martedì 7 gennaio 2025

a cura di Albert T’Serstevens - I PRECURSORI DI MARCO POLO - Luni

a cura di Albert T’Serstevens
I PRECURSORI DI MARCO POLO
con una introduzione sulla geografia dell'Asia prima di Marco Polo
traduzione di Roberto Ortolani
illustrazioni in b/n
Luni Editrice
pp.400, Euro 27
ISBN 9788879848107

Erodoto, concludendo la sua inchiesta sulle contrade che si stendevano verso l’Oriente (redatta tra il 440 a.C. e il 429 a.C.), scriveva:
«Al di là dell’India, non c’è che un deserto di cui non sappiamo nulla».
Quando apparve Il Milione di Marco Polo, questo velo di ignoranza, che durava da più di 1500 anni, fu sollevato, e per i suoi contemporanei fu una rivelazione sconvolgente: si apriva così un nuovo mondo, fatto di commerci e viaggi che duravano anni, culture che si scambiavano e intrecciavano; nasceva, nella Venezia dei grandi mercanti e viaggiatori, l’Oriente come noi lo intendiamo ancora oggi.
Ma Marco Polo non fu affatto il primo occidentale a percorrere le “desertiche” strade dell’Asia centrale e della Cina; prima di lui viaggiatori, conquistatori e mercanti erano stati “di casa” sulle coste del Pacifico e per quelle terre.
Questo volume raccoglie gli scritti integrali, raccolti da Albert T’Serstevens, di quegli uomini che, forse dimenticati oppure ignorati o le cui gesta furono offuscate dalla enorme rinomanza che Il Milione ebbe sui secoli a venire, erano andati prima di Marco Polo in quelle terre e ne avevano riportato degli stupendi resoconti.
Questa è la storia di quegli uomini, che il curatore rintraccia attraverso la complessa geografia dell’Asia antica, ritrovando dietro le loro tracce il continuo legame che fin dall’antichità ha collegato l’Europa con la pretesa terra incognita dei geografi medievali.
Sono qui tradotti e presentati in versione integrale gli scritti del Viaggio di Giovanni da Pian del Carpine, l’Itinerario di Fra’ Guglielmo di Rubruk, e Il libro dei due maomettani ossia la Catena delle Cronache.
 
Albert T’Serstevens (Uccle 1886 – Neuilly-sur-Seine 1974), è stato uno scritto belga poi naturalizzato francese nel 1937, fu amico di Blaise Cendrars, Jean Cocteau e Picasso, scrisse racconti a metà tra la realtà e la finzione e pittoreschi ed eruditi libri di viaggio. Tra le sue traduzioni più importanti possiamo ricordare quella di Marco Polo e di Machiavelli.







Alessio De Caprio - BUCEFALO IL PUGILATORE - Infinito

 
Alessio De Caprio
BUCEFALO IL PUGILATORE
introduzione di Claudio Procaccia e Georges de Canino
postfazione di Ruth Dureghello
con foto inb/n
Infinito Edizioni
gennaio 20255
pp.80, € 12
ISBN 9788868618148

La vera storia di Lazzaro Anticoli, ebreo residente nel ghetto di Roma, venditore ambulante e boxeur aspirante al titolo di campione nazionale, arrestato e ucciso insieme ad altri 334 martiri – civili e militari italiani, prigionieri politici, ebrei o detenuti comuni – il 24 marzo 1944 alle Fosse Ardeatine dalle forze di occupazione tedesche.
Attraverso il dramma di Lazzaro Alessio De Caprio in Bucefalo il pugilatore racconta le vicende di un quartiere intero, che negli anni Trenta e Quaranta del Novecento hanno caratterizzato la vita di “piazza” di uno dei cuori pulsanti della Capitale.
“Grazie a De Caprio, la storia di Bucefalo rientra a pieno titolo nella storia degli ebrei romani che lottarono sul ring prima e nella Resistenza poi”. (Claudio Procaccia e Georges de Canino)
“Il 24 marzo 1944 Lazzaro e gli altri 74 ebrei aggiunti con espressa autorizzazione alla lista di Kappler tornarono a ottenere una tragica comunanza con gli altri cittadini italiani proprio alle Fosse Ardeatine. Non più diversi, non più stranieri ma solo esseri umani fra altri esseri umani”. (Ruth Dureghello)
Questo libro include la trascrizione dell'omonima opera teatrale.

