Ho sempre amato l'arte, fin da giovane. Quando avevo ventiquattro anni, andai in vacanza a Parigi con la mia ragazza e notammo un cartello su cui era scritto: entrata gratuita "Museo Rodin". Non ci sfuggì l'aggettivo. Entrammo e rimasi folgorato.
Ho studiato scultura del legno, fotografia, pittura.
Ho dipinto per molti anni, poi nel 2018 ho avvertito l'esigenza di scrivere.
Per me è così: le cose maturano internamente, poi un giorno bussano alla porta.
Tu sei un pittore, perché questo sconfinamento espressivo nella
poesia? C'è un denominatore comune tra le due dimensioni
artistiche?
È
un interrogativo che mi sono rivolto spesso; la verità è semplice,
ho percepito un'istanza interna e ho deciso di darle una possibilità,
di arrendermi a me stesso. Il pensiero era, e lo è tuttora, di
immergere la pittura nella parola.
Poi non è un fatto così
insolito, ci sono molti artisti che hanno scritto e dipinto.
Nella
mia idea sono molti i punti di incontro, potrei citare la dimensione
interna di fantasia, l'interesse per una comunicazione profonda, il
racconto per immagini, l'equilibrio tra il detto e il non detto, una
certa magia.
Penso che avere in copertina un mio quadro, sia stato
un grande regalo da parte dell'Editore; mi piace pensare che la
pittura possa essere una porta d'ingresso ai miei versi.
Riguardo alle tue letture, quali sono gli autori o i titoli che ti
hanno appassionato, che in qualche modo possono averti influenzato,
in relazione alla pittura ma anche, soprattutto, in relazione alla
scrittura di queste tue poesie.
Non
vorrei fare citazioni, sento che inevitabilmente fornirei una visione
parziale; penso che ogni lettura mi influenzi, a volte per
differenza.
Molto spesso trovo ispirazione nella prosa.
Qual è la cifra compositiva-stilistica a cui ti attieni? Hai dei
modelli?
Considero
lo stile un'espressione di personalità; Rimbaud ha scritto che il
primo studio dell'uomo che vuole essere poeta, è la propria
conoscenza.
Poi, non amo gli orpelli, le enfasi, gli insegnamenti,
e mi sento più a mio agio in una metrica libera.
La maggior parte
delle poesie della raccolta sono brevi, i versi non particolarmente
lunghi.
Condivido quanto afferma la Professoressa Annamaria
Vanalesti nella postfazione: "la misura scelta dal poeta è
quella minima, di suoni semplici e rapidi, di sfumature appena
accennate, di motivi spesso sottintesi, di un linguaggio parco e
volutamente mai del tutto esplicito."
Cosa ti ha
spinto a scrivere "Una tregua sottile"? Perché questo
titolo? Quali sono i temi che tratti?
La
decisione di scrivere va inserita in un processo di ricerca
personale, artistica e umana, sempre orientata alla relazione.
La
scelta del titolo non è stata semplice, ha avuto una gestazione
lunga. Viviamo in un mondo che ci costringe spesso a ritmi frenetici
e il titolo mi sembra un invito a sapersi ricavare delle pause
rigenerative, dei momenti di evasione, ma anche di
riposizionamento.
Ho amato l'intuizione della Professoressa
Vanalesti quando scrive che la mia tregua sottile è la poesia.
La
raccolta è ampia, tocca varie tematiche di vita: amori possibili,
delusioni, solitudini, piccoli spaccati di società.
Ho perseguito
un'idea di fluidità nel posizionamento delle singole poesie
all'interno della raccolta, alternando situazioni di maggiore o
minore leggerezza, affinché la lettura possa scorrere
piacevolmente.
Quanto tempo ci hai messo a scrivere
questo libro? Ci racconti la sua genesi?
Tutto
inizia nel 2018 quando pensai di scrivere una lettera di Natale a mia
figlia. Non ne fui capace, tagliavo, tagliavo, e più tagliavo più
pensavo che fosse la poesia il genere a me più congeniale. Ho
iniziato a scrivere poesie.
Per avere un riscontro sulle poesie
che andavo componendo, ho partecipato a diversi concorsi e i positivi
risultati mi hanno incoraggiato a continuare. Successivamente ho
partecipato con delle sillogi, e sono seguite alcune offerte di
pubblicazione. Non mi sentivo ancora pronto.
Poi ho avuto
l'occasione di incontrare Il ramo e la foglia edizioni.
La lettera
che non ho mai scritto a mia figlia si è trasformata nella dedica
inserita nelle prime pagine del libro.
Questo è, come
detto, il libro di un esordiente: che cosa ti aspetti da questa tua
pubblicazione?
Il
proprietario di una libreria romana mi ha detto: leggerò i tuoi
versi per vedere se mi arrivano. Non ho aspettative, ma la speranza
che i versi possano arrivare. Sarei felice se la lettura fosse anche
dialogo interiore.
Poi, certo, mi auguro che il libro possa
raggiungere una buona diffusione.
Ci sono dei lettori a
cui pensi che il libro possa particolarmente
interessare?
Consiglierei
il libro alle persone che amano fermarsi a sentire, a sentirsi.
Alle
persone che amano le cose semplici, autentiche.
Cosa
può convincere un lettore incerto a leggerti?
Non
conoscendo il motivo dell'incertezza, gli direi che la poesia è un
luogo in cui ritrovare sé stessi.
Hai qualcosa da
aggiungere?
Colgo
l'occasione per ringraziare la casa editrice Il ramo e la foglia
edizioni, nelle persone di Roberto Maggiani e di Giuliano Brenna,
l'amico Ludovico Lo Casale che ci ha fatto incontrare, la gentile
Professoressa Annamaria Vanalesti che mi ha onorato della sua
postfazione, tutte le persone che mi sono state vicino.
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