Fabrice Tassel
SEMBRANO UOMINI
(titolo originale On dirait des hommes, 2023)
traduzione di Francesca Bonomi
Carbonio editore
collana Cielo Stellato
febbraio 2025
pp. 232, euro 19.50
ISBN 9791280794406
Due sagome passeggiano su un molo costeggiando il mare in tempesta. La più alta d’un tratto si ferma e torna indietro alla ricerca di qualcosa. Quella più minuta va incontro alla pioggia ma inciampa in un vecchio anello di ormeggio arrugginito ed è sbalzata tra le onde agitate dal vento e scurite dalla sera. La sagoma più alta sente gridare, corre, si tuffa ma esce sola dall’acqua.
Di lì a qualche ora, viene ritrovato il corpo inerte della persona minuta, è quello di un bambino di dieci anni: Gabriel Sénéchal – Gabi per gli amici. Accanto ai soccorritori, impietrita, c’è la persona che camminava col piccolo: è un uomo di trent’anni, si chiama Thomas Sénéchal ed è suo padre.
Per sopravvivere a una tragedia simile, a Thomas e sua moglie Anna non resta che capire come abbia potuto verificarsi; così la coppia si costituisce parte civile nei confronti della direzione del porto, responsabile della collocazione pericolosa della decrepita struttura d’attracco.
Non lontano dal luogo dell’annegamento di Gabi, nella regione bretone, vive la famiglia Le Bihan: madre, padre e due figli. Lei, Iris Derrien – tiene a venire chiamata col suo cognome –, dopo tre anni infernali, ha finalmente denunciato il marito Patrice, un uomo rozzo e possessivo, che la picchiava e controllava in tutto – dalla lunghezza delle gonne, la profondità delle scollature, lo smalto sulle unghie alla lettura delle mail e dei messaggi sullo smartphone fino alla minaccia di seguirne gli spostamenti tramite un localizzatore –, limitandone pesantemente la libertà.
A occuparsi dei due dossier, che all’apparenza non potrebbero essere più lineari – incidente fatale, da un lato, violenza domestica, dall’altro –, è Dominique Bontet, una giudice e giurista eccellente, determinata, rigorosa e dotata di una memoria straordinaria che le fa ricordare parole, luoghi, date, dichiarazioni.
Dominique non chiude le inchieste finché le resta anche solo un residuo della sua «lancinante incertezza» e finché non arriva a quell’«intima convinzione» che la fa sentire pienamente a posto con la coscienza. Invece, sia per il caso ‘Gabriel Sénéchal’ sia per il caso ‘Le Bihan’, qualcosa non torna. La giudice non sa ancora cosa ma le basta per continuare a indagare.
Maestro nel descrivere l’ambiguità dei sentimenti, Fabrice Tassel, in questo suo quarto romanzo, sviscera molteplici e fondamentali questioni come le distorsioni del patriarcato tra perdita totale di autorità e maschilismo; le dinamiche di coppia; la paternità; la responsabilità del singolo; la colpa; la menzogna bifronte, viatico di libertà e al contempo potenza distruttiva; il dubitare, il dubbio, i dubbi.
I dubbi sono quelli di Dominique Bontet, deputata a decidere della vita altrui, ma sono anche quelli di Thomas Sénéchal, riluttante a negoziare la propria indipendenza a causa dei ruoli canonici imposti dalla società – individuo, marito, genitore, lavoratore sensibile al bene collettivo e non all’esclusivo vantaggio personale raggiunto con prassi discutibili.
La figura prominente di Thomas avanza e arretra, arretra e avanza lungo l’intero corso della storia, una postura ondivaga che semina tensione in ogni pagina del libro.
Come se avesse smontato un orologio, mostrandone gli ingranaggi nascosti e i meccanismi di funzionamento, Tassel smaschera la meschinità degli uomini scoprendone tutte le sfumature.
L’umanità maschile scaturita dalla sua penna è talmente miserevole da indurre l’autore francese a disconoscerla sin dal titolo. Thomas Sénéchal, Patrice Le Bihan e in parte anche l’insofferente procuratore Giffard in realtà non sono uomini, lo sembrano soltanto, vacillando sotto il peso dei propri errori e pregiudizi. Vestali di una forza interiore che stride con la fragilità maschile, le figure femminili di Tassel – Dominique, Anna, Iris –, diversamente, resistono e danno forma a ciò che gli uomini rifuggono: la verità.
