sabato 9 luglio 2022

Normanna Albertini - SULLE SPALLE DELLE DONNE - Tralerighe Libri

Normanna Albertini
SULLE SPALLE DELLE DONNE
introduzione di Ameya G. Canovi 
Tralerighe Libri Editore
pp. 196, 2021, Euro 15
ISBN 9788832872156





Il libro

Le nonne, il prete, il maestro, i venditori ambulanti, qualche emigrato nelle città che tornava per le vacanze, erano gli unici canali attraverso cui la nuova lingua arrivava a noi bambini dei piccoli paesi di campagna. Era tutto un raccontare di guerra, di viaggi, di torture, brutte e belle cose e noi piccoli eravamo spettatori di un luogo che si faceva a tratti fantastico, a tratti tristemente reale. Un mondo dove le donne portavano il peso, a capo coperto, di una umanità ciclica e faticosa, dove la terra restituiva i frutti della fatica. Intorno a tutto arrivavano le notizie ascoltate ai mercati, tra i solchi dei campi, nelle stalle, sui giornali e alla radio che, in quel periodo, ogni famiglia aveva provveduto ad inserire tra i pochi arredi delle cucine. Era stato tutto uno squarciare di pareti (far dei buchi nei muri a sasso delle case vecchie implicava provocare voragini) per infilarci delle mensole su cui poggiare la radio, anzi: l’ “aradio”, sostantivo maschile che iniziava per vocale.  Al centro di questo mondo, come trave, perno o sostegno, le donne e le loro spalle intente a portar secchi, curare la stufa, seguire i figli, tramandare l’umanità.


L'incipit

Aveva il sentore amarognolo delle foglie di castagno infilate nel fiasco a mo' di tappo, l'acqua della Pianella, ma era fresca fresca anche dopo mezz'ora di cammino sotto il sole. Usavamo proprio un mazzetto di foglie verdi di castagno per impedire all'acqua di versarsi, così come – con le stesse foglie – creavamo dei cestini in cui raccogliere le fragoline di bosco. Fiaschi impagliati o ricoperti di vimini, dunque, uno per mano; per chi aveva mani grandi, anche due. Li portavamo così: senza zaino, con le mani. A cinque anni si era già capaci di andare “all'acqua”, quella da bere. L'altra, da usare in cucina, la trasportavano le donne, nei secchi e con il “basle”, un peso non da poco sulle spalle e tanta tensione per mantenere l'equilibrio. Ho sempre pensato che se l'acqua l'avessero dovuta portare gli uomini, avrebbero tutti comprato un asino e usato un altro tipo di recipiente. Ma c'erano le donne. Probabilmente succedeva in ogni angolo del pianeta. Sicuramente, in alcuni paesi è ancora così.


L'autrice

Normanna Albertini è nata nel 1956 a Gombio, allora nel comune di Ciano d’Enza (oggi Canossa). Insegnante prima nella scuola elementare, poi, per dieci anni, nel CTP (italiano per gli adulti stranieri), ora è in pensione; collabora da anni con alcune riviste, come il periodico reggiano “Tuttomontagna” o “In Dialogo”, notiziario della Rete Radiè Resch di solidarietà internazionale. Ha al suo attivo diversi romanzi e saggi, compresi “Pietro dei colori” e “Pietro da Talada – Un pittore del quattrocento in Garfagnana”, rispettivamente romanzo e saggio sul Maestro di Borsigliana,  poi raccolte di racconti e sillogi poetiche. Alcune sue pubblicazioni hanno ricevuto importanti riconoscimenti, tra i quali il Premio nazionale Silvio D’Arzo, con il romanzo su Matilde di Canossa “Come spicchio di melagrana – Matilde donna del medioevo”. Nel 2017 ha pubblicato con Tralerighe “Se le donne abbassassero le braccia il cielo cadrebbe”, prefazione di Giuliana Sgrena e si è classificata tra i finalisti del premio nazionale di poesia “Luciano Serra” con la raccolta “Distillo silenzio”. Nel 2019 è risultata nella rosa dei primi cinque al premio di poesia “Luciano Serra” con la silloge “Rovine”. Ha poi pubblicato i racconti “Il volo di Melusina” e, nel 2020, la raccolta poetica “Perfezione imperfetta dei pericoli”e “Fiabe magiche tra montagna e deserto” – quest’ultimo per il Museo dell’immaginario folklorico di Piazza al Serchio -, con Tralerighelibri.  Sempre nel 2020 ha vinto il premio nazionale letterario “Essere donna oggi”, quinta edizione; a marzo 2021 è uscito in ebook (in francese), per Argot edizioni, il suo libro  “Se le donne abbassassero le braccia il cielo cadrebbe”, traduzione di Grazia Pontecorvi. Vive a Felina di Castelnovo ne’ Monti, di fronte alla Pietra di Bismantova.




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