e Luisa Franzini
Emuse editore
ottobre 2024
pp. 104, Euro 15
ISBN 9788832007800
Dal fiume al mare si snoda attraverso una serie di considerazioni e pensieri del poeta sulla condizione umana a partire da quanto avviene nella Striscia di Gaza. Un genocidio cui assiste e assistiamo da lontano e che, nonostante l’immediatezza delle immagini, è spesso difficile da raccontare. Nel senso di vuoto che ne deriva, Abu Hawwash si interroga trovando nel testo poetico una possibilità, di fronte a questa perdita di senso:
«Avrei voluto dire maledizione,
esisti ancora, dopo oggi,
tu,
Dio?»
Il suo linguaggio ha la capacità di esprimere con vivida lucidità l’inenarrabile, cosicché la poesia diventa più forte delle immagini e, trovando le parole dove lo spettatore le ha perse, conduce in un baratro di orrore reale.
La sua poesia è un urlo, un mezzo di liberazione per lo spirito oppresso dal dolore e dall’impossibilità di incidere sul reale, una poesia di rivolta, non solamente contro uno stato di fatto intollerabile, ma anche contro i limiti della condizione umana.
E, soprattutto, contro il rischio di dimenticare.
«Da quel momento nessuno vide più l’urlo, mentre riempirono il volto della terra foglie gialle sulle quali erano incisi i nostri nomi.»
Emuse editore
ottobre 2024
pp. 104, Euro 15
ISBN 9788832007800
Dal fiume al mare si snoda attraverso una serie di considerazioni e pensieri del poeta sulla condizione umana a partire da quanto avviene nella Striscia di Gaza. Un genocidio cui assiste e assistiamo da lontano e che, nonostante l’immediatezza delle immagini, è spesso difficile da raccontare. Nel senso di vuoto che ne deriva, Abu Hawwash si interroga trovando nel testo poetico una possibilità, di fronte a questa perdita di senso:
«Avrei voluto dire maledizione,
esisti ancora, dopo oggi,
tu,
Dio?»
Il suo linguaggio ha la capacità di esprimere con vivida lucidità l’inenarrabile, cosicché la poesia diventa più forte delle immagini e, trovando le parole dove lo spettatore le ha perse, conduce in un baratro di orrore reale.
La sua poesia è un urlo, un mezzo di liberazione per lo spirito oppresso dal dolore e dall’impossibilità di incidere sul reale, una poesia di rivolta, non solamente contro uno stato di fatto intollerabile, ma anche contro i limiti della condizione umana.
E, soprattutto, contro il rischio di dimenticare.
«Da quel momento nessuno vide più l’urlo, mentre riempirono il volto della terra foglie gialle sulle quali erano incisi i nostri nomi.»
Samer Abu Hawwash è un poeta e scrittore palestinese.
Nato nel sud del Libano, ha cominciato a pubblicare poesie nel 1991. Oltre all’attività di scrittore e giornalista, esercita quella di traduttore dall’inglese all’arabo. Da questa lingua ha tradotto poeti come Bukowski, Robert Bly e la poeta Louise Glück e romanzieri come Paul Auster, Charles Bukowski, William Faulkner e Jack Kerouac. Ha pubblicato undici raccolte di poesia e tre opere di narrativa. Nel 2024 ha vinto il premio intitolato al poeta iracheno Sargon Bulus.
Attualmente vive a Barcellona dove lavora come Direttore della sezione Cultura e Società presso la rivista Almajalla. Le sue opere sono state tradotte in spagnolo, francese, inglese, tedesco e giapponese.
Dal fiume al mare è la prima raccolta completa tradotta in italiano.
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