Il libro sarà presentato a Roma domenica 12 gennaio presso la libreria Ubik Spazio Sette, via dei Barbieri 7, ore 11,00. Dialoga con l’autore Ludovico Fremont, introduce e modera Fausta Speranza. Ingresso gratuito fino a esaurimento posti. Per informazioni e prenotazioni fate click qui o scrivete a info@spaziosettelibreria.it
Secondo appuntamento a Roma martedì 14 gennaio presso il centro Pitigliani, via dell’Arco De’ Tolomei 1, ore 19,30. Interviene con l’autore Amedeo Osti Terrazzi, alla fisarmonica il Maestro Fabio Raspa. Ingresso gratuito, necessaria prenotazione a questo link.


Alessio De Caprio, diplomato in qualità di attore presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”, ha partecipato a oltre quaranta allestimenti teatrali in Italia e all’estero per le regie, tra gli altri, di Mario Missiroli, Lorenzo Salveti, Memè Perlini, Giancarlo Sepe. Insegnante di recitazione e dizione, conduce workshop e laboratori teatrali rivolti a tutte le fasce di età. Autore e regista, ha scritto e portato in scena dal 2009 a oggi lo spettacolo Bucefalo il pugilatore.


Roberto Burgos Cantor - LO AMADOR - Le Commari

 
Roberto Burgos Cantor
LO AMADOR
(titolo originale Lo Amador, 1981)
prefazione di Martha Canfield
traduzione di Leonardo Archila, Jineth Ardila Ariza, Alejandro Burgos Bernal, Simona Donato, Marino Galdiero, Paolo Patti e Maria Corona Squitieri.
Le Commari Edizioni
Collana Hierbas de Azotea
maggio 2022
pp. 138, Euro16
ISBN 978-8894667219


Lo Amador è un quartiere popolare di Cartagena de Indias (Colombia). Roberto Burgos Cantor ci regala una raccolta di racconti, piccole storie che fanno una grande storia, ricreando, attraverso un linguaggio suggestivo, il ritmo del parlare popolare. L’autore, tra poesia e narrazione ci porterà a conoscere tutti i personaggi che popolano il quartiere Lo Amador dell’inizio degli anni ‘60: il meccanico, la prostituta, la reginetta e l’operaio leader sindacale; il pugile, il giornalista, i cantanti, e le cartomanti. Un intreccio di storie suggestive, uniche. Il racconto di un barrio emarginato, di gente emarginata, dove la nascita di un cinema, il Laurina, accende la speranza, i desideri e i sogni degli abitanti de Lo Amador.
Tanti sono i riferimenti che l’autore mimetizza nell’opera: poesie, canzoni, detti popolari, pubblicità, film, come Rocco e i suoi fratelli, di Luchino Visconti, che, come nel quartiere Lo Amador, vede la migrazione dalla campagna verso la città.
Lo Amador, una raccolta straziante ma anche allegra, piena di immagini tanto reali ma anche folcloristiche del Caribe colombiano.
Un’opera che dà voce a chi non ne ha. Contro l’ingiustizia sociale e la perdita di libertà, una vera e propria “denuncia contro una situazione politica e sociale che riguarda tutta la Colombia”. Quella di Roberto Burgos Cantor è, senza alcun dubbio, una scrittura unica, luminosa e piena di vita vera.

