Dopo circa tre anni torniamo a Cartagena de Indias , la città della Colombia che ha dato i natali e ha ispirato uno dei più grandi scrittori colombiani del Novecento, Roberto Burgos Cantor.
Lo facciamo con la pubblicazione di uno dei suoi romanzi più belli, Quel silenzio, pubblicato in Colombia nel 2010 dalla casa editrice Planeta. Come per Lo Amador , la traduzione è a cura de L'Officina los Amadores, “uno spazio dove interrogare la lingua per mettere in scena il parlare e, poi, plasmare nella lingua di arrivo quel battito che pulsa sonoramente nell'originale” .
Quel silenzio è una storia di amori e di dolori che attraversa tutti i personaggi del romanzo e il Paese. La musica, presente come un personaggio, accompagna il paesaggio caraibico; il bullerenque e il ritmo dei palmi delle mani delle cantadoras, definiscono la figura di Escolástica, donna forte che viaggia per i paesi limitrofi a Puerto Escondido, raccogliendo testi di canzoni, come una custode della tradizione bullerenguera; così come accompagna María de los Ángeles, figlia di Escolástica, una bambina di tredici anni, che lascia la scuola per andare a vivere con il medico della regione, un uomo di cinquant'anni più vecchio di lei e dal quale avrà un figlio, il niño .
Una storia famigliare vera che ha ispirato Roberto, quando, prima di trasferirsi a Bogotà per frequentare l'università, fece visita ai suoi zii.
I traduttori (tra cui il figlio dello scrittore, Alejandro Burgos Bernal e Leonardo Archila, Simona Donato, Marino Galdiero, Paolo Patti, Maria Corona Squitieri) hanno proposto la costruzione del libro con le modalità di un vero e proprio laboratorio, che inizia con “una sorta di introduzione” di Manuel Burgos Navarro, il vero niño, figlio del personaggio María de los Ángeles .
L'opera, Quel silenzio , che uscirà il 24 marzo 2025, si chiude con la possibilità, attraverso un Qr-code, di accedere al documentario “Bulla y silencio” realizzato dal regista Pablo Burgos, secondo figlio di Roberto, sul Bullerengue nella zona caraibica della Colombia.
Con questo romanzo, Roberto Burgos Cantor, si riconferma uno scrittore toccato dalla grazia, quella grazia che coniuga la letteratura poetica con il suono del parlare popolare e quindi una lingua vera e propria, dove le parole, a volte, non trovano un corrispettivo nella lingua spagnola, come in qualsiasi altra lingua.
SINOSSI
Anni '60/'70 in un villaggio dei Caraibi, Puerto Escondido. Il romanzo inizia con il paesaggio di Puerto Escondido visto con gli occhi di María de los Ángeles, di tredici anni: una collina che sprofonda nel mare e si fonde con la spiaggia, le navi d'alto mare che lo attraversano in lontananza, le barche che ancorano nel porto e raccolgono le vele, l'unica strada del paese è costeggiata dalle case. Appena uscita dall'infanzia, María de los Ángeles, lascia la scuola e Puerto Escondido per andare a vivere con il medico della regione, un uomo più grande di lei di cinquant'anni e che l'ha fatta nascere. Insieme hanno un figlio ma il medico ne ha altri 62 con donne tutte diverse, gliel'ha detto Encarnación, la domestica del medico che cura la casa di San Luis. Anche lui è uno dei protagonisti del romanzo, un dongiovanni che cerca in ogni corpo l'assoluto, qualcosa di indecifrabile e che finisce sempre tra le gambe delle sue amanti, in quell'odore particolare, il sapore dell'esistenza. Escolástica Barrios, madre di María de los Ángeles, non giudica sua figlia, le sta accanto. È una delle poche donne che discorrono con il marito Ascanio Navarro, falegname, “in un mondo nel quale le donne non vedevano l'utilità della parola e l'attitudine del marito al silenzio disorientava i più, che la prendevano come una sottomissione, un equivoco terribile” . In questo romanzo, come in altri di Burgos Cantor, gran parte dell'azione non si svolge nel mondo reale ma nella mente dei personaggi che ricreano il proprio passato o quello degli altri, elaborano i propri ragionamenti, esprimono le proprie opinioni attraverso i ricordi. E il silenzio.
Hanno scritto di Roberto Burgos Cantor e di Quel silenzio (Ese silencio):
Il silenzio del bellissimo romanzo Quel silenzio di Roberto Burgos Cantor, è una somma di silenzi: il silenzio di chi accetta gli alti ei bassi del proprio destino e, a poco a poco, trasforma la propria apparente fragilità in forza: il silenzio di quelli ai quali costa, tempo e fatica, traducendo a parole ciò che vive il proprio cuore, e il silenzio della contemplazione di fronte agli immensi Caraibi che fanno da cornice alla storia che viene raccontata. Una storia che conferma questo narratore di Cartagena come una delle penne più belle della letteratura colombiana.
