Silvana Bartoli
LE SCELTE DI CRISTINA TRIVULZIO
Storia di un'emancipazione
Olschki
Biblioteca dell'«Archivum Romanicum». Serie I: Storia, Letteratura, Paleografia, 548
2025
pp. 322, € 29,00
ISBN 9788822269690
Nata nel 1808 in una delle famiglie più
facoltose dell’aristocrazia milanese, Cristina Trivulzio sembrava
destinata a un’esistenza principesca; eppure, ella scelse di far un
uso consapevole dei suoi privilegi per costruirsi una vita
autonoma, lottando per la propria emancipazione e battendosi per la
giustizia e la solidarietà nei confronti dei più deboli. Ad oggi,
abbiamo ancora gran bisogno di una società che consideri il
‘pensiero solidale’ valore edificante: la memoria di Cristina
Trivulzio, e della sua indipendenza, costituisce un monito a un mondo
tuttora restio a riconoscere il ruolo decisivo delle donne nella
storia.
«Con la fuga in Francia però, Cristina si sottraeva a
una delle tradizioni più sacre e approdava agli "affari che non
competono alla donna", superava la dipendenza dal marito e dal
padre e anche il ruolo di ereditiera, ovvero di donna in vetrina per
matrimoni strategici: passato il Varo diventava signora di se
stessa [...] Il guado del fiume, che allora era la frontiera, fu
anche lo spartiacque nella sua vita».
Il tema dell’istruzione rifletteva l’asimmetrica valutazione dei due sessi che improntava tutta la vita di uomini e donne. Al termine della prima infanzia si aprivano infatti due strade, quella maschile, accuratamente scelta e seguita dall’attenzione di tutto il parentado e quella femminile, fatta di attesa: un tempo essenzialmente vuoto, aspettando di essere scelta o collocata, come un oggetto in vetrina.
Questa è la realtà
che Cristina vede mentre scrive, per questo ritiene che la
rivoluzione di prospettive, sostenuta dal femminismo, sia difficile
da far accettare. Curiosamente la scrittura di Cristina era molto più
veemente in Rachele, del 1859:
Voi uomini trovate
naturale e giusto che una donna capace di eguagliarvi e persino di
sorpassarvi diventi vostra schiava volontariamente, vostro
strumento, vostra ombra, per lasciarvi godere in pace, senza lotta e
senza rimorsi, il vostro illusorio trionfo su lei! Per essere felici
avete bisogno di essere obbediti e ammirati, avete bisogno che le
donne più sagge e intelligenti si trasformino in macchine per
evitare di contrariare o disturbare il signore e padrone!
Il
racconto era comunque stato scritto dopo la partecipazione alle
battaglie risorgimentali le quali, come tutta la cultura europea
dell’Ottocento, prevedevano spazi accuratamente separati: politica,
armi, professioni, parola pubblica agli uomini; alle donne la
dimensione privata, la casa, i figli. Diventare madre non creava
cittadinanza, la potestà maritale faceva di ogni moglie una minore a
vita.
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