siano capitati dei morti arrivava sempre il fesso a sbraitare indignato: ‘e se fosse morto un tuo familiare? Ci avresti fatto una vignetta?’. Ecco, adesso posso rispondere a questa domanda e la risposta è questo libro.” Si può scherzare su uno dei lutti più atroci, quello per un genitore? All’indomani della morte della madre, Natangelo – vignettista satirico conosciuto per l’umorismo feroce e spesso al centro di polemiche per i suoi disegni – rivolge le armi dell’ironia verso se stesso e inizia a pubblicare online un diario a fumetti. Disegna, vuole raccontare, prova a condividere il suo dolore una vignetta alla volta, una tavola alla volta. Ne emergono frammenti che viaggiano avanti e indietro nel tempo, un racconto dolce e doloroso, intimo e quotidiano, che – non rinunciando al sarcasmo e alla comicità – analizza la perdita e la mancanza. Intanto, la sua vita lavorativa viene travolta da un grottesco processo politico che si intreccia al dramma personale in una spassosa girandola tragica. “Non c’è niente di più comico dell’infelicità” scriveva Samuel Beckett e in questo racconto Natangelo lo dimostra trasformando la sua infelicità nella più divertente, spietata, tragica delle poesie. E dimostrandoci che, davvero, il riso è la migliore cura per un cuore che sanguina.


Mario Natangelo è nato a Napoli nel dicembre del 1985. Giornalista professionista, esordisce come vignettista satirico nel 2007 con "l'Unità". Disegna ogni giorno per "il Fatto Quotidiano" dal primo numero, nel settembre del 2009, e ha collaborato per diversi anni con "Linus" e "Smemoranda". Considerato il vignettista satirico più caustico in circolazione, ha ricevuto due volte il Premio Internazionale di Satira Politica Forte dei Marmi. Attualmente vive a Roma, dove a volte va in giro con un cane cattivo. Dopo Ora dove sei?, Somewhere in Italy e Ghiaccio, il suo ultimo webcomic è Ultime dalla Terra. Un vignettista in Patagonia, pubblicato su www.natangelo.it.

martedì 2 aprile 2024

Nagareyama Ryūnosuke e Takeda Rintarō - RIBELLI ALLA NORMA - Luni

 
Nagareyama Ryūnosuke e Takeda Rintarō
RIBELLI ALLA NORMA
Traduzione e curatela di Andrea Pancini
Luni Editrice
2024
pp. 128, Euro 17,00
ISBN: 9788879848831


Due prostituti travestiti nell’oscuro Giappone degli anni Trenta, due esistenze ai margini di ciò che è considerato “norma”. A Tokyo l’avvenente ed elegante Aiko, amante della vita di strada della metropoli e degli alti e bassi che può offrire; a Osaka una misteriosa «lei», alla disperata ricerca di un posto in un mondo squallido e segnato dalla povertà. Quale vita affrontavano le persone non conformi alle aspettative di genere in una società come quella giapponese, sull’orlo della Seconda guerra mondiale, sempre più militarizzata e pronta a sacrificare tutto?
Ribelli alla norma raccoglie due storie recentemente riscoperte.
La prima, creata dalla penna di Nagareyama Ryūnosuke nel 1931 è un intimo diario che racconta delle fugaci notti d’amore di studenti, impiegati, operai e vecchi gentiluomini in fuga dalla difficile realtà della depressione economica di Tokyo. La seconda, del 1933, è dello scrittore militante Takeda Rintarō e tratteggia un efficace ritratto di Kamagasaki, quartiere- baraccopoli di Osaka, dove i ricordi di un lontano passato si fondono con le vivide impressioni visive – e olfattive – di un’umanità variegata e tormentata di prostituti e vagabondi in lotta per la sopravvivenza.
Una doppia prospettiva, in grado di trasportare i lettori nella quotidianità incerta di coloro che si trovano a vivere, appunto, come ribelli alla norma, tra luci al neon di caffè, grandi magazzini e teatri di rivista, e la penombra di malconci vicoli.



Nagareyama Ryūnosuke scriveva sotto pseudonimo e la sua identità non è mai stata accertata. La sua unica opera, Ero-guro danshō nikki (1933), fu censurata e ritirata dal commercio appena un giorno dopo la sua pubblicazione.

Takeda Rintarō 
(1904-1946) si fece notare per i libri di denuncia sulle condizioni svantaggiate dei lavoratori delle grandi città come Osaka, dove nacque, e Tokyo.
Aderì all’unico gruppo di romanzieri che osò alzare la voce contro il mondo letterario giapponese per la scarsa coscienza politica mostrata tra gli anni Venti e Trenta, quello dei cosiddetti “scrittori proletari”. In seguito alla repressione del movimento nel 1934, abiurò finendo per trascorrere gli ultimi anni di vita come giornalista di regime in Indonesia. È noto anche per le sue traduzioni in giapponese moderno delle opere di Ihara Saikaku (1642-1693) e per aver rifondato la rivista letteraria Bungakukai nel 1933 assieme, tra gli altri, al premio Nobel Kawabata Yasunari (1899-1972).
 
 
Andrea Pancini
si è laureato in Scienze Storiche e Orientalistiche presso l’Università di Bologna e insegna lingua e storia del Giappone presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Pavia. Oltre alla didattica del giapponese si interessa di storia sociale e di genere.


Alberto Bertoni - UNA CORSA AL TROTTO NON ABOLIRA' L'AZZARDO - Les Flaneurs

 
Alberto Bertoni
UNA CORSA AL TROTTO NON 
ABOLIRA' L'AZZARDO
Les Flaneurs Edizioni
Collana Icone
pp.202, Euro 15
EAN 9791254511725
aprile 2024



Nel contesto storico-sociale di oggi, la poesia è più importante leggerla che scriverla. Più importante ancora sarebbe imparare a leggerla, impresa difficilissima perfino per gli addetti ai lavori: infatti, se ognuno di noi conducesse un vero esame di coscienza, si accorgerebbe che nella suddivisione attuale del tempo quotidiano l’occasione per una lettura piena e davvero concentrata risulta sempre più ristretta e difficile. La lettura infatti è spesso più ostacolata che favorita dalla società nella quale ci si trova anche professionalmente ad agire: a maggior ragione se si svolge il mestiere di insegnante. Questo libro si propone, prendendo le mosse dal processo formativo e dall’esperienza di vita dell’autore, di riequilibrare il rapporto fra lo scrivere e il leggere poesia, entro l’attuale, difficilissima situazione dell’arte, nel mondo contemporaneo.

