Hans-Hermann Hoppe
DEMOCRAZIA: IL DIO CHE HA FALLITO
(titolo originale Democracy: The God That Failed - Transaction, 2001)
traduzione di Alberto Mingardi
prefazione di Raimondo Cubeddu
con uno scritto di Alessandro Fusillo
Liberilibri
novembre 2024
pagg. XXXIV-450, euro 20.00
ISBN 979-12-80447-16-6
Torna in libreria, in una nuova edizione e una nuova veste grafica, un titolo del catalogo Liberilibri ormai diventato di culto, Democrazia: il dio che ha fallito di Hans-Hermann Hoppe. Un libro urgente, attualissimo, che ci parla oggi con ancora più chiarezza.
L’autore, economista tedesco succeduto a Murray N. Rothbard nella cattedra di Economia presso la University of Nevada, compie qui un’analisi rigorosa dei due principali ordinamenti politici: monarchia e democrazia. La democrazia, scrive Hoppe, è diventata un dio sul cui laico altare possono essere sacrificate tutte le libertà. La gabbia mentale e sociale prodotta dall’ideologia democratica non lascia spazio a visioni alternative. La tutela dei diritti e delle libertà individuali non fa parte del patrimonio democratico, ma risale alla tradizione politica medievale del rapporto contrattuale tra governanti e governati.
L’idea delle carte dei diritti e delle costituzioni, intese come sistemi di limitazione dei poteri del monarca, proviene quindi da un altro retaggio. La democrazia «è immorale oltre ad essere antieconomica», perché «non è la democrazia ma sono la proprietà privata, la produzione e lo scambio volontario le vere fonti della civilizzazione e della prosperità umana».
Il duro attacco alla democrazia viene sferrato da Hoppe con le armi della logica e dell’analisi storica, attraverso una puntuale rassegna di deficienze, assurdità ed errori delle politiche socialdemocratiche. Così, egli demolisce la fede del pensiero liberale classico nella possibilità di un governo limitato, e prospetta una naturale alleanza fra conservatorismo e libertarismo per un obiettivo comune: la frantumazione degli Stati nazionali, raggiungibile con un processo di secessioni a catena per la creazione di una moltitudine di regioni e città-Stato disseminate nel continente europeo e americano: «Il secessionismo e la crescita di movimenti separatisti e regionalisti nell’Europa orientale e occidentale, in Nord America e altrove, non rappresentano un anacronismo, ma la forza potenzialmente più rivoluzionaria della storia», in quanto la secessione incoraggia le diversità etniche, linguistiche, religiose e culturali, e promuove l’integrazione e lo sviluppo.
Il saggio, tradotto da Alberto Mingardi e preceduto dalla Prefazione firmata da Raimondo Cubeddu, è arricchito anche da uno scritto di Alessandro Fusillo.
Hans-Hermann Hoppe (Peine, Germania 1949) ha studiato filosofia, sociologia, storia ed economia all’Universität des Saarlandes di Saarbrücken, alla Goethe-Universität di Francoforte e alla University of Michigan di Ann Arbor. Ha insegnato in varie università tedesche e alla Johns Hopkins University di Bologna. Nel 1986 si trasferisce negli Stati Uniti per approfondire le sue ricerche sotto la guida di Murray N. Rothbard, a cui è succeduto nella cattedra di economia presso la University of Nevada nel 1995. Distinguished Fellow del Ludwig von Mises Institute, è stato direttore del «Journal of Libertarian Studies».