martedì 15 ottobre 2024

L'editore intervista l'autore: Giuliano Brenna

 

Giuliano Brenna, fotografia di Roberto Maggiani 

Ciao Giuliano, dopo l'avvincente "Briscoe Hall" (2020), Virginia Edizioni, sta per uscire, con Il ramo e la foglia edizioni, il tuo nuovo romanzo, "L'odore dei cortili". Potresti presentarti brevemente a quelli che ancora non ti conoscono?
Il punto è che quelli che ancora non mi conoscono non sanno quanto mi è difficile parlare di me, e temo che continueranno a non conoscermi proprio per questa mia caratteristica. Se dovessi parlare di me, oltre ai meri dati anagrafici e "strutturali" direi che sono essenzialmente un lettore. Innanzitutto perché leggere è da sempre la mia attività preferita e perché col tempo si è estesa a tutto quello che faccio. In sostanza tendo a leggere ogni situazione in cui mi imbatto, nel senso che quel che osservo diventa una vera e propria lettura che poi, dentro di me, rielaboro e talvolta ripenso ricostruendola in modo romanzesco, o romanzato. Detto ciò, non è che vivo nella fantasia, semplicemente è un'attività che avvolge le incombenze più noiose, quali svicolare nel traffico, lavorare, eccetera.

Quali sono i tuoi autori di riferimento e le tue letture preferite, quelle che in qualche modo possono avere influenzato la scrittura di questo tuo nuovo romanzo?
Come dicevo sopra sono un accanito lettore, ci sono molti autori che ho conosciuto e amato, sopra a tutti c'è Marcel Proust che amo da moltissimi anni. Un altro grandissimo amore che mi porto dalla giovinezza è "La storia di Genji" e con esso l'amore per i libri giapponesi: da Kawabata a Ishiguro Kazuo fino a Haruki Murakami. Un posto speciale merita Patrick Modiano e i suoi inafferrabili libri, da lui mi è venuta la passione per i nomi delle vie, dei percorsi tortuosi delle città che ricalcano i moti della mente, e di questo c'è traccia in questo romanzo "L'odore dei cortili" (ma per i lettori che sapranno aspettare emergerà maggiormente in un romanzo a cui sto lavorando). Miei numi tutelari e immensi autori, il cui stile è fonte d'incanto, sono Thomas Bernhard e W. G. Sebald; poi, in ordine sparso e ovviamente menzionandone solo alcuni: Gore Vidal, Edmund White, Scott Spencer, Walter Siti ("Scuola di nudo" fu una folgorazione per me), Milan Kundera, Gianpaolo Rugarli, Ezio Sinigaglia, Andrea Tarabbia, Filippo Tuena. E ancora Georges Perec, Jean-Baptiste Del Amo, Marguerite Duras. Poi moltissimi altri che hanno costellato questi miei ultimi cinquantadue anni di letture, avendo iniziato a leggere, a sei anni; a tal proposito il primo romanzo completo di cui ho memoria è "La famosa invasione degli orsi in Sicilia", considero quel libro il mio primissimo amore da seienne. Per finire vorrei ricordare due romanzi che ho amato moltissimo "I cinocefali" di Aleksej Ivanov e "Cella d'isolamento" di Christopher Burney. Non so chi tra gli autori che ho letto abbia contribuito alla stesura di "L'odore dei cortili", forse Peter Cameron, o David Leavitt che ora mi tornano alla mente, o credo che tutti mi abbiano in qualche modo trasmesso qualcosa che spero di avere utilizzato in modo degno.

Cosa ti ha spinto a scrivere "L'odore dei cortili"? Perché questo titolo?
Il titolo richiama quel particolare odore che si avverte in certi vicoli di Lisbona, che è il luogo dove è ambientato il romanzo, ma anche vuole descrivere qualcosa di familiare, di domestico, che, tuttavia, in qualche modo sfugge alla reclusione delle mura di casa, una sorta di stanza aperta sul mondo. In più rappresenta qualcosa che ci appartiene, di cui non ci possiamo liberare ma che temiamo possa metterci in imbarazzo, o peggio.

Chi sono i personaggi del tuo romanzo, che nomi hanno?
Il personaggio principale, il primo apparso quando ho iniziato a scrivere il romanzo, è Mattia Rosenberg, con la sua famiglia: la madre Serena e la zia Clara. Poi c'è il capitano Green, il coprotagonista, un uomo di mezza età che rappresenta una sorta di doppio capovolto di Mattia. Con loro Ana, Benicio, Nuno e un poliziotto gentile, Lisandro, che sarà il deus ex machina. E con loro gli abitanti di Lisbona, prima oppressi dalla dittatura sotto Salazar e poi finalmente liberi.

Qual è il tema portante? Quali sono i gangli emotivi, gli snodi logici che lo caratterizzano?

Il tema portante è la liberazione dal senso di colpa, il fuggire dai lacci che spesso ci legano, ma che sono fabbricati da noi. Inoltre, c'è la censura sociale, di regime, entro la quale le persone si rinchiudono perché così facendo pensano di censurare il proprio io più profondo e che temono di rivelare. Ma c'è molto spazio per la speranza, per il cercare di costruirsi una vita serena e felice, alla luce del sole, pervasa dagli odori che circondano e che rappresentano i legami più profondi che si creano tra le persone. L'odore è la forma più tenace del ricordo e senza di esso non c'è possibilità di costruire il futuro. Come dice Proust: «la realtà si forma soltanto nella memoria». In sintesi, potrei dire che "L'odore dei cortili" è un romanzo che parla del futuro.