Alberto Bertoni è nato a Modena nel 1955 e insegna Letteratura italiana contemporanea e Poesia italiana del Novecento nell’Università di Bologna. A lui si devono diversi saggi e volumi di argomento novecentesco. In particolare, conviene ricordare i cinque libri curati per le edizioni del Mulino fra il 1987 e il 2023. Per i “Meridiani” Mondadori ha curato nel 2010 l’edizione dei Romanzi di Alberto Bevilacqua. In poesia è autore fra l’altro dell’Isola dei topi, pubblicato da Einaudi nel 2021 e vincitore del Premio Carducci 2021 e del Premio Pontedilegno 2022.

lunedì 1 aprile 2024

Sergio Trombetta - RUDOLF NUREYEV - Lindau

 
Sergio Trombetta
RUDOLF NUREYEV
prefazione di Carla Fracci
Lindau
luglio 2023
pp. 148, € 16,00
ISBN 9788833539867

 
Rudolf Nureyev non ha bisogno di presentazioni, perché è forse il danzatore più talentuoso e conosciuto di tutti i tempi. Nato in una famiglia umile, contraddistinto da un carattere forte, spesso non facile per chi gli stava intorno, perfezionista nel lavoro, Nureyev è una delle icone inevitabili quando pensiamo al panorama artistico del Novecento. 
In questa biografia agile, che si legge come un romanzo per la scorrevolezza dello stile e le emozioni che lascia filtrare, Sergio Trombetta, penna storica della «Stampa» per quanto riguarda la danza classica e grande conoscitore in particolare della scena russa, traccia un rittratto molto personale, intimo e allo stesso tempo rigoroso di Nureyev, dagli esordi alla fuga in Europa, ai grandi successi come danzatore e come regista, fino alla battaglia contro l'AIDS che lo portò alla morte.
Un libro che trasmette appieno tutto l'amore per la danza del suo protagonista e del suo autore. 

Un estratto
La limousine nera, con i finestrini oscurati, attende in Place Diaghilev, alla «entrée des artistes» dell’Opéra di Parigi. È tardi e il rumore del traffico ancora intenso dei boulevard, che si incrociano davanti alla sontuosa facciata di Palais Garnier, qui giunge attutito. Dalla porta degli artisti esce un uomo stanco, evidentemente malato. Cammina sorretto da due persone che lo aiutano a salire sull’auto. È elegantissimo, porta un frac nero e, gettato su una spalla, uno scialle rosso a decorazioni cachemire. Stona solamente quel ridicolo berretto di lana di diversi colori che gli copre il capo.
Non è mai stato un modello di eleganza Rudolf Nureyev. Ma in questa sera di ottobre del 1992, berrettino a parte, è impeccabile. Così, con il suo perfetto frac nero, magrissimo, il volto scheletrico, gli occhi ancora pieni di fuoco, la bocca atteggiata in un sorriso di ringraziamento che sembra una smorfia di dolore, poche ore prima è apparso sul palcoscenico dell’Opéra. Aiutato da
due ballerini, era venuto a ringraziare il pubblico al termine della Bayadera.
Per uscire dalla quinta e raggiungere il centro del palcoscenico aveva chiesto che calassero il sipario, perché nessuno si accorgesse che non era più in grado di camminare da solo. Quando il velario si era rialzato su quel viso martoriato dalla malattia, su quel corpo che in tempi neanche tanto lontani aveva trionfato proprio in quel tempio della danza, tutto il pubblico si era alzato in piedi e, compatto, si era abbandonato ad un applauso fragoroso, affettuoso, interminabile, durato oltre dieci minuti.
Mentre la limousine si allontana dall’Opéra e scivola per il boulevard verso la Senna, sfinito dalla stanchezza, privo di forze, Nureyev si abbandona al ricordo delle ore appena trascorse. Sa che quella è stata la sua ultima serata, il suo ultimo applauso.
A 54 anni, il grande ballerino, il più grande della danza di questa seconda metà del secolo, è malato. Sino a ora ha voluto tenere nascosta la sua malattia, l’ha negata. Ma tutti sanno e dicono apertamente che è l’Aids la causa del suo stato e che il male ormai non gli concede che poche settimane di vita.
Ufficialmente l’aggravarsi della sua condizione fisica è attribuito ai postumi di una operazione al cuore, subita per curare una pericardite. Una malattia alla cui origine, hanno fatto notare cronisti pettegoli, c’è sempre un’infezione.
Tutti i grandi protagonisti del mondo della danza si sono resi conto che quella avrebbe potuto essere l’ultima occasione di incontrarlo. Danzatori, coreografi, manager, impresari sono venuti a Palais Garnier per dargli un saluto affettuoso, un ultimo bacio sulle guance incavate, per stringergli la mano ancora una volta.
Al primo intervallo è stata una vera processione verso il palco di proscenio dove il grande danzatore se ne sta disteso su una poltrona, il capo coperto dal berretto di lana, il corpo avvolto nello scialle. Il coreografo francese Roland Petit, che con Nureyev in passato aveva avuto dure polemiche, esce dal palco visibilmente commosso. Il direttore del Bol’šoj, Jurij Grigorovič, che un tempo come tutti i sovietici aveva considerato Rudolf un traditore della patria, è venuto da Mosca: lo commuove
il fatto che entrambi, a poche settimane di distanza, abbiano messo in scena lo stesso balletto, Bayadera, lui a Mosca e Rudy a Parigi. Anthony Dowell, un tempo ballerino di grande eleganza e bellezza e oggi, capelli grigi e viso ancora nobile, direttore del Royal Ballet, esce dal palco mantenendo un imperturbabile «aplomb». Poi si fanno avanti Carolyn Carlson, Marika Besobrasova, Patrick Dupond allora direttore dell’Opéra.


