domenica 3 novembre 2019

Biblioteca Sormani: presentazione del numero 16 di TRADUZIONETRADIZIONE


Milano, Biblioteca Sormani
Martedì 5 novembre, ore 17.30
TRADUZIONETRADIZIONE - numero 16



Presentazione del n° 16 di TRADUZIONETRADIZIONE - Quaderni internazionali di traduzione letteraria e teoria della traduzione diretti da Claudia Azzola.
Yearlong Poetry
Saranno presenti Claudia Azzola, Mariano Bargellini, Steven Grieco-Rathgeb, Mara Cantoni, Chiara Catapano, Silvia Pio, Elena Mutinelli 

Gli autori e i traduttori di questo numero
Paolo Febbraro poeta e saggista, con testi in originale e traduzione in inglese di Adam Elgar
Mariano Bargellini scrittore, con estratti in prosa tradotti in francese dalla poetessa Sylvie Durbec
Steven Grieco-Rathgeb poeta americano-svizzero-italiano, scrive in inglese e in italiano, versione di un poema in neogreco a cura di Chiara Catapano
Nanni Cagnone poeta e saggista, avrà testi letti in italiano e versione inglese di Stephen Sartarelli
Mara Cantoni cantautrice, drammaturga e regista, con una composizione visuale e poesie-canzoni
Chiara Catapano poetessa, bizantinista, studiosa della lingua neogreca, con un testo poetico in italiano e in inglese
Ugo Foscolo in versione inglese di Adam Elgar 
Silvia Pio anglista e traduttrice, in dialogo sulle lingue e la comunicazione
Elena Mutinelli scultrice e autrice dell’opera di copertina

Tre titoli di e su Alda Merini: conversazione alla Biblioteca Sormani



Lunedì 4 novembre 2019, ore 17,30
Milano, Biblioteca Sormani - Sala del Grechetto
Conversazione con Annarita Briganti, Ornella Spagnulo e Riccardo Redivo in occasione della pubblicazione dei volumi
 
Alda Merini. L’eroina del caos di Annarita Briganti, Cairo editore
Confusione di stelle di Alda Merini. A cura di Ornella Spagnulo e Riccardo Redivo, Einaudi
E gli angeli sono distanti di Ornella Spagnulo, Casa editrice L’Erudita

Modera Benedetta Centovalli

Alda Merini. L'eroina del caos
Una poeta, non una poetessa. Rock, ribelle, sopra le righe, contro ogni forma di convenzione e d'ipocrisia. Due matrimoni, quattro figlie, e una guerra mondiale, ricoveri in manicomio, telefonate notturne, amori celebri e indimenticabili furori, cicche di sigaretta, scrittura, solitudini. Alda Merini è impossibile da contenere entro i bordi di una pagina perché i suoi versi e la sua storia esondano, invadono la vita. Questa è una sua storia, narrata per le strade di Milano, tra le pareti della sua casa, nelle pieghe di decenni in cui le donne cambiavano, e con loro l'Italia. Grazie ad affascinanti ricostruzioni dell'epoca e a molte preziose interviste - agli amici, ai colleghi artisti, al fedele fotografo, alla figlia Barbara e a tanti altri - le voci di chi c'era si uniscono a quella dell'autrice per raccontare gli aneddoti, i pensieri, i retroscena, in presa diretta. Annarita Briganti ci offre su Alda Merini uno sguardo originale, ricco di sfumature e di dettagli. E ne illumina la vita con un taglio sghembo e partecipe, come il sole che tramonta sui Navigli cari all'artista, facendo brillare l'acqua e regalando ai nostri giorni ordinari una nuova magia.

Annarita Briganti, giornalista culturale e scrittrice. Napoletana globetrotter, felicemente espatriata a Milano, scrive di libri su Repubblica e Donna Moderna, dove ha anche un blog. Si occupa di qualsiasi cosa abbia a che fare con la letteratura. Ama presentare i libri suoi e degli altri, collezionare libri autografati, fare fotografie, leggere, mangiare, bere e gli Artisti. La trovate su Twitter e Instagram – @annaritab72 –, su Facebook e ovunque ci sia connessione. Con Non chiedermi come sei nata (Cairo, 2014), il suo primo romanzo, una storia vera d’amore e fecondazione assistita, ha vinto il Premio Comoinrosa, ha girato l’Italia e lo sta portando a teatro. L’amore è una favola è il suo secondo romanzo, con la stessa protagonista, #Gioia


Confusione di stelle di Alda Merini A cura di Ornella Spagnulo e Riccardo Redivo, Giulio Einaudi editore
Gli anni Ottanta, dopo il ricovero manicomiale, sono stati il periodo d'oro per la poesia di Alda Merini, e proprio al quadriennio 1982-85 risale la settantina di poesie ritrovate nella corrispondenza di Oreste Macrí, qui raccolte insieme a quattro racconti e quattro originalissime autointerviste. "?Si mutarono in sogni (e morti) i migliori pensieri; un'eccezione ancora intatta è quella per te dovuta alla tua nascita di sogno senza risveglio, e non d'altra sostanza è fatta d'amore la follia che unisce l'universo" Gli anni Ottanta, dopo il ricovero manicomiale, sono stati il periodo d'oro per la poesia di Alda Merini, basti pensare a due raccolte-capolavoro come La Terra Santa , pubblicata da Scheiwiller nel 1984, e Testamento , pubblicata da Crocetti nel 1988 a cura di Raboni. E proprio al quadriennio 1982-85 risale la settantina di poesie ritrovate nella corrispondenza di Oreste Macrí da Riccardo Redivo e Ornella Spagnulo, insieme a molte lettere della poetessa che si rivolgeva all'amico critico sia per questioni letterarie sia per questioni legate alla sua complicata vita familiare. E infatti una parte di queste poesie trattano in versi gli stessi argomenti delle lettere: in particolare il rapporto con il secondo marito, il poeta e medico Michele Pierri. Le poesie sono dunque del miglior livello nella vasta produzione della poetessa e non risentono di quel certo automatismo del periodo piú tardo. Ad accompagnarle nel volume anche quattro racconti e quattro originalissime auto-interviste.


Ornella Spagnulo è nata a Taranto il 31 marzo 1982, è vissuta a Firenze e a Madrid e attualmente la sua casa è a Roma. Si è laureata in critica letteraria alla Sapienza, è dottoressa di ricerca in italianistica all’università Tor Vergata e ha frequentato il master in scrittura creativa Luiss Writing School. È autrice della raccolta di poesie L’avvio e la perdizione, Sillabe di Sale, 2015, del prosimetro ispirato a Calvino Sottili, continue, nascoste, invisibili. Riscrittura delle Città Invisibili di Italo Calvino, pubblicato nel Catalogo degli Atti del Convegno La Città, Universitalia, 2015, del prosimetro Nuove terzine, uscito nel 2016 con l’editore Fuorilinea, e della raccolta di poesie Come una tigre, Eretica Edizioni, 2018. Come saggista è autrice di quella che al momento è l’unica monografia italiana sulla scrittrice Isabel Allende, Il reale meraviglioso di Isabel Allende, Aracne, 2009. Ha collaborato e collabora con giornali, siti culturali, blog letterari e riviste accademiche. Ha realizzato eventi con la biblioteca Elsa Morante di Ostia, con l’associazione anti-stigma Alda Merini e con il programma Libriamoci. Fa parte della direzione scientifica del festival Primavera Poetica di Venosa (associazione Alda Merini).
Riccardo Redivo Nato a Trieste nel 1978. Ha pubblicato La letteratura morale. Piccolo saggio su due libri di Boris Pahor (2008); Alda Merini. Dall’orfismo alla canzone. Il percorso poetico (2009); Chiaulis. Un paese da preservare (2009); Doppio canto. La poesia cantata della letteratura italiana (2012); e la raccolta di poesie Uvala (2017).


