NON PENSARE, CARA
Amare e abbandonare la danza classica
(titolo originale Don't think dear – On loving and leaving ballet. 2024)
traduzione di Flavia Gasperetti
66thand2nd
collana Bookclub/82
febbraio 2025
ISBN 978-8832974058
pp. 300, euro 20
La danza
classica è sinonimo di bellezza ed eleganza. Con i loro corpi
eccezionali, la loro grazia e la capacità di sopportare il dolore
celandolo dietro una maschera di leggerezza, le ballerine paiono
incarnare l’ideale della femminilità. Un ideale che si fonda su
perfezionismo, sacrificio e obbedienza. «Non pensare, cara. Fai e
basta» intimava George Balanchine, fondatore della prestigiosa
School of American Ballet. Alice Robb da bambina fu ammessa proprio
alla Sab, e se ne allontanò nell’adolescenza, una volta compreso
di non poter raggiungere e mantenere gli elevatissimi standard di
quel mondo. Gli allievi delle accademie di danza che riescono a
tradurre i propri studi in una carriera professionale sono una
manciata, tuttavia molti di loro, soprattutto le donne, vivono
quell’esclusione come un fallimento esistenziale.
In questo
memoir appassionato e feroce l’autrice narra la propria esperienza,
intrecciandola a quella di ballerine celebri come Misty Copeland
(prima danzatrice afroamericana dell’American Ballet Theatre) e
Alicia Alonso (stella ipovedente del Ballet Nacional de Cuba), ma
racconta anche le storie delle sue ex compagne di corso, costrette
subdolamente a digiunare o licenziate dopo aver danzato per un’intera
stagione su un alluce fratturato. All’indomani dell’esplosione
femminista del #MeToo e della rivolta contro il patriarcato, Alice
Robb si interroga sul significato della danza classica nella società
contemporanea, confrontandosi con la natura duplice di questa forma
d’arte, e di vita, capace di sviluppare in chi la pratica
comportamenti ossessivi e autolesionisti ma anche di regalare un modo
di abitare pienamente il proprio corpo per farne una bussola e un
baluardo contro le pressioni del mondo esterno.
«Se era previsto che soffrissi
allora non volevo sottrarmi. Volevo le cipolle, le vesciche, le
unghie sanguinanti, e invidiavo le ragazze che si coprivano subito di
lividi. Se i miei piedi apparivano intatti, mi sentivo un
bluff».
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