sabato 27 settembre 2025

Alberto Mario Banti - TOO MUCH TO DREAM - Carocci

 
Alberto Mario Banti
TOO MUCH TO DREAM
Giovani, musica e controculture nella California degli anni Sessanta

Carocci editore
collana Sfere
ottobre 2025
pp. 280, euro 20
ISBN 9788829032549
 

A metà degli anni Sessanta San Francisco e Los Angeles diventano il centro di una inattesa rinascita culturale. Protagonisti ne sono gruppi di giovani che danno vita a una scena sociale e musicale straordinariamente vivace, di cui fanno parte i Jefferson Airplane, i Grateful Dead, i Quicksilver Messenger Service, Janis Joplin, i Doors, i Byrds, i Buffalo Springfield, Frank Zappa e molti altri ancora.
I concerti diventano degli happening in cui si costruisce una nuova comunità, stimolata dall’uso della marijuana e dell’lsd, dai light show e dalle nuove sonorità rock. Il Monterey Pop Festival del giugno 1967 segna il momento di massimo successo di questa vicenda. Ma poi le repressioni poliziesche, le morti per overdose, la Manson Family e le fratture politiche interne al mondo giovanile incrinano l’utopia.
Tuttavia resta il rock, un grande dono culturale che questa vicenda ci lascia in eredità. Un dono che, ancora oggi, a distanza di tanti anni, deve farci ricordare con grande rispetto i sogni e i valori delle controculture californiane. 

Alberto Mario Banti insegna Storia contemporanea e Storia culturale all’Università di Pisa. È membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei.

Cameron Stewart - PERCHE' I CAVALLI CORRONO ? - Carbonio

 
Cameron Stewart
PERCHE' I CAVALLI CORRONO ?
(titolo originale Why do horses run ?, 2024)
traduzione di Barbara Ronca
Carbonio editore
collana Cielo stellato
pp. 304, euro 19,50


L’uomo cammina decine di chilometri al giorno su e giù per l’Australia orientale; dall’estremità nord, lambisce l’intera costa fino a raggiungere il Nuovo Galles del Sud. 
Si lascia alle spalle il Great Dividing Range; supera brughiere alpine e altopiani, mentre pro­montori frastagliati gli offrono la visuale di schegge di oceano; percorre vallate strette e scoscese, pianure alluvionali, luoghi da pascolo immensi, basse catene di colline verdeggianti; si addentra in boschi di eucalipti, in campi di canna da zucchero e di mirtilli; attraversa ponti ferroviari e città minerarie.  Preferisce sentieri isolati e vie secondarie, con la luce; si tiene ai bordi delle strade di scorrimento, con il buio.
L’importante è ridurre al minimo ogni contatto umano, fermarsi lo stretto necessario, poiché ogni sosta può trasformarsi in una trappola, basta un attimo per sprigionare i ricordi, per mandarli a briglia sciolta come i cavalli che corrono, poco importa se via da qualcosa o verso qualcosa.
L’uomo deve avere più di quarant’anni, il viso e il corpo sono quelli di uno sciupato dalle intemperie. Sotto gli occhi, ha rughe marcate, la barba e i capelli sono lunghi e bruciati dal sole, il fisico è scarno.
Annota i pensieri in un blocchetto sgualcito. Ha smesso di parlare da tre anni, da quando peregrinare è diventato il suo unico obiettivo e un pezzo d’ambra – il regalo di chi ha amato di più e ama ancora – l’unica cosa alla quale tiene.
Durante il cammino, incrocia cercatori d’oro imbroglioni, cacciatori di canguri sinistri, automobilisti bruschi ma i cui passaggi gli risparmiano i tragitti più faticosi.
Vive di ciò che la terra gli concede, talvolta raccogliendo frutta in fattorie gigantesche al fianco di nomadi, Pacific Islanders stagionali, la­voratori irregolari con il terrore di essere deportati. 
Un giorno, arrivato in una valle tropicale, l’uomo adocchia un capanno di banane in una vasta tenuta.
È esausto, dorme male da troppo tempo, ha bisogno di riposarsi.
Quando Hilda, l’anziana proprietaria, si avvicina guardinga insieme al suo cane, le passa dei foglietti strappati dal taccuino su cui scrive:
Posso dormire nel capanno in fondo alla collina?
Tre giorni. Le sarò debitore.
Se Ingvar non parla, Hilda parla senza sosta con Col, il marito defunto, al quale ha ancora diverse cose da dire e da puntualizzare.
A poco a poco, nella quotidianità scandita dalle incombenze della fattoria e dagli umori della natura, tra Ingvar e Hilda si instaura una vicinanza autentica e l’uno riesce a scorgere nell’altro il riflesso delle proprie ferite.
In questa solidarietà forte e istintiva, il dolore di entrambi trova un inatteso conforto e una possibilità di rinascita.
Cameron Stewart declina temi capitali come la perdita, la colpa, il caso, l’amicizia dentro un racconto possente in cui il protagonismo della natura smorza ogni rischio di retorica.
Perché i cavalli corrono? è un’istigazione al viaggio.
Viaggio alla ricerca di un altro sé, capace di perdonarsi e di godere di quello che ancora aspetta di essere vissuto.
Viaggio alla scoperta del mondo, che in queste pagine coincide con la wilderness australiana e i suoi contrasti vertiginosi. Accanto a paesaggi sconfinati segnati dall’incuria umana – tenute agricole fatiscenti, recinti abbandonati, carcasse di automobili, assi di legno marcio, serre in rovina, cancelli arrugginiti –, una fauna magnificente, dove spiccano marsupiali e volatili di ogni tipo, vive in una vegetazione altrettanto grandiosa tra boschi aperti, foreste pluviali, prati, giardini e una moltitudine di piante sconosciute all’occhio europeo.
Una natura fonte di paura e di meraviglia, che schiaccia e consola, mette alla prova e protegge.
Mi chiamo Ingvar.
Pur sconcertata – il capanno non ha elettricità e non è escluso sia diventato riparo dei serpenti –, la donna acconsente.
I tre giorni previsti passano, ma Ingvar non ha lasciato il capanno. Si è messo in testa di lastricare il vialetto d’accesso alla fattoria che si snoda per ben duecento metri dal fondo della vallata fino alla tenuta e che, quando piove, diventa un pericolo per Hilda tanto si fa scivoloso e impraticabile. 
Comincia una strana convivenza.

L'Inizio

PRIMA

Le chiome degli alberi ondeggiarono, innaffiando Ingvar di pioggia invernale. Lui non batté ciglio. Tirò fuori una lente di ingrandimento e si chinò in avanti per guardare meglio. Nascosto sotto il pacciame c’erano tre capolini scintillanti, ciascuno della dimensione di una grossa moneta. Ogni fiore presentava una serie di brattee color crema, chiazzate di viola e raggruppate assieme in una spirale rivolta verso l’interno. Le infiorescenze emanavano un profumo dolce che ricordava la vaniglia. Ingvar si passò il pollice sull’angolo dell’occhio sinistro, sporco di terriccio, e sbatté le palpebre. Il cuore gli batteva forte. Davanti a lui c’era una delle piante più rare al mondo: la Rhizanthella slateri, un’orchidea sotterranea in grado di germogliare, crescere e fiorire senza mai emergere dal terreno. Aiutandosi con una paletta da giardiniere, Ingvar grattò via altra terra. Al di sotto delle ceree teste di fiore si trovava un gambo carnoso e bianco, sviluppatosi da un rizoma orizzontale. Non c’erano radici. L’alterità assoluta di quella pianta colpì Ingvar. Gli tornò in mente un brano di un vecchio libro sul naturalismo, che raccontava di un ateo che era andato a visitare una mostra di orchidee e ne era uscito convinto che il diavolo esistesse. Una raff ica di vento freddo si insinuò tra gli alberi e Ingvar sollevò la testa. Un corvo lo teneva sott’occhio da un ramo umido. Aveva smesso di piovere, ma si stava facendo buio. Ingvar tornò a rivolgere la sua attenzione all’orchidea e sfilò di tasca il telefono per scattarle qualche fotografia. Poi si alzò in piedi e registrò le coordinate gps. Era ora di tornare in città. Di tornare a casa sua.