(Fernando Quiroz)
Le voci di Quel silenzio , penso siano tristi, come fossero nate dalla terra stessa. Sembrano, grazie a un ritmo e a una struttura impeccabile, i canti funebri di quelle cantadoras rassegnate a dire e parlare di dolore, un dolore, mi viene in mente, dei Caraibi che sembrano esotici e magniloquenti agli abitanti delle fredde terre. E non lo sono. Una sensazione di impotenza si insinua nelle pagine di Quel silenzio che continua a vibrare anche quando il libro viene chiuso.
(Giovanni Corrias)
L'incipit
L’altezza della collina sul mare è lieve. S’inclina fino a confondersi con la spiaggia e si unisce alle dune piccole e ai tumuli di sabbia sparsa accumulata dai ventacci, dove i passi dei camminatori affondano. All’alba, c’è la traccia notturna dei topi di mare e delle tartarughe che escono a deporre le uova.
Le fronde striscianti della portulaca si estendono fino alla linea dell’alta marea con altri arbusti marini. Alberi di poca altezza e rami contorti con abbondante corteccia staccata. Le lucertole e le iguane corrono e lasciano nell’aria l’argento vivo della loro pelle brillante e corazzata.
In alcune parti, la collina si taglia improvvisa e rimane una scogliera in erosione, una parete di terra crepata argillosa giallo rossiccia che discende a piombo sul mare. Alcuni cespugli frustati dal vento crescono in disordine e sostengono i nidi degli uccelli di mare.
Quando le onde non battono, l’acqua vicina si tinge di un colore rosso di argilla e si dissolve come una medusa nel verde denso e rugoso dei Caraibi.
Dall’alto, si vedono immerse nella nebbia dell’orizzonte le navi d’altura. All’imbrunire non hanno acceso le luci di navigazione. Quello che più impressiona María de los Ángeles è non sapere dove va quel silenzio in movimento.
Nelle notti limpide si vedono le lance di cabotaggio e si odono i frammenti dispersi nel vento con i gemiti dei loro motori a biella, rumorosi e sfiniti. Salpano dal molo de Las Ánimas, a Cartagena de Indias, e cercano l’insenatura di Puerto Escondido. Lì si rifugiano le imbarcazioni dagli alisei del mare aperto che sferzano la terra e dalle onde forti e dalle correnti traditrici. Spengono il motore, raccolgono le vele ormeggiano vicino al litorale.
María de los Ángeles impara il mare mentre aspetta in un angolo della collina, non lontano da casa. All’inizio lo vedeva uguale. Noioso. Andare e venire. Senza limiti. Prigione per lei. Poi fu capace di decifrarlo. Il colore di tormenta. Gli annunci delle mareggiate. I temporali che si preparano all’orizzonte che lei non sa dove finisce.
Puerto Escondido è una strada ampia di terra battuta che cede negli inverni di acquazzoni senza tempo e vola nelle estati di sole di fuoco che trasformano in polvere di cenere la terra. Intorno alla strada, sentiero largo con alberi da frutta, manghi, tamarindi, susini, guayabos e nespoli, ceibas e querce alte e acacie frondose, cresce senza ordine un groviglio di case alle quali si arriva per sentieri dove i cespugli riproducono ancora la macchia verde della loro fertilità invasiva.
Roberto Burgos Cantor (4 maggio 1948 Cartagena de Indias – 16 ottobre 2018 Bogotà) è stato, insieme a Gabriel García Márquez e Álvaro Mutis , dei quali era grande amico, uno dei più grandi scrittori della letteratura colombiana e latinoamericana del ventesimo secolo.
Giornalista e scrittore.
Direttore di scrittura Creativa dell’Università Centrale di Bogotá, interprete fedele della tradizione colombiana, autore di racconti su giornali e periodici fino al 1980 anno in cui pubblicò il suo primo libro, Lo Amador, che, oggi, viene tradotto e pubblicato per la prima volta in Italia.
Vincitore di numerosi premi prestigiosi tra i quali il premio Nazionale per la Letteratura (Colombia) con Ver lo que veo, il premio di Narrativa José Maria Arguedas – Casa de Las Americas all’Avana (Cuba) con La ceiba de la memoria, finalista del premio Romulo Gallegos con La ceiba de la memoria, il premio Jorge Gaitán Duran assegnatogli dall’Istituto di Belle Arti della città di Cúcuta.
Oltre a Lo Amador ha pubblicato El Patio de los vientos perdidos (1984), De gozos y desvelos (1987), El vuelo de la Paloma (1992), Pavana del ángel (1995), Quiero es cantar (1998), Jegos de niños (1999) Señas particulares (2001), La ceiba de la memoria (2007), Una siempre es la misma (2009), Ese silencio (2010), El secreto de Alicia (2013), Cuentos (2015) El médico del emperador y su hermano (2015), Ver lo que veo (2017), Orillas (postumo).
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