Alessandro Barbero
A CHE ORA SI MANGIA ?
Approssimazioni storico-linguistiche all’orario dei pasti (secoli XVIII-XXI)
Quodlibet
Collana Elements
2017
ISBN 9788822900463
pp. 96, euro 10
ISBN 9788822900463
«La realtà è che gli orari dei pasti sono una costruzione culturale e cambiano non solo da un paese all’altro, ma da una classe sociale all’altra e anche da un’epoca all’altra.»
Tra la fine del Settecento e i primi anni
dell’Ottocento l’aristocrazia a Londra e a Parigi modificò gli
orari dei pasti quotidiani. Il pranzo, considerato all’epoca il
pasto principale del giorno, venne consumato sempre più tardi, fino
alle cinque, alle sei, alle sette del pomeriggio, mentre veniva
introdotta una robusta colazione, il déjeuner à la fourchette, a
metà mattinata, e scompariva la cena serale. La nuova moda venne
adottata nel corso dell’Ottocento dalle classi medie e si diffuse
lentamente anche in paesi come la Germania, l’Italia, la Russia,
gli Stati Uniti, ma nel frattempo l’aristocrazia inglese e francese
spostava l’orario del pranzo sempre più tardi, fino alla sera; col
risultato che il divario delle abitudini non si ridusse realmente
fino all’egualitario secolo Ventesimo. I contemporanei notarono con
interesse questo cambiamento e ne discussero i motivi; la spiegazione
più probabile è che le classi dirigenti, in quelle che erano a
tutti gli effetti le due massime potenze mondiali, trovarono un nuovo
modo per sottolineare la distanza rispetto alla borghesia e il
divario fra capitale e provincia, nonché fra paesi moderni e paesi
culturalmente arretrati. Il fenomeno, finora mai studiato, è
interessante per lo storico come per il linguista, giacché provocò
dei mutamenti nella designazione dei pasti che sono ancora oggi
oggetto di discussione fra i parlanti; ed è significativo anche per
la critica letteraria, dal momento che certi dettagli delle abitudini
sociali nel romanzo dell’Ottocento sono incomprensibili se non in
questa luce.
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