Ci sono temi in comune con il tuo precedente romanzo "Briscoe Hall"?
La giovane età accomuna Mattia e Briscoe, ma in realtà sono due personaggi molto diversi. Ciò che maggiormente accomuna i due romanzi sono la denuncia dell'omofobia e dello stigma sociale, oltre alla ricerca di un'affermazione del proprio essere scevra da compromessi. Come cameo entrambi i romanzi contengono una ricetta che si può anche realizzare.

Quanto tempo ci hai messo a scrivere "L'odore dei cortili"? Ci racconti la sua genesi?
Credo di avere iniziato a scrivere il romanzo nel 2017, si doveva chiamare "Il processo Rosenberg", ma ho capito quasi subito che non potevo usare quel titolo, per ovvi motivi, e la struttura che avevo in mente si rivelava via via troppo esile. Poi, nelle successive stesure il romanzo ha assunto la forma quasi definitiva ma risultava lunghissimo, anche perché avevo in mente di creare le scene sezionandole in movimenti minuti e conseguenti, come se fossero delle scene riprese da una telecamera. Inoltre, avevo ecceduto in descrizioni e introspezioni. Così, nel corso degli anni, ho sottoposto "L'odore dei cortili" a una cura dimagrante, ho lavorato di lima e di pialla fino al risultato finale. In questo processo un personaggio, Caetano, è stato sacrificato, approfitto di questa intervista per salutarlo, spero la leggerà.

Ci parli dello stile che hai adottato nella scrittura? La reputi una lettura "facile" o "difficile", a quale tipo di lettori hai mirato nello scriverlo?
Dopo la cura di snellimento di cui sopra, durante la quale le frasi hanno perso la lunghezza che le contraddistingueva e la costellazione di coordinate e subordinate è stata ridimensionata, credo che lo stile sia abbastanza accessibile. Per i lettori più pigri è l'occasione di fare una gita lungo le strade di Lisbona senza muoversi da casa. Il lettore a cui ho mirato, come dici nella domanda, è quello che non si scoraggia, che crede che ci sia un modo per tenere lo sguardo verso il futuro e che crede che anche nella semplicità delle piante ci siano racchiusi messaggi importanti.

Che ruolo ha l'amore nel tuo romanzo?
Direi che lo si trova lungo la narrazione ma non ha vita facile, si trova di fronte a numerosi ostacoli, riesce anche a spaventare, viene usato come arma, come scudo, come spauracchio, ma alla fine ce la fa ad arrivare fino alle ultime pagine.

In che modo i personaggi del romanzo ti somigliano o ti esprimono?
Come accade nei sogni l'autore è ciascuno dei personaggi e, come si sa, le esperienze del quotidiano vengono usate per costruire gli scenari del romanzo. Ognuno dei personaggi porta nel romanzo delle istanze che sicuramente mi appartengono o mi sono appartenute, ma credo che molte di esse siano fluite in modo indipendente nella narrazione, al punto che non saprei districarle o riconoscerle. Devo confessare che, come gli antichi pittori, ho cercato di mettere un mio piccolo "ritratto" nel romanzo, un'apparizione fugacissima, allo stesso modo in cui in una scena di una festa a corte fra gli invitati appare in abiti dimessi e in penombra l'autore del quadro.

Cosa può convincere un lettore incerto a leggere "L'odore dei cortili"?
Chiedere all'autore una cosa simile è come farlo passeggiare bendato in un campo minato, ma ci provo. La trama, secondo me, è avvincente, i personaggi sono simpatici e, oltre ai drammi e alla serietà delle situazioni, ho cercato di inserire dei momenti in cui sdrammatizzo e magari strappo anche un sorriso, così come, sempre secondo me, una lacrima la strappo anche al lettore più incallito.

Hai qualcosa da aggiungere?
Un particolare ringraziamento al popolo portoghese, alla simpatia e all'affetto che esprimono, ma soprattutto per la grande forza e determinazione che hanno dimostrato nel 1974 con la Rivoluzione dei garofani, di cui parlo nel romanzo e che si è rivelata, come ogni liberazione dalla tirannia, un simbolo per chi soffre a causa del fatto di non potersi esprimere appieno: bastano un fiore, una consapevolezza e lo sguardo verso il futuro.


Giuliano Brenna è nato nel 1966 a Tradate, in provincia di Varese. La sua grande passione è la lettura; l’opera proustiana ha un posto speciale tra gli scaffali della sua libreria. Accanto alle lettere trova posto la passione per l’enogastronomia, alcune sue ricette sono pubblicate nel volume Alta pasticceria – golosi tutto l’anno, curato da Valeria Arnaldi (2013). È cofondatore della rivista letteraria libera LaRecherche.it di cui cura la sezione narrativa dei “Libri Liberi”; in particolare ha curato le antologie proustiane dal 2010 al 2021; sulla stessa rivista ha pubblicato numerose recensioni. Ha tradotto le poesie di Anna de Noailles, pubblicate su varie riviste e ne ha raccolto una piccola selezione in un volume dal titolo Le passioni, LaRecherche.it, (2016). Suoi racconti sono stati pubblicati su riviste on line e cartacee, tra cui “L’area di Broca”, “Quaderni proustiani”; con il racconto L’orfanatrofio ha vinto il “Premio Città di Conza” nel 2018. Ha pubblicato: per LaRecherche.it, le raccolte di racconti Ricette in brevi storie (2007) e Luoghi comuni (2010); per Virginia Edizioni, il romanzo Briscoe Hall (2020).


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