Sergio Trombetta è nato a Torino. Laureato in Giurisprudenza e Letteratura russa, ha svolto la propria attività nel settore della cultura, sviluppando presto uno specifico interesse verso il mondo della danza, soprattutto russa e sovietica. Ha scritto sia di danza che contemporanea per i principali teatri italiani. Collabora da tempo con «La Stampa» e «Danza&Danza». 

domenica 31 marzo 2024

Massimo Gatta - BREVE STORIA DI DELITTI IN LIBRERIA - Graphe.it

 
Massimo Gatta
BREVE STORIA DI DELITTI IN LIBRERIA
premessa di Norberto Melis
Graphe.it
Collana Parva, 38
marzo 2024
pp.60, Euro 9,50
ISBN 9788893722186
Contiene un poster con indizi fondamentali per la lettura


Avete mai letto, nelle pagine di cronaca nera, di qualcuno che sia stato ucciso in una libreria? È cosa quantomeno molto rara. Nel noir di tutte le epoche e nazioni, invece, accade talora che bibliomani, cacciatori di libri, librai ed editori finiscano coinvolti in omicidi più e meno efferati, e non sempre risolti. 
Pur se in tirature di nicchia, le storie di questo tipo sono sufficientemente numerose da essersi guadagnate addirittura una, ormai celebre, definizione: bibliomysteries.
Da Gustave Flaubert a Hans Tuzzi, le sale nelle quali un avido lettore si inoltra per cercare vicende immaginarie di delitti sono talvolta esse stesse immaginarie, e al loro interno si consumano crimini due volte letterari. Ed ecco, un libro che ne parla, triplicandone la dimensione.
Massimo Gatta, a sua volta bibliografo erudito, costringe deliziosamente il lettore a concentrarsi per non confondere il reale con la fantasia, distinguere i luoghi di carta da quelli che hanno un vero indirizzo, e separare i personaggi dai loro creatori. Il gioco riesce così bene che perfino la prefazione è a firma di un celebre personaggio bidimensionale di gialli, primo dirigente della Questura di Milano, il quale di questo saggio ha scritto che «è, a ben vedere, una scorribanda tanto dotta quanto ammiccante fra delitti, librerie e biblioteche bidimensionali per investigatori bidimensionali».
Premessa di Norberto Melis

Massimo Gatta
(Napoli, 1959) è bibliotecario dell’Università degli Studi del Molise. Studioso di editoria del Novecento, tipografia privata, bibliografia, grafica aziendale, storia della carta, storia della libreria, storia della bibliofilia e di aspetti paratestuali del libro. Nell’ambito di tali settori ha organizzato diverse mostre bibliografiche.
Ha collaborato al supplemento domenicale de «Il Sole 24 Ore». Da venti anni collabora al periodico «Charta», oltre che a «La Bibliofilia», «Bibliologia. An International Journal of Bibliography, Library Science, History of Typography and the Book», «Paratesto. Rivista internazionale», «ALAI. Rivista di cultura del libro», «PreText», «Fogli. Rivista dell’Associazione Biblioteca Salita dei Frati di Lugano», «la Biblioteca di via Senato», «Utz», «Percorsi», «ImPressioni», «Colophon», «L’Esopo», «Wuz», «Cartevive», «Il Domenicale», «Leggere:Tutti», «MenSa. Culture e piaceri della tavola», «Contributi biblioteconomici». Fa parte del comitato di redazione di «ALAI. Rivista di cultura del libro», organo dell’Associazione Librai Antiquari d’Italia e della Collana “Piccola Biblioteca Umanistica”, edita da Olschki e del comitato scientifico de «la Biblioteca di Via Senato». È direttore editoriale della casa editrice Biblohaus di Macerata, specializzata in bibliografia e bibliofilia. Per l’editore Palladino di Campobasso ha diretto la Collana “DAT - Documenti d’Arte Tipografica”.
È autore di circa cinquecento pubblicazioni, tra le ultime: L’Aldo degli scrittori. La figura e l’opera di Aldo Manuzio nell’immaginario narrativo (secoli XVI-XXI), (Biblohaus, 2018), Metallibri. Latta, ferraglia & bulloni nell’editoria futurista (Biblohaus, 2018), Segnalibro (Babbomorto editore 2018) e Librai, librerie et amicorum. Appunti per una bibliografia (Biblohaus, 2018), Come e perché mantenere in perfetto disordine i propri libri (FuocoFuochino, 2019).

Jacob Israël de Haan - QUARTINE - DiFelice


Jacob Israël de Haan
QUARTINE
(titolo originale Verzamelde gedichten II - G.A. Van Oorschot, Amsterdam, 1952)
Traduzione dal nederlandese di Patrizia Filia
DiFelice Edizioni
Collana Il Gabbiere
pp. 208, € 25.00
Questo libro è stato pubblicato con il sostegno della Fondazione nederlandese per la Letteratura.
ISBN 978-88-94860-87-0
(In copertina: Thomas Seddon, Jerusalem and the Valley of Jehoshaphat from the Hill of Evil Counsel, 1854, Tate Britain)

Jacob Israël de Haan è il poeta del rimorso, ma più che del rimorso eterno è il poeta della risurrezione poiché il poeta giudaico non annienta ma risuscita il rimorso, si mette in pericolo di morte morale. È una rappresentazione mirabilmente terrificante, quella dell'anima e dei sensi, che si ribaltano in un feroce combattimento corpo a corpo rotolando insieme sull'orlo dell'abisso. Questo è certo: De Haan, che ha difeso l'ortodossia ebraica contro i sionisti, nel suo ultimo canto, ispirato dai Profeti, ha negato l'ortodossia dei profeti di Israele, i penitenti di Yahweh che rasero al suolo Sodoma e Gomorra. Ma se il dire era un dovere, anche il silenzio lo diventa. Anche i pensieri più oscuri trovano pace nella misericordia divina. E l'errante riposò in pace.
Bernard Verhoeven

Jacob Israël de Haan (1881-1924) è stato un romanziere, poeta, giornalista e giurista ebreo-olandese. Nel 1904 esce il suo primo romanzo, Pijpelijntjes, e nel 1908 il secondo, Pathologieën. Entrambi i romanzi hanno una tematica omossessuale e suscitano all'epoca non poche controversie. Tra il 1914 e il 1921 pubblica cinque volumi di poesie che gli apportano una certa consacrazione, ma il valore della sua opera letteraria sarà riconosciuto solo dopo la sua morte. Quartine, un ampio volume di poesie intime e pubblicato postumo, è la raccolta più conosciuta tra le sue opere. Nel 1919 emigra in Palestina dove, il 30 giugno 1924, viene assassinato a Gerusalemme da un membro del movimento di liberazione Hagana, che lo accusava di ostacolare il sionismo e di collaborare con gli arabi. È il primo omicidio politico nella Palestina ebraica ad attirare l'attenzione mondiale. De Haan viene considerato un precursore di Amnesty International per l'attenzione da lui data, nel 1912 e 1913, alle condizioni dei prigionieri politici nelle carceri russe, nonché un precursore del movimento di emancipazione omosessuale.



