sabato 1 novembre 2025

Noel Streatfeild - SCARPETTE DA BALLO - Blackie

 
Noel Streatfeild
SCARPETTE DA BALLO
(titolo originale Ballet Shoes: A Story of Three Children on the Stage, 1936)
traduzione di Angela Ricci
Blackie edizioni
ottobre 2025
pp. 240, euro 19,90
ISBN 9791281631519


Pauline, Posy e Petrova Fossile sono tre orfane che, adottate da un misterioso benefattore, vivono insieme in una grande casa londinese. Sono come sorelle, ma non potrebbero essere più diverse tra loro: Pauline è bionda, ha gli occhi azzurri e adora il teatro. Posy ha una folta chioma rossa e la sua passione è la danza. Petrova è pallida e minuta, e pensa solo agli aerei e alla meccanica che li fa volare: odia sopra ogni cosa l’idea di dover salire su un palcoscenico.
Quando all’orizzonte delle sorelle Fossile compaiono problemi economici, non resta loro altra scelta che unirsi per trovare una soluzione. E la soluzione, a quanto pare, non consiste solo nell’affittare alcune stanze della loro casa, ma nel diventare le nuove stelle del mondo teatrale londinese. Non sanno da dove cominciare, e hanno senz’altro un po’ di paura. Ma se c’è una cosa che le caratterizza, è che sono più agguerrite della loro stessa fame. E sono pronte a tutto pur di farcela insieme.
Scarpette da ballo è un classico imprescindibile della letteratura inglese, sui quei legami familiari così forti da superare anche i vincoli di sangue.

Un estratto
Lo zio Matthew e i suoi fossili 
Le sorelle Fossile vivevano in Cromwell Road, e precisamente all’estremità opposta rispetto a Brompton Road. Ma erano comunque abbastanza vicine alla casa delle bambole del Victoria and Albert Museum da poterci andare ogni volta che capitava una giornata piovosa. Anzi, se non pioveva troppo, era normale che risparmiassero i soldi dei mezzi pubblici e ci andassero a piedi. Risparmiare e andare a piedi era una componente fondamentale delle loro vite. «Zim» diceva sempre Pauline, la maggiore, «dev’essere stato per forza un tipo da taxi. Probabilmente andare a piedi non gli passava neanche per la testa, altrimenti non avrebbe mai comprato una casa all’estremità più lontana della strada più lunga di tutta Londra.» «Secondo me» ribatteva Petrova, la sorella di mezzo, «aveva una macchina tutta sua e il taxi non lo ha mai preso.» Zim era un modo rapido per dire «Zio Matthew», una figura leggendaria per le bambine. Quando ancora nessuna delle tre aveva l’età per ricordarlo chiaramente, era partito per un viaggio e non era mai più tornato. Eppure era stato estremamente importante per le loro vite. Una volta Pauline aveva detto: «È stato un po’ come la cicogna delle storie. Praticamente ci ha portate nel becco». Da quel momento in avanti, le sorelle Fossile avevano cominciato a chiamare «zime» le cicogne della loro stanza dei giochi. Zim era stato una persona piuttosto importante. Aveva collezionato alcuni dei più bei fossili esistenti al mondo, e anche se molti potrebbero pensare che i fossili non siano granché interessanti, c’è chi invece ci si appassiona esattamente come accade con collezioni più normali, come per esempio quelle di francobolli. Dal momento che li collezionava, Zim aveva bisogno di un posto dove tenere i suoi fossili, e fu dunque per questo motivo che comprò la casa di Cromwell Road. L’abitazione aveva stanze molto grandi ed era composta da quasi sei piani, compresa la cantina. E ogni piano e quasi ogni stanza ospitavano fossili. Naturalmente una casa del genere aveva bisogno di qualcuno che se ne prendesse cura, e Zim trovò proprio la persona giusta. Un suo nipote era morto lasciando la moglie e una figlia piccola. Perché non invitare la vedova – insieme alla bambina e alla sua tata Nana – ad abitare lì, in modo che badasse alla casa? Circa dieci anni dopo, però, anche lei morì, ma a quel punto Sylvia, pronipote di Zim, aveva ormai sedici anni e dunque, con l’aiuto di Nana, prese il posto di sua madre e cominciò a occuparsi della casa e dei fossili. Ogni tanto, quando la casa si riempiva troppo, Nana diceva: «Miss Sylvia, mia cara, comunicate a vostro zio di non portare più nuovi fossili in casa finché non si sarà sbarazzato di qualcuno tra quelli vecchi». Sylvia detestava riferire messaggi del genere, ma provava troppa soggezione nei confronti di Nana per contraddirla. Il risultato erano terribili discussioni. Zim cominciava col dire che i fossili avrebbero lasciato quella casa solo passando sopra il suo cadavere. Poi si placava un po’, si rendeva conto che doveva per forza disfarsi di qualcosa senza passare sopra il cadavere di nessuno, e infine sceglieva alcuni esemplari piccoli e malconci da dare via. Dopo un paio di giorni, che lui trascorreva aggirandosi con il muso lungo per tutta la casa, sotto gli occhi severi di Nana e quelli piuttosto dispiaciuti di Sylvia, un articoletto sul Times annunciava che il professor Matthew Brown aveva fatto un’altra delle sue generose donazioni di fossili al museo. Voleva dire che a breve qualcuno, armato di apposite valigette, sarebbe venuto a portare via alcuni dei pezzi più importanti della collezione (spesso quelli più grandi). A quel punto Nana, con un sospiro soddisfatto, si metteva a pulire i punti della stanza che si erano liberati, mentre Sylvia consolava Zim, ascoltando i racconti dettagliati dei posti dove sarebbe andato a cercare nuovi fossili. E fu proprio durante uno di questi viaggi che avvenne l’incidente destinato a porre fine per sempre alla caccia ai fossili di Zim. Il professore era salito in cima a una montagna, alla ricerca di un particolare esemplare, ma a un certo punto era scivolato ed era precipitato giù per decine e decine di metri, finendo per farsi così male a una gamba che dovettero tagliargliela. Qualcuno potrebbe forse pensare che un uomo che viveva solo ed esclusivamente per i fossili sentisse di non avere più granché da fare ora che non poteva più andarli a cercare. Ma Zim non era quel genere di persona. (...)

Noel Streatfeild nacque nel Regno Unito nel 1895 e visse ben novantuno lunghi anni. E poiché visse così a lungo, scrisse moltissimo: decine di romanzi per ragazzi e adolescenti, per adulti, per bambini così seriosi da sembrare adulti e per adulti che in fondo erano rimasti bambini. Di tutta la sua bibliografia, Scarpette da ballo è probabilmente la sua opera più conosciuta e acclamata. L’autrice conosceva bene la pressione e le esigenze a cui sono sottoposte le tre protagoniste di questo straordinario romanzo, poiché per alcuni anni fu lei stessa un’attrice. Per questo i suoi libri sono pieni di giovani artiste. Ed è per questo che le sue giovani artiste, con quella forza impetuosa e quel desiderio di dare il meglio di sé che le caratterizzano, le assomigliano così tanto.

Nessun commento:

Posta un commento