Alda Merini, mia madre di Emanuela Carniti
Alda Merini ̀ la poetessa pìù amata del Novecento italiano, perché ha saputo sublimare la sua dolorosa esperienza biografica in poesia pura. Per questa ragione è stata elogiata da importanti critici letterari e insieme adorata da lettrici e lettori. Una vita, la sua, appassionante e appassionata, drammatica ed eccezionale: il precoce talento e la frequentazione fin da giovanissima dei maggiori intellettuali, la malattia mentale e i ricoveri in manicomio, i due matrimoni e i grandi amori, la celebrità arrivata tardi, il quartiere-mondo dei Navigli a Milano... In questo libro Emanuela, la figlia maggiore di Alda, per la prima volta ricostruisce la storia della madre, e la racconta nella quotidianità e nella dimensione domestica, con la sua generosità e le sue eccentricità; e nelle vicende letterarie ed editoriali, fatte di anni di silenzio e altri di successo. Viene fuori un ritratto franco e intenso di una donna, una mamma, un’artista che, pur tra mille momenti bui, non si ̀ mai data per vinta.
Emanuela Carniti È nata a Milano nel 1955, prima figlia di Alda Merini e Ettore Carniti. Ha lavorato come infermiera psichiatrica. Vive ad Omegna.

venerdì 1 novembre 2019

Roberta Pedrotti - STORIA DELL'OPERA LIRICA - Odoya


Roberta Pedrotti
STORIA DELL’OPERA LIRICA
Un immenso orizzonte
dalle origini ai nostri giorni
prefazione di Azio Corgi
premessa di Francesco Lanzillotta
Odoya Edizioni
Collana Library
pp.288, novembre 2019, Euro 20,00, brossura, illustrato

Un Libro, quello di Roberta Pedrotti, che guarda all’opera lirica come un genere vivo e cosmopolita, con l’intento di svelarne la storia, i contenuti e i mondi paralleli.” Azio Corghi dalla prefazione
Si sono scritte opere per quattro secoli e ancora se ne scrivono, ogni opera cerca di interpretare il proprio tempo e nel farlo capita che vada oltre e colga temi universali ed eterni” Roberta Pedrotti

La presentazione dell'editore:
Se l’autrice non fosse un’ottima prosatrice, questo sarebbe un titolo ambizioso. Invece Roberta Pedrotti − che da anni con il suo L’ape musicale è diventata un punto di riferimento per i melomani nazionali ed è stata recentemente premiata per la diffusione dell’opera rossiniana nel mondo per il suo Le donne di Gioachino Rossini − è realmente riuscita a racchiude secoli di rappresentazioni in questo scritto elegante come un’aria mozartiana. La missione che con lei ci poniamo è quella di diffondere la passione per l'opera fornendo informazioni utili per la fruizione al cinema, in tv e soprattutto dove nasce la magia: nei teatri.
Questo libro dischiude l’orizzonte immenso (per dirla con il Guillame Tell) di un’arte che per sua stessa natura va oltre il ripetibile: rinasce in nuova forma tutte le volte mai identica a sé stessa. Con incedere cronologico, ma dovizia di approfondimenti (dalla “moda dei castrati”, all’Opera al cinema, dalla storia dei teatri e dei cantanti ai supporti, etc) in meno di trecento pagine illustrate questo prezioso volume parte dalle origini del melodramma per arrivare ai giorni nostri. In quattro macro capitoli che partono dai primi recitar cantando rinascimentali per arrivare fino alle opere di Britten e Messiaen, in questo volume si omaggia un’arte che nasce in Italia e nella quale l’Italia è sempre stata un punto di riferimento. Un’arte a ogni modo internazionale che ha sempre visto il confronto tra corti, grandi produzioni e teatri.  Con un capitolo finale dedicato agli “appunti per un glossario” e ad altre cose da sapere, per esempio come affrontare “il librettese”, l’inedito di Roberta Pedrotti è lo strumento più prezioso per chi si accosta al melodramma o per chi intende approfondire in vista di una notte all’opera. Una vera e propria strenna natalizia da leggere, consultare (grazie anche all’utile indice dei nomi), regalare (adatto per ragazzi che stanno studiando al conservatorio) e consigliare agli amici che adorano musica, bel canto, trame appassionanti e messe in scena maestose.

Azio Corghi (1937) è uno dei più importanti compositori italiani dell’ultimo secolo. Autore di brani vocali e strumentali come di numerose opere liriche, in collaborazione con lo scrittore e premio Nobel José Saramago ha realizzato importanti lavori fra cui Blimunda (1990), Divara (1993), Cruci- Verba (2001) e Il dissoluto assolto (2005). Come musicologo ha firmato l’edizione critica dell’Italiana in Algeri di Rossini. 

Francesco Lanzillotta (1977) è fra i direttori d’orchestra italiani più interessanti della sua generazione. Già direttore musicale della Fondazione Toscanini di Parma, ricopre dal 2017 la medesima carica allo Sferisterio di Macerata. Affianca con passione l’attività di interprete a quella di compositore.
Per informazioni e materiali Papetti@odoya.it 3397223639 Telefono fisso: 0753758159



Daniela Lojarro - IL SUONO SACRO DI ARJIAM (2 voll.) - GDS


Daniela Lojarro
FAHRYON. Il suono sacro di Arjiam. Parte prima
GDS
Collana Aktoris
pp.312, febbraio 2016, Euro 25,00, brossura


"È al cammino che hai davanti che devi guardare, non a quello che hai già compiuto. Il Suono Sacro è la Conoscenza. In esso troverai la via per sollevare il velo che nasconde la verità immutabile."Per il regno di Arjiam si profila una terribile minaccia: il nobile Mazdraan, Primo Cavaliere del Re, ha scoperto che, impadronendosi del Cristallo del Tempo, potrà controllare le vibrazioni del Suono Sacro, il principio creatore dell'universo, e mutare a suo piacimento la Legge che regola il ciclo della vita. Il cammino di Fahryon, neofita dell'Ordine sapienziale dell'Uroburo, sembra incrociarsi per caso con quello di Mazdraan, dell'anziano saggio Tyrnahan e di Uszrany, Cavaliere dell'Ordine militare del Grifo. Durante la sua iniziazione ai misteri del Suono Sacro però, Fahryon comprenderà il suo ruolo nella vicenda in cui si è trovata coinvolta e, dopo averlo coscientemente scelto, riuscirà a trasformare le sue apparenti debolezze nell'arma vincente per impedire che il Mondo precipiti nel caos.