Roberto Burgos Cantor (4 maggio 1948 Cartagena de Indias – 16 ottobre 2018 Bogotà) è stato, insieme a Gabriel García Márquez e Álvaro Mutis , dei quali era grande amico, uno dei più grandi scrittori della letteratura colombiana e latinoamericana del ventesimo secolo.
Giornalista e scrittore, Direttore di scrittura Creativa dell’Università Centrale di Bogotá, interprete fedele della tradizione colombiana, autore di racconti su giornali e periodici fino al 1980 anno in cui pubblicò il suo primo libro, Lo Amador, che, oggi, viene tradotto e pubblicato per la prima volta in Italia.
Vincitore di numerosi premi prestigiosi tra i quali il premio Nazionale per la Letteratura (Colombia) con Ver lo que veo, il premio di Narrativa José Maria Arguedas – Casa de Las Americas all’Avana (Cuba) con La ceiba de la memoria, finalista del premio Romulo Gallegos con La ceiba de la memoria, il premio Jorge Gaitán Duran assegnatogli dall’Istituto di Belle Arti della città di Cúcuta.
Oltre a Lo Amador ha pubblicato El Patio de los vientos perdidos (1984), De gozos y desvelos (1987), El vuelo de la Paloma (1992), Pavana del ángel (1995), Quiero es cantar (1998), Jegos de niños (1999) Señas particulares (2001), La ceiba de la memoria (2007), Una siempre es la misma (2009), Ese silencio (2010), El secreto de Alicia (2013), Cuentos (2015) El médico del emperador y su hermano (2015), Ver lo que veo (2017), Orillas (postumo).

Alexandre Vialatte - I FRUTTI DEL CONGO - Prehistorica

 
Alexandre Vialatte
I FRUTTI DEL CONGO
(titolo originale Les fruits du Congo, Gallimard 1951)
traduzione: Gabriella Bosco
Prehistorica Editore
Collana Ombre Lunghe
pp. 400, Euro 20
ISBN 9788831234368

I Frutti del Congo, è innanzitutto un volantino pubblicitario di una magnifica donna nera che porta con sé dei limoni d’oro. Ma anche i sogni degli scolari di una cittadina della montagnosa Alvernia, per i quali questa illustrazione simboleggia l’impresa estrema, la poesia stessa dell’esistenza. 
Cos’è del resto l’adolescenza? Proprio questa è la questione cui l’autore risponde, senza di fatto avere bisogno di rispondere, in questo romanzo. Vialatte infatti ci mostra l’adolescenza, con le sue stravaganze, le sue sublimi aspirazioni, i suoi amori febbrili; ci mostra al tempo stesso una città di provincia con le sue kermesse, il suo assassino, il suo dottore, il liceo e la piazza. 
Ode alla poesia del quotidiano, alla creatività e all’evasione, ma anche dura critica della società di consumo, I Frutti del Congo si dà come “uno dei più grandi romanzi francesi del XX secolo” – secondo il critico Pierre Jourde –, il capolavoro dell’avventura immaginata. Si tratta di un’opera dall’ambizione altissima, fulgida metafora della Letteratura.