venerdì 29 marzo 2024

Sergio Campagnano - LA BILDUNG E L'INSIDIA DELL'ANTIGIUDAISMO FRA SETTECENTO E OTTOCENTO IN GERMANIA - Giuntina

 
Sergio Campagnano
LA BILDUNG E L'INSIDIA DELL'ANTIGIUDAISMO FRA SETTECENTO E OTTOCENTO IN GERMANIA
La questione ebraica da Federico II alla Restaurazione

Giuntina
marzo 2024
pp. 600, Euro 38
ISBN: 9791255690122


La problematica centrale del saggio, rispetto alla quale l’indagine della Bildung e della Kultur tedesche, pur esaustiva, intende essere funzionale, è costituita dal processo di emancipazione e di integrazione ebraica che, grazie alla spinta dell’Aufklärung e della legislazione napoleonica, aveva cominciato, fra ’700 e ’800, a muovere i primi passi significativi anche in Germania. L’autore ha indagato come la storia della Bildung si sia rapportata con la questione ebraica e con lo stesso ceto ebraico tedesco, laddove, arricchitosi con le attività finanziarie e imprenditoriali, cominciava ad affacciarsi alla vita sociale della borghesia tedesca, aspirando alla concessione dei diritti civili e politici di cui godeva il resto della popolazione. Avveniva dunque che la Bildung e la Kultur fossero considerate dagli ebrei stessi, che potevano permetterselo, come lo strumento e la modalità per integrarsi e persino assimilarsi nella società tedesca, dovendo, in ogni caso, fare i conti, non solo con antiche vessazioni e radicati pregiudizi, ma anche con resistenze conservatrici interne al mondo ebraico, preoccupate che il processo di integrazione potesse compromettere il rispetto delle tradizioni religiose.
La ricerca ha potuto rilevare che alle aspirazioni di integrazione dei ceti ebraici più evoluti culturalmente, quasi mai si è corrisposta una analoga disponibilità, non solo da parte della popolazione tedesca, ma anche da parte degli intellettuali tedeschi che coltivavano la Bildung. Resta allora fondamentale, per l’autore, l’interrogativo se forse anche nella Bildung si annidasse il germe, ovvero «l’insidia dell’antigiudaismo», che avrebbe reso impossibile un vero dialogo fra gli ebrei e la società tedesca, la presunta mitica simbiosi, che ad alcuni, ma forse solo agli ebrei, sembrò sul punto di realizzarsi.
 
Sergio Campagnano, docente di filosofia e storia e lettere nei licei, ha svolto l’attività di Preside, di Direttore apicale dei Settori educativi, formativi e diritto allo studio del Comune di Milano, di Direttore della scuola media e del liceo della Scuola ebraica del Merkos l’Inyonei Chinuch.
Ha partecipato come relatore e formatore a numerosi convegni e seminari sulla scuola e sull’educazione ed è autore di contributi di carattere pedagogico e storico pubblicati in riviste specializzate o in volume miscellaneo.
In particolare si è dedicato allo studio della Bildung ebraico-tedesca, prima di intraprendere una lunga e complessa ricerca sul rapporto della Bildung con gli ebrei in Germania fra Settecento e Ottocento.

mercoledì 27 marzo 2024

Grandi autori da scoprire: Miroslav Krleža con Silvio Ziliotto – Trieste 4 aprile

Silvio Ziliotto
LA SENTINELLA DEL PICCOLO POPOLO
Storia di Miroslav Krleža, l’uomo che visse sette vite
prefazione di Silvio Ferrari 
postfazione di Roberto Borghi
Infinito Edizioni
2019
pp.208, Euro 14
ISBN 9788868613327 

Miroslav Krleža (1893-1981, nella foto in basso) è stato di certo il più grande letterato e intellettuale del Novecento croato. Saggista, critico, drammaturgo, poeta, scrittore, anticipatore di correnti e pensiero, è stato spesso censurato per il suo anti-militarismo e le sue critiche graffianti sia sotto l’Impero austro-ungarico che durante il Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni. Espulso dal Partito comunista jugoslavo nel 1939, avversato e scampato alla fucilazione del regime ustaša croato alla fine della seconda guerra mondiale, fu perdonato da Tito che lo volle alla guida della politica culturale del nuovo Stato federale socialista di Jugoslavia. Attraverso la sua vicenda umana e la sua incredibile produzione letteraria, Krleža si presenta come figlio e sentinella di un piccolo popolo, ma al contempo intellettuale mitteleuropeo tra i più innovativi e apprezzati.
“Silvio Ziliotto – scrive Silvio Ferrari nella prefazione al libro dal titolo La sentinella del piccolo popolo. Storia di Miroslav Krleža, l’uomo che visse sette vite, firmato dal nostro autore Silvio Ziliotto – ha costruito e scritto un ampio e ben articolato testo sulla storia e il valore del più importante (e straripante) autore della letteratura croata del XX secolo: Krleža il ribelle, il rivoluzionario, l’escluso, il salvato, l’intellettuale ufficiale, il sopravvissuto (a se stesso), il decano di Zagabria”.
Vi invitiamo alla presentazione del libro che si terrà a Trieste giovedì 4 aprile, nell’ambito della Rassegna Trieste. Incroci letterari. Viaggio nell’anima multiculturale della città, organizzata in collaborazione con la libreria Ubik e la Comunità Croata di Trieste. Appuntamento presso la libreria Ubik, Piazza della Borsa 15 (Galleria del Tergesteo), ore 18,00. Con l'autore dialoga Marijana Sutic, responsabile attività culturali della Comunità Croata di Trieste.

Silvio Ziliotto è traduttore, interprete e insegnante della lingua serba, croata e bosniaca. Consulente e autore dei lemmi degli autori e dei profili delle letterature slovena, croata, serba, bosniaca, montenegrina, macedone e albanese della Garzantina della letteratura (2007). Tra i libri tradotti ama ricordare: la monografia Palmižana, La saga della Quintessenza (2005); la raccolta di racconti Gli occhi colmi di terra, di Šimun Šito Coric (2011); Diario da Sarajevo, di Dubravka Ustalic (Infinito edizioni, 2016).