ADESSO – 1 strade secondarie

Adesso mangio gli animali uccisi dalle auto di passaggio. Quando la fame si fa disperata prendo le carcasse che trovo sulla strada. Conigli, canguri, goanna: purché non siano già rigidi, purché i muscoli si f lettano, sono ancora commestibili. Li eviscero e controllo che non ci siano parassiti. Arrostisco pezzetti di carne sulla punta del coltello o su rametti verdi che ho strappato da un arboscello. I corvi vengono meglio cotti sulle braci. Quando sono costretto ad andare in città per procurarmi delle provviste, vedo altre persone. Vedo persone che fanno spese o commissioni, mangiano nei bar o fanno la fila. Stanno in piedi, studiando il telefono o chiacchierando, oppure guidano tra le vie della città. Vedo persone che fanno jogging. Qualcuno porta il cane a passeggio o pedala in bicicletta. Quando mi fermo davanti alle scuole guardo i genitori prendere i figli e aiutarli con lo zaino. Li abbracciano, parlano con loro della giornata trascorsa o gli arruffano i capelli. Qualche volta li vedo ridere. Quelle sono le immagini che mi spaventano di più. Li vedo scivolar via in barca a remi, ridendo e facendo cenni di saluto, ignari del fatto che stanno remando verso una cascata letale. Ma non rimango mai a lungo in città, perché la gente mi rende nervoso. Percorro le strade di campagna. Le strade secondarie. Cammino finché sono troppo stanco per proseguire. Giorno o notte, poco importa. Non sono schizzinoso quando si tratta di dormire: sul terreno, nei fossi, sotto i ponti o nell’erba alta accanto a tronchi marci. Questi sono i miei letti, adesso. Osservo verdi nubi di parrocchetti trasformare il cielo in un caleidoscopio, poi cala la notte e la mia mente vaga in luoghi dove non voglio seguirla, perciò mi alzo e riprendo a camminare. Sento lo spostamento d’aria dei camion di passaggio. Quando passo davanti a un cippo commemorativo a bordo strada lo sfioro con la mano.

Ieri notte camminavo verso nord lungo una via secondaria, e mi sono venute in mente le placche tettoniche e le tigri della Tasmania. La luna emanava un bagliore intenso, l’aria era fresca e io avevo percorso forse trenta chilometri prima dell’alba. Riesco a camminare per ore adesso, senza pensare a granché. Certi giorni ho la mente completamente svuotata. Ma ieri notte ho pensato al fatto che stavo camminando diretto a nord su una terra che a sua volta si sposta verso nord. Quando il Gondwana si frammentò, la placca continentale australiana andò alla deriva verso nord a una velocità di circa sei centimetri all’anno per cinquanta milioni di anni. Dopo aver percorso più o meno tremila chilometri, alla fine si scontrò con la placca del Pacifico, costringendola a inabissarsi nel mantello terrestre. Le rocce si fusero e piegarono, la terra si impennò e si formarono le montagne. Quella collisione diede origine alle catene montuose della Papua Nuova Guinea ma anche alle acque del Torres Strait, che adesso la separa dall’Australia. Poi, circa trentamila anni fa, quando ebbe inizio l’Era Glaciale e il livello del mare si abbassò di oltre cento metri, emerse una massa continentale che si estendeva dalla Tasmania fino alla Papua Nuova Guinea, e le tigri della Tasmania, o tilacini, si diffusero in tutta la regione. Resti fossilizzati sono stati ritrovati in Nuova Guinea, nell’Australia continentale e in Tasmania. Ci sono anche delle pitture rupestri che li raffigurano fin nella remota regione del Kimberley nel Western Australia.

Attore, sceneggiatore e scrittore australiano, Cameron Stewart è cresciuto in una fattoria vicino alla cittadina di Mullumbimby, nel Nuovo Galles del Sud. I suoi genitori, la madre, botanica, e il padre, ornitologo, sono state figure fondamentali per la sua conoscenza della natura e del paesaggio australiani, maturata sin da piccolo. Ha vissuto ad Alice Springs, Canberra, Cairns, stabilendosi infine a Sydney, dove ha studiato Scrittura creativa e Discipline dello spettacolo e lavorato per diversi anni. Oggi vive in Corea del Sud, a Seul. Dopo essersi fatto notare con i suoi racconti, usciti su riviste e antologie – David Leavitt è stato tra i suoi editor –, nel 2024 ha pubblicato il suo primo romanzo Perché i cavalli corrono?, vincitore del MUD, tra i maggiori riconoscimenti letterari australiani, assegnato dall’omonimo Club Letterario durante l’Adelaide Writers’ Week, che si tiene ogni marzo da sessantacinque anni. Perché i cavalli corrono? è stato anche tra i finalisti – nella sezione ‘esordi’ – dei NSW Literary Awards, uno dei più ricchi e longevi premi letterari australiani. Stewart è attualmente impegnato nella stesura di Cosmonaut, il suo secondo romanzo.

venerdì 26 settembre 2025

Miguel Bonnefoy - IL SOGNO DEL GIAGUARO - 66thand2nd


Miguel Bonnefoy
IL SOGNO DEL GIAGUARO
(titolo originale Le rêve du jaguar, Rivages, agosto 2024)
traduzione di Francesca Bononi
66thand2nd
collana Bookclub
agosto 2025
pp. 240, euro 19
ISBN 9788832974416


Quando una mendicante muta di Maracaibo trova un neonato sui gradini di una chiesa, non può immaginare che il piccolo è destinato a imprese straordinarie. Dapprima venditore di sigarette, poi facchino, poi domestico in un bordello, Antonio si fa strada piano piano sino a diventare uno dei chirurghi più illustri del paese. A ispirarlo, una degna compagna: Ana María, prima donna medico della regione.
I due hanno una bambina che chiamano Venezuela. Ma questa ragazza, nata nel tumulto di una rivolta e che porta il nome della sua terra, ha occhi solo per Parigi, dove si trasferisce e inizia una nuova vita. Sarà suo figlio a riannodare i fili della storia familiare, cercando sé stesso nella città che la madre si è lasciata alle spalle. Per scrivere il romanzo della sua gente, Cristóbal dovrà fare suoi i meravigliosi racconti che popolano l’immaginario degli abitanti di Maracaibo: dal pinguino trovato ai Caraibi all’intervento di san Benito per fermare un diluvio di petrolio, dall’arrivo della statua di Simón Bolívar all’ascesa al potere di un giovane dal basco rosso di nome Hugo Chávez, fino ad arrivare al quaderno in cui il giovane Antonio aveva trascritto per Ana María mille storie d’amore.
In un Venezuela sospeso tra storia e mito, il pluripremiato Miguel Bonnefoy ambienta le vicende di una famiglia indimenticabile, ritraendo nel suo stile unico personaggi il cui destino si intreccia con quello di un paese intero.
 
Nato a Parigi nel 1986 da madre venezuelana e padre cileno, Miguel Bonnefoy è cresciuto tra Francia, Venezuela e Portogallo. La sua scrittura, divisa tra Europa e Sud America, si ispira al realismo magico, ed è stata accostata a quella di Gabriel García Márquez. Il sogno del giaguaro, vincitore del Prix Femina e del Grand Prix du Roman de l’Académie française, è il quinto libro dell’autore pubblicato da 66thand2nd dopo Il meraviglioso viaggio di Octavio (2015, 2023, finalista al Prix Goncourt du Premier Roman), Zucchero nero (2018), Eredità (2021) e L’inventore (2023).

Alberto Büchi - NON TI DIRO' MAI ADDIO - Arkadia

Alberto Büchi
NON TI DIRO' MAI ADDIO
Arkadia editore
collana Eclypse | 179
settembre 2025
pp. 220,euro 16
ISBN  9788868515829


Andrea, ex carabiniere, reduce dalla strage di Nassiriya, un matrimonio alle spalle e un’esistenza tormentata, vive con il cane Lizzie e si barcamena come meglio può. L’apparente routine viene sconvolta dal ritorno in città del Kosovaro, uno psicopatico con cui ha avuto seri problemi in passato, dalla comparsa di Fiamma, una giovane ragazza alla ricerca della propria amica inghiottita dal buco nero della droga e degli snuff movie, e dalle minacce che subisce da un insolito strozzino che vuole riscuotere un vecchio debito. Sarà proprio il tentativo di aiutare Fiamma, però, a far recuperare ad Andrea un briciolo di rispetto per se stesso, a fargli scoprire che per lui c’è ancora una possibilità di redenzione e forse quella di ricostruire una famiglia. Ma, a questo punto, dovrà decidere come combattere una guerra che si profila pericolosa e sanguinosa, soprattutto con il Kosovaro. Il tutto si risolverà in un evento drammatico che segnerà, per sempre, i destini di tutti i protagonisti. Non ti dirò mai addio è un romanzo dallo spirito cinematografico e ricco di azione, in cui si muovono personaggi di vario genere, impegnati a comporre una storia ben calibrata e dal ritmo serrato.
 