Da lì occorre soltanto un passo per ripartire.
Fabrice Tassel firma uno sconvolgente e magnetico noir psicologico ad alto tasso introspettivo, Sembrano uomini è un’onda che trascina con sé il lettore senza possibilità di fuga, sgretolandone qualsiasi certezza.
L'incipit
Gabi si è reso conto di quando l’acqua ghiacciata gli ha invaso i polmoni? Tra le mille domande che Thomas si fa, questa è quella che più lo tormenta. E il motivo è che non avrà mai una risposta. Tanti dubbi per una scena così breve, così crudelmente banale. Il figlio che scorrazza sul molo, il piede destro che inciampa sull’anello di ormeggio, la giacca a vento rossa scaraventata nel vuoto. La sua corsa sfrenata sul lastricato sconnesso, sotto la pioggia e in mezzo al vento, e poi Gabi, a neanche dieci metri da lui, in cima a un’onda con la quale sembra lottare a mani nude prima di venire risucchiato verso il fondo. Il suo tuffo e il contatto brutale con il mare nero di novembre, il corpo appesantito dalla felpa Hero, dalle scarpe da ginnastica e dal parka. T homas aveva nuotato alternando rana e stile libero, qualsiasi movimento pur di salvare il bambino, che ormai era scomparso alla sua vista. Nel giro di poco le braccia gli si erano intorpidite, e aveva provato il desiderio celato di lasciarsi annegare, di ignorare quell’istinto di sopravvivenza che ancora gli faceva battere le gambe. La corrente lo aveva sballottato a destra e a sinistra, prima di abbandonarlo con i gomiti sulla cresta delle onde, impotente, come seduto alla tavola di un destino ormai privo di significato. Muovendosi lentamente, aveva raggiunto la spiaggia dove era rimasto in punta di piedi, sconf itto, immerso fino al petto e con le braccia alzate, al massimo 9di quello che il suo corpo, sfinito da quei pochi minuti di lotta, gli consentiva. Le persiane chiuse delle case vacanza lo guardavano con occhi truci. Il carretto delle crêpe, con i suoi colori sgargianti, sembrava uscito da un’altra epoca. Thomas si era chiesto come mai il proprietario non l’avesse parcheggiato al riparo in un garage durante l’inverno, sarebbe stato più prudente, con tutta quella salsedine che avrebbe corroso il legno, poi era scoppiato in una risata isterica: “Cazzo, Tom, svegliati!”. Quindi aveva cercato il cellulare in tasca, ma si era ricordato di averlo lasciato a casa. Soltanto allora si era precipitato alla gendarmeria. Da allora sono trascorsi undici mesi. Questa sera la luna illumina il mare placido. Da una delle ville giù verso la baia riecheggiano i rumori ovattati di una festa. Thomas non scambierebbe per nulla al mondo una di quelle costruzioni pretenziose con la loro casa di pietra arroccata in cima alla collina. Il suo posto preferito è il terrazzo, orientato a sud e abbellito dalle piante e dai fiori curati da Anna. Quante ore trascorse lì a contemplare l’oceano o ad ascoltare le macchine serpeggiare sulla strada stretta. A volte, quando le angosce notturne si impossessano di lui, si addormenta sul divanetto ad angolo. Seduto al grande tavolo di legno, butta giù un ultimo sorso di caffè. Fumerebbe volentieri una sigaretta, ma pare abbia raggiunto un’età in cui è meglio darsi una regolata. Dicono anche che gli uomini siano sempre più fragili, e che piangere sia un segno di coraggio. Se fosse così significherebbe che lui è un eroe.
Originario della Bretagna e parigino d’adozione, Fabrice Tassel è giornalista, romanziere e viaggiatore irriducibile col sogno di visitare almeno cento Paesi del mondo.
Candidato al Grand Prix de Littérature Policière 2023, vincitore del Prix Découverte Claude Mesplède 2023 e del Prix nouvelles voix du polar 2024, Sembrano uomini è il primo libro di Tassel tradotto in italiano. In Francia è appena uscito On ne sait rien de toi, sempre con il personaggio della caparbia giudice istruttrice Dominique Bontet. Quest’ultimo romanzo è tra i polizieschi selezionati per il Grand Prix des Lectrices ELLE 2025.
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