Bertrand Schefer
FRANCESCA WOODMAN
Traduzione di Andrea Franzoni
Johan & Levi Editore
marzo 2024
pp. 68, Euro 14
ISBN 9788860103512
«La storia non è nell’immagine, ma nel nostro rapporto con l’immagine, in ciò che essa deposita in noi» scrive Bertrand Schefer, che alla fine degli anni novanta vede per la prima volta alcuni scatti fotografici di Francesca Woodman e ne rimane folgorato. Quelle fotografie, per lui così respingenti in un primo momento, tornano negli anni a interrogarlo, a tormentarlo, incessanti come gocce, persistenti come un’ossessione amorosa. Si ripromette di scrivere un giorno su di lei, per far luce sull’enigma che incarna, per salvarla dall’oblio. Non è della sua fotografia che vuole parlare, è lei che vuole riportare in vita, anche solo per qualche attimo.
Come un archeologo insaziabile, riesuma allora tutto quanto può aiutarlo a ricostruire quella “storia mancante”; una storia in cui il flusso dei propri ricordi personali, innescati dalla figura sfuocata e irraggiungibile di Francesca, si mescola alla vicenda biografica della giovane fotografa: l’infanzia in Colorado, il legame forte con l’Italia, i genitori, anche loro artisti, la prima macchina fotografica, gli anni formativi alla scuola d’arte, il soggiorno romano che porta a maturazione un temperamento così singolare. Francesca si distingue dalla massa, atipica ovunque vada. Nei suoi vestiti d’epoca sbiaditi si ritrae di volta in volta come una presenza fantasmatica, ineffabile, sensuale, anacronistica, già consapevole che non è il mondo contemporaneo lo scenario in cui troverà la propria dimensione. Se la sua arte è il motore che la muove, è anche il veleno che la consuma, la prigione da cui un giorno del 1981 riuscirà a liberarsi aprendo la finestra del suo sgangherato appartamento, a soli ventitré anni, lasciando dietro di sé un’opera immensa.
Bertrand Schefer
È scrittore e ha pubblicato alcuni romanzi e numerosi testi sull’esperienza delle immagini, fra i quali La Photo au-dessus du lit (2014) e Disparitions (2020). Filosofo di formazione, ha consacrato i suoi primi lavori alla riscoperta di testi fondamentali del Rinascimento, in particolare quelli legati alle questioni della rappresentazione e del visibile. Ha tradotto per la prima volta in francese opere di autori classici italiani come Pico della Mirandola e Marsilio Ficino. Nel 2003 è uscita in Francia la sua traduzione dello Zibaldone di Leopardi.
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