Alberto Büchi nasce a Milano nel 1978. Il cinema è il suo primo grande amore e dopo la laurea si traferisce a Londra per frequentare la New York Film Academy. Negli anni seguenti lavora come filmmaker in pubblicità, nei grandi eventi (alcuni anche in mondovisione) e insegna. Alcuni suoi racconti sono stati pubblicati sulle antologie Strane visioni (Edizioni Hypnos, 2016) e Demoni (Nero Press, 2017). Collabora come curatore di testi classici con Crescere Edizioni, come ghostwriter e traduttore. Il suo romanzo L’Eroe delle Terre Morenti (Nero Press, 2015) è stato tradotto per il mercato statunitense con il titolo Frontier Wanderer (Caliburn Press/Siento Sordida, 2015). È autore dei romanzi Fuoco Fatuo (AlterEgo Edizioni, 2016) e L’angelo trafitto (Nero Press, 2021). Nel 2025 per Arkadia Editore ha pubblicato Non ti dirò mai addio.




Sabato 27 settembre 2025 dalle 10:00 alle 14:00 e dalle 15:00 alle 19:00, Alberto Büchi sarà a Milano, nella libreria Hellisbook in via Losanna 6, per il firmacopie di Non ti dirò mai addio.



Campania Libri Festival – La fiera dell'editoria torna dal 2 al 5 ottobre 2025 a Palazzo Reale di Napoli

 

Campania Libri Festival – La fiera dell’editoria torna dal 2 al 5 ottobre 2025 a Palazzo Reale di Napoli.
“Il Segno dei Quattro” è la traccia di questa edizione, la quarta, e quattro i giorni in cui la città partenopea diventerà scenario di nuovi eventi culturali dedicati al mondo del libro e della lettura: incontri, panel letterari, performance e workshop con la partecipazione di 150 case editrici e con 120 stand espositori. Quattro i punti cardinali delineati da oltre 500 scrittori. Quattro i testimonial, la novità di quest’anno: Viola Ardone, Antonella Cilento, Diego De Silva e Silvio Perrella, curatori di alcuni eventi in programma.
Quest’anno il Festival torna a includere anche alcune sale della Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III e il Giardino Romantico, dove la parte fieristica si estenderà fino a godere di un affaccio naturale su Castel Nuovo.
Centrali per l’edizione 2025 i temi dell’inclusione sociale e del confronto con l’altro, con un percorso Kids & Young Adult destinato alla letteratura per ragazzi, ricco di attività laboratoriali, che vedrà il coinvolgimento di scuole e istituti della Campania.
Come ogni anno, il programma degli incontri è articolato in percorsi tematici con una prospettiva multidisciplinare: poesia, cinema, teatro, storia, critica letteraria, genere noir, filosofia, e nuovi focus su traduzione, geopolitica e spiritualità, con il ritorno del ciclo dedicato alla storia di donne Eretiche.
Campania Libri Festival – la fiera dell’editoria è un progetto della Fondazione Campania dei Festival, diretta da Ruggero Cappuccio, e finanziato dalla Regione Campania.
La curatela editoriale del progetto è affidata al filosofo e docente universitario Massimo Adinolfi.


"TOC TOC! Bruno Munari: dentro i libri" arriva a Trento

 

Un’occasione unica per scoprire e riscoprire l’opera di Bruno Munari in un contesto dedicato ai libri, all’educazione e alla creatività.
In occasione del festival Book to School (26, 27 e 28 settembre), la sede della casa editrice Erickson ospita la mostra TOC TOC! Bruno Munari: dentro i libri, realizzata da Corraini Edizioni in collaborazione con Spazio Munari.
La mostra esplora la celebre serie dei libri del ’45, che Munari ideò dopo la nascita del figlio Alberto: libri fatti di fustelle, fori e disegni grandi ed eleganti, capaci di invitare a un gioco di scoperte e meraviglie, svelando tutta la magia della carta.
Partendo dall’idea di “libro-oggetto”, di gioco e interazione, l’esposizione propone un percorso di esplorazione in cui il visitatore può entrare fisicamente nelle storie: sollevare, scoprire, nascondere, immaginare e inventare nuove possibilità.

La mostra sarà visitabile fino al 4 ottobre 2025. 


giovedì 25 settembre 2025

Il libro dei libri: bibbie antiche, tra splendore e devozione


La Bibbia non è soltanto il testo sacro più diffuso al mondo ma anche un monumento editoriale che ha attraversato i secoli, lasciando un’impronta indelebile nella storia della cultura, della lingua e dell’arte tipografica. Dalla sua prima comparsa a stampa nella metà del XV secolo, ha continuato a evolversi, riflettendo le trasformazioni spirituali, politiche e tecnologiche delle epoche che ha attraversato.
La genesi dei testi biblici è fin dalle origini profondamente intrecciata con un ampio spettro di tradizioni e interpretazioni. Questi scritti hanno preso forma e sono stati accolti dalle rispettive comunità come il risultato della rielaborazione di tradizioni orali e testi preesistenti, che sono stati riutilizzati, riscritti e commentati.
Il “canone“, come lo conosciamo oggi nella sua forma ben definita, è il frutto di un processo di selezione e di un costante confronto con una letteratura più vasta, ricca e diversificata sia nella forma che nel contenuto teologico. Il principio cardine di questa indagine storico-critica è che la Bibbia ebraica e quella cristiana sono mutuamente dipendenti per una piena comprensione, poiché condividono un unico percorso di formazione. Esplorare tale percorso significa fare nuova luce sulle relazioni secolari tra ebraismo e cristianesimo e sulla loro storia, che, fin dalle origini, è anche la storia dell’interpretazione biblica.
La Bibbia, nella sua forma attuale, è quindi il risultato di un lungo processo editoriale e di traduzione che ha coinvolto diversi autori e comunità religiose nel corso dei secoli.
La mostra al'Mercante in Fiera', 11-19 ottobre 2025 | Fiere di Parma, presenta cinque edizioni straordinarie della Bibbia, ciascuna emblematica di un momento cruciale nella storia del libro e della fede. Dalla prima Bibbia italiana illustrata nel 1489 alla più piccola mai stampata nel XIX secolo, ognuna di queste opere rappresenta quei caratteri fondamentali di accessibilità e maestria tecnica che hanno reso le Sacre Scritture uno degli esempi più importanti della storia editoriale.
Ogni esemplare esposto offre uno spunto per riflettere sul valore del libro come oggetto sacro, ma anche come veicolo di diffusione e accessibilità culturale guidando intere generazioni e superando confini linguistici e geografici.

Testo a cura di Luca Cena

© Foto R.C.R. Parma.  - In apertura, Missale Romanum nouissime impressum: diligentissime emendatum. Venezia, Apud Hyeronymum Scotum, 1558


Il 30/9 alla Kasa Gianni Berengo Gardin ricordato da Giovanna Calvenzi e Roberto Mutti

 
Ci sono attività che capitano al momento giusto. Per esempio, avere in corso Le immagini rilegate, la mostra in cui esponiamo i migliori libri fotografici dell'anno, ci consente di ricordare al meglio Gianni Berengo Gardin, che se n’è andato nello scorso mese di agosto. Oltre al grande fotografo che tutti conoscono, Berengo è stato infatti il più prolifico autore italiano di libri fotografici: quelli a sua firma sono tra i 250 e i 300, un numero elevatissimo anche per un professionista sempre attivo come lui, che aveva la macchina in mano da mattino a sera.

Quale migliore occasione per ricordare l'amico e il fotografo? Lo faremo martedì 30 settembre, alle 18.00, esponendo una parte - piccola! - dei suoi libri e parlandone insieme a due primari esponenti del mondo dell’immagine fotografica come Giovanna Calvenzi e Roberto Mutti. Un bel momento per una bella persona.

K.

Per partecipare non è richiesta la prenotazione.

