sabato 20 dicembre 2025

Matteo Bavera - AMLETO VA ALLA KALSA - minimufax

 
Matteo Bavera
AMLETO VA ALLA KALSA
minimufax
dicembre 2025
pp. 185, euro 18
ISBN 9788833896601


Inaugurato nel 1861 da Giuseppe Garibaldi, l’omonimo teatro sorge al centro della Kalsa, uno dei quartieri più difficili e violenti di Palermo. Rimasto chiuso a lungo, vandalizzato nei molti anni di abbandono, è stato riaperto negli anni Novanta grazie a una serie di progetti geniali, primo fra tutti la trilogia shakespeariana diretta da Carlo Cecchi, composta da Amleto, Sogno di una notte d’estate e Misura per misura. Cecchi – circondato da una variopinta corte di personaggi che sembrano a loro volta usciti da un dramma di Shakespeare, spesso comici, talvolta tragici – ha saputo sfruttare questo luogo unico, assorbendo il degrado strutturale nella scenografia, inglobando nella rappresentazione i rumori ostinati del quartiere, addirittura incorporando il costante pericolo di crolli. Il risultato era un’esperienza immersiva senza precedenti, la manifestazione fisica di quella magia del teatro che a pochi è data la fortuna di sperimentare.
Artefice della rinascita del Garibaldi e suo direttore artistico, Matteo Bavera racconta con dovizia di dettagli e aneddoti una delle storie più affascinanti del teatro italiano, soffermandosi non solo sulle produzioni artistiche ma sul rapporto fra il teatro e gli abitanti del quartiere, sul dialogo – condito di alti e bassi – con l’amministrazione cittadina e con la società civile, decisa a liberarsi dalla cappa soffocante della mafia all’indomani delle stragi di Capaci e di via d’Amelio, sulle polemiche, le liti, i trionfi, le tournée internazionali. E ci regala una storia a metà tra il reportage, il memoir intimo e il meta-teatro, capace di far rivivere, fugacemente, un incanto irripetibile.

L'incipit
Liturgia e uso 
Per qualche tempo mi ero sciacquato il viso con l’acqua dello scarico. L’alloggio di fortuna ricavato sopra i vecchi camerini si inzuppava di pioggia durante i rari ma violenti temporali del Sud; mi ridestava allora un ticchettio più umido che zampettava dal comodino fino alla mia fronte. I pitbull bianchi e caffelatte di un improvvisato allevamento clandestino si manifestavano all’alba con guaiti sottili e sfregamenti di cerate poste a escludere lo sguardo. Li potevo scorgere dalla posizione sopraelevata sotto la mia camera, in un anfratto nascosto del parcheggio, arrampicandomi faticosamente al davanzale di una piccola, erta finestra, lussuosamente insediati come sovente accade nelle polverose assolate città meridionali all’interno di un sobrio e sontuoso cortile del Quattrocento, ma in che razza di canile o garage per automobili si fosse trasformata la vasta corte non era facile intuirlo nell’immediato. Appariva come il ricovero di veicoli di antico rango: una sequenza di grossi anelli murati rimandava a una scuderia, ma ora proteggeva solo vecchie auto scassate di venditori ambulanti nordafricani, le carrette e i furgoncini dipinti con tonalità candide, di notte la luce lunare ne tesseva uno schermo opalescente disteso. Mi risvegliavano le urla dei litigi per le precedenze carrabili delle uscite antelucane: anche tra disperati si instaurano gerarchie. Mi ero ritrovato a diventare il custode del confinante teatro, inaugurato nel 1861 da Giuseppe Garibaldi in persona, chiuso dopo alterne vicende, divenuto persino cinema porno, per oltre trent’anni dal 1962. Ridotto a rovina da una sistematica opera di spoliazione messa in atto dalla pia popolazione del quartiere con una sorta di scellerata leggerezza ludica, serbatoio di legname asciutto per le vampe di San Giuseppe. Quel rudere di struggente, barbarica bellezza si sarebbe materializzato per anni nella linea d’ombra del mio sonno in ricorrenti apparizioni apocalittiche; come se appartenesse in principio allo statuto del sogno e svanisse al risveglio, ogni mattina ne timbravo la permanenza. Richiamava archeologie così potenti da farci desiderare con urgenza d’essere coinvolti dentro la vita e le credenze che esse stesse determinavano. In Sicilia e in altri Sud non osserviamo con emozione, stupore e desiderio i differenti casi di templi dorici o moschee innestati nelle architetture e nei riti della cristianità? Misfatti della storia e delle religioni, forse, generatori però di un sincretismo percettivo rapace, capace di farci coniugare a velocità supersonica epoche, riti e costumi così differenti e lontani proprio in virtù della loro perduta completezza.
Vi risuonavano le visioni di Pier Paolo Pasolini: «Liturgia e uso, ora profondamente estinti, vivono nel suo stile – e nel sole – per chi ne comprenda presenza e poesia». Il parcheggio proseguiva insinuandosi dal raffinato spiazzo fino alle mura di un organismo in disfacimento, oramai lo scheletro di un teatro. Sottili, fumanti lame di luce lo penetravano, con effetti da sagomatori teatrali, dal soffitto bucherellato in amianto. Dalle ferite aperte del mio alloggio vedevo distendersi un ambiente a ferro di cavallo, una serie di archi e percorsi carsici pericolanti svelati qui e là dai crolli, nebbiosi di terra smossa dal vento, che guidavano al mondo reale, alla strada. Dentro il semicerchio centrale di una ritrovata orchestra un dripping di pietre e oggetti frantumati: i resti di un mitra giocattolo, un pupazzo nero con grandi occhi, un coniglio, reggiseni, flaconi, l’immancabile tavola da wc, un paio di scarpe femminili, altrettanto immancabili, un ombrello più che beckettiano, mezzo secchio di vernice e il suo rullo da imbianchino, bottiglie per la conserva di pomodoro, qualche centina accartocciata divelta dai palchi, i probabili resti della carrucola per il sipario, innumerevoli reperti delle parti lignee più piccole, alcune bruciacchiate, forse per brevi accampamenti di una qualche forma di vita pulsata in segreto. Come in un’anatomia, i pezzi sparsi già dissezionati dell’impianto dei palchi. Se ne poteva riconoscere l’ordine di provenienza, le pietre dei piani superiori cadute da maggiore distanza più polverizzate di quelle delle prime file, le spallette in pietra di tufo a sostegno dei legni frontali delle logge, come morsicate ma ancora leggibili.
(...)

