mercoledì 18 settembre 2024

L'editore Il ramo e la foglia intervista l'autore: Michele Di Tonno

 

Ciao Michele, sta per uscire con noi, Il ramo e la foglia edizioni, il tuo libro d'esordio in versi "Una tregua sottile", potresti presentarti brevemente a quelli che ancora non ti conoscono?Buongiorno, sono un amante dell'arte, sono nato e vivo a Roma, navigo nella seconda età adulta, ho un lavoro come altri.
Ho sempre amato l'arte, fin da giovane. Quando avevo ventiquattro anni, andai in vacanza a Parigi con la mia ragazza e notammo un cartello su cui era scritto: entrata gratuita "Museo Rodin". Non ci sfuggì l'aggettivo. Entrammo e rimasi folgorato.
Ho studiato scultura del legno, fotografia, pittura.
Ho dipinto per molti anni, poi nel 2018 ho avvertito l'esigenza di scrivere.
Per me è così: le cose maturano internamente, poi un giorno bussano alla porta.

Tu sei un pittore, perché questo sconfinamento espressivo nella poesia? C'è un denominatore comune tra le due dimensioni artistiche?
È un interrogativo che mi sono rivolto spesso; la verità è semplice, ho percepito un'istanza interna e ho deciso di darle una possibilità, di arrendermi a me stesso. Il pensiero era, e lo è tuttora, di immergere la pittura nella parola.
Poi non è un fatto così insolito, ci sono molti artisti che hanno scritto e dipinto.
Nella mia idea sono molti i punti di incontro, potrei citare la dimensione interna di fantasia, l'interesse per una comunicazione profonda, il racconto per immagini, l'equilibrio tra il detto e il non detto, una certa magia.
Penso che avere in copertina un mio quadro, sia stato un grande regalo da parte dell'Editore; mi piace pensare che la pittura possa essere una porta d'ingresso ai miei versi.

Riguardo alle tue letture, quali sono gli autori o i titoli che ti hanno appassionato, che in qualche modo possono averti influenzato, in relazione alla pittura ma anche, soprattutto, in relazione alla scrittura di queste tue poesie.
Non vorrei fare citazioni, sento che inevitabilmente fornirei una visione parziale; penso che ogni lettura mi influenzi, a volte per differenza.
Molto spesso trovo ispirazione nella prosa.

Qual è la cifra compositiva-stilistica a cui ti attieni? Hai dei modelli?
Considero lo stile un'espressione di personalità; Rimbaud ha scritto che il primo studio dell'uomo che vuole essere poeta, è la propria conoscenza.
Poi, non amo gli orpelli, le enfasi, gli insegnamenti, e mi sento più a mio agio in una metrica libera.
La maggior parte delle poesie della raccolta sono brevi, i versi non particolarmente lunghi.
Condivido quanto afferma la Professoressa Annamaria Vanalesti nella postfazione: "la misura scelta dal poeta è quella minima, di suoni semplici e rapidi, di sfumature appena accennate, di motivi spesso sottintesi, di un linguaggio parco e volutamente mai del tutto esplicito."

Cosa ti ha spinto a scrivere "Una tregua sottile"? Perché questo titolo? Quali sono i temi che tratti?
 La decisione di scrivere va inserita in un processo di ricerca personale, artistica e umana, sempre orientata alla relazione.
La scelta del titolo non è stata semplice, ha avuto una gestazione lunga. Viviamo in un mondo che ci costringe spesso a ritmi frenetici e il titolo mi sembra un invito a sapersi ricavare delle pause rigenerative, dei momenti di evasione, ma anche di riposizionamento.
Ho amato l'intuizione della Professoressa Vanalesti quando scrive che la mia tregua sottile è la poesia.
La raccolta è ampia, tocca varie tematiche di vita: amori possibili, delusioni, solitudini, piccoli spaccati di società.
Ho perseguito un'idea di fluidità nel posizionamento delle singole poesie all'interno della raccolta, alternando situazioni di maggiore o minore leggerezza, affinché la lettura possa scorrere piacevolmente.

Quanto tempo ci hai messo a scrivere questo libro? Ci racconti la sua genesi?
 Tutto inizia nel 2018 quando pensai di scrivere una lettera di Natale a mia figlia. Non ne fui capace, tagliavo, tagliavo, e più tagliavo più pensavo che fosse la poesia il genere a me più congeniale. Ho iniziato a scrivere poesie.
Per avere un riscontro sulle poesie che andavo componendo, ho partecipato a diversi concorsi e i positivi risultati mi hanno incoraggiato a continuare. Successivamente ho partecipato con delle sillogi, e sono seguite alcune offerte di pubblicazione. Non mi sentivo ancora pronto.
Poi ho avuto l'occasione di incontrare Il ramo e la foglia edizioni.
La lettera che non ho mai scritto a mia figlia si è trasformata nella dedica inserita nelle prime pagine del libro.

Questo è, come detto, il libro di un esordiente: che cosa ti aspetti da questa tua pubblicazione?
 Il proprietario di una libreria romana mi ha detto: leggerò i tuoi versi per vedere se mi arrivano. Non ho aspettative, ma la speranza che i versi possano arrivare. Sarei felice se la lettura fosse anche dialogo interiore.
Poi, certo, mi auguro che il libro possa raggiungere una buona diffusione.

Ci sono dei lettori a cui pensi che il libro possa particolarmente interessare?
Consiglierei il libro alle persone che amano fermarsi a sentire, a sentirsi.
Alle persone che amano le cose semplici, autentiche.

Cosa può convincere un lettore incerto a leggerti?
Non conoscendo il motivo dell'incertezza, gli direi che la poesia è un luogo in cui ritrovare sé stessi.

Hai qualcosa da aggiungere?
 Colgo l'occasione per ringraziare la casa editrice Il ramo e la foglia edizioni, nelle persone di Roberto Maggiani e di Giuliano Brenna, l'amico Ludovico Lo Casale che ci ha fatto incontrare, la gentile Professoressa Annamaria Vanalesti che mi ha onorato della sua postfazione, tutte le persone che mi sono state vicino.

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