Daniela Lojarro
IL RISVEGLIO DI FAHRYON. Il suono sacro di Arjiam. Parte seconda
GDS
Collana Aktoris
pp.336, aprile 2016, Euro 25,00, brossura

"Nulla è solo ciò che sembra"Fahryon, neofita dell'Ordine dell'Uroburo, fugge dalla capitale del regno di Arjiam insieme ad Uszrany, cavaliere dell'Ordine del Grifo, per evitare di cadere nelle mani del potente nobile Primo Cavaliere del regno, il nobile Mazdraan, segretamente adepto della Malia, l'insidiosa magia legata al Silenzio e al Vuoto. Tuttavia, durante la precipitosa fuga, il nobile Mazdraan cattura Uszrany; Fahryon, invece, è tratta in salvo da Vehltur, un misterioso Magh. Mentre Uszrany, prigioniero del nobile Mazdraan, scopre sconcertanti segreti sulla storia del regno e impara a convivere con i fantasmi del suo passato, Fahryon, sotto la guida di Vehltur, inizia il cammino iniziatico che, prova dopo prova, la prepara al confronto con il suo avversario, il nobile Mazdraan.

L’autrice
Daniela Lojarro Rascher è nata a Torino in una famiglia con radici napoletane, spagnole e piemontesi. Accanto agli studi classici, ha iniziato quelli musicali che l'hanno portata sui maggiori palcoscenici italiani ed europei, lavorando con Maestri di fama internazionale e registi come F. Zeffirelli che la scelse per interpretare la colonna sonora del suo film "Il giovane Toscanini". Alcuni brani da lei incisi sono stati inseriti anche nel film di M. Scorsese "The Departed". Dedica una parte del suo tempo a una forma di rieducazione della voce e dell'ascolto, l'Audio-Psico-Fonologia, per aiutare persone con difficoltà nello sviluppo della lingua sia parlata che scritta oppure attori, cantanti, commentatori televisivi, insegnanti, manager che, lavorando molto con la voce, possono attraversare periodi di stress vocale.

mercoledì 30 ottobre 2019

AMOR LIBRORUM a Palermo


Sabato 9 e domenica 10 novembre 2019 presso l'Oratorio Quaroni in via Maqueda 276 a Palermo si terrà la XXV mostra di libri rari, stampe antiche, fotografie e collezionismo cartaceo. All'interno potrà ammirarsi una esposizione di manoscritti di viaggiatori in Sicilia, che essendo in copia unica e inediti rappresentano un contributo prezioso per la letteratura del viaggio nella nostra isola. La mostra resta aperta dalle ore 10 alle ore 20. L'ingresso è libero.

Tommy Wieringa - SANTA RITA - Iperborea


Tommy Wieringa
SANTA RITA
(De heilige Rita, 2017)
Traduzione di Claudia Cozzi
Iperborea
Collana Narrativa 312
pp.320, ottobre 2019, Euro 18,50, brossura


Il libro

Dall’autore di Questi sono i nomi un romanzo maestoso e commovente su un’anima perduta che riesce a riemergere dalle tenebre.

Agosto 1975. Turbando la tranquilla, secolare vita rurale di un paesino della pianura olandese, un piccolo aereo si schianta su un campo di mais dietro la casa di Aloïs e Alice Krüzen. A bordo c’è un russo in fuga dall’Unione Sovietica. Agonizzante ma vivo, il pilota è accudito dai Krüzen, ma non appena si rimette in piedi se ne va con Alice per mano: Aloïs e il figlio Paul, di otto anni, restano soli. Passa il tempo ma Paul, ormai cinquantenne, è ancora tormentato dal ricordo di quel russo caduto dal cielo che gli ha portato via la madre. La sua esistenza si sta consumando tra la casa in cui vive con il padre, la stalla adibita a magazzino per il suo commercio di cimeli militari, il bar del posto di nuova gestione cinese e il bordello del sinistro Steggink appena oltre il confine tedesco. Qui, ad aspettarlo, ci sono sempre le consolazioni dell’amore a pagamento della «materna Rita», che come lui porta al collo una medaglietta della santa sua omonima, patrona delle cause perse. Unico vero amico di Paul è Hedwiges, un’altra anima grigia che per vivere manda avanti l’anacronistica drogheria di famiglia e che una volta all’anno lo accompagna in vacanza in un qualche paradiso della prostituzione. E quando Hedwiges e Rita, gli unici punti fermi di Paul, gli vengono tolti, il precario equilibrio si spezza e la rabbia esplode. Con la sensualità della sua prosa, e uno sguardo amaro ma capace di totale empatia, Tommy Wieringa ci sprofonda nella provincia degli ultimi, dove la modernità arriva sotto forma di nuovissimi smartphone e di cinesi senza radici che oggi gestiscono un bar e domani chissà, dove la forza dei desideri indotti è inversamente proporzionale alla possibilità di realizzarli. Il luogo dove cova il rancore del nostro vivere contemporaneo.


L’autore

Tommy Wieringa, nasce nel 1967 a Goor in Olanda, al confine con la Germania, e debutta nel 1995 raggiungendo la fama internazionale nel 2005 con il romanzo Joe Speedboat (Iperborea, 2009). Questi sono i nomi (Iperborea 2014) è stato finalista del Premio Strega Europeo e del Premio Von Rezzori, e ha conquistato la critica che l’ha paragonato a Salinger, John Irving e Paul Auster. Tutti i suoi romanzi sono tradotti in tutto il mondo.

domenica 27 ottobre 2019

Umberto Fiori - IL CONOSCENTE - Marcos y Marcos



Umberto Fiori
IL CONOSCENTE
Marcos y Marcos
Gli Alianti
pp.320, febbraio 2019, Euro 20,00, brossura


Incipit

1.È vero: ci sono giorni che le vostre parole più care e buone mi suonano come insulti, giorni che dal mattino alla sera il sole splende contro di me come contro un ritaglio di lamiera: non mi si parla senza avere diritto in faccia il suo abbaglio tremendo. Ci sono volte che mi trovate là, fermo, freddo come l’avanzo nel piatto. Non vi ascolto, non alzo nemmeno gli occhi. È che ho la testa piena di una scena che ho visto tanti anni fa. 2. Estate. Una grande villa sul mare. Lì, tra scogli e pinoli, si teneva la Convenzione. Incontri, scambi, battere di ciglia, docce, equivoci, gare, eventi vari, pause, sbadigli, digrignare di denti. Gente in mezzo alla gente. Gente, anch’io: uno in più chiamato a convenire. Un convenuto, un ospite. Un estraneo. Eppure quei mattoni tiepidi, quelle aiuole di gerani, quelle fontane, quei portici, li sentivo parenti. Stavo lì come il mondo nella mente. In ogni pavimento riposava un’aria che sapevo; ogni stipite profumava di luce, di abbondanza. Persino il sentore di lardo, nelle cucine, era sobrio, solenne. Nel fresco delle stanze, nel legno bruno dei tavoli, nelle maniglie patinate dagli anni e dalle mani respirava una calma, un ordine antico e quieto, senza nemici. Un gesto largo, discreto. Ah, le case dei ricchi. I ricchi veri, voglio dire, come io ne ho incontrati (in sogno, forse) fin da bambino. I signori. A quelle mura solide e misurate noi Convenuti stavamo tornando, al termine dei lavori di una giornata rovente, carichi di mare e vento, di sole, di fatica e di pace. Era l’ora in cui la volontà finalmente si ferma, tace e si mette in ascolto, l’ora in cui dietro le forme del mondo che si ritirano dentro la pancia buona dell’ombra, senti una promessa. Ecco la sera. Ecco il premio che arriva, la ricompensa che il giorno tratteneva. Noi saremo contenti.

