giovedì 6 marzo 2025

#recensione | Chiara Gatti | NEVICATE D'ARTE | Interlinea

 
Chiara Gatti
NEVICATE D'ARTE
Gli inverni bianchi dei pittori

Interlinea
Collana: Nativitas, 99
2021, pag. 96, 12 Euro
ISBN 9788868574062


“Ha nevicato sulle Madonne in trono e sulle adorazioni dei pastori, sulle allegorie dei mesi e sulle scene di genere. Ha nevicato sul mito e sul sacro. Per miracolo e per grazia ricevuta. Ha nevicato sui castelli tedeschi e sulle cattedrali francesi. Sulle battaglie navali e su quelle del Risorgimento. Ha nevicato su Napoleone e su Garibaldi. Sui ritratti del Settecento e su quelli della Belle Époque. Ha nevicato sui panorami fiamminghi e sui tetti di Parigi, sulle izbe della Bielorussia e sui rifugi delle Alpi dove il silenzio e il candore della neve sono diventati simbolo di morte e resurrezione.
Quante volte ha nevicato nella storia dell’arte? Quante volte una coltre di neve è calata silenziosa sulle pale d’altare e sugli affreschi?”
E' la domanda che si pone (e ci pone) Chiara Gatti, storica e critica d'arte, in questo agile libro (solo 96 pagine). Le risposte (parziali e incomplete), fioccano (è il caso di dirlo) tra le numerose riproduzioni e i brevi capitoli, Si parte da lontano, dal ciclo scolpito da Benedetto Antelami per il battistero di Parma alla fine del XII secolo, dagli affreschi di Ambrogio Lorenzetti per il Palazzo Pubblico di Siena (1337) alle miniature dei fratelli Limbourg. Impossibile non citare il primo scorcio invernale nella storia della pittura occidentale, il paesaggio dipinto da Pieter Breugel il Vecchio passando alla pittura romantica di Caspar David Friedrich. Nel capitolo 'Lenta fiocca la neve' ecco Monet, Sisley, Renoir, Caillebotte, Gaugin con brevi citazioni delle pattinatrici di Giuseppe de Nittis e delle silografie dal mondo fluttuante, inverni pieni di grazia e impalpabili emozioni. Nel capitolo 'La montagna incantata' ecco le Alpi di Giovanni Segantini, appena accennati Bocklin e Hodler, sfiorati Munch e Kandinskij, si attraversa un Novecento fatto di Chagall e Malevic, e poco altro. Nel capitolo 'In inverno gli alberi volano' si arriva alla modernità di Hopper e della O'Keeffe, a Morandi e alle foto di Mario Giacomelli, alle acqueforti di Federica Galli. Ovvio che si sia scelto di procedere per i 'soliti noti', per cui restano fuori ad esempio Hendrick Avercamp o Jan Griffier, e tra gli italiani Ippolito Caffi (autore di una immagine con la neve sul Canal Grande) o Angelo Inganni (qui la neve è sui Navigli), il primo novecento con Clark Greenwood Voorhees o maestri come Kroyer o Grimshaw, Morbelli o i paesaggi innevati di Oreste Albertini. Manca del tutto un accenno al momento gioioso e festoso dei pupazzi di neve (l'elenco è davvero notevole: da Meyerheim a Eitaku Kobayashi). Un libretto alfine gradevole, da 'consumare' in un'oretta, e poco più. Ma che manca il segno.
Sergio Albertini


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