Ferdinand Grimm
ZIA HENRIETTE
(titolo originale Tante Henriette, 1835)
traduzione e cura di Marco Federici Solari
L'Orma
collana Kreuzville Aleph
febbraio 2025
pp. 84, € 14,00
ISBN 9791254761144
Talvolta, la sera, si lamentava di non aver passatempi e, sentendo levarsi un po’ di chiasso per strada, esclamava: «Ah, mio Dio, magari fosse scoppiato un bell’incendio!».
febbraio 2025
pp. 84, € 14,00
ISBN 9791254761144
Talvolta, la sera, si lamentava di non aver passatempi e, sentendo levarsi un po’ di chiasso per strada, esclamava: «Ah, mio Dio, magari fosse scoppiato un bell’incendio!».
Animata da un irrefrenabile zelo domestico, zia Henriette parrebbe un perfetto angelo del focolare, se non fosse che ama troppo le feste e i pettegolezzi. Si è sposata tardi perché avere spasimanti è un gran divertimento e trovare qualcuno che le andasse a genio era difficile. Dopo esser stata corteggiata da una famiglia intera, ora condivide la cura della casa con il fratello del marito, un burbero studioso «nemico giurato della musica, degli scherzi e della convivialità». Questo, però, non le impedisce di organizzare sfrenati balli in maschera…
Nel 1835 i fratelli Grimm tremarono di fronte alla pubblicazione di Zia Henriette, romanzetto satirico a puntate, narrato da un sedicente nipote, che metteva alla berlina il rispettabile stile di vita di una borghesia assai compiaciuta di sé. Sotto i nomi di Johannes e Wilibald era facile per i contemporanei riconoscere i celebri Jacob e Wilhelm Grimm, che godevano di un immenso successo grazie alle loro Fiabe del focolare, mentre in Henriette era ritratta, con ogni evidenza e con una punta di veleno, Dorothea Wild, la moglie di Wilhelm.
Grande fu lo scandalo, anche perché l’autore di quello sfacciato libello era Ferdinand Grimm, fratello minore e famigerata «pecora nera» della famiglia, che qui si dimostrava un perfido e talentuoso caricaturista.
L'incipit
Mia zia Henriette è universalmente considerata una donna eccellente, e io affermo che sia la migliore sulla faccia della Terra. Avrà pure le sue particolarità e stranezze, ma d’altronde chi ne è privo? E quel che vale per uno deve valere anche per un altro. Le zie sono personaggi importanti. Drammi e romanzi in cui interpretano spesso ruoli di primo piano avrebbero ben poca vita senza di loro. Ce ne sono di buone e di cattive, di perfette e di imperfette, e dai versi di un bonario poeta riportati qui addietro si potrebbe dedurre che ne esistano persino di invidiose. Henriette ha tante facoltà, e infatti è assai facoltosa. Se sprofondo nella miseria, mi viene in soccorso e mi onora di nuovi panciotti e candidi fazzoletti di seta: non per nulla sono il suo fedele nipote. Per un torno di anni non avevo frequentato la zia. L’avevo vista l’ultima volta che era ancora una fanciulla di vent’anni, agile e ilare, lesta e snella come una cinciallegra. E infatti all’epoca tutti la chiamavano proprio così: «cinciallegra». Assai carina, o forse qualcosa di più, assai bella, la signorina si distingueva per il seno e per il vitino che non mancavano di attrarre gli sguardi. In tutta la città non si potevano scovare braccia meglio tornite delle sue. L’argento le squillava nella voce. Aveva lineamenti dolci, delicati, pieni di spirito, che non conquistavano tanto a un primo fuggevole sguardo, quanto a un’osservazione più attenta. E negli occhi, che non erano né grandi né azzurri né castani, bensì neri, viveva e riluceva un’anima bella. Henriette non provava alcuna inclinazione a contrarre presto il sacro vincolo del matrimonio, atteggiamento che dà prova di una personalità davvero, ma davvero, degna d’ogni lode. «Non mi voglio sposare» dichiarava talvolta con leggerezza, ma era facile capire cosa in verità intendeva: non c’era un uomo che le andasse a genio. Uno le pareva troppo alto, con un imperioso cipiglio marziale, un altro invece era troppo basso e con l’occhio fisso da capra. Questo le sembrava saccente e troppo di buona famiglia, quell’altro era insignificante e purtroppo senza famiglia…
Ferdinand Philipp Grimm (1788-1845) fu scrittore, redattore e studioso del folclore europeo. Fratello minore di Jacob e Wilhelm, collaborò con loro alla raccolta delle Fiabe del focolare e delle Leggende tedesche.
Animato da uno spirito vagabondo e bohémien, spesso in rotta con la famiglia, viaggiò per la Germania, fu attore dilettante e lettore onnivoro. Pubblicò sotto pseudonimo racconti della tradizione popolare tratti da antichi volumi e dalla viva voce di narratrici e narratori. A Berlino frequentò la scena letteraria intrattenendosi con autori del calibro di Ludwig Tieck, Jean Paul e Heinrich Heine.
I suoi scritti e la sua figura sono stati di recente riscoperti dopo quasi due secoli di oblio.
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