Matteo Bavera è nato a Sant’Agata di Militello, in provincia di Messina, nel 1955. È una delle figure di spicco del teatro italiano contemporaneo, anche per la capacità di spaziare dal campo organizzativo a quello artistico. Ha collaborato con Carmelo Bene, Leo de Berardinis, Carlo Cecchi e Krystian Lupa, prodotto Antonio Latella, Raúl Ruiz, Jo Lavaudant, Emma Dante, Franco Scaldati. Ha diretto per vent’anni il Teatro Garibaldi di Palermo, trasformandolo in un’eccellenza italiana ed europea, e ha riaperto il Teatro Vittorio Alfieri di Naso (Messina).

Due appuntamenti chiudono lunedì a Nuoro il ricordo di Salvatore Satta nel cinquantesimo anniversario della morte dell’autore: allo Spazio Ilisso e in cattedrale gli ultimi atti delle iniziative dell’AES

 
Volgono al termine le celebrazioni sattiane promosse dall’Associazione Editori Sardi. All’indomani del terzo e ultimo importante convegno romano, appena svoltosi all’Accademia Nazionale dei Lincei sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, il cinquantenario della morte di Salvatore Satta avrà uno speciale e simbolico epilogo lunedì 22 dicembre, in due luoghi cruciali della città. Alle 12, allo Spazio Ilisso, sarà possibile rivivere le atmosfere sattiane in “Nuoro dentro Satta. La città del giudizio”, una video galleria animata che farà da cornice, sino alla fine dell’anno, a una iniziativa di silent reading e compartecipazione attiva da parte della comunità, in uno spazio dal forte afflato simbolico perché calato di per sé in un contesto museale storicizzato e ricco di suggestione.


