Sta per uscire con Il ramo e la
foglia edizioni la tua raccolta di racconti "La mula e gli
altri", con sottotitolo "Faccende semiserie di provincia",
potresti presentarti brevemente ai nostri lettori?
Purtroppo
no. Il fatto è che non ho ancora assolto a quella terribile
prescrizione della Pizia di tremila anni fa, "conosci te
stesso", e allora non so come fare a presentarmi agli altri.
Potrei magari rappresentare qualche fatto della mia vita, ma si pone
il problema della scelta. Mi scoccerebbe dover sorvolare su "cani,
gatti, uccelli, cianfrusaglie del passato, amici e sogni ", perт
non conta forse piщ un sogno del mio impiego? Alcune cianfrusaglie
piщ dell'etа? Il passato non si presenta, il presente non passa
mai. Si presentino gli altri, se vogliono; io non gli crederò.
Perché scrivi, e in particolare racconti? Domanda
all'apparenza banale, in realtа cervellotica. La prima risposta che
mi viene è che scrivo perchè mi piace, ma mi rendo conto che questo
porta solo a riformulare il quesito: perchè mi piace
scrivere?
Immagino che sia perchè mi è sempre piaciuto molto
leggere, e a un certo punto ho voluto provare a leggermi, a vedere se
mi sarei piaciuto come scrittore. A volte si, a volte no. Quando non
mi piaccio evito di proporre quel che ho scritto a riviste o editori,
ma a volte mi piaccio subito per poi non piacermi col tempo.
Pazienza, bisogna imparare a sopportarsi.
Il racconto è quasi una
scelta obbligata, nel senso che quando scrivo tendo a immergermi
nella materia narrata in modo da non riuscire a riemergerne con
serenitа fin quando non sono arrivato a quella che per me è la
stesura finale. E' un'esperienza affaticante perché non vivi appieno
quel che ti capita - di bello o di brutto -. Quindi con un racconto
riesco a mettere un "punto" un po' prima, e a respirare
meglio. Poi dopo un po' me ne arriva un altro e devo scriverlo per
forza, anche se ne farei a meno.
Riguardo alle tue letture,
quali sono gli autori o i titoli che ti hanno appassionato, che in
qualche modo possono averti influenzato nella scrittura di questi
racconti?
Per dare una risposta sensata, consiglierei di
dare un'occhiata alle note a fine volume, dove indico alcune opere e
autori che hanno influenzato i racconti di questa raccolta.
Sicuramente c'è Malerba, la sua "scoperta dell'alfabeto" è alla base di questa mia antologia. Ma ci sono anche l'immenso Gianni
Rodari e Giuseppe Pontiggia. Voglio però citare qui anche una
scrittrice non italiana che mi ha insegnato per prima come la
letteratura possa essere il mezzo principale, forse l'unico che ho
trovato, a cambiare prospettiva. Non poteva che essere una donna, è Marion Zimmer Bradley, autrice di "Le nebbie di
Avalon".
Dimenticavo Cesare Pavese, un pensatore di cui
secondo me non abbiamo ancora afferrato tutta la grandezza; le sue
opere potrebbero essere centrali per riflettere sul ruolo del maschio
nella nostra societа. C'entra molto con l'ultimo racconto della
raccolta, "la luna rideva", e non solo nel titolo.
Ne
voglio dire ancora una: Lalla Romano. "La penombra che abbiamo
attraversato" è qualcosa di sublime, ma in quanti leggono
questa scrittrice?
Qual è lo stile compositivo a cui ti
attieni?
Leggendo mi capita, a volte, di incontrare
testi di cui intravedo uno schema, una sorta di griglia compositiva.
Non sono le letture che mi piacciono, le trovo noiose e prevedibili.
"Il viaggio dell'eroe" va saputo per poterlo dimenticare,
per seguire altri percorsi. Senza agenzie turistiche, magari.
Una
volta a un corso di scrittura (terrificante, per fortuna avevo vinto
una borsa di studio e non ho dovuto pagarlo di tasca mia) la docente,
nota scrittrice, ci invitava, quando progettavamo il nostro scritto,
a ricordare sempre, al netto delle nostre inclinazioni, che "c'è mondo lа fuori". Si dimenticava di aggiungere la cosa più importante: "dimenticatelo".