Ennio Flaiano - CHIUSO PER NOIA - Adelphi

 
Ennio Flaiano
CHIUSO PER NOIA
a cura di Anna Longoni
Adelphi
collana Piccola Biblioteca | 821
2025
pp. 326, euro 16
ISBN 9788845940286

«Per anni ha scritto delle critiche sui giornali, senza cavarne altro che inimicizie ed errori tipografici» ha detto di sé Flaiano nel 1946. In realtà, dopo aver imparato il mestiere sul campo – tanto che, ricorda, circolava la frase «Questi giovani si fanno una cultura sui propri articoli» –, è stato, a partire dal 1939, un recensore cinematografico acuto e beffardo, pacato e intransigente, raffinatissimo dietro lo schermo della nonchalance, sempre ostile alle falsità e alle insulsaggini: a tutti quei film, insomma, che «presuppongono, di regola, un pubblico eccessivamente tardo di comprendonio» o che «rendono confortevole l’esistenza, allo stesso titolo dei treni rapidi, delle automobili, dei termosifoni». A suscitare l’entusiasmo di chi, come lui, conosceva intimamente il lavoro di soggettista e sceneggiatore (basti pensare alla prodigiosa e tormentata collaborazione con Fellini), e andava al cinema per sgranchirsi «l’immaginazione e la visione morale del mondo», erano piuttosto film come Verso la vita di Renoir, Ombre rosse di Ford o Monsieur Verdoux di Chaplin, «in cui tutto porta il marchio così semplice e raro del genio». Non solo: in un paese dove è lecito essere anticonformisti solo «nel modo giusto, approvato», Flaiano ha saputo esserlo sino in fondo, come dimostra l’irresistibile giudizio riservato a Orson Welles: «i suoi personaggi appartengono a quella categoria che mangia il pollo con le mani non per maleducazione, ma per eccesso di carattere, per prepotenza di immaginazione e di volontà!».

Fabrizio Sinisi - IL PRODIGIO - Mondadori

 
Fabrizio Sinisi
IL PRODIGIO
Mondadori
agosto 2025
pp. 252, euro 19,50
ISBN 9788804792499


Una notte nel cielo di una grande città italiana compare un volto: una faccia dai contorni rozzi come la disegnerebbe un bambino. Quando i cittadini si svegliano, guardano in alto e rimangono sbigottiti. Compreso Luca, il giovane prete a cui è affidato il racconto di questa storia. Don Luca è un prete mondano e carismatico: scrive libri di successo, è ospite fisso di un programma tv, i suoi corsi all’università sono sempre pieni. Ed è innamorato di Marta, una ragazza tormentata e inafferrabile. All’inizio il faccione viene visto con simpatia e curiosità, le sue foto riempiono i feed dei social, poi – mano a mano che i giorni passano e il Volto resta – subentra lo smarrimento: cosa significa quel segno nel cielo? Sarà un fenomeno meteorologico? Un happening artistico, un messaggio in codice, il segnale di una guerra chimica imminente? Supposizioni e ipotesi si moltiplicano, ma quella che fa più presa sulle masse è che si tratti di un evento misterico: un prodigio, la manifestazione di un dio. I primi miracoli e le prime guarigioni portentose non tardano ad arrivare. Luca non sa cosa dire ai suoi fedeli, che desiderano ardentemente credere e pretendono che la Chiesa si pronunci. Anche il sindaco è preoccupato: l’afflusso di pellegrini e turisti che vogliono vedere il Volto è inarrestabile, c’è gente accampata ovunque, mantenere l’ordine pubblico è impossibile. Nello strano caos metafisico in cui la città è sprofondata, si formano movimenti, fazioni, sette, ed emergono nuovi leader: su tutti, un giovane e magnetico asceta transgender che inneggia a una rivoluzione spirituale collettiva. Travolto da quest’onda di fanatismo e ossessionato dall’improvvisa sparizione di Marta, Luca sente la sua fede sfaldarsi, ma comincia a intravedere un modo nuovo, nudo e vertiginoso, di aprirsi al mistero. Già considerato una fra le voci più importanti del teatro italiano, nel suo esordio letterario Sinisi ci consegna una spericolata parabola contemporanea che guarda alla grande letteratura europea – Houellebecq, Saramago, Rushdie – contaminandola con la cronaca politica italiana e con la narrativa filosofica e soprannaturale.
Il risultato è un romanzo nuovo e potentissimo che sfugge a ogni definizione e ci interroga su alcune grandi questioni del nostro tempo: cosa significa credere? Perché l’uomo continua a sperare in qualcosa di invisibile e incomprensibile come Dio, come la salvezza?
 
Fabrizio Sinisi è nato a Barletta nel 1987. Drammaturgo e poeta, è attualmente dramaturg della Compagnia Lombardi-Tiezzi e consulente artistico del Centro Teatrale Bresciano. I suoi lavori sono tradotti e rappresentati in oltre quindici paesi. Ha ottenuto diversi premi e riconoscimenti, tra cui la menzione dell’American Playwrights Project, il premio Testori per la Letteratura e il premio Nazionale dei Critici di Teatro. Collabora con il quotidiano “Domani”. Il prodigio è il suo primo romanzo.


Ines Testoni - ESSERE ETERNI - Il Saggiatore

 
Ines Testoni
ESSERE ETERNI
Manifesto contro la morte

Il Saggiatore
settembre 2025
pp. 296, euro 24
ISBN 9788842835776

 
Una delle cose che abbiamo compreso nel corso della nostra storia è che la morte è, tra tutte, l’esperienza più universale e ineludibile. Eppure, nello stesso momento in cui noi esseri umani abbiamo realizzato la sua esistenza, abbiamo anche iniziato a desiderare il suo superamento. Questo desiderio ha dato vita nei millenni a superstizioni fugaci e religioni millenarie, visioni mistiche e fantasie letterarie, sistemi filosofici complessi e ricerche scientifiche postumane, ma ognuna di queste soluzioni ha finito per alimentare una ulteriore voglia di allontanare i limiti che la biologia ci ha imposto. 
In queste pagine Ines Testoni ripercorre la tradizione del pensiero occidentale per offrire nuove risposte a un presente assieme colmo di disincanto rispetto alla possibilità di una vita spirituale dopo la morte e ossessionato dalla necessità di sconfiggere il tempo. Ripercorrendo le riflessioni di Parmenide sul nulla assoluto, «impensabile» e «inesprimibile», e gli studi della psichiatra Elisabeth Kübler-Ross sui malati terminali, la sensazione di eternità provata e descritta tra gli altri da Jorge Luis Borges e le conclusioni di Baruch Spinoza o Emanuele Severino, Testoni tenta di individuare una nuova via per superare il terrore dell’annientamento senza finire in derive autoritarie o nichilistiche. 
Essere eterni è un manifesto per liberarci dall’angoscia della fine. Un invito a ripensare il rapporto tra tempo, morte e trascendenza in modo non dogmatico, riconoscendo attraverso la ragione ciò che siamo davvero: esseri in bilico tra il desiderio di assoluto e la coscienza della nostra fragilità. Perché quando riusciremo a scoprire ciò che ci rende, da sempre, immortali, allora potremo anche trovare un modo radicalmente nuovo di vivere questa esistenza.

Ines Testoni (Brescia, 1957) è professoressa di Psicologia sociale e Psicologia delle relazioni di fine-vita, perdita e morte presso l’Università di Padova, dove dirige anche il master Death Studies & the End of Life e il corso di perfezionamento di CAT: Creative Arts Therapies, finalizzato al supporto di persone discriminate. Con il Saggiatore ha pubblicato Il grande libro della morte (2021) e Il terzo sesso (2023).

mercoledì 24 settembre 2025

I VANGELI, edizione, traduzione e commento di Giancarlo Gaeta - Quodlibet


I VANGELI

Marco Matteo Luca Giovanni
edizione, traduzione e commento di Giancarlo Gaeta
Quodlibet
2024
pp. 888, euro 34
ISBN 9788822922687

Ha fatto forza col suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri dei loro cuori;
ha rovesciato i potenti dai troni
e innalzato gli umili,
gli affamati ha colmato di beni
e i ricchi ha rimandato a mani vuote.

Luca 1,51-53

La presente edizione dei Vangeli è nata col proposito di offrire un accesso quanto più possibile diretto a testi che in massimo grado hanno nutrito la cultura europea; un unicum di straordinaria forza espressiva il cui scopo è stato di rendere sensibile ai credenti la figura del Redentore, ma da cui dipende altresì la possibilità di accesso alla figura storica di Gesù, e quindi alla genesi della fede cristiana.
Nel corso del tempo questi scritti sono stati sovraccaricati di spiegazioni e applicazioni varie in funzione del pensiero teologico, dell’istruzione religiosa o della riflessione morale, cosicché poca o nulla consapevolezza c’è della loro genesi e funzione originaria, nonché dei loro caratteri letterari e di ciò che fu proprio a ciascun evangelista nel tentare la via difficile di un’attualizzazione della memoria del Cristo sulla base di quanto la tradizione orale ne aveva trasmesso.
Non sarebbe perciò stata sufficiente l’aggiunta di note a elucidazione di alcuni passi; occorreva elaborare un commento puntuale che, seppure in forma sintetica, conducesse ad apprezzare la specificità dei racconti, la diversità delle comprensioni dell’evento cristologico, i modi diversi di contestualizzare e intendere uno stesso episodio della vicenda di Gesù. Si è perciò attinto all’enorme bagaglio di conoscenze filologiche, letterarie ed esegetiche degli studi critici, indispensabile per misurarsi con scritti il cui potere evocativo ha radici profonde in precise realtà storiche.
Quanto ai testi, il lettore ne troverà mutata la sequenza tradizionale, essendo oramai ampiamente riconosciuta la priorità del Vangelo di Marco. Nuova è anche la loro articolazione. Si è dato maggiore risalto alle singole unità letterarie, presentate separatamente come tessere adattate dagli evangelisti a comporre di volta in volta un diverso mosaico. Infine, l’ampia introduzione generale consente di affrontare in maniera lineare le complicate questioni relative alla tradizione e redazione dei quattro Vangeli; questioni che portano a rilevare l’arte particolarissima degli evangelisti nel rappresentare, ciascuno a suo modo, i tratti salienti del protagonista di una vicenda che fu tale da modificare il corso della storia.




