martedì 28 giugno 2022

Alan Pauls - STORIA DEL PIANTO - Sur

Alan Pauls
STORIA DEL PIANTO
(Historia del llanto, 2007)
traduzione di Maria Nicola, originariamente pubbliata da Fazi Editore
prefazione di Luciano Funetta
SUR nuova serie 14
pp. 121, marzo 2018, Euro 15
ISBN 978-88-6998-120-3



Il libro

Storia del pianto è il primo volume della «Trilogia della perdita», che insieme a Storia dei capelli e a Storia del denaro forma un personalissimo ritratto dell’Argentina negli anni Settanta.


A soli tredici anni, il protagonista di Storia del pianto è sensibile, sa ascoltare, tutti amano confidarsi con lui. È un adolescente di buona famiglia, che si lascia alle spalle il pionieristico divorzio dei genitori e l’antica passione per Superman in favore di una formazione progressista, militante. L’11 settembre del 1973, mentre guarda in tv le immagini del golpe cileno di Pinochet, vorrebbe piangere ma si accorge di non esserne capace: perché lui non riesce a versare una lacrima, mentre il suo amico si scioglie in un pianto inconsolabile? E se la sua passione rivoluzionaria fosse solo apparenza? Da quel momento, ripercorre gli eventi salienti della sua vita – in cui convivono una fidanzatina di destra, un oligarca torturato, un cantautore di protesta, un vicino di casa militare che potrebbe non essere quel che sembra – attraverso il filtro delle lacrime.

Con una narrazione avvolgente e un’ironia spietata, Pauls racconta gli anni Settanta argentini facendo dialogare i sussulti dell’intimità con gli strepiti della politica.



L'incipit

All’età in cui i bambini sono sempre impazienti di parlare, lui potrebbe passare ore ad ascoltare. Ha quattro anni, o così gli hanno detto. Con stupore dei nonni e di sua madre, riuniti nel soggiorno di avenida Ortega y Gasset, l’appartamento di tre vani dal quale circa otto mesi prima suo padre, a quanto lui ricordi senza alcuna spiegazione, scompare portandosi via il suo odore di sigaretta, l’orologio da tasca e la collezione di camicie con le cifre della camiceria Castrillón, per poi tornare quasi ogni sabato mattina, certo non con la puntualità auspicata da sua madre, a premere il pulsante del citofono e a dire, a chiunque gli risponda, nel tono seccato che più tardi lui impara a riconoscere come l’inconfondibile marchio di quel che rimane dei rapporti di suo padre con le donne una volta che ha avuto dei figli da loro, e fallo scendere, una buona volta!, attraversa la sala di corsa, con indosso il patetico costume da Superman appena ricevuto in regalo e, le braccia tese in avanti in una rozza simulazione di volo, papero impacciato, mummia o sonnambulo, varca e manda in frantumi il vetro della portafinestra. Un attimo dopo torna in sé come da uno svenimento. Si ritrova in piedi fra i vasi del balcone, solo un po’ accaldato e tremante. Si guarda le mani e vede disegnarsi due o tre filini di sangue che gli percorrono i palmi. Non è il fisico d’acciaio del supereroe da lui imitato a salvarlo, come a prima vista verrebbe fatto di credere e come poi riporteranno i racconti destinati a tener viva la memoria di quell’impresa, la più spettacolare, se non la sola, di un’infanzia che per il resto, votata com’è fin dal principio a non attirare l’attenzione, preferisce spendersi in attività solitarie, lettura, disegno, la giovanissima televisione dell’epoca, segno che quel che si suole definire mondo interiore e che a quanto pare caratterizza creature piuttosto strane è in lui considerevolmente più sviluppato che nella maggior parte dei suoi coetanei. A salvarlo è stata la sua sensibilità, pensa, ma si guarda bene dal dirlo, come se temesse che questa spiegazione, una volta rivelata, oltre a contraddire la versione ufficiale, cosa che non lo preoccupa minimamente, possa neutralizzare l’effetto magico di cui vorrebbe rendere conto. Questa sensibilità lui non riesce ancora a considerarla un privilegio, come invece la ritengono i suoi familiari e soprattutto suo padre, che ne trae di gran lunga il maggior vantaggio, ma solo un attributo congenito, anomalo e naturale ai suoi occhi quanto la capacità di disegnare con entrambe le mani che, spesso esaltata da tutta la famiglia, non conosce precedenti e non tarda a dileguarsi. Perché di Superman, eroe assoluto, monumento perenne, le cui avventure lo assorbono al punto che, come un miope, incolla gli occhi alle pagine dei giornalini, non per leggere, perché ancora non sa leggere, ma per lasciarsi obnubilare da colori e forme, non sono le prodezze quel che più lo entusiasma, ma i momenti di cedimento, rari, è vero, e forse proprio per questo tanto più intensi di quelli in cui il supereroe, nel pieno dominio dei suoi superpoteri, blocca a mezz’aria il macigno che qualcuno lascia cadere su una fila di alpinisti, per esempio, o costruisce in pochi secondi una diga per frenare un’inondazione devastante, o mette in salvo planando a volo radente la culla di un neonato che sta per essere travolta da un camion di traslochi sfuggito ai comandi.


L'autore

Alan Pauls è nato a Buenos Aires nel 1959. Ha pubblicato sei romanzi fra cui Storia dei capelliStoria del denaro, Il passato e Storia del pianto. Sceneggiatore e critico letterario, è autore del Fattore Borges (SUR 2016), un manuale di istruzioni per orientarsi nella labirintica letteratura di Jorge Luis Borges.

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