Cosa ti ha spinto a
scrivere "La mula e gli altri"? Perché questo titolo?
Quali sono i temi che tratti? Ossia, di quali "faccende"
tratti? Come dicevo, i racconti mi arrivano, e non so
neanche capire da dove. Ovviamente non mi arriva il racconto fatto e
finito (sarebbe bello), ma uno spunto, l'idea principale. Che poi и
quella che io chiamo ispirazione. Il resto è tutto un lavoro un po'
da malati, da ossessivi.
C'è il tema del ricordo, fortissimo, e
anche quello della libertа, irraggiungibile. Irraggiungibile perché siamo incatenati a una societа che ci guida le mani e le parole con
una coercizione talmente abile da apparire invisibile. Le galline del
primo racconto sono la sintesi anche di questo.
"La mula"
è una dei protagonisti di questi racconti, ma и anche un racconto;
"gli altri" possono essere sia gli altri personaggi sia gli
altri racconti. Possiamo essere anche noi che leggiamo e ci
interroghiamo sul mistero che questa mula macilenta esprime.
Pensate
che all'inizio il libro doveva intitolarsi "Oceano". Quanta
pretesa.
Quanto tempo hai impiegato per scrivere questi
racconti? Ci racconti la genesi del libro?
Direi due o
tre anni, con lunghe pause tra un racconto e l'altro. Scrivere è difficile e in mezzo ci sono stati tanti altri racconti, che sono
rimasti inediti oppure che non ritenevo adeguati a questa antologia.
E' un po' lo stesso percorso che ha avuto il mio primo libro, "Le
nove spine". Io tra l'altro ho bisogno di lasciare i racconti a
riposo per un po' di tempo, uno o due mesi, prima di riprenderli in
mano per rivederli o, eventualmente, cestinarli. E' come se avessi la
necessitа di dimenticarli e riprenderli in mano da semplice lettore.
A volte sono molto critico rispetto a quel che ho scritto, altre
volte piacevolmente stupito. Ve l'ho detto, c'è un po' di malattia
in tutto questo, una persona perfettamente sana non scriverebbe
nulla.
Infatti scriviamo in tantissimi.
Che cosa ti
aspetti da questa pubblicazione?
Cerco di non avere
aspettative perché ogni aspettativa reca con sè lo spettro della
performance e del giudizio. Quel che vorrei и incontro, dialogo,
scambio. Non mi interessa cambiare il mondo, ma sarebbe bello se il
mondo, dopo aver letto il libro, desse a me l'opportunitа di
cambiare.
Ci sono dei lettori a cui pensi che il libro
possa particolarmente interessare?
Beh, si. Credo che
se a un lettore stia piacendo questa intervista, ci sono buone
probabilitа che apprezzerа il libro. Per per verificare questa
mia supposizione possiamo provare con un argomento a contrario: a voi è piaciuto il mio libro, altrimenti non mi avreste pubblicato: vi
piace l'intervista?
Cosa può convincere un lettore incerto
a leggerti?
Il processo di scelta della lettura è
qualcosa di profondamente personale e sono certo che gli slogan
servano a poco. Gli consiglierei semplicemente di dare uno sguardo
alla copertina, una lettura delle bandelle e della quarta. Se può farlo, di tenere in mano il libro qualche minuto, di aprirlo. Poi
deve ascoltarsi un po', capire quel che il volume gli ha detto o gli
ha taciuto, e decidersi. Nonostante un mondo che suggerisce il
contrario, continuo a credere che un libro non sia un prosciutto; e
forse и un male perchй sospetto che il mercato dei prosciutti sia
molto più florido. Lo auguro ai salumifici, almeno.
Hai
qualcosa da aggiungere?
Si. Sarebbe bello se qualcuno
che leggerа il libro avrа voglia di farmi sapere cosa ne pensa,
quali emozioni ha sentito, poter avere un dialogo con lui o lei. La
mia email и confortiletterari@libero.it. Ho anche i social ma
li evito.