Giovedì 25 settembre | PALERMO
29a settimana Alfonsiana.
Presentazione del libro I Vangeli. Marco Matteo Luca Giovanni a cura di Giancarlo Gaeta
Padri Redentoristi
via Badia, 52
Ore 17:00

Intervengono:
Guido Corso, diritto amministrativo Università Roma Tre
Salvatore Di Piazza, filosofia del linguaggio Università di Palermo
Giancarlo Gaeta, storia del primo cristianesimo Università di Firenze
Maria Concetta Sala, saggista Palermo.



Tania Branigan - MEMORIA ROSSA - Iperborea

 
Tania Branigan
MEMORIA ROSSA
La Cina dopo la Rivoluzione Culturale

(titolo originale Red Memory: The Afterlives of China's Cultural Revolution, W. W. Norton & Company, maggio 2023)
traduzione di Silvia Rota Sperti
Iperborea
collana I Corvi | 12
settembre 2025
pp. 304, euro 19,50
ISBN 9788870917222


Carnefici e vittime, rancori irrisolti e colpe da espiare: è il lascito della Rivoluzione culturale, il movimento che, tra il 1966 e il 1976, sradicò tradizioni millenarie e diede vita alla Cina di oggi. Un decennio in cui nessuno rimaneva a lungo innocente o colpevole e l’unica verità, volubile e incerta, era il pensiero di Mao, che regolava ogni sfaccettatura della vita quotidiana. Tania Branigan ha incontrato e intervistato decine di sopravvissuti, pronti a ricordare ciò che lo stato cinese vorrebbe rimuovere. Un avvocato che da bambino denunciò la madre, colpevole di aver criticato Mao tra le mura di casa. Un compositore di Pechino deportato, torturato e poi riabilitato. Un’anziana di Chongqing che racconta la giovinezza che non ha mai vissuto, perché è stata costretta a trasferirsi nella miseria delle campagne. Il vedovo della professoressa Bian, uccisa dalle sue studentesse nell’Agosto rosso, e Song Binbin, la sua carnefice, che fu acclamata da Mao e oggi cerca di scagionarsi. Un coro dissonante di voci che ricostruiscono il passato e illuminano il presente della Cina di Xi Jinping: un regime prospero che mantiene il controllo assoluto sui suoi sottoposti, ma oggi alla delazione preferisce telecamere e software di riconoscimento facciale. E costringe i cittadini a ignorare le macerie della storia. Ma è possibile cancellare un ricordo traumatico? È sufficiente il benessere economico per dimenticare ferite così profonde? Unendo al rigore del grande reportage l’empatia della romanziera, Branigan racconta le derive pericolose di un paese che ha seppellito il suo passato: un destino da cui nessuno può sentirsi immune, nemmeno un Occidente che non vuole vedere lo sgretolarsi dei suoi valori democratici.
 
Prologo, un estratto

Queste due questioni non sono chiuse, e il loro lascito dev’essere trasmesso alla generazione successiva. Come farlo? Se non in pace, allora nel tumulto… 
Mao Zedong, nei suoi ultimi mesi di vita, sulla Rivoluzione culturale e sul ritiro forzato del Kuomintang a Taiwan
 
Il ghiaccio sigillava i laghi nel cuore della città, strade e cieli erano incolori e lo smog si dissolveva in nuvole: l’orizzonte era solo un ricordo. I ginkgo nel parco sembravano tracce d’inchiostro. Stamattina, i cani a passeggio indossavano cappottini pesanti, zampettando con una determinazione che conoscevo bene. Anche se ero di nuovo al chiuso, ancora avvolta in strati su strati di lana, il freddo non dava tregua e penetrava fin nelle ossa. Gli artisti amavano questi capannoni industriali nel Nord di Pechino, ex fabbriche di armamenti, proprio per le loro nude pareti di cemento, i soffitti alti e le ampie vetrate, tutte cose che contribuivano al gelo mortale dello studio. Sapevo che i quadri erano grandi, ma non mi aspettavo nulla del genere. Erano alti due metri e mezzo ciascuno e appesi alle pareti mi facevano sentire ancora più piccola, come se fossi io a essere osservata. In questa dimensione, in bianco e nero, persino i sorrisi erano sinistri. A prima vista sembravano quasi delle fotografie. I volti ritratti trasmettevano la stessa fatalità delle foto di bambini scomparsi, come se anche loro sapessero cosa li aspettava. Più vicino, le linee nette si scomponevano in un turbine di pennellate: macchie sbavate e tratti grigio cenere e carboncino. I dipinti erano sia imponenti che sfuggenti. La pittura era densa, incrostata sulla tela, qua e là erano rimaste attaccate delle setole. Indietreggiando di nuovo, ho riconosciuto alcuni dei volti che mi guardavano. Un celebre scrittore con un paio di occhiali spessi. Un’attrice accigliata. Eroi comunisti. Altri non li conoscevo. Che fossero famosi, famigerati o ignoti, tutti erano dipinti esattamente allo stesso modo, nelle stesse enormi dimensioni. C’era tragedia, c’era efferatezza, ma il pittore non faceva distinzioni: «Anche se sono persone crudeli, sono comunque persone», mi ha detto. Era un uomo modesto, infagottato in una grossa giacca di similpelle nera e un maglione arancione – un abbigliamento più adatto a uno studente con la metà dei suoi anni, ma che lui portava con disinvoltura. Si è infilato dei guanti di cotone per cercare tra le pile il quadro che gli avevo chiesto, poi ha tirato fuori una cornice e l’ha messa su un cavalletto prima di scoprirla. È comparso un volto inflessibile, ma con la traccia di un sorriso. Benevolo? Trionfante? Il Presidente Mao guardava davanti a sé e io guardavo lui. Ero abituata a vederlo a grandi dimensioni nel gigantesco ritratto ancora esposto in piazza Tienanmen, sulla grande porta rossa nel cuore della capitale. Ho dato un’occhiata attorno, stupita che gli altri ritratti fossero così grandi. C’erano più di cento dipinti in totale, ma ne mancava uno, mi ha detto Xu Weixin: il primissimo che aveva disegnato da bambino. Era cresciuto nel lontano Nordovest della Cina. Gli piaceva la sua insegnante, la mite signorina Liu, e per questo era rimasto sconvolto e pieno di vergogna quando la situazione era precipitata e aveva capito di essere stato molto ingenuo: quella donna, gli dissero, era un nemico di classe, figlia di un proprietario terriero. Inorridito, chiuse il suo cuore e fece la cosa giusta: prese la penna e disegnò un’orribile caricatura che poi appese alla lavagna.

Tania Branigan è una giornalista britannica. Tra le voci più importanti del Guardian per gli esteri, si è occupata a lungo di Cina, paese in cui ha vissuto sette anni come corrispondente. Suoi scritti sono apparsi anche sul Washington Post. Memoria rossa, finalista al Baillie Gifford Prize, è il suo primo libro.





L'autrice Tania Branigan sarà in Italia per presentare il suo libro «Memoria rossa» (traduzione di Silvia Rota Sperti), la dodicesima uscita della collana «I Corvi». Ecco gli appuntamenti da non perdere:

Venerdì 3 ottobre
17:30, Internazionale a Ferrara | Ex Teatro Verdi
Con Giada Messetti, modera Junko Terao.

Sabato 4 ottobre
16:00, Internazionale a Ferrara | Cinema Apollo
Talk individuale sulla Cina. A seguire sessione di Q&A con il pubblico.

Per accedere agli incontri sarà richiesto un tagliando, che potrà essere ritirato allo stand di Piazza Trento. Maggiori informazioni al link qui sotto.

