lunedì 7 luglio 2025

Alfonsina Storni - DIARIO DI UNA BAMBINA INUTILE - Edicola

 
Alfonsina Storni
DIARIO DI UNA BAMBINA INUTILE
(cronache)

traduzione di Alberto Bile Spadaccini
Edicola edizioni
collana ñ
luglio 2025
pp. 150, euro 16
ISBN 9791281860056


Famosa in tutto il mondo per le sue poesie, Alfonsina Storni è stata anche una prolifica scrittrice di prosa. Tra il 1919 e il 1921 ha pubblicato le sue cronache – brevi saggi di giornalismo narrativo – nella rivista «La Nota» e nel prestigioso quotidiano conservatore «La Nación», occupando lo spazio addomesticato delle rubriche femminili per parlare in modo nuovo per sé e per tutte le donne. In quegli articoli, stupefacenti per l’attualità dei temi, la raffinatezza del pensiero e l’ironia della penna, Storni mette in discussione le rappresentazioni canoniche del femminile e del maschile, dall’abbigliamento al matrimonio, dalla politica alla vita quotidiana, ridicolizzando con meticolosa precisione le idee e le pratiche dominanti. Dalla sua analisi della condizione femminile, prende forma una vera e propria dissezione delle convenzioni sociali, una presa di posizione contro forme di oppressione più o meno velate, un’incendiaria rivendicazione dei diritti civili e una denuncia tagliente dell’ipocrisia borghese. Diario di una bambina inutile raccoglie, in una selezione inedita, il meglio delle cronache di Alfonsina Storni, preziosi esempi di lucidità, coraggio e provocazione.


Nata in Svizzera nel 1892, Storni emigrò in Argentina con la famiglia all’età di quattro anni. Cresciuta in condizioni modeste, sin da giovane iniziò a lavorare per aiutare economicamente la madre, prima come cucitrice e poi come operaia in una fabbrica di berretti, dove si avvicinò al pensiero anarchico e al femminismo. Ottenne il diploma di maestra e fu proprio l’insegnamento, attività a cui Storni si dedicò per tutta la vita, che le permise di raggiungere l’indipendenza economica necessaria per scrivere e crescere il figlio Alejandro.
Nel 1912, incinta, si trasferì a Buenos Aires, dove iniziò la sua vita di ragazza madre e l’attività di scrittrice professionista. Esordì nel 1916 con la raccolta La inquietud del rosal, che provocò un tale scandalo da farle perdere il lavoro. Dopo solo due anni pubblicò El dulce daño, da cui è tratta la famosissima “Tú me quieres blanca”, in cui la poeta smaschera l’ipocrisia maschile che impone alle donne ideali di purezza, castità e sottomissione. In queste opere Storni dimostra una particolare sensibilità e interesse verso la soggettività femminile, esplorando temi come la sensualità, il desiderio e la solitudine. A queste prime raccolte seguirono Irremediablemente (1919), Languidez (1920) e Ocre (1925), considerata il culmine della sua produzione poetica. Diversi anni dopo, Storni pubblicò ancora Mundo de siete pozos (1934), Mascarilla y trébol e la raccolta Antólogia poética, apparse nel 1938, a pochi mesi dalla sua morte.
Come scrive Maria Moreno, Storni "era un'artista d'avanguardia la cui poesia nascondeva l'immensità del suo lavoro giornalistico." Infatti, pur essendo conosciuta principalmente come poeta, scrisse molti testi giornalistici, lasciando un’importante opera in prosa. Nel 1912, a vent’anni, iniziò a scrivere sulla rivista Fray Mocho. Nel 1919 le venne affidata la sezione “Feminidades” della rivista La Nota e l’anno successivo, sotto lo pseudonimo di Tao-Lao, cominciò la sua lunga collaborazione di 18 anni con La Nación. Nelle sezioni femminili di queste riviste, normalmente dedicate a ricette, moda e consigli domestici, l’autrice rivendicò i diritti civili, schierandosi a favore del divorzio e del voto alle donne, e denunciò l’ipocrisia della morale borghese. Attraverso l’ironia e il sarcasmo, l’autrice si occupò di dissezionare minuziosamente l’immaginario sociale del tempo, concentrandosi in particolare sulle convenzioni che regolavano il comportamento delle donne e il loro rapporto con gli uomini.
Nell’ottobre del 1938, a Mar del Plata, affetta da un cancro incurabile, Storni scrisse la famosa poesia “Voy a dormir” per poi uscire di casa e gettarsi in mare. La sua vita personale – segnata da un’indipendenza poco comune per l’epoca, dalla maternità fuori dal matrimonio, dalla malattia e infine dal suicidio – ha contribuito a consacrarne il mito, costruendo un’immagine romantica e tragica della scrittrice. La sua morte è rimasta impressa nell’immaginario popolare anche grazie alla canzone Alfonsina y el mar, resa celebre dalla voce di Mercedes Sosa.
Il mito ha però contribuito a mettere in ombra alcuni aspetti della vita e dell’opera di Storni. Con la pubblicazione delle sue cronache, è possibile (ri)scroprire un altro volto dell’autrice: quello dell’osservatrice acuta e tagliente che interviene con decisione e lucidità nei dibattiti sociali e politici della sua epoca.

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