Il libro

Un personaggio riemerso dal passato. Ridicolo e insinuante, arrogante e mellifluo. ll retro del mondo, i misteri: la storia italiana del secolo scorso, delle utopie, delle stragi. Un viaggio lungo le bellezze della penisola, fin ‘dietro le cose’. L’ineffabile, potentissimo signor Olindo. La malattia, la cura. Un’isola fumante. Una gara di insulti. Una canoa, un antico bassorilievo. Selva, la femmina che seduce e si restringe. Il confronto finale.
Il nuovo libro di Umberto Fiori è un racconto in versi falsissimamente autobiografico, un sogno – e per certi aspetti un incubo,  un’allucinazione – il cui protagonista porta lo stesso nome e cognome dell’autore. Il suo ambiguo antagonista – il Conoscente: mestatore politico, tuttologo rampante, infine tartufesco ‘guaritore’ – lo lusinga e lo provoca, lo trascina attraverso una serie di incontri che dovrebbero ammaestrarlo, rivelargli ciò che si ostina a ignorare, e finiscono invece per stordirlo e confonderlo. La verità, in questa storia, è un segreto osceno che si esibisce e si sottrae, un enigma di cui il Conoscente pretende di avere in pugno la chiave. ‘Umberto Fiori’  affronta i vari incontri come ci si sottopone a una serie di prove d’iniziazione nelle favole. Solo, senza amici, assediato da un’umanità grottesca e spocchiosa, riuscirà alla fine a sfuggire alla presa del suo mefistofelico terapeuta?

L’autore

Umberto Fiori è nato a Sarzana nel 1949. Vive a Milano. Negli anni ’70 ha fatto parte degli Stormy Six, uno dei gruppi storici del rock italiano. In seguito ha collaborato con il compositore Luca Francesconi, per il quale ha scritto due libretti d’opera (Scene Ballata) e numerosi altri testi. È autore di saggi sulla musica (Scrivere con la voce, 2003) e di un romanzo breve, La vera storia di Boy Bantàm (2007). Le sue raccolte poetiche sono: Case (S. Marco dei Giustiniani, 1986) e, per Marcos y Marcos, Esempi (1992), Chiarimenti (1995), Parlare al muro (con immagini del pittore Marco Petrus, 1996), Tutti (1998), La bella vista (2002) e La poesia è un fischio – Saggi 1986-2006 (2007).

Ultima settimana per visitare la mostra MATITE Bonvini 1909 a Milano



In occasione dei 110 anni di FBM (Fratelli Bonvini Milano – nome originario della bottega di cartoleria e tipografia, aperta il 9 luglio 1909 da Luigia e Costante Bonvini), il progetto culturale Bonvini 1909 dedicato alla scrittura e alla stampa continua a crescere: dal recupero dell’attività originaria con il restauro conservativo dei locali storici e delle macchine nel 2014, alla creazione della piccola libreria indipendente (2016), all’Atelier tipografico su corso Lodi (2017), ampliatosi nel 2018 al primo piano con lo spazio per workshop, mostre e progetti speciali. Oggi, con la mostra MATITE, Bonvini 1909 avvia un progetto di valorizzazione dell’archivio storico e della collezione di cartoleria e tipografia, a cura di Marta Sironi e con i disegni di Simo Capecchi.
La mostra MATITE intende celebrare una delle invenzioni più antiche dell’espressività umana, strumento di esplorazione e conoscenza, diventata nel tempo simbolo di cultura. Ne percorre la storia attraverso i principali marchi italiani, Presbitero e Lyra di Milano, Fila di Firenze e Fim di Torino e le marche internazionali da sempre distribuite anche in Italia: Schwan, Staedtler, Hardtmuth e Faber-Castell.
Un ampio campionario di un oggetto in gran parte passato dal banco di vendita di FBM: l’archivio lo rivela a tratti e con pochi pezzi, mentre la maggior parte della collezione è stata acquisita da Bonvini 1909 per conservare e raccontare un prodotto industriale che nel Novecento ha raggiunto il suo apice, ancora oggi ricco di narrazioni attraverso la preziosità materiale e la sintesi grafica di etichette e confezioni.
A illustrare il rapporto tra il passato e il presente, i disegni acquerellati di Simo Capecchi, concepiti durante la residenza artistica presso Bonvini 1909. Raccontano quattro storie: la bottega originaria, il Letterpress e l’Atelier 1909, l’Archivio e la collezione, la tipografia di ieri e di oggi.
Conclude il percorso l’entrata in scena di una nuova matita: prodotta in soli mille esemplari da una delle più antiche manifatture francesi, la matita Bonvini 1909 raccoglie il testimone storico e rilancia nel presente nuove storie di scrittura e disegno.

Simo Capecchi (Milano 1964) ha studiato architettura a Venezia e vive a Napoli da trent’anni. Lavora come illustratrice eseguendo reportage visivi dal vero. Tiene workshop di disegno con l’associazione internazionale Urban Sketchers che ha contribuito a fondare. Dal 2015 tiene una rubrica scritta e disegnata sull’ultima pagina del mensile di viaggi Dove.

Marta Sironi, storica dell’arte con interessi di ricerca per l’illustrazione e la grafica del Novecento, cura l’ordinamento dell’archivio storico FBM. Tra le sue pubblicazioni: le monografie su John Alcorn e Giovanni Pintori (Moleskine, 2013 e 2015) e Il libro bello. Grafica editoriale in Italia tra le due guerre, in uscita per Unicopli.


venerdì 25 ottobre 2019

Gian Mauro Sales Pandolfini - METAFISICHERIE - Edizioni Ex Libris


Gian Mauro Sales Pandolfini
METAFISICHERIE
Luigi Capuana e la cultura medianica tra Ottocento e Novecento

Presentazione di Vittorio Sgarbi
Prefazione di Clementina Giuffrida
Fotografie di Luigi Capuana
Copertina e illustrazioni di Luca Ferracane
Edizioni Ex Libris | Palermo - Collana Lo zibaldone

16,00 €, novembre 2019, brossura

Il libro

Il testo si offre, senza alcuna pretesa di completezza, quale agevole introduzione all’opera saggistica, letteraria e fotografica inerente lo spiritismo di Luigi Capuana, per mostrarne il ruolo di primo piano in stretto legame alla temperie culturale nazionale, transalpina e statunitense dell’epoca, da Lombroso a D’Annunzio, da Wilde a Poe, da Zola a Richet.
Il primo nero su bianco di Capuana sullo spiritismo risale a un afoso agosto del 1864, quando, ospite di un certo Poggi a Firenze, magnetizza e fotografa Beppina, la figlia diciottenne posseduta dallo spettro di Ugo Foscolo, del quale desiderava da tempo scriverne la biografia. In verità la sua vocazione per l’occulto è stata assai precoce, ispirata alle conversazioni tra lo zio Antonio e i suoi amici appassionati di medianità o ai racconti dei contadini delle campagne intorno a Mineo. Storie tradizionali di mercanti saraceni, anime foriere di fortuna o sventura, e di nonne, spiriti della casa o streghe che scambiano i bambini.
Tutta l’opera di Capuana è attraversata dalla costante del dubbio, dalla tensione tra realtà e finzione, tra Verismo e Simbolismo, tra certezze della scienza e metafisicherie del possibilismo, tanto da rendere limitante, se non vana, una rigida classificazione del poliedrico scrittore siciliano, ancor oggi noto soltanto come uno tra i massimi esponenti del Realismo letterario.
Il testo è accompagnato da una cospicua galleria di fotografie dello stesso Capuana, dalle illustrazioni del librettista e scenografo palermitano Luca Ferracane e da una ricca bibliografia utile a supportare il lettore in questo affascinante viaggio nel mondo dell’occulto.