La Cattedrale di Nuoro farà da quinta scenica e parte attiva, grazie alla disponibilità della Diocesi di Nuoro, al breve viaggio emozionale “Un’effimera pace sotto il manto bianco”, con le letture dell’attore Andrea Mascia e le musiche dell’artista sperimentale Nicola Agus. L’appuntamento prenatalizio, fissato alle 16, proporrà un breve excursus autoriale, un viaggio prenatalizio e dell’anima, che pone al centro la spiritualità dell’autore.

lunedì 8 dicembre 2025

Erri De Luca, Alessandro Sanna - L'OSPITE DELLA VIGILIA - Terre di Mezzo

 
Erri De Luca
L'OSPITE DELLA VIGILIA
illustrazioni di Alessandro Sanna
Terre di Mezzo
2020
pp. 48, euro 12
ISBN 9788861896567


Un uomo solo in una casa di montagna e un piatto in più messo per errore sulla tavola della vigilia.
Un viaggiatore intrappolato nella nebbia e una porta che si apre.
“Andavamo dietro ai pensieri,
come fa il vento con le nuvole.”
Un racconto luminoso in cui le parole di Erri De Luca, fuse con i disegni di Alessandro Sanna, conducono il lettore in un’atmosfera sospesa.
Una storia che parla di condivisione, della capacità di riconoscere e accogliere i doni, e della magia che nasce da un incontro.

Erri De Luca è autore di narrativa, teatro, traduzioni, poesia, tradotto in oltre 30 lingue.
Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato nel 1989 (Feltrinelli).
Per le interviste in sostegno della lotta NOTAV in Val di Susa è stato prima incriminato e poi prosciolto a processo (2015). A sua difesa ha pubblicato “La Parola Contraria” (Feltrinelli).
In questo tempo di pandemia, per il canale YouTube “The Decameron 2020”, ha scritto e raccolto voci di scrittori e attori nel periodo di lockdown.
Con terre di mezzo Editore ha pubblicato “L’ospite della vigilia” (collana Narrativa, illustrazioni di Alessandro Sanna). (foto di  Niccolò Caranti)

Alessandro Sanna è pittore, illustratore e docente all’Accademia di Belle Arti di Verona. Collabora con decine di scrittori ed editori, realizzando libri che sono tradotti e pubblicati in tutto il mondo. Con Terre di mezzo Editore ha pubblicato L’ospite della vigilia, Il ragazzo selvatico e Miramuri.
Ha vinto tre premi Andersen ed è stato nominato primo Children’s Laureate italiano dall’Associazione delle librerie indipendenti per ragazzi (Alir). Una figura di grande prestigio, presente in diversi Paesi già da molti anni, che si possa farsi testimone e promotore presso i bambini e la società del valore dei libri, della lettura e della cultura dell’infanzia. Un vero e proprio ambasciatore della letteratura per ragazzi, così come lo sono stati negli anni autori e illustratori del calibro di Quentin Blake, Julia Donaldson, Micheal Morpurgo, Micheal Rosen, Chris Riddel, Anthony Browne.
Le uscite più recenti per Terre di mezzo Editore sono Monte Latte (2021), scritto da Melania Longo e In canto (2023), scritto da Giusi Quarenghi.


Jeremy Mynott - STORIA DELLA NATURA - Aboca

 
Jeremy Mynott
STORIA DELLA NATURA
La lunga vicenda che lega l’umanità al mondo naturale

(titolo originale The Story of Nature: A Human History, Yale University Press, ottobre 2024)
traduzione a cura di Andrea Asioli e Domenico Giusti.
Aboca
2025
pp. 504, €52, riccamente illustrato
ISBN 9788855233514

Da tempo immemorabile la natura suscita in noi curiosità, stupore, e ispira alcuni dei nostri più profondi impulsi creativi. Dagli artisti rupestri dell’età della pietra, che crearono immagini potentissime degli animali con cui condividevano e congiuntamente costituivano il mondo naturale, ai primi agricoltori che iniziarono a coltivare la terra e ad addomesticare gli animali per il consumo umano, creando nuove distinzioni e relazioni; dagli antichi Greci che “inventarono” il concetto di natura perché furono i primi ad analizzarla, all’effetto che nel Medioevo ebbe la fede in Dio sulla concezione dei diritti umani e delle nostre responsabilità nei confronti del mondo naturale; dalla rivoluzione scientifica del Rinascimento che ci portò a oggettivare la natura e quindi a distanziarcene, oltre a darci il potere di sfruttarla e trasformarla, all’influsso dell’Illuminismo e del Romanticismo, fino alla scoperta dei nuovi mondi dell’America del nord e dell’Australia che hanno forse conferito una nuova valenza alle nozioni di “wilderness” e di “natura selvaggia”. In questo libro splendidamente illustrato, Jeremy Mynott ripercorre proprio la storia della natura: passata, presente e futura. Mentre in gran parte del mondo stiamo ormai assistendo al suo rapido impoverimento, alla sua distruzione addirittura, mentre stiamo per raggiungere l’apice della crisi ambientale, questo studio fondamentale dimostra che gli esseri umani sono parte della natura, come una specie tra le altre, in un insieme interdipendente, rivelandoci come l’immaginazione e la meraviglia umane possano svolgere un ruolo rigeneratore per spiegarci, in ultima analisi, cosa la natura significhi per noi.