L'incipit
Se qualcuno diceva al dottor Peyrolles che comunque ci vuole una cintura per tener su i pantaloni, lui rispondeva che i selvaggi non ne portano e così non soffrono mai di varici. E se lo si rimproverava per aver messo come copricapo a suo nipote una bombetta, rispondeva che il cilindro fa troppo cerimonia per un bambino e che il cappello floscio tutti lo considerano eccessivamente sciatto. E ffiniva dicendo: «Cos’altro gli si può mettere?» Quando aveva saputo che era morta la sua povera sorella, già vedova di Monsieur Lamourette, direttore della banda musicale della fanteria d’ordinanza ucciso nel 1914, era in uno chalet sulle Alpi. Miss Cavendish stava dipingendo la Jungfrau dal suo lato più simmetrico, al tramonto e con dei #orellini in primo piano. Pur veloce, quando arrivò sul posto suo nipote era già lì. Lo trovò sotto la scala del vestibolo che sembrava un ombrello, grondante sulle piastrelle del corridoio. Il dottore non era abituato ai bambini e trattò suo nipote come una malattia. Gli girò intorno (sollevando i piedi per via delle pozzanghere) e lo auscultò. Trovò che era di costituzione eccellente. Gli fece mettere dei vestiti asciutti. Lo baciò, gli tolse ogni sorta di cintura, bretelle e altre giarrettiere che sono dannose per la circolazione del sangue, poi lo guardò dalla testa ai piedi, alla distanza da cui si valuta un quadro, e si chiese cosa mancasse ancora. Il berretto del piccolo, appeso all’attaccapanni, gocciolava sul pavimento. Il dottore decise di comprargli un copricapo asciutto. Portò il giovanotto da Piéprat, il miglior cappellaio della città, il cui figlio era una vittima celebre dell’aviazione, e chiese «un cappello asciutto per un bambino». Gli venne proposta una bombetta. Disse: «Va bene, ma che sia una bombetta molto asciutta. E gliene dia una di misura giusta per la sua età.» Fred uscì dunque dal negozio con il modello più costoso, foderato di seta bianca e con una scritta dorata all’interno che diceva «best quality». Monsieur Piéprat aveva assicurato che era un modello «che calzava molto bene». Ora che il nipote era asciutto e il vestibolo anche, il dottore non seppe più cosa fare. Mariette, la vecchia domestica di famiglia, trovò il bambino un po’ manierato. Rimproverò il padrone di avergli scelto un copricapo forse troppo da adulto. – Gli dona! assicurò il dottore. C’è sempre bisogno di qualcosa sulla testa. Con la sua statura, quel ragazzo può portare qualunque cappello. Cosicché Frédéric fu condannato alla bombetta. Quel copricapo gli fece grandemente onore per tutto l’anno in cui frequentò la terza. In un primo tempo lo portò con vergogna, poi ci si abituò come a una malattia cronica. Quanto al dottore, scrisse immediatamente a Miss Cavendish, sul retro di una cartolina che raffigurava l’Avenue de la Gare, per spiegarle che la vita comporta delle svolte decisive nelle quali a volte si scopre sotto la scala del vestibolo un nipote che bisognerà tenere asciutto per tutta la vita. Quell’uomo brusco credeva in Dio, e ciuffi di peli grigi gli uscivano dalle orecchie; in poche parole, era un tenero. Il risultato fu che Fred, che non aveva i fianchi, si avviò verso l’esame di maturità, con un cappello da caporeparto, e tenendosi su i pantaloni con entrambe le mani.

Divenuto celebre per aver fatto conoscere per primo ai francesi le opere di Kafka, e per avere tradotto autori del calibro di Nietzsche, Goethe, von Hoffmannsthal, Mann, Brecht, Alexandre Vialatte (1901 Magnac-Laval – 1971 Parigi) ha nel corso degli anni dato prova di un’immensa creatività artistica, che lo ha portato a spaziare dalla poesia alla cronaca letteraria, per arrivare al romanzo. Ha pubblicato presso alcune delle più prestigiose case editrici d’oltralpe, tra le quali Gallimard e Juillard. Oggi, è universalmente annoverato dalla Critica nella categoria dei grandi classici senza tempo.

Gabriella Bosco, la traduttrice di questo libro, insegna letteratura francese all'Università di Torino. Si occupa di teoria della letteratura, stadiando in particolare le neo-avanguardie e le scritture narrative in prima persona. Scrive di letteratura su varie testate italiane e francesi. Traduce romanzi e saggi. Tra gli autori tradotti Eugène Ionesco, Samuel Beckett, Philippe Forest.