Domenica 5 ottobre
12:00, Festa del Racconto di Carpi, tenda di piazzale Re Astolfo.
«Le ferite invisibili della Cina. Un memoir», con Eugenio Cau.
Ingresso gratuito fino a esaurimento posti.



Cynthia Rimsky - CLARA E CONFUSA - Edicola edizioni

 
Cynthia Rimsky
CLARA E CONFUSA
(titolo originale Clara y confusa, 2024)
traduzione di Silvia Falorni
Edicola edizioni
collana ñ
settembre 2025
pp. 144, euro 16
ISBN 9791281860070

 
Salvador è un idraulico dalla spiccata sensibilità. Clara un’artista ignorata dalla critica e dal pubblico. Si incontrano in una sera di tempesta nel centro culturale dove lei, durante un deserto finissage, mette in atto un gesto inaspettato. Sarà l’inizio della loro tortuosa storia d’amore e di una serie di eventi che culmineranno in un’affollatissima sagra di provincia, momento delirante e felliniano dove Clara intende esporre la sua opera definitiva.
Clara e confusa, il romanzo con cui Cynthia Rimsky ha vinto il Premio Herralde, unica scrittrice cilena insieme a Roberto Bolaño ad aver ottenuto il prestigioso riconoscimento, è un libro spensierato e profondo, sfuggente e solido, esilarante e commovente, dove si intrecciano amore, arte e corruzione, e dove si muovono una Porsche, una bara in affitto, un mentore in fin di vita, una banda di idraulici e uno stetoscopio cromato, che Salvador usa per cercare le perdite d’acqua nelle case dei suoi clienti.
Sono un po’ confuso”, ammette Salvador. “È il segno dei tempi”, gli risponde Giudice. Ed è proprio all’interno della tensione tra chiarezza e confusione che Rimsky conduce chi legge. E mentre racconta di un uomo che ha imparato a disconnettersi dal rumore del mondo, di una donna che ha assunto con l’arte un impegno assoluto, degli infiniti modi di amare, soprattutto nella distanza, nell’assenza e nella rinuncia, di un’indagine che finisce per confondere i ruoli tra investigatore e colpevole e del possibile compromesso tra utopia e routine, ci invita ad abbandonarci al dubbio: cosa ce ne facciamo della chiarezza, se è la vista stessa ad essere confusa?

Cynthia Rimsky (Santiago, Cile, 1962) vive in Argentina. Ha ricevuto il Premio Juegos Literarios Gabriela Mistral, il Premio Municipal di Santiago e il Premio alla Migliore Opera Letteraria del Consiglio Nazionale della Cultura del Cile. Con “Clara e confusa” ha vinto il Premio Herralde per il Romanzo 2024 (Spagna) e il Premio Letterario 2025 del Ministero della Cultura (Cile). È docente presso la Universidad Nacional de las Artes di Buenos Aires e del Diplomado de Escritura de la Universidad Católica Valparaíso. Dei suoi numerosi libri, Edicola Edizioni ha pubblicato “Il futuro è un posto strano” (2021), “Autostop per la rivoluzione” (2022) e “Yomurí” (2023).

50° anniversario ISA | Presentazione Volume Terra di Musica| L'Aquila, Venerdì 26 settembre 2025

 

Venerdì 26 settembre alle ore 18 presso l'Auditorium del Parco all'Aquila, l'Istituzione Sinfonica Abruzzese presenterà il volume 'Terra di Musica', realizzato in occasione del 50° anniversario di attività, che completa il racconto editoriale avviato nel 2000 con 'La Fertile Armonia'.
In conclusione dell'evento - al quale parteciperanno i curatori del volume con il Presidente ISA, Alberto Mazzocco - il Direttore Artistico Ettore Pellegrino omaggerà i presenti con un momento musicale insieme al chitarrista Gianluca Persichetti.

John Fowles - IL MAGO - Safarà

 
John Fowles
IL MAGO
(titolo originale The Magus, Jonathan Cape 1965, revised version 1977)
traduzione di Zannino Angiolillo e Lucrezia Pei
introduzione e postfazione di John Fowles
a cura di Lucrezia Pei e Pasquale Donnarumma
Safarà
settembre 2025
pp. 686, euro 29,50
ISBN 9788832107777
 

Dall’autore de La donna del tenente francese, l’opera più celebre di John Fowles nella sua versione ampliata e inedita, inclusa tra i cento migliori romanzi dalla Modern Library e da BBC Big Read.
All’indomani della Seconda guerra mondiale Nicholas Urfe, giovane e inquieto laureato inglese atterrito dalla prospettiva di una vita priva di sorprese, si reca su una remota isola greca nelle vesti di insegnante, attratto da una suggestione tanto indefinibile quanto pervasiva. Nella cornice dell’isola, di stordente bellezza, Nicholas rimarrà presto soggiogato dalle malie di un seducente ingannatore – il ricco e cosmopolita Conchis, a sua volta attorniato da una cerchia di figure elusive ed enigmatiche –, in un sottile gioco di illusioni che mirerà a disgregare la sua fragile percezione di sé e del mondo, in un crescendo adrenalinico e conturbante.
John Fowles lavorò per quasi quindici anni alla stesura del volume, il cui titolo iniziale avrebbe dovuto essere The Godgame. Pubblicato per la prima volta nel 1965 con il titolo The Magus, il romanzo riscosse istantaneamente grande successo di critica e pubblico; l’autore tuttavia continuò a lavorare a una sua nuova stesura, pubblicandone l’edizione finale nel 1977, qui presentata per la prima volta al pubblico italiano.
Il labirinto de Il Mago consegna ai lettori, con rinnovata forza, il potere del mito, della verità e dell’allegoria, in un’ammaliante esplorazione della psiche umana.
 
John Fowles (Leigh-on-Sea, 31 marzo 1926 – Lyme Regis, 5 novembre 2005) è stato uno scrittore e saggista inglese, considerato da molti il padre della letteratura postmoderna britannica. Profondamente influenzato dall’esistenzialismo francese, riscosse sin dagli esordi grande successo di pubblico e critica. Oltre a Il Mago, tra le sue opere più celebri figurano Il collezionista e La donna del tenente francese, sceneggiato nel 1981 da Harold Pinter per l’adattamento cinematografico diretto da Karel Reisz, con Meryl Streep e Jeremy Irons.

Pino Corrias - ROMANZO ROSSO - SEM

 
Pino Corrias
ROMANZO ROSSO
Gli anni del furore e del piombo

SEM
maggio 2025
pp. 448, € 20
ISBN 9788893907118


Piero Villa, detto Biondo, è stato un ribelle, un militante politico nel pieno degli anni settanta, gli anni del furore e del piombo. È stato un soldato del Mucchio, uno dei più spericolati gruppi di quella galassia sovversiva chiamata Autonomia Operaia, estrema eresia di un'eresia. Lui e i suoi compagni hanno combattuto lo Stato delle stragi, i partiti dei compromessi e i sindacati degli accordi al ribasso, hanno combattuto i padroni e i padroncini, la polizia e i pretoriani della sicurezza privata, i fascisti e gli spacciatori di eroina. Hanno praticato il contropotere e l'illegalità di massa, perché - se il comunismo esiste - non sta nel prendere il Palazzo d'Inverno: "Sta nel prendersi la merce / Sta nel prendersi la mano / E tirare i sampietrini nell'incendio di Milano". A vent'anni, Piero vuole assaltare il cielo, ha il mondo in mano e la sua mano è armata. Questa è Milano, nella stagione delle aspettative crescenti. Questa è la capitale senza nessuna morale dell'insurrezione: pioggia di sassi e lacrimogeni, ululati di sirene, barricate agli incroci della Storia, automobili in fiamme a illuminare una rivolta che scheggia la cronaca tra assalti, feriti, agguati, espropri, irruzioni nelle armerie e nelle banche. Il bollettino dei morti, intanto, si allunga. Va più veloce di tutti, il Biondo. Il Mucchio è la banda. Nuvola e Lampo sono i compagni di strada. Falco è il tessitore, l'intellettuale, il capo. Lisetta l'approdo del suo cuore a singhiozzo. Francesca il grande amore, rimpianto e smarrito nell'infuriare della lotta. Ma incombe già il tempo della sconfitta, degli arresti, della latitanza, dell'esilio e di nuove battaglie sotto il cielo del Centroamerica. Poi il rendiconto di una vita arriva inatteso. È disegnato sul volto di Nelson, il figlio concepito con Francesca, mai previsto, mai conosciuto: da convocare oggi alle pendici di un vulcano cileno, nel deserto di Atacama, dove i telescopi inquadrano la Storia dentro le stelle più antiche, mentre il Biondo racconta i molti mondi del suo passato che sono anche il nostro. "Romanzo rosso" è il racconto epico dell'ultima, vera sollevazione collettiva. È il grande romanzo italiano degli anni settanta che in tanti hanno aspettato a lungo di leggere.
 
