mercoledì 5 marzo 2025

Kader Abdolah - IL MESSAGGERO - Iperborea

 
Kader Abdolah
IL MESSAGGERO
(titolo originale De boodchapper. Een vertelling, 2008)
traduzione e postfazione di Elisabetta Svaluto Moreolo
Iperborea
collana Gli Iperborei 183
marzo 2025
pp. 320, euro 19
ISBN 9788870917543


Una nuova edizione del Messaggero, la personalissima rivisitazione in chiave letteraria della vita di Maometto in cui Kader Abdolah racconta la complessità di un'avventura umana, religiosa e politica che l'Occidente non può eludere, e a cui, in una suggestiva sfida culturale, ci si può avvicinare anche con gli occhi della letteratura.
C’era una volta un popolo che viveva in una terra desertica intorno alla Mecca, era diviso, governato da leggi tribali e venerava idoli di pietra, cui sacrificava le sue figlie femmine. Un popolo di seminomadi poveri e ignoranti, schiacciato tra grandi imperi – Bisanzio, la Persia, l’Egitto. Tutte civiltà avanzate, ognuna con un suo profeta, che si chiamasse Mosè, Gesù o Zarathustra, e un suo Libro, e soprattutto ognuna con un unico dio. In quella terra inospitale viveva un mercante scaltro, membro di un clan illustre. Era analfabeta, ma visionario e determinato, e dotato di una curiosità e una fantasia inesauribili. Era un poeta. Il suo nome era Muhammad. Soffriva per l’arretratezza del suo popolo, che sognava di vedere prospero e libero. Voleva migliorare la condizione delle donne, voleva che i libri e le idee circolassero liberamente, che il mondo li trattasse con rispetto. Tutti deridevano il suo messaggio rivoluzionario, ma una notte un dio onnipotente gli apparve e gli parlò. L’alba che ne seguì ha cambiato per sempre il mondo. Kader Abdolah è convinto che non si possa giudicare l’Islam, e quindi capire la storia e l’Occidente, senza conoscere il suo Profeta, il suo Libro e la terra che li ha generati.

L'incipit
Dovevo avere cinque anni quando mia madre mi portò a trovare dei parenti nella città di Ta’if. Non ho ricordi di quel viaggio, è stata lei, molti anni dopo, a raccontarmi come andarono le cose: «Attraversavamo il deserto con una carovana di dodici cammelli. Ti tenevo sempre in grembo. Finché eravamo in sella stavi fermo e guardavi il paesaggio, ma appena la carovana si fermava a riposare, facevo fatica a tenerti vicino. Scappavi da tutte le parti e andavi con chiunque. Al mercato di Ta’if ti sei liberato della mia mano e sei scomparso dietro una bancarella. Ti sono corsa dietro, ma non ti ho più visto. Sono corsa alle altre bancarelle: nessuna traccia di Zayd. Piangevo, gridavo, correvo avanti e indietro, ma non eri da nessuna parte. Quando il mercato finì e tutti se ne andarono, rimasi lì a mani vuote. Non osavo tornare da tuo padre. Avevo perso il suo figlio prediletto.»

Kader Abdolah, nato in Iran, perseguitato dal regime dello scià e poi da quello di Khomeini, dal 1988 è rifugiato politico nei Paesi Bassi. Da quando ha cominciato a scrivere nella «lingua della libertà», coniugando le tradizioni letterarie di Oriente e Occidente, è diventato uno dei più importanti e amati scrittori di questo paese. Con Scrittura cuneiforme ha conquistato il pubblico internazionale e con La casa della moschea ha ottenuto in Italia il Premio Grinzane Cavour 2009. Tra gli altri suoi romanzi, pubblicati in Italia da Iperborea, si ricordano Un pappagallo volò sull'Ijssel, Uno scià alla corte d'Europa, Il sentiero delle babbucce gialle e Le mille e una notte.

Elisabetta Svaluto Moreolo, dopo la laurea in traduzione alla Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori – Università degli Studi di Trieste, dal 1988 svolge l’attività di lettrice e traduttrice letteraria dal nederlandese e dall’inglese, collaborando con diverse case editrici italiane. Fa parte dei traduttori accreditati della Dutch Foundation for Literature e del Rijksmuseum di Amsterdam, e dal 2000 insegna traduzione dal nederlandese alla Civica Scuola Superiore per Interpreti e Traduttori di Milano. Tra i numerosi autori da lei tradotti si annoverano Kader Abdolah, Gerbrand Bakker, Hugo Claus, Leon De Winter, Willem Jan Otten, Allard Schröder e Tommy Wieringa.

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