lunedì 6 gennaio 2025

Marcelo Rubens Paiva - SONO ANCORA QUI - La Nuova Frontiera


Marcelo Rubens Paiva
SONO ANCORA QUI
(titolo originale Ainda Estou Aqui, 2015)
traduzione di Marta Silvetti
La Nuova Frontiera
Collana Liberamente
gennaio 2025
pp. 288, Euro 18
ISBN 9788883734830

 
Rio de Janeiro, gennaio 1971: Marcelo ha solo undici anni quando il padre, un ex deputato, viene sequestrato dagli agenti della dittatura militare. Da quel momento di lui non si avranno più notizie.
Con cinque figli da crescere e nonostante il dolore, Eunice, la madre di Marcelo, ingoia le lacrime e trova la forza di ricostruire la propria vita. Riprende gli studi con una determinazione straordinaria e diventa avvocato, dedicandosi alla difesa dei diritti civili, alle lotte per la democratizzazione del Paese e alla ricerca della verità.
Anni dopo, quando Eunice si ammala di Alzheimer, Marcelo inizia un viaggio nei ricordi al tempo stesso personale e universale: un atto di testimonianza che mira a mantenere viva la storia e l’identità della famiglia e quindi anche la memoria collettiva.
Con una prosa limpida e toccante, che alterna momenti di intensa emozione a sprazzi di ironia e disincanto, l’autore racconta una storia di resistenza, amore e giustizia, cercando di comprendere cosa sia realmente accaduto in quei giorni fatidici del 1971 e dando voce a un’intera generazione segnata dalla dittatura.
 
Marcelo Rubens Paiva (San Paolo, 1959) è scrittore, drammaturgo e sceneggiatore. Tra le sue opere più note figurano i romanzi Felice anno vecchio (Feltrinelli, 1988) e Blecaute. I suoi testi affrontano temi di grande rilevanza sociale e personale, rendendolo una figura di spicco della scena letteraria brasiliana contemporanea. Ha ricevuto importanti riconoscimenti, tra cui il prestigioso Premio dell’Academia Brasileira de Letras per il copione di Malu de bicicleta, tre volte il Premio Jabuti per la letteratura e il Premio Shell di teatro per l’opera Da boca pra fora. Da Sono ancora qui è tratto l’omonimo film di Walter Salles, premio per la migliore sceneggiatura a Venezia.


Marta Silvetti (Roma, 1985) si è specializzata in traduzione letteraria presso l’Università La Sapienza di Roma. Ha tradotto, tra gli altri, Afonso Cruz, Afonso Reis Cabral, Djaimilia Pereira de Almeida e Luiz Ruffato, oltre alle Lezioni italiane di José Saramago. Nel 2016 ha ricevuto il Premio Babel-BooksinItaly per la traduzione de La bambola di Kokoschka di Afonso Cruz.

Rebecca Kauffman - LA FAMIGLIA SHAW - Sur

 
Rebecca Kauffman
LA FAMIGLIA SHAW
(titolo originale Chorus, 2022)
traduzione di Alice Casarini
SUR, collana BigSur
novembre 2022
pp.220, Euro 17,50
ISBN 9788869983313

Il nuovo romanzo di Rebecca Kauffman ruota attorno alle vicende di una famiglia della Virginia rurale, gli Shaw, fra gli inizi del Novecento e la fine degli anni Cinquanta, seguendo i sette fratelli e sorelle e il modo in cui si riverbera nelle loro vite un evento traumatico avvenuto in circostanze poco chiare: la morte prematura della madre. In una serie di capitoli che vanno avanti e indietro nel tempo illuminando ciascuno un piccolo evento carico di suggestioni, l’autrice ricama con sapienza la rete di rapporti, ricordi, incomprensioni e segreti che lega i personaggi: chi rimane nella casa paterna e chi ne fugge, chi trova l’amore e chi combatte una dipendenza, chi prova a dimenticare e chi cerca incessantemente risposte, chi a sua volta mette su famiglia; sullo sfondo, la Grande Depressione, la seconda guerra mondiale, gli albori della controcultura.
Dopo La casa dei Gunner e La casa di Fripp Island, Rebecca Kauffman si conferma una magistrale orchestratrice di romanzi corali, e una scrittrice capace di cogliere con sguardo acutissimo i dettagli e le sfumature attorno a cui costruire personaggi indimenticabili.

