mercoledì 22 ottobre 2025

Silvia Falcione - TUTTE CHIACCHIERE - 8tto edizioni

 
Silvia Falcione
TUTTE CHIACCHIERE
le voci e i silenzi delle donne italiane di fine Ottocento

curatela interna di Manola Mendolicchio
con approfondimenti critici di Roberta Cesana e Vittoria Vittori
8tto edizioni
collana In sal8tto
ottobre 2025
pp. 160, euro 15
ISBN 9788831263665


Nello svolgimento della storia umana le donne hanno sempre ricoperto un ruolo centrale, ma poche forse se ne sono rese realmente conto. Nell’Ottocento scrivevano e parlavano bisbigliando e chiacchierando fra di loro nella domesticità dei loro salotti, mentre fuori imperversava la narrazione dominante della storia, della politica e dell’economia a uso e consumo del maschio. La seconda metà del secolo segna però in Italia una svolta in questo senso: quello che era un luogo deputato al mondo femminile e alle chiacchiere mondane, il salotto, diviene per mano delle stesse dame che lo abitano ritrovo di intellettuali, politici, artisti. Da lì in avanti la voce delle donne, a lungo relegata nel silenzio, riprende forza e vigore, oltrepassando il confine circoscritto dei luoghi domestici per appropriarsi di platee più ampie ed eterogenee. Anna Maria Mozzoni, Marchesa Colombi, Matilde Serao, Contessa Lara divengono personaggi a tutto tondo, che attraverso le loro azioni e i loro scritti riescono a ritagliarsi nella società del tempo un ruolo attivo ben definito. Conferenziere, giornaliste, scrittrici che utilizzando lo strumento delle “chiacchiere tra donne”, spesso con ironia, tracciano e raccontano la realtà che le circonda, mostrando al pubblico che le ascolta e le legge un punto di vista nuovo, sino ad allora misconosciuto ai più, quello femminile.
Silvia Falcione ci invita a passeggiare con lei tra i salotti fin de siècle e ad ascoltare le chiacchiere di quelle donne che le seppero trasformare in un primo strumento di emancipazione e di libertà, consapevoli che solo attraverso la parola il genere femminile avrebbe trovato, un giorno, la sua piena indipendenza.


dall' Introduzione
Una chiacchiera tira l’altra
 “In principio era il Verbo – e alla fine le chiacchiere.” 
Stanisław Jerzy Lec

“Venite, avvicinatevi pure. Non alla pagina, s’intende, figurativamente. Come avrete capito dal titolo, qui si chiacchiera. O, ancora meglio, si parla di chiacchiere. Si chiacchiera sulle chiacchiere. Nessun discorso serio, dunque, nessun discorso eccessivamente elaborato o profondo. Solo discorsi da poco, sciocchezze, giusto per passare un po’ il tempo. Roba da donne.” Se state continuando a leggere e non vi siete interrotti prima, signif ica che l’escamotage che ho utilizzato funziona oggi come un tempo: questo stratagemma comunicativo era lo stesso sfruttato a partire dal secondo Ottocento da moltissime autrici, giornaliste e novellatrici, per avvicinare il proprio pubblico, lettrici donne principalmente, e nel frattempo strizzare l’occhiolino allo sguardo vigile e prepotente degli uomini di casa. D’altronde, si sa, per gli uomini le donne non fanno altro che chiacchierare. Nel sentire comune è radicata questa convinzione: i discorsi tra donne sono frivoli, di poco conto. Non si nasconde che al genere femminile piace intrattenersi districandosi tra consigli di cucina, impressioni sulla manicure e accorgimenti sul make-up, sfogliando riviste che parlano di moda e di popstar, dal cinema ai grandi concerti. Questo avviene fin dalla prima gioventù: d’altronde i trend di TikTok che intrattengono i giovanissimi non sono poi così distanti dalle sezioni di Cioé e altre riviste affini, quando l’era digitale non era nemmeno all’orizzonte. Ebbene, non si tratta di una pratica dell’oggi, e il XIX secolo segna una svolta in questo senso. La voce delle donne a lungo è stata relegata nel silenzio; le stesse scrivevano e parlavano bisbigliando e chiacchierando fra di loro nella domesticità dei loro salotti, mentre fuori imperversava la narrazione dominante della storia, della politica e dell’economia degli uomini. Il circolo vizioso che costringeva il mondo femminile al silenzio è stato rotto in Italia proprio nel corso dell’Ottocento, quando i contingenti fatti sociopolitici hanno permesso alle donne di prendere parola e di far sentire la propria voce, una voce che “chiacchiera”. Lo spazio che riuscirono a ritagliarsi sui giornali (lo spazio che gli uomini loro concedevano, come ricorda Marchesa Colombi in numerosi e pungenti articoli scritti per il Corriere della Sera, giornale cofondato con il marito e diretto poi dallo stesso) infatti sembrava in apparenza solo un luogo di ciance tra donne, di racconti di occasione e di consigli di moda. Invece, tutto questo parlare di frivolezze diede la possibilità alle donne di far udire la propria voce, nell’esatto momento storico in cui nasceva il Regno d’Italia unito. Si può dire che, prima ancora dell’Italia unita, c’erano le riviste di moda per signore e signorine; in quelle riviste, modellate apposta per lettrici donne da scrittrici donne, trattavano consigli di moda, accorgimenti stagionali di trucco e parrucco, letture di svago, sfiziose ricette e suggerimenti per le faccende casalinghe… Nelle prime pagine dei quotidiani, nelle riviste serie e autorevoli, invece, parlavano gli uomini: argomentavano di fatti di cronaca, di politica estera, delle proposte in Parlamento, della guerra e della pace. Alle donne restarono le chiacchiere… E se le fecero bastare. Kirkegaard sull’argomento ebbe a dire che nulla è così demoralizzante come le chiacchiere. Kirkegaard non era donna e questo fa la differenza. La storia delle donne, come è stato indagato dalla numerosa letteratura scientifica e dalle diverse produzioni saggistiche e accademiche sul tema, è una storia di silenzi, di voci soffocate, strozzate ancor prima di essere ascoltate. Questo tema è antichissimo e nel secondo Ottocento non è affatto ignorato; d’altronde, se la voce della donna non fosse stata così interessante, si sarebbero dati tanta pena per reprimerla? In tutte le epoche e in tutti gli ambiti, dalla religione, alla politica, dalla scienza alla filosofia: se fosse stata così inoffensiva, questa rosa, si sarebbero tanto prodigati gli uomini a spogliarla, spina per spina, di ogni sua difesa? (...)

Silvia Falcione, classe 1999, si è laureata prima in Filosofia e poi in Editoria, culture della comunicazione e della moda all’Università degli Studi di Milano. Fin da piccola appassionata e onnivora lettrice, durante gli studi universitari si è dedicata all’approfondimento della scrittura femminile tra Ottocento e Novecento. Profondamente convinta del grande valore della Storia e delle storie, lavora in una libreria e collabora con l’ISRAL di Alessandria.

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