L'AES scrive alla presidente Alessandra Todde: «Rammaricati di mancata collaborazione con la Regione per il Salone del Libro 2024»

 
La presidente dell’Associazione Editori Sardi, Simonetta Castia (nella foto), ha inviato una lettera alla neoeletta presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, per chiedere un incontro e attenzione per il comparto dell’editoria, ricordando l’impegno dell’AES al Salone del Libro di Torino. Nel documento, inoltre, proprio a proposito della prossima partecipazione al Salone (9-13 maggio) la presidente AES sottolinea «il rammarico di non poter agire in armonia con la Regione Sardegna, di cui saremmo naturali interlocutori per queste attività, poiché durante questa delicata fase di passaggio non sono maturate le condizioni per una gestione armonica, efficace e consapevole del ruolo esercitato dagli editori nella più importante fiera editoriale d’Italia. Analogamente a quanto accaduto nel 2019, la Regione Sardegna ha clamorosamente ritenuto di non volerci affidare le mansioni di programmazione culturale e di gestione delle attività previste in seno a una partecipazione istituzionale finalizzata “necessariamente” al sostegno e alla promozione dell’editoria sarda, a Torino».

di seguito la lettera integrale:

Cara Presidente, Onorevole Alessandra Todde
scrivo questa lettera a nome di tutti i colleghi del direttivo e dei 29 editori sardi associati, per formularLe i nostri migliori auguri di buon mandato, con la speranza che la prossima legislatura sia occasione anche di un riscatto economico e culturale per la nostra Isola.
Gli editori sardi, in armonia con i soggetti della filiera locale e nazionale del libro, sono come sempre disponibili a un confronto e a una collaborazione sincera e costruttiva, in vista di una crescita culturale collettiva delle nostre comunità, in nome della lettura e del libro.
Come Presidente della rete locale della filiera del libro più longeva d’Italia, non Le nascondo però le problematiche che affliggono il nostro settore editoriale e l’intero comparto, gravato da limitazioni di mercato e caratterizzato da un ecosistema fragile.
Ciò nonostante AES coordinerà i propri associati e tutti gli editori che vorranno aderire, nella partecipazione alla 36ma edizione del Salone Internazionale del Libro in Italia, in programma dal 9 al 13
maggio.
Resta il rammarico di non poter agire in armonia con la Regione Sardegna, di cui saremmo naturali interlocutori per queste attività, poiché durante questa delicata fase di passaggio non sono maturate le condizioni per una gestione armonica, efficace e consapevole del ruolo esercitato dagli editori nella più importante fiera editoriale d’Italia.
Analogamente a quanto accaduto nel 2019, la Regione Sardegna ha clamorosamente ritenuto di non volerci affidare le mansioni di programmazione culturale e di gestione delle attività previste in seno a una partecipazione istituzionale finalizzata “necessariamente” al sostegno e alla promozione dell’editoria sarda, a Torino.
Grazie anche a un contributo della Fondazione di Sardegna, che aiuta ma non risolve, ci adopereremo comunque per restituire un’immagine consona al prestigio che la nostra editoria merita, con uno stand dedicato e un programma di qualità.
Chiediamo sin da ora che si creino le condizioni per ripristinare lo spirito collaborativo che quest’anno è mancato, nonostante il determinante e meritevole apporto dato da AES sin dalla prima edizione del Salone e in particolare nel 2023, che è valso alla Regione Sardegna il riconoscimento di regione ospite, la realizzazione del programma, la partecipazione di oltre trenta editori e dei propri autori.
Auspichiamo un incontro con Lei per ulteriori approfondimenti.
La Presidente e il Direttivo AES
Simonetta Castia

JOHN MCGAHERN scrittore irlandese protagonista 15° IRISH FILM FESTA : 4/7 aprile Roma, Casa del Cinema


Il grande scrittore irlandese John McGahern (1934 - 2006, nella foto) è il protagonista della 15esima edizione di Irish Film Festa, festival di cinema irlandese che si svolgerà a Roma, presso la Casa del Cinema, da giovedì 4 a domenica 7 aprile 2024. 
Ospite d’onore del Festival sarà il regista irlandese Pat Collins, che sabato 6 aprile, alle 18 presso la Sala Cinecittà, presenterà il suo “That They May Face the Rising Sun”, adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di John McGahern (purtroppo non ancora tradotto in Italia).
Il Festival prevede anche una vera e propria sezione “Cinema e letteratura”, dedicata appunto a John McGahern: venerdì 5 aprile, alle 18,30 presso la Sala Cinecittà, si terrà un incontro dedicato al grande autore irlandese, in cui sarà proiettato il film documentario a lui dedicato “John McGahern. A Private World”, sempre di Pat Collins, alla presenza di John McCourt, Rettore dell’Università di Macerata, Docente di Letteratura Inglese e Irlandese e massimo esperto di letteratura irlandese e James Joyce.  
“John McGahern. A Private World”(un fotogramma del film nella foto a destra), girato nel 2005, poco prima della scomparsa di McGahern, offre una visione intima e a tratti persino commovente del processo creativo e della vita di colui che è considerato il più importante scrittore irlandese dell’epoca moderna. Pat Collins ha saputo penetrare nel tempo e nello spazio di McGahern e stabilire con lui una forte e discreta intimità.
John McGahern ha raccontato l’Irlanda rurale come nessun altro: i suoi rituali, la sua durezza, l’incanto della natura ma anche le ipocrisie e le violenze nascoste nelle piccole comunità isolate.
Ha saputo indagare non solo le comunità rurali, con straordinaria capacità di analisi e integerrima onestà intellettuale (pagandome personalmente il prezzo), ma anche i legami famigliari, descrivendoli in tutta la loro complessità e, anche in questo caso, senza fare sconti: i personaggi di McGahern dimostrano una incredibile articolatezza, sono sempre ricchi di sfumature, la capacità dello scrittore di scendere fino all’ultimo gradino nell’animo umano si tocca con mano leggendo le sue storie. 
Nel 1965 il romanzo The Dark venne messo al bando dalla Censorship of Publications Board per "oscenità": McGahern perse il suo lavoro da insegnante e anche la Irish National Teachers’ Organisation gli negò sostegno sindacale.
That They May Face the Rising Sun (un fotogramma del film nella foto a sinistra) di Pat Collins è tratto dall'ultimo romanzo di McGahern, pubblicato nel 2002 in lingua inglese: il film segue un anno nella vita di Joe e Kate Ruttledge, tornati a vivere nel paesino della campagna irlandese dove lui è cresciuto, e di quella dei memorabili personaggi del luogo, assecondando il ritmo del lavoro, la vita quotidiana e il passare delle stagioni. 
Il cast è composto da tanti volti noti del cinema irlandese: Barry Ward (divenuto celebre in Italia nel ruolo di Jimmy Gralton nel film “Jimmy’s Hall” di Ken Loach), Lalor Roddy, Philip Dolan, Seán McGinley, Brendan Conroy, Ruth McCabe, John Olohan, Declan Conlon e l'attrice tedesca Anna Bederke. 
Il film ha appena ricevuto 11 candidature all'edizione 2024 degli IFTA - Irish Film & Television Academy Awards, tra cui quelle come Miglior Film e per la Miglior Regia.
In Italia l’opera di John McGahern è stata tradotta e pubblicata solo parzialmente: Moran tra le donne (Einaudi 1990), Il pornografo (Einaudi 1994), The Dark (Minimum Fax 2016), Cose impossibili di tutti i tipi (Racconti 2020).
Programma completo del Festival su www.irishfilmfesta.org. L’ingresso è sempre gratuito fino a esaurimento posti, possibilità di richiedere posti riservati vincolata ad una piccola donazione a sostegno del festival (sul sito tutti i dettagli).