L'incipit
Il 2 maggio del 1929 una serie di tornado si abbatté sul Paese in direzione est, colpendo diverse località dall’Oklahoma fino al Maryland. I danni peggiori si ebbero a Rye Cove, in Virginia, dove una scuola fu sradicata da terra mentre gli alunni stavano pranzando. I banchi di ferro e rovere furono lanciati a destra e a manca come caramelle. Si diffuse perfino una stupida voce secondo cui, in una fattoria nelle vicinanze, il vento aveva strappato le piume ai polli e il pelame alle mucche. La terribile realtà era un’altra: erano morti dodici bambini, anche se per confermarlo ci vollero molte ore di ricerche tra le macerie da parte dei tanti padri accorsi sul posto. La famiglia Shaw viveva a circa centocinquanta chilometri da Rye Cove, lontano dalla traiettoria della tempesta, e non subì alcun danno. Jim Shaw venne a sapere del tornado e della tragedia soltanto qualche giorno più tardi, da un vicino che aveva ascoltato un lungo servizio radiofonico in proposito. Jim non ne parlò né con la moglie né con i figli. Si portò dietro il peso della notizia e ci rimuginò per tutto il giorno mentre sbrigava le sue incombenze: rinforzò il recinto del porcile, addestrò la puledra a portare la bardatura e le medicò un’infezione vicino all’occhio. Stava riportando l’animale al box, quando al crepuscolo il figlio più piccolo, Henry, gli venne incontro sconvolto. Piangeva così forte da sbavare. L’unica parola che Jim riuscì a capire fu aggrappata. O forse era strappata o scappata? A Jim si seccò la gola come se fosse piena di sabbia. Rantolò: «Dove?» Henry indicò il boschetto di tulipier dove i bambini amavano giocare. Jim lo prese in braccio e corse in quella direzione. Henry era un ragazzino sensibile, si spaventava per i rumori forti, le ombre lunghe e le ossa di pollo. Magari aveva soltanto trovato uno scoiattolo o un coniglio morto, oppure a uno degli altri bambini era uscito il sangue dal naso. Probabilmente non era nulla di che. Eppure, mentre correva con suo figlio, Jim si sentiva rimbombare il cuore fin dentro le orbite per il terrore. In alto il cielo si scuriva, ma all’orizzonte ardeva ancora, e le fiamme del sole sfioravano la sommità degli alberi. Jim accelerò, mentre il figlio gli abbrancava con forza la pancia e il collo con le ginocchia e i gomiti, mozzandogli il fiato. Quando si avvicinarono ai tulipier, ancor prima di vedere di cosa si trattasse, Jim udì un verso terribile. Smise di correre e rimase immobile per un istante, ansimando. Era uno stridio prolungato, seguiva quasi una melodia. Ricordava il canto di un uccello, ma solo in parte. Poi Jim vide un batter d’ali e in un attimo l’intera composizione chimica del suo organismo cambiò: l’adrenalina evaporò, i muscoli si rilassarono e si allungarono, tutto il suo corpo si afflosciò per l’improvvisa spossatezza di un profondo sollievo.

Rebecca Kauffman è nata nell’Ohio rurale e abita in Virginia. Ha studiato violino alla Manhattan School of Music e scrittura creativa alla New York University. Per edizioni SUR, oltre alla Casa dei Gunner, vincitore del Premio Tribùk dei librai, sono usciti anche La casa di Fripp Island e La famiglia Shaw.
 
Alice Casarini traduce narrativa e testi sul cinema dall’inglese e dal tedesco. Si occupa di traduzione audiovisiva e videoludica e ha insegnato presso le scuole interpreti di Forlì e Bologna.