venerdì 13 settembre 2024

Ananyo Bhattacharya - L'UOMO VENUTO DAL FUTURO - Adelphi

 
Ananyo Bhattacharya
L'UOMO VENUTO DAL FUTURO
La vita visionaria di John Von Neumann
(titolo originale The Man from the Future The Visionary Life of John von Neumann, 2021)
Traduzione di Luigi Civalleri
47 immagini bn
Adelphi, La collana dei casi, 152
2024, pp. 447, € 30
ISBN 9788845938801

Per molti è stato l’essere più intelligente mai vissuto sulla terra – un alieno in grado di imitare alla perfezione gli umani, scherzavano i colleghi. Ma chi era davvero John von Neumann nessuno è mai riuscito a decifrarlo. Il paragone scontato con Einstein non aiuta a capire, giacché i due non potevano essere più diversi, soprattutto in campo scientifico: a Princeton, mentre uno inseguiva il miraggio di una teoria unificata della gravitazione e dell’elettromagnetismo, l’altro disegnava l’architettura del primo calcolatore programmabile modernamente inteso, la stessa che ritroviamo oggi nei nostri smartphone. Indifferente alle implicazioni filosofiche della meccanica quantistica, von Neumann guardava al futuro con la capacità quasi infallibile di individuare i settori in cui il suo contributo avrebbe determinato il nostro destino: l’intelligenza artificiale, gli automi cellulari, la teoria dei giochi, la bomba atomica. Era un genio, ma lontanissimo dallo stereotipo del nerd asociale: un bon vivant che amava i party, le Cadillac e le belle donne; un uomo pieno di debolezze e ambiguità, come testimonia l’inaspettata conversione al cattolicesimo in punto di morte; una figura controversa, bersaglio di feroci critiche per l’estremo cinismo con cui sostenne la necessità di un attacco nucleare preventivo contro l’Unione Sovietica. Ma innanzitutto – come ci ricorda Bhattacharya – una mente capace di fornire gli strumenti per affrontare il futuro da cui sembrava provenire, proprio mentre era disposta a riportarci all’età della pietra.


L'incipit
Chiamatemi Johnny, si raccomandava agli americani invitati alle serate movimentate che organizzava nella sua lussuosa magione a Princeton. Von Neumann, che pure conservava quell’accento ungherese che lo faceva sembrare Bela Lugosi, il leggendario protagonista di tanti $lm dell’orrore, pensava che il suo nome di battesimo, János, suonasse troppo straniero nella nuova patria. Dietro i modi cordiali e gli abiti eleganti c’era un uomo di inimmaginabile intelligenza. All’Institute for Advanced Study (Ias) di Princeton, dove fu di casa dal 1933 $no alla morte, nel 1957, von Neumann si divertiva a infastidire colleghi del calibro di Albert Einstein e Kurt Gödel suonando a tutto volume marcette tedesche sul grammofono del suo uf$cio. Einstein, com’è noto, ha sconvolto i concetti di spazio, tempo e gravitazione, mentre Gödel – pur non altrettanto famoso – ha avuto un ruolo ugualmente rivoluzionario nel campo della logica formale. Ma chi li conosceva bene sosteneva che von Neumann fosse di gran lunga il più acuto dei tre. Tra i colleghi circolava una battuta: John apparteneva a una specie superiore e aveva studiato in modo approfondito gli esseri umani per imitarli alla perfezione. Da bambino aveva assimilato il greco antico e il latino, e oltre all’ungherese, sua lingua madre, parlava francese, tedesco e inglese. In tenera età aveva divorato una storia del mondo in quarantacinque volumi, di cui ricordava a memoria interi capitoli a distanza di molti anni. Un professore di storia bizantina invitato a una delle sue feste a Princeton rispose che sarebbe venuto solo a patto che la conversazione non cadesse su quell’argomento: «Sono considerato il più grande esperto al mondo» disse alla moglie di von Neumann «e vorrei che tutti continuassero a pensarla così ». Ma il campo in cui John soprattutto applicava la sua mente straordinaria non era la linguistica o la storia, ma la matematica. I cultori di questa disciplina spesso descrivono la loro attività come un nobile gioco, che consiste nel dimostrare teoremi a prescindere da ogni utilità pratica. Il che, spesso, è vero. Ma la matematica è anche il linguaggio della scienza, nonché lo strumento più potente a nostra disposizione per capire il mondo. «Come può essere che la matematica, » si chiedeva Einstein « che è dopo tutto un prodotto del pensiero umano indipendente dall’esperienza, sia così mirabilmente adatta a descrivere oggetti della realtà| ».1 A questa domanda non siamo ancora riusciti a rispondere in modo soddisfacente. Ma $n dai tempi antichi i matematici con qualche talento per le applicazioni della loro disciplina – e von Neumann era tra questi – sanno bene che la loro abilità li può portare alla ricchezza, al potere e alla possibilità di trasformare il mondo. Archimede si dedicava a ricerche molto astratte, come calcolare un gran numero di cifre decimali di pi greco; ma d’altro canto, grazie alla sua profonda conoscenza della materia, progettava secondo precise regole matematiche macchine belliche capaci di respingere gli assalti dei Romani, come il cosiddetto « artiglio di Archimede », un grosso gancio, attaccato con una fune al braccio di una specie di gru, in grado di sollevare parzialmente le navi nemiche dall’acqua, per poi farle rovesciare. I risultati ottenuti da von Neumann in campo matematico a metà del ventesimo secolo ci appaiono ogni anno che passa anticipazioni del futuro, in modo sconcertante. Per capire appieno le correnti intellettuali del nostro secolo, in settori che spaziano dalla politica all’economia, dalla tecnica alla psicologia, in ultima analisi dobbiamo guardare alla vita e alle opere di von Neumann. Il suo pensiero è rilevante per le s$de che dobbiamo affrontare al giorno d’oggi, tanto che saremmo tentati di pensare che facesse davvero viaggi nel tempo, seminando silenziosamente idee che sapeva ci sarebbero servite per dare forma al futuro del pianeta. Von Neumann era nato nel 1903, dunque aveva solo ventidue anni quando fu tra i protagonisti della rivoluzione della meccanica quantistica, di cui contribuì a fornire i fondamenti matematici. Emigrato in America a trent’anni, e resosi conto che la guerra era imminente, studiò le basi teoriche della balistica e della scienza degli esplosivi. Mise poi le sue conoscenze al servizio delle forze armate americane e del Progetto Manhattan; tra gli scienziati riuniti a Los Alamos per costruire la bomba atomica, fu lui a calcolare la disposizione degli esplosivi necessari per far detonare, mediante la compressione del suo nucleo di plutonio, «Fat Man», il potentissimo ordigno nucleare usato a Nagasaki.

Ananyo Bhattacharya vive a Londra. Scrittore e giornalista scientifico, ha collaborato con "Nature" e "The Economist". 

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