IRISH FILM FESTA è prodotto dall’Associazione Culturale Archimedia ed è realizzato in collaborazione con Irish Film Institute, con il sostegno di Culture Ireland, Screen Ireland; con il patrocinio dell’Ambasciata d’Irlanda in Italia. Sponsor: Intesa Sanpaolo. Mediapartner: Film Tv, Taxidrivers.

Giulio Sapelli - VERSO LA FINE DEL MONDO - Guerini e Associati

 
Giulio Sapelli
VERSO LA FINE DEL MONDO
Lo sgretolarsi delle relazioni internazionali

Prefazione di Lodovico Festa
Guerini e Associati
marzo 2024
pp.144, € 18
ISBN 9788862509152

«Se il mondo va a rotoli è possibile che dal suo sgomitolarsi sorga un ricomporsi delle fila della storia e che Usa e Russia ritornino a quel dualismo competitivo che è l'ultima speranza prima della fine del mondo».


Dalla pandemia globale e dall’aggressione russa in Ucraina al genocidio di Hamas. Quali sono i conflitti che scuotono il mondo, da cosa sono determinati, quali le forze che ne sono il motore? Verso quali scenari drammatici stiamo andando? Che cosa ne sarà della vecchia Europa? È destinata a spegnersi in silenzio, soffocata dal fumo dei conflitti che stanno facendo tremare il mondo? Unica via di speranza un ritorno alla politica «buona», ma anche a una economia regolata e a una finanza che guardi alle comunità e non al profitto del singolo individuo. Perché ciò possa avvenire, i valori dell’Occidente come la democrazia, la libertà, i diritti della persona devono essere oggi ridiscussi, ripensati e non certo rinunciati o dimenticati.
Giulio Sapelli ci guida in un viaggio infernale verso un mondo che si sta sgretolando.

GIULIO SAPELLI (Torino, 1947) ha insegnato Storia economica ed Economia politica nelle università europee e delle due Americhe e ha lavorato come consulente e consigliere d’amministrazione in importanti gruppi industriali e finanziari. Nel 2020 gli è stato assegnato il Premio Fieri (Fincantieri) alla carriera. È presidente della Fondazione Germozzi di Confartigianato. Tra le sue ultime pubblicazioni ricordiamo Oltre il capitalismo (2018), Nulla è come prima (2019, con Enrico Quintavalle), Perché esistono le imprese e come sono fatte (2019), Pandemia e Resurrezione (2020), Nella storia mondiale (2021), Draghi o il caos (2021, con Lodovico Festa), Ucraina anno zero (2022).

Flavio Fusi - LA BALLATA DELLE FRONTIERE - Exòrma


Flavio Fusi
LA BALLATA DELLE FRONTIERE
Storie dal secolo belva

Exòrma Edizioni
marzo 2024
pp.276, € 16,50
ISBN 9788831461634



Con La ballata delle frontier atterriamo su un pianeta di conflitti a bassa intensità che poi deflagrano, come a Gaza. Dalla dissoluzione del fianco orientale dell’Europa alla gola squarciata tra Nord e Sud del mondo.
Le testimonianze frammentarie degli ultimi, le storie minuscole, si mescolano alla ricostruzione degli eventi e alla descrizione dei luoghi in un racconto periferico e avvolgente.
Veniamo trasportati tramite un’affascinante narrazione a ritroso nell'epicentro di un mondo sconvolto dalle conseguenze della guerra di Putin, ma non solo: l’autore guarda ai milioni di esseri umani spinti oltre le frontiere dal secolo belva: antiche frontiere che esplodono e frontiere nuove che sorgono, frontiere non scritte, terre di mezzo e grandi fiumi-frontiera, tra illusioni, nuove schiavitù e massacri.
La prefazione di Giovanni Floris ci introduce magistralmente a questo viaggio letterario, sottolineando l'importanza della responsabilità nel comprendere le complesse dinamiche delle frontiere e dei conflitti che le attraversano.
La Ballata delle Frontiere è quindi molto più di un semplice libro: è un invito a esplorare le sfide e le speranze di un mondo in continua trasformazione, a riflettere sulle conseguenze dei confini e delle divisioni, e a riscoprire il sostrato umano che ci accomuna al di là delle frontiere geografiche.
 

Flavio Fusi ha imparato il mestiere di giornalista alla vecchia scuola de “L’Unità”. Ha coltivato poi la passione del viaggiatore sulla navicella corsara del Tg3 della Rai. In compagnia delle storie e delle immagini televisive ha consumato suole e scarpe inseguendo come inviato tutte le più importanti crisi internazionali nel passaggio tra il secolo breve e il secolo belva. Le frontiere – l’esplosione delle frontiere, la caduta dei muri, le brevi tregue, i nuovi muri e la transumanza di popoli e comunità – sono state per trent’anni il suo pane quotidiano: dalla Russia al Caucaso e all’Ucraina, dai Balcani alla Cecenia all’Irlanda, in Africa e sui confini incerti tra le due Americhe.
Nelle pause del lungo viaggiare è stato corrispondente Rai a New York e Buenos Aires, e poi conduttore e commentatore del Tg3. Oggi continua a viaggiare e scrivere, muovendo dai luoghi modesti e incantati della sua Maremma.

martedì 26 marzo 2024

Voltaire - IL FANATISMO O MAOMETTO IL PROFETA - Cue Press

 
Voltaire
IL FANATISMO 
O MAOMETTO IL PROFETA
a cura di Fabrizio Dentini
Cue Press
Collana I Classici
pp. 64, Euro 14,99
febbraio 2024
ISBN 8855103334


