Daniel Schreiber
SOLI
(titolo originale Allein. Hanser Berlin, Berlin 2021)
Traduzione di Barbara Ivančić
add Editore
pp. 160, 16 € (ebook: 8,99 €)
maggio 2023
SOLI
(titolo originale Allein. Hanser Berlin, Berlin 2021)
Traduzione di Barbara Ivančić
add Editore
pp. 160, 16 € (ebook: 8,99 €)
maggio 2023
ISBN:9788867834198
(In copertina: Katharina Grosse, Untitled, 2005)
“Ciò che sembra triste non lo è. Essere soli non significa solitudine; in queste pagine si nasconde qualcosa di molto confortante.” - Frankfurter Allgemeine Zeitung
“Intelligente e toccante. C’è una grande cautela nell’affrontare il tema, un tono amichevole verso sé stesso e gli altri. Una piccola opera d’arte.” - Die Zeit
“Daniel Schreiber affronta le domande della sua vita, che sono anche quelle del nostro tempo. Soli è un libro che rimarrà.” - Hanya Yanagihara
“Intelligente e toccante. C’è una grande cautela nell’affrontare il tema, un tono amichevole verso sé stesso e gli altri. Una piccola opera d’arte.” - Die Zeit
“Daniel Schreiber affronta le domande della sua vita, che sono anche quelle del nostro tempo. Soli è un libro che rimarrà.” - Hanya Yanagihara
Nella storia mai così tante persone
hanno vissuto da sole, eppure la società continua a considerare la
solitudine come la mancanza di qualcosa, se non addirittura come un
fallimento personale. Ma che cosa significa essere soli? Questo
saggio intenso, in bilico fra esperienza personale, filosofia e
letteratura, esplora un sentimento che tutti conosciamo e che spesso
ci spaventa. Daniel Schreiber percorre la tensione
che si muove tra il desiderio di ritiro e libertà e quello di
vicinanza, amore e comunità, riflettendo sull’assenza, sui legami
e sul ruolo dell’amicizia. Soli si chiede dunque se
felicità e solitudine possono coesistere, ma la più importante
delle domande diventa allora un’altra: in che modo vogliamo vivere?
L'incipit
Eravamo seduti su traballanti sedie pieghevoli nel retro della casa a goderci gli ultimi raggi del sole di tarda estate, bevendo un caffè. Davanti a noi si estendeva un appezzamento di terreno incolto che una volta ospitava un grande orto urbano. Sylvia e Heiko si erano costruiti quella casa nei pressi del lago di Liepnitz, alle porte di Berlino. Ci erano voluti anni per finirla, ma ora si erano trasferiti lì, assieme alla loro figlioletta Lilith, lasciandosi definitivamente alle spalle la vita berlinese. Avevo seguito il trasloco con sentimenti contrastanti. Non riuscivo a immaginare che cosa avrebbe comportato quella distanza per la mia vita sociale e soprattutto per il rapporto di amicizia che da molto tempo mi legava a Sylvia.
Quel giardino era abbandonato ormai da anni. Il terreno spinoso dal quale spuntavano erba secca, piante erbacee e ortiche era circondato da tuie che raggiungevano metri di altezza, tenendosi ben strette l’una all’altra. Tre grossi pini svettavano al centro, mentre qua e là c’erano arbusti secchi
di lauroceraso e rododendro, sui cui rami si intravedevano poche foglie. Solo sporadiche piante di silene color porpora, incredibilmente resistenti alla siccità, qualche geranio rosa e qualche pianta delle asteracee, i cui fiori risplendevano di luce giallo-arancione, erano riusciti a sopravvivere. Senza pensarci troppo, chiesi a Sylvia se potevo aiutarli a riprogettare il giardino. Per un qualche motivo, che non sono in più in grado di spiegare, sentivo che per me sarebbe stato importante. Credo c’entrasse il bisogno di radicamento, che speravo di trovare stando a contatto con la natura e prendendomi cura delle piante. Forse una parte di me aveva la sensazione che lo stato disastroso in cui versava quel giardino assomigliasse a quello della mia vita. Disastrosa nonostante gli attimi di bellezza. Nei mesi precedenti si era insinuato in me il pensiero di aver fatto qualcosa di sbagliato, di esser stato ammaliato, negli anni della gioventù, da un’idea romantica dell’essere adulti, e mi sembrava che solo ora le conseguenze di quell’equivoco si manifestassero con chiarezza.
