martedì 28 giugno 2022

Paola Cadelli - ROSALIND FRANKLIN. Ho fotografato il dna - Morellini

 Paola Cadelli
ROSALIND FRANKLIN
Ho fotografato il dna
Morellini Editore, collana Femminile Singolare (diretta da Sara Rattaro e Anna di Cagno)
pp. 216, giugno 2022, Euro 17,90
ISBN 978-88-6298-944-2


Il libro

Il mistero della struttura del DNA aveva da sempre attratto l’attenzione della scienza e dal Dopoguerra in poi si era scatenata una vera gara tra scienziati allo scopo di arrivare per primi a decifrare questo enigma. Nel 1962 il Nobel per la scoperta della doppia elica viene assegnato a Watson, Crick e Wilkins; nasce il dubbio, tuttavia, che sul podio manchi qualcuno, la dr.ssa Rosalind Franklin, morta nel 1958, grande esperta di cristallografia ai raggi X, una tecnica determinante nel chiarire i segreti della molecola.
La storia si svolge tra Francia e Inghilterra, Isabel Garcia, giornalista, si reca in Bretagna per incontrare Juliette Gellmann, fotografa di successo e amica, nella finzione narrativa, di Rosalind Franklin. L’obiettivo iniziale è quello di chiarire il mistero di un’immagine da lei scattata ai raggi X di cui qualcuno sembra essersi appropriato. Isabel scoprirà molto di più dall’incontro con Juliette, che, con i suoi ricordi, disegnerà il ritratto umano di Rosalind e ne metterà in risalto il rigore professionale e l’amore per la scienza.


L'incipit

Bretagna 1962

«Non so se sia stata una buona idea accettare di incontrarla» disse Juliette a sua sorella Margaux, mentre la aiutava a mettere al riparo le piante dal temporale in arrivo. Il rumore delle onde dell’oceano che si infrangevano sulla scogliera si mescolava al fragore del vento che aveva accumulato nuvole nere su tutta la brughiera. Della mattina di sole restava solo il profumo delle ginestre, mescolato a quello della pioggia. «E tu chiamala, allora, e annulla l’appuntamento» rispose lei con il consueto spirito pratico, senza smettere di stipare nella serra rose, gardenie e gelsomini che conosceva foglia per foglia. Ci parlava spesso insieme, anche, e Juliette la prendeva in giro per questo: «Speri che ti rispondano?» le chiedeva. «Oh, lo fanno già!» la zittiva lei. «Ormai è tardi per telefonarle» rispose. Si erano sedute sulla panca di legno sotto la pergola, al riparo dal vento e dalla pioggia. La burrasca in arrivo dall’Atlantico dava al cielo un colore blu zaffiro.

«Sarà già in treno» continuò Juliette, «è partita da Parigi». «Non ti ha detto di cosa ti voleva parlare?» «Oh, è stata molto vaga… Dice che vuole riparare a un’ingiustizia.» «Una giovane giornalista che vuole salvare il mondo… Non mi stupisce che tu abbia deciso di incontrarla» commentò Margaux mentre si accendeva una sigaretta. «Non lo so… Mi ha incuriosito, aveva una voce carica di aspettative» rispose Juliette. «Farò sempre in tempo a ritirarmi se non avrà niente di interessante da dire. Meglio rientrare, la pioggia è davvero forte adesso.» «Dovrà trovare un passaggio da Morgat… una camminata di due ore, con questo tempo, non è consigliabile» osservò sua sorella preoccupata, rivolgendole uno sguardo interrogativo, mentre chiudeva la porta dietro di loro. Le mura della casa avevano conservato il calore del mattino. «Ah, non credere che io mi muova per andarla a prendere» ribatté decisa. «Juliette, il tuo carattere peggiora sempre più… Questa povera giornalista non sa cosa l’aspetta…» la criticò l’altra con affetto. «Lei ha insistito per incontrarmi, sa che viviamo qui, fuori dal mondo, come non ha mancato di precisare al telefono… Raggiungermi è un problema suo, non mio!» concluse Juliette e accostò le finestre prima che la pioggia battente allagasse la casa.

«Salve, piacere d’incontrarla, mi chiamo Isabelle García, sono la giornalista che vi ha chiamato qualche giorno fa» dissi alla donna che mi aveva aperto la porta di quella piccola ma accogliente abitazione a graticcio. Ero finalmente arrivata a casa di Juliette Gellmann. Non potevo nascondere la mia emozione nel trovarmi di fronte a una delle fotografe che più stimavo, anche se non era per lei, in realtà, che avevo fatto quel viaggio disagevole. «Juliette Gellmann» mi rispose senza fronzoli. «Vieni dentro» e richiuse la porta dietro di me. Restai in piedi per qualche minuto senza sapere cosa fare, mentre lei si accendeva una sigaretta e si sedeva su una poltrona di pelle marrone un po’ logora. Per fortuna, quasi subito, dalla cucina entrò nel salotto dove ci trovavamo una donna più giovane, con tre tazze di tè caldo e delle fette di torta che appoggiò su un tavolo rotondo, invitandomi a sedere. «Io sono Margaux» si presentò sorridente, mentre mi tendeva la mano e mi informava di essere la sorella “simpatica” di Juliette. Aveva un’espressione amichevole e un atteggiamento ospitale che mi consolarono. Ero stanca, infreddolita e affamata. Avevo preso il treno notturno da Parigi fino a Rennes, dove ero salita su una corriera scalcagnata che mi aveva portata fino a Morgat. Ero scesa per ultima, lasciandomi alle spalle le case con il tetto di ardesia per trovarmi davanti solo il mare e la scogliera.


L'autrice

Paola Cadelli vive a Pordenone dove lavora come medico e cardiologa. Ha pubblicato quattro romanzi: Gli amanti di vetro (Omino rosso editore, Pordenone), Il silenzio delle parole (Omino rosso editore, Pordenone), L’ultimo concerto (L’Asino d’Oro editore, Roma), Il giardino delle verità nascoste (L’Asino d’Oro editore, Roma). Dal romanzo L’ultimo concerto è stata tratta una pièce teatrale rappresentata al Teatro Verdi di Pordenone, e il libro è stato finalista al Premio Letteraria città di Fano.



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