giovedì 6 marzo 2025

#recensione | Haim Baharier | IL CAPPELLO SCEMO | Garzanti

 
Haim Baharier
IL CAPPELLO SCEMO
Garzanti
2021, pp. 132, Euro 16
ISBN 9788811819622


Kova Tembel. Il cappello scemo. Origini ed etimologia: chi lo ricollega al cappello pesante del movimento cristiano dei Templari, attivo in Israele alla fine del XIX secolo. Ora pare che gli arabi, che non sapevano pronunciare la lettera 'p' e certe vocali cambiarono il nome in 'cappello a tembel'; mentre secondo altri il nome 'tembel hat' derivi dalla parola turca (o ottomana) “tembel”, che significa pigro. La forma di questo cappello è identica al 'pileus', il cappello adottato dagli schiavi liberati nel mondo greco e romano e ripreso ai tempi della Rivoluzione Francese come simbolo di libertà. Haim Baharier è nato a Parigi nel 1947, è figlio di genitori di origine polacca reduci dai campi di sterminio. Allievo del Maestro Léon Askenazi e del filosofo Emmanuel Lévinas. Matematico, psicoanalista, è considerato tra i principali studiosi di ermeneutica biblica e di pensiero ebraico. In questo suo nuovo (e bellissimo) libro che aiuta a compiere il più difficile dei percorsi: superare lo smarrimento delle nostre vite, uscire proprio da quella condizione dentro cui ci sentiamo 'schiavi' per trovare (o ritrovare?) la nostra via da uomini liberi. Dieci percorsi di pensiero; dieci, come gli ultimi oggetti creati dal Divino alla vigilia del sabato, oggetti che non vennero replicati, dall'arcobaleno alle tavole dell'alleanza, dalla manna alla bocca della sorgente. A proposito di scrittura: quella di Baharier è semplicemente meravigliosa: si dalle prime pagine, che evoca la festività di Pèsach e i ricordi della sua infanzia, si resta rapiti dalla narrazione e dalla sua fluida ricchezza, dalle riflessioni (“siamo affamati di significati, di culture, di emozioni che ci facciano entrare da qualche parte. Entriamo molto facilmente, gli assaggi ci sono congeniali. Uscire ha un peso maggiore, non è lo scontato contrario di entrare. Forse lo intuisce il pesce ingannato dalla nassa. Si può entrare per un soffio, in un pertugio. L’uscita ha bisogno di maggiore spazio perché quando si esce si porta addosso un qualcosa in più.”), dallo spessore dei rimandi culturali. Libro da assaporare a piccoli assaggi. E lasciare, tra un capitoletto e l'altro, che il rumoroso silenzio che abitiamo si faccia respiro profondo.
Sergio Albertini


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