Cesare Sinatti
ECO
Italo Svevo
collana Incursioni / 14
marzo 2025
pp. n/d, € 22
ISBN 9788899028848
Eco è la storia di una ragazza che sogna, e del suo sogno che riceve un’interpretazione diversa da ciascuno dei personaggi a cui lei lo racconta. Il fluire dei loro pensieri porta con sé altre storie, le trame delle loro esistenze, che appaiono a noi che leggiamo come frammenti di uno specchio infranto. E le vicende di questi amici, parenti, amanti s’intrecciano con quelle della protagonista: dalla provincia in cui è cresciuta nelle Marche a una Toronto gelida ed estranea, Resi attraversa la vita di tutti loro come uno spirito sottile, rimanendo indecifrabile anche a sé stessa. Con una composizione polifonica rigorosa e altrettanto sorprendente, e con richiami a Cavalcanti, Nabokov e Joyce, Sinatti propone una riflessione sull’amore e sulle trasformazioni che seguono l’esperienza amorosa, mentre ci spinge a interrogarci non solo sull’identità della protagonista ma anche sulla nostra: quanto di ciò che siamo e di ciò che crediamo appartenerci è solo eco?
Un estratto
Io sono qui: nella stanza accanto a quella in cui sono cresciuta e dove adesso stanno chiusi negli armadi i cappotti per l’inverno e i libri che non troviamo ancora il coraggio di buttare. Se accendessi la luce mi rivedrei, lì con Orfeo, il pomeriggio in cui mi sono decisa a lasciarlo entrare in casa. Lo guardavo guardarmi e pensavo: avrà guardato così anche la mia faccia sbiadita, sbattuta, gonfia di sorrisi, nelle foto di classe in cui scivolava apposta tra le altre per venirmi vicino? Così: come se volesse tutta intera prendermi per sé e soffiarmi dentro per farmi vibrare; così: mentre mi parlava, e intanto con il corpo, con le mani e le labbra, diceva altro. Se accendessi la luce ci rivedrei, nascosti lì, mentre ci catturiamo in quelle prime parole che non significano nulla, mai. Lui, però, non l’ha detto a nessuno che con quelle parole ci avrebbe riempito i suoi quaderni. Me li ha dati il mese scorso, per i miei diciannove anni. Li ho letti, li ho chiusi. Resto distesa e li vedo, sulle coperte: sprofondano nei riquadri verdi e blu del piumone, deformano il letto, il materasso, il parquet. Li credevo diversi, i quaderni dei Poeti, non con queste copertine rosso scuro, i contorni smussati, righe e margini su carta bianca. Brutti. Da studente delle medie. Scelti perché costavano poco. Li avrà trovati scendendo al piano sotterraneo di una cartolibreria, scartando quelli pacchiani, quelli barocchi, quelli dalla carta ruvida, scegliendo invece i più banali; poi avrà guardato le penne infilzate nei barattoli o stese in minuscole bare di plastica, le penne a sfera e quelle che imitano piume di corvo, oppure penne colorate dall’inchiostro profumato, e avrà fatto anche in quel caso la scelta più prosaica. I Poeti con la p maiuscola, come dice zia Greta, dovrebbero scrivere in grafie eleganti su grandi quaderni dalle copertine di pelle nera e dalle pagine lievemente ingiallite, senza quadretti né righe a determinare l’andamento della loro ispirazione; pagine su cui anche le cancellature, le imprecisioni, le sbavature e le macchie d’inchiostro dovrebbero essere Segni: artifici volontari per rendere i quaderni più belli da vedere, quando poi li mostreranno alle loro Muse. E invece i suoi quaderni da Poeta non solo non sono belli, ma non contengono neanche versi: sono pieni di date e parole scritte in una grafia minuta che non ha nulla delle volute che dovrebbero tracciare le dita affusolate dei Poeti; parole solide come pietre e palpitanti come viscere, spesse come le cose toccate e viste e udite; parole che descrivono sentimenti che non appartengono a lui ma a me; parole che traspirano dalle pagine, che germinano nella penombra circostante.
Cesare Sinatti, nato a Fano nel 1991, è laureato in Scienze Filosofiche all’Università di Bologna, dove si è occupato principalmente di platonismo. Attualmente è dottorando in filosofia antica presso l’Università di Durham. Con Feltrinelli ha pubblicato La Splendente (2018).
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