Jeremy Mynott ha lavorato per la maggior parte della sua carriera professionale presso la Cambridge University Press, come redattore, direttore editoriale, amministratore delegato e infine direttore generale. Come autore, ha pubblicato diversi libri nei campi della storia naturale e degli studi classici. È cofondatore e membro del consiglio direttivo di New Networks for Nature, un’iniziativa che riunisce scrittori, scienziati, poeti, musicisti e naturalisti per esplorare la varietà delle risposte creative al mondo naturale e per promuoverne l’importanza nella vita culturale. Storia della natura è stato incluso dal “New Statesman” tra i migliori libri del 2024.

venerdì 5 dicembre 2025

All’Accademia dei Lincei di Roma il terzo convegno su Salvatore Satta. Il 19 dicembre nella Capitale l’incontro conclusivo sul giurista e scrittore nuorese. L’appuntamento gode dell’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica

 

Salvatore Satta torna a Roma. Il 19 dicembre, nella prestigiosa sede dell’Accademia Nazionale dei Lincei – di cui il giurista e scrittore nuorese fece parte – e sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, si concluderà il ciclo dei convegni sattiani che già hanno avuto luogo a Nuoro il 10 ottobre e a Sassari il 17 dello stesso mese. L’appuntamento romano, come i precedenti, è organizzato da AES - Associazione Editori Sardi, nel cinquantesimo anniversario della scomparsa di Salvatore Satta, con il Comitato scientifico formato dalla critica letteraria Angela Guiso, Carlo Felice Casula dell’Università Roma Tre, Luigi Nonne e Rosanna Ortu dell’Università di Sassari.
Il prossimo convegno, intitolato “Dall’opera giuridica a quella letteraria: il tema del giudizio in Salvatore Satta”, sarà introdotto da Romano Vaccarella dell’Università La Sapienza di Roma. Aprirà i lavori la testimonianza di Ignazia Satta (nella foto), nipote dell’autore. Molti i docenti e giuristi chiamati a intervenire. Italo Birocchi, docente di Storia del diritto all’Università La Sapienza, tratterà di Satta nella cultura processualcivilistica degli anni Trenta. Angela Guiso parlerà quindi della prassi del giudizio da La veranda a Il giorno del giudizio, e dei personaggi dei romanzi sattiani consegnati al tempo senza confini della letteratura. Emanuele Cutinelli-Rendina, ordinario di Civilisation de la Reneissance italienne all’Università di Strasburgo, esporrà le riflessioni di un letterato su diritto e letteratura in Salvatore Satta. Luigi Cavallaro, consigliere della Corte di Cassazione, tratterà quindi dei Quaderni del diritto e del processo civile, scritti da Satta tra il 1969 e il 1973, come un divertissement, ovvero quando il diritto incontra l’Histoire contemporaine.
Nel pomeriggio, col coordinamento di Michele Tamponi della Luiss di Roma, il docente di Letteratura italiana contemporanea dell’Università di Milano Bruno Pischedda (nella foto) proporrà il suo intervento su La metafisica del giudizio, Salvatore Satta e il Sublime novecentesco. L’intervento di Carlo Pontorieri, associato di Storia delle istituzioni politiche all’Università della Campania Luigi Vanvitelli, sarà quindi su “Come superstiti di un immenso naufragio. Un dialogo tra maestri su processo e giudizio”. Prenderà quindi la parola Mauro Grondona, ordinario di Diritto privato e civile all’Università di Genova, sul tema “Il giudizio tra legislatore e giudice”. A concludere i lavori sarà Simone Marsi, dell’Università di Padova, che parlerà della narrazione e giudizio in Salvatore Satta.
L’importante ciclo di convegni sattiani è reso possibile dal sostegno dell’Assessorato Regionale alla Cultura, con il patrocinio dell’Università degli Studi di Sassari, dell’Accademia dei Lincei, dell’Istituto Regionale Etnografico di Nuoro, dei Comuni di Nuoro e Sassari, dell’Ordine degli Avvocati di Nuoro.