Estratto

Io come il capo delle assise, giuro, sul mio onore e sulla mia coscienza, che tutto quello che son per raccontare non ho aggiunto nessuna frangia, neanco una virgola di mio. [...] La ripetizione, a sazietà, di un dato fenomeno mi rende certo di non aver osservato male, di non esser caduto in preda di illusioni ottiche o di allucinazioni di esaltato. [...] I documenti che non provengono dalla mia personale esperienza, posso garantirli egualmente come esenti di frode; alcuni perché, nati sotto i miei occhi, fanno parte integrante delle mie ricerche e dei miei tentativi, altri perché provenienti da persona ben conosciuta e della cui lealtà e buona fede non è possibile dubitare. [...] Mi pare di fare un bell’atto di coraggio mettendomi a raccontar fatti e presentar docu-menti contro i quali so, anticipatamente, di dover trovare armata la diffidenza, la preoccupazione e, lasciamelo dire, la presuntuosa ignoranza di gran parte del pubblico. [...] Pei fatti, pei fatti soltanto, son pronto a stender la mano sul fuoco e a lasciarvela bruciare.
da Spiritismo? - 1884

L’autore

Gian Mauro Sales Pandolfini [Palermo 1978], antropologo, si occupa di credenze popolari, siciliane e classiche attinenti la sfera magico-rituale e di fenomeni legati allo spiritismo medianico e magnetico tra Ottocento e Novecento. Ha contribuito al disvelamento dell’opera saggistica e letteraria, inerente l’occultismo, di Luigi Capuana, sostenendo il dialogo interdisciplinare tra antropologia e letteratura. Già redattore e amministratore multimediale presso diverse case editrici palermitane, è stato archivista presso la biblioteca del Dipartimento dei Beni culturali-storico-geografico-antropologici dell’Università degli Studi di Palermo; ha collaborato e collabora all’allestimento di mostre d’arte moderna e contemporanea presso diverse istituzioni pubbliche e private; è stato consulente antropologo e coordinatore editoriale per conto dell’ex Assessore ai Beni Culturali e all’Identità siciliana della Regione Sicilia Prof. Vittorio Sgarbi. Scrive per l’organo ufficiale dell’Istituto Euroarabo di Mazara del Vallo, “Dialoghi Mediterranei”.

giovedì 24 ottobre 2019

Christian Guay-Poliquin - IL PESO DELLA NEVE - Marsilio


Christian Guay-Poliquin
IL PESO DELLA NEVE
(Le Poids de la niege)
Traduzione di Francesco Bruno
Marsilio
Collana Farfalle
pp.148, gennaio 2019, Euro 17,00, brossura


Il libro

In seguito a un brutto incidente, un uomo si ritrova nella stanza di una casa in mezzo alla neve. Ha le gambe paralizzate ed è in balia di un vecchio che non conosce. Il misterioso signore gli cura le ferite, gli prepara da mangiare e fa quel che può per riscaldare e illuminare l’ambiente, perché l’energia elettrica è saltata a causa di un improvviso e generalizzato blackout. Ma nonostante l’apparente dedizione, il vecchio rimane un enigma per il suo paziente: potrebbe nascondere qualunque segreto, potrebbe nutrire istinti violenti, potrebbe essere capace di un gesto inconsulto. Come se non bastasse, inquietanti personaggi dai nomi biblici fanno visita ai due uomini portando viveri e notizie dal villaggio vicino, ma neanche loro sembrano persone di cui fidarsi. Con il livello della neve, sale anche la tensione. Di fatto, quella casa immersa in un mare di ghiaccio è una trappola senza uscita, proprio come lo era il labirinto per Dedalo e Icaro. Prigionieri dell’inverno spietato, delle minacce esterne, ma soprattutto l’uno dell’altro, i due possono solo sperare di procurarsi delle ali metaforiche e provare a volare. A patto che l’ambizione non si riveli una condanna. Acclamato da pubblico e critica come la nuova promessa della letteratura canadese, Christian Guay-Poliquin dà vita a un raffinato thriller psicologico che in realtà è molto di più: la storia di una guarigione ma anche di una crescita, di un rapporto tra generazioni che nasce e si evolve in modi inaspettati e in una condizione ambientale estrema; la storia dell’isolamento forzato di due persone e di un’intera comunità, che si trova a fare i conti con bisogni primari e istinti elementari; la storia dell’eterna sfida tra l’uomo e una natura selvaggia, sublime e ostile, salvifica e fatale.

L’autore

Nato in Québec nel 1982, è considerato uno degli autori rivelazione del suo paese. Con Il peso della neve ha ottenuto tutti i più importanti riconoscimenti letterari canadesi, tra cui il Governor General’s Literary Award,l’equivalente del premio Strega.

Irmgard Keun - DOPO MEZZANOTTE - L'Orma


Irmgard Keun
DOPO MEZZANOTTE
(Nach Mitternacht, 1937)
Traduzione di Eleonora Tomassini
L’Orma
collana Kreuzville Aleph
pp.192, 2019, Euro 16,00, brossura con alette

L’incipit

“A volte apri una busta e ne salta fuori qualcosa che ti morde o ti punge, anche se non è un animaletto. Oggi è arrivata una lettera del genere da Franz. «Cara Sanna,» mi scrive «vorrei rivederti, perciò magari ti vengo a trovare. Per molto tempo non ho potuto scriverti, ma ho pensato spesso a te, di sicuro lo sai, devi averlo sentito. Spero che tu stia bene. Ti abbraccio, mia dolce Sanna. Il tuo Franz.» Cos’è successo a Franz? È malato? Forse sarei dovuta salire subito su un treno e andare da lui a Colonia. Non l’ho fatto. Ho ripiegato il foglio e me lo sono nascosto nella scollatura, e adesso è lì che mi gra4a il petto. Sono esausta. È stata una giornata così di4cile e faticosa, ma ormai la vita si è fatta tutta così. Non voglio più pensare, non riesco più a pensare… nel cervello ho soltanto macchie chiare, macchie scure, e vorticano all’impazzata. Vorrei bermi in santa pace la mia bella birra, ma quando sento l’espressione visione del mondo so subito che sta per scoppiare un putiferio. Gerti dovrebbe piantarla di stuzzicare questo SA con la solita solfa che le uniformi dell’esercito del Reich sono molto più belle e pure i soldati sono tutti uno schianto, e che se proprio deve andarsi a pescare un militare che almeno sia uno dell’esercito del Reich. Ovviamente parole simili ronzano come calabroni inferociti intorno a Kurt Pielmann, lo pungono e gli bruciano 3n nel profondo… se non muore subito si può star certi che si incarognisce. Di colpo Kurt Pielmann sembra come malato, e pensare che 3no a poco fa era così contento, che pena. In 3n dei conti, tre giorni addietro ha guadagnato un’altra stelletta e oggi è venuto da Würzburg 3no a Francoforte apposta per rivedere Gerti, e anche il Führer. Infatti oggi il Führer è arrivato in città per 3ssare tutto serio il popolo dal balcone del Teatro dell’Opera e assistere alla s3lata di una fanfara di soldati appena rientrati in Renania. Voglio o6rire un altro giro di birra, così ci distraiamo; chissà se di soldi ne ho abbastanza…  .”