Non ho scelto intenzionalmente di vivere da solo. Al contrario, per molto tempo ho dato per scontato che avrei condiviso la vita con qualcuno e che con quel qualcuno sarei invecchiato. Avevo sempre avuto relazioni, ora più brevi, ora più lunghe, talora anche molto lunghe, e spesso l’una
confluiva nell’altra. Con due dei miei partner ho convissuto e con uno di loro ho progettato per anni un futuro in due. In quel periodo della vita, le settimane in cui mi capitava di ritrovarmi da solo avevano il sapore dell’eternità, un’eternità che riempivo con flirt e avventure di una notte, o con ossessioni romantiche che oggi preferisco non ricordare. Ma a un certo punto tutto questo finì. Passai prima mesi, poi anni senza una relazione, mentre anche le avventure si facevano sempre più rare. Se per molto tempo non ero stato in grado di stare da solo, ora sembrava che la solitudine la cercassi.
Eravamo seduti su traballanti sedie pieghevoli nel retro della casa a goderci gli ultimi raggi del sole di tarda estate, bevendo un caffè. Davanti a noi si estendeva un appezzamento di terreno incolto che una volta ospitava un grande orto urbano. Sylvia e Heiko si erano costruiti quella casa nei pressi del lago di Liepnitz, alle porte di Berlino. Ci erano voluti anni per finirla, ma ora si erano trasferiti lì, assieme alla loro figlioletta Lilith, lasciandosi definitivamente alle spalle la vita berlinese. Avevo seguito il trasloco con sentimenti contrastanti. Non riuscivo a immaginare che cosa avrebbe comportato quella distanza per la mia vita sociale e soprattutto per il rapporto di amicizia che da molto tempo mi legava a Sylvia.
Quel giardino era abbandonato ormai da anni. Il terreno spinoso dal quale spuntavano erba secca, piante erbacee e ortiche era circondato da tuie che raggiungevano metri di altezza, tenendosi ben strette l’una all’altra. Tre grossi pini svettavano al centro, mentre qua e là c’erano arbusti secchi
di lauroceraso e rododendro, sui cui rami si intravedevano poche foglie. Solo sporadiche piante di silene color porpora, incredibilmente resistenti alla siccità, qualche geranio rosa e qualche pianta delle asteracee, i cui fiori risplendevano di luce giallo-arancione, erano riusciti a sopravvivere. Senza pensarci troppo, chiesi a Sylvia se potevo aiutarli a riprogettare il giardino. Per un qualche motivo, che non sono in più in grado di spiegare, sentivo che per me sarebbe stato importante. Credo c’entrasse il bisogno di radicamento, che speravo di trovare stando a contatto con la natura e prendendomi cura delle piante. Forse una parte di me aveva la sensazione che lo stato disastroso in cui versava quel giardino assomigliasse a quello della mia vita. Disastrosa nonostante gli attimi di bellezza. Nei mesi precedenti si era insinuato in me il pensiero di aver fatto qualcosa di sbagliato, di esser stato ammaliato, negli anni della gioventù, da un’idea romantica dell’essere adulti, e mi sembrava che solo ora le conseguenze di quell’equivoco si manifestassero con chiarezza.
Non ho scelto intenzionalmente di vivere da solo. Al contrario, per molto tempo ho dato per scontato che avrei condiviso la vita con qualcuno e che con quel qualcuno sarei invecchiato. Avevo sempre avuto relazioni, ora più brevi, ora più lunghe, talora anche molto lunghe, e spesso l’una
confluiva nell’altra. Con due dei miei partner ho convissuto e con uno di loro ho progettato per anni un futuro in due. In quel periodo della vita, le settimane in cui mi capitava di ritrovarmi da solo avevano il sapore dell’eternità, un’eternità che riempivo con flirt e avventure di una notte, o con ossessioni romantiche che oggi preferisco non ricordare. Ma a un certo punto tutto questo finì. Passai prima mesi, poi anni senza una relazione, mentre anche le avventure si facevano sempre più rare. Se per molto tempo non ero stato in grado di stare da solo, ora sembrava che la solitudine la cercassi.
L'autore
Daniel Schreiber vive a Berlino e lavora come critico d’arte per diverse testate internazionali. È autore di una biografia di Susan Sontag (2007) e di due saggi acclamati dalla critica Sober (2014) e Home (2017). Soli, uscito nel 2022, è subito diventato un bestseller in Germania ed è stato tradotto negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Olanda e in Corea del Sud.
Daniel Schreiber vive a Berlino e lavora come critico d’arte per diverse testate internazionali. È autore di una biografia di Susan Sontag (2007) e di due saggi acclamati dalla critica Sober (2014) e Home (2017). Soli, uscito nel 2022, è subito diventato un bestseller in Germania ed è stato tradotto negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Olanda e in Corea del Sud.
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