Immortale critica del dogmatismo religioso, Il fanatismo o Maometto il profeta racconta la lotta fra Maometto, fondatore dell’Islam e fautore di una civiltà teocratica e Zopiro, sceicco di La Mecca e «intelletto irriducibile agli orrori del fanatismo».
In questa tragedia Voltaire rilegge un travagliato episodio dell’avvento dell’Islam in Oriente, indicando, nel più puro spirito illuminista, il relativismo e la tolleranza fra gli uomini come vie per una piena redenzione spirituale e come unici valori in grado di rivelare «ogni menzogna mascherata da verità trascendente».
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Voltaire
Pseudonimo di François-Marie Arouet (1694-1778), è stato uno dei principali esponenti dell’Illuminismo. Autore prolifico e versatile, si cimentò con successo in tutti i generi letterari popolari della sua epoca, come la tragedia (dall’Edipo all’Irene), il romanzo (Candido o l’ottimismo), il poema epico (Enriade) e l’epistola didascalica. Filosofo e saggista in aperta polemica con le ingiustizie, i dogmatismi e le superstizioni, fu uno strenuo difensore del principio della tolleranza religiosa (Trattato sulla tolleranza e Dizionario filosofico), nonché un feroce critico delle istituzioni dell’ancien régime (Lettere inglesi).


Abbas Khider - LO SCHIAFFO - Fandango

 
Abbas Khider
LO SCHIAFFO
traduzione di Lavinia Azzone
Fandango
marzo 2024
pp. 256, Euro 18,50
ISBN 9788860449795


Alla disperata ricerca di qualcuno che ascolti la sua storia, il rifugiato iracheno Karim Mensy prende in ostaggio Frau Schulz, la funzionaria dell’Autorità per l’immigrazione che gli ha revocato il diritto d’asilo.
Dopo un interminabile barcamenarsi nel tentativo di ottenere lo status di rifugiato, infatti, gli è stato appena comunicato che sarà costretto a tornare in quello stesso Iraq da cui è scappato, questo perché (ritengono le autorità tedesche) con la caduta di Saddam post 11 Settembre ormai il suo è un paese sicuro.
Arrivato in Germania per sbaglio, Karim scopre che le leggi europee per i rifugiati non gli consentono di scegliere dove fare richiesta d’asilo e così passa i successivi tre anni in un labirinto di centri di accoglienza, lavori in nero, divieti e moduli da riempire, per ritrovarsi poi di fronte al vicolo cieco dell’espulsione.
Tra le nevi della Baviera e l’ostilità di una lingua mai sentita, Karim rivela cosa davvero lo ha portato a fuggire, la struggente nostalgia di casa, la paura di un mondo di cui non conosce i codici, l’innominabile segreto che gli impedisce di tornare e le storie che lui e i suoi compagni di sventura hanno dovuto imbastire per rendersi “degni” di aiuto agli occhi delle autorità tedesche.
Un romanzo poetico, tragico e amaramente ironico, un viaggio nel sistema dell’accoglienza europea che sarete grati di non aver mai dovuto intraprendere.

Abbas Khider è nato nel 1973 a Baghdad. All’età di diciassette anni è stato arrestato per attivismo politico. Dopo il rilascio, nel 1996 è fuggito dall’Iraq e ha vissuto in vari paesi come rifugiato illegale. Vive in Germania dal 2000. Ha studiato Lettere e filosofia a Monaco e Potsdam. Nel corso degli anni ha ricevuto diversi premi, di recente il Nelly Sachs Preize, l’Hilde Domin Preize e l’Adelbert von Chamisso Preize. Attualmente vive a Berlino.

Paolo Pagani - IN CAMMINO CON WALTER BENJAMIN - Neri Pozza

 
Paolo Pagani
IN CAMMINOCON WALTER BENJAMIN
Il naufragio di un genio e le idee della sua epoca
Neri Pozza, collana Bloom
marzo 2024
pp.320, Euro 20,00
ISBN 9788854525900
 
«In fondo, la vera materia della Storia, quel che la costituisce, è pur sempre la geografia». È su questo assunto che Paolo Pagani dà inizio al suo viaggio, in parte biografia e in parte reportage, in parte narrazione romanzesca e in parte memoir, sulle tracce di Walter Benjamin, filosofo inafferrabile, randagio per vocazione prima ancora che per necessità, intellettuale raffinatissimo e poliedrico, capace di interessarsi a «una costellazione di temi solo in apparenza inconciliabili: il messianismo teologico, i giocattoli, i romanzi gialli, l’arte, il dramma barocco tedesco, la radio, la fotografia, i nuovi media, le esperienze allucinogene con gli stupefacenti, le città e i loro misteri nascosti benché eloquenti». Eppure incamminarsi con lui attraverso le sue esperienze, i suoi nomadismi, il suo pensiero spesso impervio e anticipatore significa non soltanto seguire il dipanarsi di un’esistenza, ma anche compiere un itinerario incandescente dentro a una stagione di ferro e fuoco, dagli inizi del Secolo Breve sino allo scoppio della Seconda guerra mondiale. Significa incontrare Benjamin, dunque, ma anche le idee della sua epoca, i formidabili ingegni del suo tempo: da Ernst Bloch a Theodor Adorno, da Max Horkheimer a Bertolt Brecht, da Hannah Arendt a Joseph Roth e moltissimi altri. E quel cammino che Pagani ha ripercorso quasi passo passo per infiniti anfratti d’Europa non poteva che cominciare dalla fine, dalla stanza numero 4 dell’hotel di Port-Bou, al confine tra Francia e Spagna, dove intorno alle dieci di sera del 26 settembre 1940, sopraffatto dalla tragedia della Storia e dalle assurdità degli uomini, il dottor Walter Benjamin ingoia una dose letale di pillole di morfina e muore. A un soffio dalla salvezza e per sempre ignaro dell’ultima, feroce beffa della sorte.

Figlio indisciplinato e renitente di un grand seigneur, uomo sfortunatissimo e totalmente sprovvisto di senso pratico, marxista eterodosso e libertario, filosofo atipico e sincopato, indagatore della modernità capitalista, critico letterario sopraffino, traduttore di Baudelaire e Proust, teorico rivoluzionario molto sui generis, scrittore asistematico ma saggista eccelso, Walter Benjamin, classe 1892, una delle figure intellettuali più originali, inclassificabili e poliedriche del Novecento, vittima predestinata della barbarie.

