martedì 28 giugno 2022

Pilar Quintana - LA CAGNA - La Tartaruga

 


Pilar Quintana
LA CAGNA
(La perra, 2017)
traduzione di Pino Cacucci
La Tartaruga
pp. 112, giugno 2022, Euro 17
ISBN 9788894814385




Il libro

Un paesaggio colombiano a metà tra la selva e l’oceano, dove si è condannati alla resistenza inquieta. Un matrimonio distante con un pescatore, destinato ad amplificare la solitudine di una donna dal corpo che sfascia le cose. In questo scenario «al di là dell’ultimo cerchio dell’inferno», la protagonista de La cagna decide di adottare una cagnolina chiamata Chirli: è il nome che avrebbe voluto dare alla figlia mai nata, un nome da «reginetta di bellezza». Da quel giorno Damaris inizia a creare un legame simbiotico con l’animale; Chirli viene colonizzata da un carico di amore a cui reagisce sparendo. Brutalmente addomesticata da un’esistenza con poche risorse, Damaris prova a fare da madre a un animale, ma la tentazione di trasformare l’altro nel mezzo della propria felicità si fa miseria. La cagna è il romanzo con cui Pilar Quintana si è imposta al mondo; il suo Il vecchio e il mare personale: anche qui la narrazione riflette il desiderio di creare un legame a tutti i costi con qualcosa fuori da sé. Ma fino a che punto si possono avere rapporti liberi e autonomi in mezzo a una natura violenta e povera? Quando si è privati di tutto, il male che si fa agli altri si chiama ancora violenza? Pilar Quintana ha scritto un romanzo magistrale, pulitissimo nella scrittura, in cui ribolle la muta rivolta di una donna.


L'estratto

Le ferite guarirono e la cagna cominciò a ingrassare, ma Damaris continuò a curarla come se fosse ancora debole e non aveva più remore a chiamarla Chirli né a coccolarla davanti agli altri, nemmeno con Luzmila quando andò a trovarla nel giorno della festa della mamma. Luzmila arrivò con tutta la famiglia, il marito, le figlie, il genero, le nipoti e persino la zia Gilma, che portarono in braccio sulle scale e adagiarono su una sdraio sul balcone della casa grande. Cucinarono un sancocho con carne di gallina sul focolare a legna nel gazebo, riempirono la piscina e fecero il bagno. Nessuno disse “Quanto ce la stiamo spassando alla faccia dei padroni di casa,” ma a Damaris sembrava che tutti lo stessero pensando e, sebbene ridesse delle battute e giocasse con le bambine, lei non se la stava affatto spassando. Si sentiva mortificata per quello che avrebbe pensato la gente se li avesse visti in quel momento a occupare la casa dei Reyes.

La zia Gilma si sventolava con il ventaglio sulla sdraio del balcone come una regina, Rogelio se ne stava stravaccato su un’altra sdraio accanto alla piscina, Luzmila e suo marito, seduti sul bordo, bevevano al collo da una bottiglia di aguardiente, le bambine facevano piroette nell’acqua e Damaris, che era appena uscita dall’acqua, si lasciava dietro una scia di gocce lungo il vialetto lastricato, con il suo culo gigantesco nei pantaloncini e la canottierina stinta che usava come costume da bagno o per lavorare. Damaris pensava che nessuno avrebbe mai potuto prenderli per i proprietari del posto. Erano un gruppo di neri poveri e malvestiti che usavano le cose dei ricchi. Morti di fame che si spacciavano per signori, ecco cosa avrebbe pensato la gente, e Damaris moriva di vergogna perché per lei apparire come una profittatrice era una cosa tremenda e deplorevole quanto l’incesto o il delitto. Si sedette sul pavimento con le gambe distese e si appoggiò al muretto del gazebo. La cagna si sdraiò accanto, mise la testa sulla sua coscia e lei cominciò ad accarezzarla. Luzmila le guardò scuotendo la testa, e poi offrì da bere a Rogelio. “Ti ha già sbattuto fuori dal letto per farci stare la cagna?” gli chiese. “Perché a pranzo la porzione migliore l’ha servita a quella.” Luzmila esagerava. Damaris aveva in effetti servito una porzione di sancocho alla cagna, ma era soltanto la pelle della gallina e un pezzettino di carne. “Non ancora,” rispose Rogelio, “però non lo so perché spreca tanto tempo con quella bestiola che si è persa nella boscaglia e ha provato la vita selvatica. Glielo dico sempre che continuerà a scappare.”

 

L'autrice

Pilar Quintana (Cali, 1972) è una delle autrici più celebri e lette in America Latina. Ha scritto i romanzi Cosquillas en la lengua (2003), Coleccionistas de polvos raros (Premio de Novela de Letras, 2010), Conspiración iguana (2009), la raccolta di racconti Caperucita se come al lobo (2012) e Los abismos (2021, vincitore del Premio Alfaguara). Nel 2011 è stata scrittrice residente presso l’International Writing Program dell’Università dello Iowa e nel 2012 è stata visiting writer al Workshop internazionale degli scrittori dell’Università Battista di Hong Kong. Il suo lavoro è apparso su riviste e antologie in tutto il mondo e in molte lingue. Ha studiato comunicazione sociale alla Università Javeriana di Bogotà e fatto diversi lavori tra cui sceneggiatrice televisiva, pubblicista, terapeuta di giaguari, assistente alla costruzione, commessa di abbigliamento, addetta all’imballaggio di mango e dog sitter. Ha viaggiato tre anni in tutto il mondo per poi vivere sulla costa pacifica colombiana. È co-sceneggiatrice del film Lavaperros, uscito nel 2020 e diretto dal più famoso regista colombiano, Carlos Moreno.



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