Il libro

Germania 1936: due notti indiavolate, trascorse tra feste eleganti e chiassose birrerie. Una diciannovenne come tante e con una gran voglia di ridere si ritrova a decidere della propria esistenza, mentre il rombo della folla, «profondo, roco e un po’ stanco», acclama Hitler che sfila in corteo lungo le strade della città. In un tempo in cui il desiderio di vita non può che trasformarsi in necessità di fuga, lo sguardo svagato di Sanna coglie con irriverente grazia intrighi, tragedie, violenze e amori di un’indimenticabile compagnia di resistenti loro malgrado. Incontriamo così il malinconico Franz, con il quale Sanna vagheggia un futuro di tenera libertà, e poi la smaliziata Gerti, con la sua passione proibita per l’ebreo Dieter, e ancora il mediocre scrittore Algin, i cui inoffensivi successi attirano d’un tratto l’attenzione della censura, e il giornalista Heini, fin troppo lucido e affezionato al proprio cinismo. Con Dopo mezzanotte – scritto nel 1937 allo stesso tavolino su cui Joseph Roth stava componendo La Cripta dei Cappuccini – Irmgard Keun ha raccontato in presa diretta, e con un’ironia a maggior ragione stupefacente, quella meschinità che produce e alimenta i regimi di ogni tempo, regalandoci un prodigio di densità e leggerezza.

L’autore

Irmgard Keun (1905-1982) è stata una delle scrittrici più originali del suo tempo ed è al centro ormai da anni di una riscoperta da parte di critica e pubblico. Compagna di Joseph Roth, fu spinta alla scrittura da Alfred Döblin che ne ammirava la vivace intelligenza e l’umorismo fulminante. È autrice di sceneggiature, reportage e una dozzina di romanzi in cui ha raccontato le contraddizioni della società europea prima e durante la Seconda guerra mondiale, concentrandosi in particolare sulla condizione della donna. Le sue opere furono proibite dai nazisti; per tutta risposta l’autrice fece causa allo Stato per danni.
All’inizio degli anni Trenta, i suoi Gilgi, una di noi e Doris, la ragazza misto seta trasformarono Keun in un caso letterario e la resero una celebrità internazionale. In esilio scrisse Una bambina da non frequentare e Dopo mezzanotte.

Lina Maria Ugolini - BELLINI NELLA MUSICA DELLE CARROZZE - Kalos

Venerdì 25 ottobre, alle 18,30 al Teatro Bellini di Palermo, si parlerà di «Bellini nella musica delle carrozze» (edizioni Kalós) con l’autrice Lina Maria Ugolini e il giornalista Totò Rizzo, e se ne ascolteranno alcune pagine dall’attore Alfredo Amoroso. Seguirà una visita guidata al vecchio, glorioso Regio Teatro Carolino, poi Bellini.


Lina Maria Ugolini
BELLINI NELLA MUSICA DELLE CARROZZE
Kalos
pp.80, 2019, Euro 10,00, brossura


Il libro

Gli affetti, la formazione artistica, gli amori, i viaggi, le amicizie e le opere del grande compositore siciliano dagli occhi azzurri. Un ritratto di Vincenzo Bellini che da Catania parte seguendo la musica del tempo delle carrozze che lo hanno accompagnato in lungo e in largo nell’Ottocento per i teatri dello Stivale e Oltralpe, fino al ritorno a casa di un’ultima carrozza da Parigi… Pagine che ricreano la poesia di una vita densa e profonda, facendo letteralmente muovere, nell’animazione dei disegni, ruote e cavalli su pentagrammi di note volte a ricordare Bellini come cantore di melodie lunghe, struggenti e immortali.
Illustrazioni di Flavia Filpi
Questo volume è anche un flip book. Il testo è illustrato da una serie di immagini che variano gradualmente da una pagina all’altra. Sfogliandole rapidamente, le illustrazioni prendono vita simulando il movimento.

L’autore

Lina Maria Ugolini (Catania, 1963), figlia e nipote d’arte, unisce all’attività di scrittrice, poetessa e contafiabe quella di musicologa. Forgiatrice di forme e linguaggi è autrice di romanzi, testi per musica, manuali, poesia e saggi di carattere creativo per vari editori. Nell’ambito della divulgazione musicale ha collaborato con il Teatro Massimo Bellini di Catania, la Camerata Polifonica Siciliana, l’Istituto Musicale Bellini di Catania. Come drammaturgo per il Piccolo Teatro di Catania e della Città, la Compagnia GoDoT di Ragusa. Docente titolare di Poesia per musica e drammaturgia musicale presso il Conservatorio “Antonio Vivaldi” di Alessandria.

Amina Sboui - PRIGIONIERE - Baldini+Castoldi




Amina Sboui
PRIGIONIERE
Storie di donne, delitti d’onore e Islam

Traduzione di Raffaella Patriarca
Baldini+Castoldi
Collana Le Boe
pp.286, dicembre 2018, Euro 18,00, brossura 




Il libro

«Ho sempre desiderato conoscere i motivi per cui una donna arriva a uccidere suo marito, suo fratello, i suoi figli, il suo innamorato… l’ho visto accadere solo nei film.»
La più controversa attivista per i diritti umani del mondo arabo racconta le storie terribili ed esemplari delle sue compagne di carcere, per denunciare la condizione femminile nell’Islam.
Il libro si apre con un prologo in cui Amina si trova in carcere in attesa di processo per aver postato una sua foto a seno nudo. La prima notte conosce una ragazza, Bessma, che ha assassinato il fratello.
Bessma significa sorriso, ma la ragazza non ha sorrisi sulle su labbra e Amina si chiede cosa può spingere una donna ad ammazzare un fratello, un uomo del suo stesso sangue.
La risposta che le dà Bessna è sconvolgente: per essere libera di amare.
Profondamente turbata, Amina decide di raccontare le vicende delle altre detenute e delle loro storie.
Conosciamo Iman, raggirata da un uomo che prima la seduce e poi l’abbandona, Hana, Nahed, Zohra, Monia, in carcere per avere ucciso i suoi due figli. Mandata in sposa dalla famiglia a un cugino violento che le rende la vita un inferno fin dalla notte di nozze, mette al mondo due bambini che per via del matrimonio tra consanguinei hanno entrambi gravi disturbi mentali. Per salvarli dalla violenza del marito, Monia decide di uccidersi insieme a loro con un potente sonnifero, ma sopravvive.
Sono storie vere, raccolte e raccontate in prima persona da una ragazza che ha fatto della lotta e dell’emancipazione femminile la sua principale ragione di vita. È un viaggio terribile, ma anche commovente e illuminante all’interno delle carceri tunisine e in fondo all’anima di queste donne maltratatte, abusate, sottomesse nell’Islam più fanatico e arretrato, nel quale la condizione femminile è rimasta come congelata nel Medioevo.