Paolo Pagani
 è nato a Milano e ha studiato filosofia con Mario Dal Pra all’Università degli Studi di Milano. Giornalista professionista, ha lavorato per qualche decennio nei periodici, nei quotidiani e in televisione e, da caporedattore, ha lanciato startup digitali (è stato vicecapo dell’ufficio romano di CNN Italia) e guidato redazioni web. Fra i suoi libri recenti si ricordano I luoghi del pensiero (Neri Pozza 2019), Nietzsche on the road (Neri Pozza 2021) e Citofonare Hegel (Rizzoli 2022). Con lo stesso titolo ha realizzato per Chora Media un podcast filosofico in 60 episodi da 7 minuti l’uno, giunto al terzo posto nella classifica degli ascolti in Italia. Attualmente collabora al domenicale de Il Sole 24 Ore. Vive e lavora a Milano.

Sun Tzu - L'ARTE DELLA GUERRA - Nuinui


Sun Tzu ( 孫子)
L'ARTE DELLA GUERRA
(Sūnzǐ Bīngfǎ; 孫子兵法)
della prima versione annotata di Lionel Giles del 1910
testo bilingue italiano-cinese
traduzione di Enrico Lavagno
Nuinui
pp.360, Euro 24,90
marzo 2024
ISBN 9782889354870

L'arte della guerra, attribuita a Sunzi, è il primo trattato di strategia conosciuto al mondo. Ha inoltre esercitato un fascino potente su molti importanti leader politici e militari, in Cina e altrove. La recente notorietà in Occidente, commisurata all’oblio durato secoli, si deve alle tante possibilità di applicazione in ambito strategico e militare, ma anche economico e commerciale, di questo testo. Fu tradotto per la prima volta in una lingua occidentale dal gesuita francese Amiot nel 1772, ma la prima traduzione annotata dal cinese classico fu pubblicata in inglese solo nel 1910 da Lionel Giles. Grazie alla sua incredibile capacità di penetrare nelle più recondite pieghe di significato del testo, l'opera una pietra miliare negli studi sinologici e su di essa si basa quest’edizione illustrata, con 24 pagine a colori, testo cinese completo e un ricco apparato di note e commenti. Nei suoi 13 capitoli viene a comporsi un quadro completo della teoria della guerra, ma anche della pace
 
LIONEL GILES (1875-1958) fu un apprezzato sinologo e orientalista inglese. Segretario della China Society a partire dal 1911, lavorò per gran parte della sua carriera al British Museum, prima come vice-curatore e poi come curatore del Dipartimento manoscritti e libri orientali, collaborando con i più illustri studiosi del tempo. Umanista e grande erudito, a lui si devono alcune delle più riuscite traduzioni di classici della filosofia cinese per il grande pubblico e un gran numero di articoli, recensioni e studi bibliografici pubblicati su riviste specialistiche. Nel 1951 re Giorgio VI lo nominò Commander of the Order of the British Empire (C.B.E.) in riconoscimento dei servizi resi nel campo della sinologia.

ENRICO LAVAGNO è autore di numerosi volumi d’argomento storico, artistico e geografico pubblicati da editori italiani e stranieri. È stato coautore dei testi per i volumi La Sacra Bibbia (2003) e Meraviglie dell’architettura (2008), e autore de Il Mondo (2005), Italia tracce del passato (2007), La Terra Santa nelle litografie di David Roberts (2008) e La Madonna delle Grazie: fede, arte e tradizione (2010).

Elizabeth Taylor - TI PIACERA' QUANDO CI ARRIVI - Racconti

Elizabeth Taylor
TI PIACERA' QUANDO CI ARRIVI
Traduzione di Paola Moretti
Copertina di Nerosunero
Racconti Edizioni
aprile 2024
pp 288, Euro 18,00.  


«Una delle migliori scrittrici inglesi nate in questo secolo
Kingsley Amis, autore di Jim il fortunato
«Invidio il lettore che la legge per la prima volta
Elizabeth Jane Howard, autrice della saga dei Cazalet
«C’è stata davvero una migliore cronista della vita inglese 
nei trent’anni successivi alla Seconda guerra mondiale?» 
Geoff Dyer, autore di L’infinito istante

La raccolta di racconti Ti piacerà quando ci arrivi raccoglie una selezione di short stories, tutte inedite in Italia, dell’autrice inglese Elizabeth Taylor, introdotte e tradotte da Paola Moretti.
La vita di tutti i giorni, la casa, la maternità e i legami coniugali, sono il nucleo centrale della poetica di Taylor, che propone nei suoi testi una riflessione delicata ma puntuale sulla società inglese dei suoi tempi, sui rapporti umani in generale e quelli amorosi in particolare. Una moglie insoddisfatta, una donna invidiosa della domestica di nuovo incinta, una luna di mielenoiosa e una casuale liaison extraconiugale; e poi ancora i pub di provincia, la campagna inglese, i lavori a maglia. Rose tutti i venerdì aspetta che arrivi Gilbert, il suo amante, nella villetta di campagna in cui lui le ha dato la possibilità di vivere: non fa altro che aspettare, aspettare che arrivi il fine settimana, aspettare che Gilbert le dia dei soldi per vivere, aspettare che qualcosa succeda. Beryl si agghinda di tutto punto per la sua prima notte di nozze, attesa con trepidazione ed ansia. Il suo giovane spo-
so, però, non risale in stanza dal ristorante dell’albergo, dove lo ha lasciato chiedendogli di raggiungerla di lì a poco: le ha forse preferito una bevuta in compagnia? Muriel è invischiata in un gioco di dispetti e rivendicazioni ai danni della cugina del marito, Hester Lily, di cui si ritrova a essere profondamente gelosa nonostante sia una ragazza goffa e sgraziata, ma decisamente più giovane e candida di lei.
Il microcosmo di intrecci e personaggi che si costruisce è familiare e a tratti quasi banale, ma è solo il pretesto che Taylor usa per raccontarci qualcosa di più: la routine di una vita qualunque che ci si sforza di scompigliare. È soprattutto la solitudine di un’esistenza grigia che i protagonisti così umani tentano di combattere, attraverso l’amore certo, ma soprattutto attraverso il desiderio fortissimo di non piegarsi mai agli eventi, di non arrendersi alla propria condizione, di combattere per avere sempre qualcosa di meglio.

Elizabeth Taylor (Reading, 1912 – Penn, 1975) è stata per molti la Jane Austen del xx secolo. Ha scritto una dozzina di romanzi fra cui Angel, La colpa e A casa di Mrs Lippincote (tutti Neri Pozza). Ti piacerà quando ci arrivi è una selezione dei suoi migliori racconti, perlopiù pubblicati sul New Yorker e tutti inediti in italiano.