Giornalista e scrittore, Pino Corrias è stato inviato speciale del quotidiano La Stampa, e collabora con il Venerdì di Repubblica, il Fatto Quotidiano e Vanity Fair. Ha pubblicato, tra gli altri, Luoghi comuni. Dal Vajont a Arcore, la geografia che ha cambiato l’Italia (Rizzoli), Vita agra di un anarchico (Baldini e Castoldi), Ghiaccio Blu (Baldini e Castoldi) e Dormiremo da vecchi (Chiarelettere, 2015), che ha vinto il premio Ultima Frontiera “Carlo Cassola” 2016. Ha lavorato come sceneggiatore e produttore per Mediaset e Rai.










Cagliari, venerdì 26 settembre
Fondazione Siotto, via dei Genovesi 114, ore 18.30
ROMANZO ROSSO
Gli anni del furore e del piombo

di e con Pino Corrias
in dialogo con Bepi Vigna

Mario Deaglio (a cura di) - UN FUTURO DA RIPROGETTARE - Guerini e Associati

 
Mario Deaglio (a cura di)
UN FUTURO DA RIPROGETTARE
Guerini e Associati
maggio 2025
pp. 232, euro 21
ISBN 9788862509565


I già precari equilibri mondiali, destabilizzati dai conflitti in corso, sono sempre più sotto stress. Se a ciò associamo gli sviluppi degli ultimi periodi, viene da chiedersi se anche il ruolo della democrazia rappresentativa del nostro mondo non sia forse messo in gioco.
Per provare a rispondere a questa domanda, invece di partire dall’analisi dei mutamenti di una struttura economica, geopolitica, sociale, climatica, produttiva che di fatto non esiste più; invece di cercare di riattaccare a tavolino i cocci di una globalizzazione frantumata, proviamo a partire da una analisi – seppure sommaria – delle nuove caratteristiche che confusamente si intravedono e che potrebbero condurre a una struttura diversa da quella tradizionale. Non dunque una narrazione di cosa aspettarci per l’avvenire, ma piuttosto la proposta di uno strumento – un paio di occhiali – che ci aiuti a vedere un po’ meglio per imbastire un futuro diverso.
 
Mario Deaglio è professore emerito di Economia internazionale all’Università di Torino ed editorialista economico. Come giornalista ha iniziato sulle colonne dell’Economist, poi su quelle del Secolo XIX per arrivare a La Stampa. Ha diretto per tre anni Il Sole 24 Ore. Si occupa prevalentemente dei problemi strutturali del capitalismo moderno.



Martedì 7 ottobre 2025, ore 17.30
MILANO
Libreria Egea, Viale Bligny 22
Incontro con
Mario Deaglio
Professore emerito di Economia internazionale, Università di Torino
Giuseppe Russo, Direttore Centro Einaudi
Giorgio Arfaras, Economista e saggista
Daniel Gros, Economista e Direttore Institute for European Policymaking
Franco Bruni, Presidente Institute for International Political Studies (ISPI)
Modera Fabrizio Patti, Giornalista


martedì 23 settembre 2025

Presentazione della collana “Origine” di Carbonio Editore: giovedì 25/09/25, Biblioteca Europea di Roma

 


ROMA, GIOVEDÌ 25 SETTEMBRE 2025, ORE 17:30

GIORNATA EUROPEA DELLE LINGUE

RIPARTIAMO DALL’ORIGINE

Presentazione della collana “Origine” di Carbonio Editore

Biblioteca Europea
Via Savoia, 13

Come approcciarsi alla traduzione di un libro prezioso ed affascinante che riemerge dal passato?
Fin dove può spingersi un traduttore per rendere un testo più familiare ad un lettore contemporaneo?
I traduttori della collana “Origine” di Carbonio Editore si raccontano nella loro quotidiana ricerca di equilibrio fra il passato e il futuro.

Ne parlano:

Franco Perrelli - August Strindberg, SoloLa festa del coronamentoIl caprio espiatorioLibri blu (svedese)
Bruno Berni - Jens Peter Jacobsen, Marie Grubbe; Johannes Vilhelm Jensen, La caduta del re (danese)
Luca Crescenzi - Hermann Broch, L’incognita (tedesco)
Mario Caramitti - Ivan Turgenev, Alla vigilia (russo)
 
Modera:
Gaia Seller - Responsabile della Casa delle Traduzioni


Franco Perrelli (Venezia 1952), già ordinario di Discipline dello Spettacolo nelle Università di Torino e di Bari, ha vinto nel 2009 il Premio Pirandello per la saggistica con un libro sui Maestri della ricerca teatrale (Laterza) e, nel 2014, lo Strindbergspris della Società Strindberg di Stoccolma. Oltre ad avere scritto varie monografie di argomento teatrale, si è occupato di autori nordici come Kierkegaard, Brandes, Lagerkvist, Munk e Fosse. Nel 2024, ha pubblicato un Meridiano Mondadori dedicato ai Drammi borghesi di Ibsen e una storia del Teatro Scandinavo (Carocci). Per Carbonio Editore, ha curato l’edizione di tre romanzi di Strindberg: Solo, La festa del coronamento, Il capro espiatorio, e la prima edizione italiana dei Libri blu (2021).

Bruno Berni
 (Roma 1959) è dirigente di ricerca dell’Istituto Italiano di Studi Germanici di Roma. Ha scritto saggi e volumi sulla storia della mediazione e dell’editoria, sulla cultura nordica – in particolare danese – dal Settecento al Novecento e sulle fiabe di Andersen. A partire dal 1986 ha tradotto oltre un centinaio di opere letterarie prevalentemente dal danese, ma anche da svedese, norvegese e tedesco. Per la sua attività ha ricevuto diversi riconoscimenti, tra i quali i premi nazionali per la traduzione in Italia e in Danimarca. È socio onorario AITI.  Collabora con “Alias”, l’inserto culturale del manifesto. 

Mario Caramitti
 (1965), professore associato, insegna letteratura russa alla Sapienza. Divide le sue forze tra la ricerca (Letteratura russa contemporanea. La scrittura come resistenza, 2010; Classici alla finestra, 2020) e la traduzione (oltre venti libri), che considera il più prezioso strumento ermeneutico. Ha curato antologie sulle avanguardie postsovietiche (Schegge di Russia) e storiche (Fuoco e Sogni), fino alla recente Voci russe contro la guerra (con Massimo Maurizio, open access). Scrive regolarmente di letteratura russa su “Alias”.

Luca Crescenzi (Roma 1961), germanista e traduttore, è professore ordinario di Letteratura tedesca all’università di Ca’ Foscari di Venezia. Ha scritto su Thomas Mann e sul Romanticismo tedesco. È presidente dell’Istituto italiano di studi germanici. Sta curando per i Meridiani Mondadori l’integrale delle opere e delle lettere di Kafka. Scrive approfondimenti e recensioni su “Alias”.


In collaborazione tra:
Biblioteca Europea
Goethe-Institut
Instituto Cervantes
Institut Français - Centre Saint-Louis


Maria Luisa Sais - MELANIA G. MAZZUCCO - Franco Cesati

Maria Luisa Sais
MELANIA G. MAZZUCCO
Scrittura e impegno

Franco Cesati editore
collana Strumenti di Letteratura Italiana | 125
2025
pp. 275, euro 28
ISBN 9791254962428

 
Melania G. Mazzucco è una delle scrittrici più interessanti del panorama letterario italiano contemporaneo. Il suo progetto narrativo, permeato da un forte interesse per le questioni sociali e dall’attenzione riservata a chi subisce discriminazione e marginalità, contribuisce a una seria riflessione su alcune questioni cruciali del nostro tempo, come quella relativa alla condizione della donna. Questioni, tra l’altro, sempre indagate attraverso uno scrupoloso lavoro di documentazione e una forma letteraria curata e di ampio respiro.
Questo libro, frutto di anni di ricerche e appassionato lavoro, prende in considerazione la produzione romanzesca dell’autrice nel suo complesso e la esamina adottando come categoria interpretativa l’impegno che contraddistingue un corpus estremamente variegato, composto nell’arco di oltre un ventennio.
In quali tematiche e con quali modalità si esprime tale impegno? Ha incidenza sul mondo extraletterario? Nel rispondere a queste domande, il presente volume si propone di contribuire a colmare una lacuna critica che, dinnanzi al valore letterario dell’opera di Mazzucco, risulta oramai ingiustificata.  