L’autore

AMINA SBOUI, nota anche come Amina Tyler, è un’attivista tunisina di ventiquattro anni che, dopo aver vissuto qualche anno a Parigi in seguito alle violente polemiche generate dalla sua attività all’interno del gruppo Femen, ora è tornata nella patria d’origine, a Sidi Bou Said, un villaggio sulle rive del Mediterraneo, dove nella sua casa ospita una dozzina fra gay, transgender e lesbiche perseguitati per ragioni di orientamento sessuale. Femminista e blogger da quando aveva solo diciannove anni, figlia di un medico e di un’insegnante, era una liceale quando ha diffuso su Facebook una sua fotografia a seno nudo, accompagnata dalla scritta «Il mio corpo mi appartiene». Dopo lo scalpore generato da questa forma di protesta, la sua vita è cambiata radicalmente, e questo libro, nato dietro le sbarre del carcere tunisino dove è finita dopo il suo atto provocatorio e rivoluzionario, ne è una prova.

martedì 22 ottobre 2019

Natasha Solomons - I GOLDBAUM - Neri Pozza


I GOLDBAUM
Traduzione di Laura Prandino
Neri Pozza
Collana I narratori delle tavole
pp.478, 2019, Euro 18,00, brossura


Incipit

Palazzo Goldbaum era fatto di pietra, non d’oro.

Il libro

Vienna, 1911. Sulla Heugasse, costruito con la pietra bianca più bella d’Austria, sorge il palazzo dei Goldbaum, una famiglia di influenti banchieri ebrei. In città si dice che siano così ricchi e potenti che, nelle giornate uggiose, noleggino il sole perché brilli per loro. Ben poco accade, dentro e fuori la capitale, su cui non abbiano voce in capitolo, e meno ancora senza che ne siano a conoscenza. Persino nei fastosi palazzi di Casa d’Asburgo.
Rinomati collezionisti di opere d’arte, mobili di squisita fattura, ville e castelli in cui esporli, gioielli, uova Fabergé, automobili, cavalli da corsa e debiti di primi ministri, i Goldbaum, com’è costume delle cosmopolite dinastie reali d’Europa, si sposano tra loro. Perché gli uomini Goldbaum continuino a essere ricchi e influenti banchieri è necessario, infatti, che le donne Goldbaum sposino uomini Goldbaum e producano piccoli Goldbaum.
Anche la giovane, ribelle Greta Goldbaum deve rassegnarsi alla tradizione di famiglia e dire addio alle sue scapestrate frequentazioni nella ribollente Vienna del primo decennio del Novecento, sposando Albert Goldbaum, un cugino del ramo inglese della famiglia.
Per una ragazza della sua estrazione sociale il matrimonio è una delle spiacevolezze della vita da affrontare prima o poi, e con questo spirito Greta lascia Vienna per la piovosa Inghilterra.
A Temple Court, dove si trasferisce, la ragazza si sente estranea persino a se stessa: la nuova famiglia la tratta con rispetto, la servitù con deferenza e Albert è cortese e sollecito. Ma la sua presenza riesce a essere opprimente come una coperta pesante in una nottata troppo calda, e tra i due giovani si instaura una gelida, sottile antipatia. Al punto che Lady Goldbaum, la madre di Albert, decide di donare alla ragazza un centinaio di acri come dono di nozze, un giardino dove sentirsi finalmente libera da ogni costrizione.
Alla silenziosa contesa di Temple Court si aggiunge, però, il fragore di ben altro conflitto: la prima guerra mondiale, il tragico evento che spazzerà via l’intero vecchio ordine su cui l’Europa si era retta per secoli. La corsa agli armamenti è tale che persino gli influenti Goldbaum, benché abituati a lavorare con discrezione dietro le quinte dei governi e delle dinastie reali, non possono alterarne il corso. Per la prima volta in duecento anni, la famiglia si troverà su fronti opposti e Greta dovrà scegliere: la famiglia che ha creato in Inghilterra o quella che è stata costretta a lasciare in Austria.
Attraverso pagine d’inconsueta bellezza Natasha Solomons dona al lettore una struggente storia d’amore e al contempo getta uno sguardo nuovo sulla complessità dell’identità ebraica all’inizio del XX secolo e sul ruolo delle banche nei finanziamenti alla causa bellica.

L’autore

Natasha Solomons è nata nel 1980. È autrice di cinque romanzi, tra cui si segnalano: Un perfetto gentiluomo, La fidanzata inopportuna e La galleria dei mariti scomparsi, pubblicati in Italia da Frassinelli. Il suo lavoro è stato tradotto in diciassette lingue. Vive nel Dorset con il marito, il premiato scrittore per bambini David Solomons, e i loro due figli.

Incontro con l'editore Sandro Ferri di E/O


Incontro con l'editore Sandro Ferri di E/O
Presso Labò, via Carlo Farini 70, Milano
Lunedì 28 ottobre 2019 dalle ore 19:00 alle 21:00

È impossibile, oggi, parlare di e/o senza pensare allo straordinario successo della sua autrice Elena Ferrante. Ma quella di questa casa editrice romana, fondata nel 1979 da Sandro Ferri e dalla moglie Sandra Ozzola, è una lunga storia di editoria di qualità e di esplorazione di nuovi territori della narrativa. Lo stesso nome (che sta per est/ovest) testimonia della vocazione iniziale per la letteratura dell'Europa dell'est, con autori del calibro di Christa Wolf. Nel corso degli anni e/o ha "frequentato" la narrativa africana con la collana "I leoni" fino ad abbracciare la letteratura italiana (senza trascurare la grande narrativa europea, come il caso letterario de "L'eleganza del riccio"), da Massimo Carlotto fino, appunto, a Elena Ferrante. Mantenendo sempre, caso rarissimo in Italia, una totale autonomia e il coraggio di scelte aziendali coraggiose, come sul versante della promozione e distribuzione o nella lotta ad Amazon, o innovative, a partire da Europa Books, marchio con base negli USA e in UK.

Elisabeth Åsbrink - 1947 - Iperborea


Elisabeth Åsbrink
1947
Traduzione di Alessandro Borini
Iperborea
Collana Narrativa 292
pp.292, marzo 2018, Euro 10,00, brossura


