Quodlibet Studio
pp. 256, 2022, Euro 22
ISBN 9788822908551
Il libro
Se
è vero che «Landolfi traduttore felice di esserlo non lo fu mai»,
cosa lo spinse a dedicarsi quasi per tutta la vita alla traduzione
(dal russo, dal tedesco e dal francese), mentre scriveva racconti,
elzeviri, poesie, diari e persino una tragedia in endecasillabi e
qualche romanzo? Molti, lui compreso, chiamerebbero in causa le
necessità alimentari, visto che chiedeva agli editori «astronomici
esborsi» e licenziava le sue versioni con estrema rapidità
e nonchalance. Ma l’ipotesi di partenza del libro è
che ci sia qualcosa di più. La scrittura di traduzioni è
intimamente connessa alla scrittura in proprio: la ispira, la
incalza, la ibrida, la contraddice. Il caso preso in esame è quello
delle sue prime traduzioni dal tedesco, ovvero alcune fiabe dei
fratelli Grimm e il romanzo romantico per eccellenza, lo Heinrich
von Ofterdingen di Novalis. In parallelo viene condotto un
serrato confronto con le opere scritte negli stessi anni: i racconti
del Dialogo dei massimi sistemi (1937), il romanzo La
pietra lunare (1939) e la fiaba Il principe
infelice (1943).
Alla fine di questo percorso, come
immagine della polifonia che anima le due scritture landolfiane, il
lettore troverà la misteriosa lotta amorosa che si svolge in una
notte di luna piena tra una capretta dei monti Aurunci e Gurù, la
portentosa donna-capra.
L'autrice
Alice Gardoncini è traduttrice dal tedesco e insegna all’Università di Udine. Ha lavorato come redattrice, pubblicato saggi e recensioni, e curato e tradotto un volume del teatro di Thomas Bernhard (Teatro VI, Einaudi 2021); si occupa di traduzione, storia dell’editoria del Novecento e didattica delle tecniche editoriali. Questo è il suo primo libro.
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