domenica 21 settembre 2025

Dan Hancox - MOLTITUDINI - add

 
Dan Hancox
MOLTITUDINI
Anatomia e politica delle folle

(titolo originale Multitudes: How Crowds Made the Modern World, Verso Boooks, ottobre 2024)
traduzione di Michele Piumini 
Illustrazione di HaloHalo
add editore
settembre 2025
pp. 304, euro 20
ISBN 9788867835140


Moltitudini è un’indagine affascinante del ruolo della collettività nella formazione della società moderna. Hancox esplora il potere trasformativo delle masse, viste come ideale democratico, raccontandoci come abbiano influenzato eventi politici, culturali e sociali e come siano state a loro volta plasmate da governi, media e spazi urbani. Contrapponendo la sua visione a quella di Gustave Le Bon, che vedeva le folle come entità distruttive da controllare, Hancox evidenzia il potenziale dell’aggregazione umana, spaziando dalle rivoluzioni di Parigi fino ai festival musicali, alle folle calcistiche e al carnevale di Notting Hill. Analizzando la moderna e crescente tendenza a limitare gli spazi pubblici e il diritto di riunione, mentre governi e aziende cercano di controllare o privatizzare le aggregazioni spontanee, Moltitudini è un antidoto all’isolamento promosso dal consumismo moderno e dalla tecnologia, e sottolinea l’importanza delle esperienze collettive nella costruzione di una società più equa. Ci invita a riconquistare le strade e le piazze come luoghi di espressione collettiva e di libertà.
 
Un estratto dalla Prefazione

EL CARNAVAL DE CÁDIZ
Da ogni punto di vista, Cadice è un’anomalia nella Spagna moderna. È una spettacolare città antica, la più vecchia del mondo occidentale. Un tempo era un’isola, e oggi si trova sulla punta di una sottile lingua di terra sabbiosa protesa nell’oceano Atlantico sulla costa sudoccidentale spagnola, un labirinto di strade acciottolate delicatamente indorate da secoli di spruzzi salmastri e sherry secco. Raffiche di vento sferzano le mura cinquecentesche della città, mentre il cielo di febbraio è così limpido che ti abbaglia, una vasta e scintillante pozza azzurra. Cose che altrove sarebbero separate da confini netti si fondono l’una nell’altra: mare e cielo, marciapiede e strada, esterni e interni.
Le merlature, i forti, i cannoni, le torri di guardia sparse sul promontorio a forma di rastrello richiamano alla memoria i tanti eserciti, armate, avanguardie e guarnigioni che un tempo combattevano per la città, dai cartaginesi ai mori, dai bizantini ai visigoti. Oggi, i discendenti di queste folle armate di spada si presentano e si comportano in maniera leggermente diversa. Un gruppo di uomini di mezza età entra in scena. Sfoggiano costumi da Minions azzurri e gialli a buon mercato e ridono fragorosamente mentre si scolano enormi bottiglie di birra Cruzcampo.
Spazio pubblico qui significa strade e piazze in lento movimento sotto balconcini stile Giulietta, niente affatto consoni alla truce gerarchia della città moderna tutta incentrata sulle auto private. A un certo punto, durante i quattro giorni che trascorro nel famoso carnevale prequaresimale di Cadice, assisto a una collisione perfetta tra la vita del XXI secolo e il venerabile Casco Antiguo, il centro storico della città: un furgoncino pubblicitario del Monster Energy Drink costretto a fare trenta manovre per girare un angolo, tra le risate e le acclamazioni di una folla di carnavaleros alticci.
Le strade sono pericolosamente strette, come sentieri per le capre, e per undici giorni ogni febbraio sono decorate con un festoso assortimento di coriandoli, piume, stelle f ilanti e birra rovesciata. Ce ne sono di così strette che, se mai dovesse venirmi voglia, potrei stendermi di traverso con la faccia tra i ciottoli e coprirne l’intera larghezza. Bastano quindici minuti per attraversare la città vecchia da una costa all’altra, eppure Cadice ospita uno dei carnevali più grandi d’Europa, capace di attrarre centinaia di migliaia di visitatori.
Il carnevale del 2023 è il primo da tre anni, il primo dopo la pandemia, la ripresa di un evento così fondamentale per la cultura anti establishment di Cadice che nemmeno il generale Franco era riuscito a distruggere. Nella grande Plaza de San Juan de Dios, l’ingresso della città vecchia, la gente si prepara a mescolarsi alla calca, cerca gli amici, mangia bocadillos de jamón avvolti in carta stagnola, osserva i costumi e le buste piene di alcolici degli altri. È come una festa all’aria aperta tra le palme. Intorno a un sound system portatile si è formata una sorta di discoteca virtuale: una trentina di giovani radunati a ballare il reggaeton come un gregge guidato da un cane pastore invisibile.
Altrove sono in programma esibizioni di gruppi dal vivo e dj, ma a parte questo non ci sono molti spettacoli: la gente viene qui per incontrarsi. Nella parte settentrionale del labirinto, carnavaleros di ogni età strascicano i piedi, avanzando a passettini lungo le strade laterali verso Plaza de las Flores, tutti di buonumore, con pazienza, qualcuno tiene zaini e bambini sopra la testa per sgusciare più facilmente. Cercano di arrangiarsi e di fare spazio agli altri, infilandosi negli androni per lasciar passare carrozzine e sedie a rotelle, senza segnaletica e senza ricevere indicazioni: la folla si è divisa spontaneamente in due flussi separati, uno diretto a nord e uno a sud.
A rendere il carnevale di Cadice un’esperienza così fisica e multisensoriale è il fatto che, come ogni altra festa popolare, ti costringe a camminare fino allo stremo. Lo spirito del carnevale lo sento nel profondo dell’anima, ma anche nei polpacci, nei quadricipiti e nelle piante dei piedi in preda a un formicolio micidiale. L’inquietante funzione Timeline del mio Google Maps, quella che ricostruisce i movimenti, sembra il tracciato di uno di quegli esperimenti in cui danno l’lsd ai ragni.
In Plaza de la Catedral, la più imponente di Cadice, le palme giganti ondeggiano melodrammatiche al vento come arpie sotto le cupole della grande chiesa barocca, e la folla di bevitori (duemila? tremila?) vibra di colori e risuona di fischi e risate. In piedi sui gradini della cattedrale, vedo sparsi nella piazza gremita led scintillanti, creste arcobaleno, caschi da pompiere e persone travestite da velociraptor, vichinghi, gamberetti, galeotti, arbitri, pirati, centurioni, Barbie, Super Mario, Minnie, Batman, una Volkswagen, un orologio Casio e uno sciame di api.
Durante il primo e l’ultimo weekend, così come per gran parte della settimana che li separa, la gente canta, balla e beve senza sosta notte e giorno. Con mia grande sorpresa, passano dieci ore prima che veda comparire qui e là qualche agente di polizia.
All’una di notte del primo venerdì del carnevale, gli anziani sono ancora a passeggio lungo l’Atlantico con berretti flosci e cerate mentre mangiano il gelato e sorridono affettuosi a bambini e ragazzi con i loro costumi assurdi. Un gruppo di giovanotti in tonache rosa da suora saluta un gruppo di Power Rangers, come se fossero plotoni dello stesso esercito, mentre una geisha aspetta il suo Zorro fuori dal pisciatoio. Dietro l’angolo, due gruppi di ragazze si incrociano e si fermano a cantare il nuovo singolo di Shakira che si diffonde da una finestra. Gemendo platealmente, alzano le braccia nel freddo cielo di febbraio.
Calma e spensierata, la folla carnevalesca sembra seguire sé stessa, spinta dalla fomo e dall’istinto di trovare la piazza più vivace in ogni momento della lunga settimana di festa: non mancano tranquille stradine laterali per riprendere fiato, ma chi ne ha voglia? Qui si viene per mescolarsi alla folla. E poi è rassicurante stare al centro dell’azione, accalcati sotto calde nubi di fiato etilico, dove la densità umana e le mura macchiate della città offrono un provvidenziale riparo dalle violente raffiche provenienti dall’Atlantico. (...)

Dan Hancox è un giornalista e scrittore londinese noto per i suoi approfondimenti su musica, politica, cultura urbana e  società. Ha collaborato con testate prestigiose come «The Guardian», «Independent», «The New York Times», «Vice» e «The Wire». Un suo pezzo è uscito su «The Passenger», e Moltitudini è il suo secondo libro pubblicato in Italia.