Incipit

Il tempo non va esattamente come dovrebbe. Il primo gennaio del 1947 il Times scrive che gli inglesi non possono fare affidamento sui propri orologi. Per essere del tutto certi che il tempo sia quello che dice di essere si consiglia loro di ascoltare la BBC, che trasmetterà dei notiziari supplementari su quale sia effettivamente l’ora esatta. Gli orologi elettrici risentono delle frequenti interruzioni di corrente, ma anche quelli meccanici vanno controllati. Forse dipende dal freddo. Forse la situazione migliorerà. Nel corso della guerra sono state sganciate sulla Gran Bretagna circa 50.000 tonnellate di bombe. Oltre 4,5 milioni di edifici risultano danneggiati. Ci sono centri rurali minori che sono quasi stati rasi al suolo, come la cittadina portuale scozzese ai cui bombardamenti è addirittura stato dato un nome: il Clydebank Blitz. Nella città austriaca di Wiener Neustadt una volta si contavano 4000 edifici. Ora ne restano intatti solamente diciotto. A Budapest la metà delle case è inabitabile. In Francia sono stati distrutti, nel complesso, 460.000 edifici. In Unione Sovietica sono stati completamente annientati 1700 tra centri minori e villaggi. In Germania le bombe hanno distrutto all’incirca 3,6 milioni di abitazioni; una casa ogni cinque. La metà delle case di Berlino è inabitabile. In tutta la Germania oltre diciotto milioni di persone sono senza dimora. Altri dieci milioni lo sono in Ucraina. Tutti sono costretti a cavarsela con un accesso limitato all’acqua e sporadico all’elettricità. I diritti umani non esistono, il concetto di genocidio è sconosciuto ai più. I superstiti hanno appena cominciato a contare i propri caduti. Molti fanno ritorno a casa senza trovarla, altri si dirigono dovunque tranne che verso il proprio luogo di provenienza. Le campagne d’Europa sono state spogliate, depredate e, in seguito al sabotaggio delle dighe, risultano a tratti allagate. Terreni coltivati, boschi, fattorie – vita, pane e lavoro di tanti – giacciono sotto la cenere, ricoperti di fango. Sotto l’occupazione tedesca la Grecia ha perso un terzo delle proprie aree boschive. Più di mille villaggi sono stati dati alle fiamme. In Jugoslavia oltre la metà del bestiame è stato ucciso e il saccheggio di granaglie, latte e lana ha messo in ginocchio l’economia. Gli eserciti di Stalin e di Hitler non solo hanno seminato devastazione dove avanzavano, hanno pure ricevuto l’ordine di distruggere tutto ciò che trovavano sul proprio cammino in fase di ritirata. La tattica della terra bruciata prevedeva che non si lasciasse nulla alle truppe nemiche. Per usare le parole di Heinrich Himmler: «Nessuna persona, nessun capo di bestiame, nessun carico di cereali, nessuna tratta ferroviaria devono essere lasciati alle spalle […] Il nemico deve trovare un paese totalmente bruciato e distrutto.»* Adesso, dopo la fine della guerra, tutti vanno in cerca di orologi da polso – c’è chi li ruba, chi li nasconde, chi li dimentica, chi li perde. Il tempo rimane incerto. Quando sono le otto di sera a Berlino, a Dresda sono le sette e a Brema invece le nove. Nella zona russa vige il fuso orario russo, mentre nella propria parte di Germania gli inglesi introducono l’ora legale. Se qualcuno chiede l’ora, i più rispondono di non sapere che fine abbia fatto. L’orologio, intendono. Oppure vogliono dire il tempo?

* Da Il continente selvaggio di Keith Lowe, trad. di M. Sampaolo, Laterza, Roma-Bari 2015, p. 12. (N.d.T.)

Il libro

1947 è il vertiginoso racconto di un anno in cui la politica e la grande Storia si fondono con gli eventi quotidiani. Un anno trascurato e apparentemente insignificante, in cui un vecchio ordine cade e ne sorge uno nuovo, ma soprattutto l’anno dove inizia il nostro presente.
Dove comincia il presente? Quando nascono le forze, i conflitti e le idee che governano la nostra epoca? Inseguendo le tracce della famiglia che non ha mai potuto conoscere, Elisabeth Åsbrink ci trasporta in un anno cruciale del ’900, nel momento in cui l’Occidente, reduce dal Secondo conflitto mondiale, è di fronte a una serie di bivi e possibilità ancora aperte, e compie scelte decisive per i nostri giorni. È il 1947 quando scoppia la Guerra fredda, viene istituita la CIA e Kalašnikov inventa l’arma oggi più diffusa al mondo; l’ONU riconosce lo Stato di Israele e il figlio di un orologiaio egiziano lancia il mo­derno jihad. È solo nel ’47 che viene redatta la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, prima sconosciuti all’umanità quanto il termine «genocidio», coniato da un giurista polacco che ha perso la famiglia nei Lager. E mentre una rete clandestina di organizzazioni internazionali mette in salvo i gerarchi del Reich e rilancia gli ideali fascisti, Primo Levi riesce a pubblicare Se questo è un uomo, un disilluso George Orwell scrive il profetico 1984 e Christian Dior crea il suo controverso New Look. In mezzo a tutto questo, tra le masse di profughi ebrei che attraversano l’Europa in cerca di una nuova vita, c’è il padre dell’autrice, un orfano ungherese di dieci anni, davanti a una scelta che deciderà il suo futuro. In un racconto poetico e documentatissimo, che ci cala nei destini di personaggi d’eccezione e persone comuni, Åsbrink ricompone il puzzle di un anno emblematico per la sua identità personale e per quella collettiva. E scavando nei retroscena degli eventi, fino agli istanti in cui la Storia avrebbe potuto prendere un altro corso, arriva all’origine di quei nodi che non abbiamo ancora sciolto.
 
L’autore

Elisabeth Åsbrink (1965) è una nota scrittrice e giornalista svedese, che vive tra Stoccolma e Copenaghen. Con il suo primo libro «Och i Wienerwald står träden kvar» nel 2011 ha vinto il premio August e nel 2013 il prestigioso Ryszard Kapuściński per il miglior reportage letterario. 1947 è il suo primo libro tradotto in Italia, in corso di traduzione in 15 paesi.

"Quando Primo Levi diventò il signor Malabaila"


Presentazione del libro "Quando Primo Levi diventò il signor Malabaila" con l'autore Carlo Zanda presso la Libreria Scaldasole, via Scaldasole 1, Milano, alle ore 18.30, 24 ottobre

Nelle biografie di Primo Levi manca un capitolo, il capitolo dello pseudonimo. Era l’estate del 1966 e Levi, dopo i successi di Se questo è un uomo e La tregua, si trovò all’improvviso di fronte alla necessità di inventarsi un nome fasullo per poter pubblicare il suo terzo libro, giudicato troppo leggero. Glielo chiedeva il suo editore. Alla fine Levi accettò e scelse di firmare Storie naturali con il nome che campeggiava sull’insegna di un elettrauto di corso Giulio Cesare, a Torino.
In Quando Primo Levi diventò il signor Malabaila Carlo Zanda racconta questo capitolo mancante, restituendo il giusto rilievo a uno snodo esistenziale cruciale, e non soltanto per ciò che comporta la rinuncia alla propria identità per qualsiasi uomo. Vediamo allora Levi recarsi ogni mattina al lavoro di chimico, rintanarsi la notte nello studio per evadere dal tran tran quotidiano, muoversi come un marziano in un mondo, l’editoria, che lo considera un intruso.
In questa vicenda convergono alcuni dei motivi più significativi della biografia umana e letteraria dell’autore de I sommersi e i salvati: il bisogno di non restare chiuso nel ruolo di testimone della Shoah; il conseguente progetto coltivato con tenacia di diventare uno scrittore vero, riconosciuto come tale, capace di inventare storie e personaggi; infine, l’applicazione della dottrina appresa ad Auschwitz, che diventerà la sua regola di vita da individuo libero, per cui «il primo ufficio dell’uomo è perseguire i propri scopi con mezzi idonei, e chi sbaglia paga».
Sullo sfondo, l’ombra dei ripetuti rifiuti (affettivi, razziali, sentimentali…) subìti sin da ragazzo da chi del nome era stato privato ad Auschwitz, come indelebilmente testimoniava il numero tatuato sull’avambraccio sinistro.