giovedì 14 luglio 2022

Jorge Ibargüengoitia - LE MORTE - La Nuova Frontiera

 

Jorge Ibargüengoitia
LE MORTE
(Las muertas, 1977)
Traduzione di Angelo Morino
La Nuova Frontiera, collana Il Basilisco
pp. 176, febbraio 2021, Euro 15
ISBN 9788883733888




Il libro

Scortata da tre uomini una donna arriva in un villaggio per regolare i conti con un vecchio amante che si è rifugiato lì. Dopo un paio di tentativi andati a vuoto, lo rintraccia in una panetteria; immediatamente sopraggiungono gli spari e l’incendio del locale.
Le indagini iniziano subito e portano alla luce una macabra storia di parecchi anni prima, quando le sorelle Baladro, Serafina, l’attentatrice, e Arcángela erano le ricche proprietarie di alcune case d’appuntamento nello stato di Plan de Abajo. Quando gli affari però avevano iniziato ad andare male, anche il clima tra le prostitute e le tenutarie si era deteriorato fino a un tragico epilogo.
Ispirato a un episodio di cronaca nera tra i più sconvolgenti della storia messicana, Le morte è una commedia nera scritta con il tono laconico di un rapporto di polizia che ci immerge nel mondo oscuro della prostituzione in un paese dove la giustizia è al collasso.


L'incipit

È possibile immaginarli: tutti e quattro portano occhiali scuri, l’Escalera guida curvo sul volante, accanto a lui c’è il Prode Nicolás che legge un giornaletto, sul sedile posteriore, la donna guarda dal finestrino e il capitano Bedoya dormicchia ciondolando il capo. L’auto blu cobalto sale stracca su per il dosso del Perro. È una soleggiata mattina di gennaio. Non si vede una nuvola. Il fumo delle case galleggia sulla pianura. La strada è lunga, all’inizio dritta, ma passato il dosso serpeggia per la sierra di Güemes, tra i fichi d’India. L’Escalera ferma l’auto a San Andrés, si accorge che gli altri tre si sono addormentati, sveglia la padrona affinché paghi la benzina, ed entra nella trattoria. Mangia ciccioli in umido, fagioli e un uovo. Mentre sta bevendo la seconda tazza di caffè entrano gli altri nella trattoria, assonnati. Li guarda con compassione: quello che per lui è l’inizio della giornata è per gli altri la fine della baldoria. Loro si siedono. Il capitano si muove con cautela, domanda alla cameriera: «Cos’avete che stuzzichi l’appetito?» L’Escalera si alza, esce in strada e fa un giro per la piazza con le mani in tasca, il passo lungo e molto lento e uno stuzzicadenti fra le labbra. Si abbottona la giubba, perché nonostante brilli il sole, soffia un venticello gelido. Si ferma a guardare un gruppo di lustrascarpe che lanciano monete contro un muro in un gioco del mondo diverso da quello che conosce lui. Riprende la passeggiata domandandosi se gli abitanti di Mezcala sono più rozzi di quelli del Plan de Abajo. Si ferma ancora un momento a leggere la scritta che c’è sul monumento ai Bambini Eroi – “Gloria a coloro che morirono per la Patria” – e vede uscire dalla trattoria i suoi tre passeggeri – “il carico”, nel linguaggio degli autisti: il capitano e il Prode in abiti borghesi che conservano tracce dell’uniforme, come la camicia verde oliva del secondo e gli stivali da cavallerizzo del primo, e Serafina, vestita di nero stropicciato, che scopre la gamba bruna e mostra l’ascella mentre sale in auto. Una volta che si sono accomodati tutti e tre, suonano perentoriamente il clacson affinché l’autista prenda posto al volante. Continuano per la loro strada attraverso località famose: per Aquisgrán el Alto – “Signor presidente, ci hanno rubato l’acqua”, dice un cartello all’entrata – dove a Serafina viene voglia di una bibita –, per Jarápato, dove l’Escalera fa una sosta per lasciare un peso nel salvadanaio di una chiesa che viene costruita con elemosine degli autisti, per Ajiles dove comprano un po’ di formaggio; passando davanti al colle del Cazahuate, il capitano chiede che l’auto si fermi per scendere a orinare – “buttar giù una firma” dice –, e a San Juan del Camino, che possiede una madonna miracolosa, si fermano a riposare.


L'autore

Jorge Ibargüengoitia (1928 – 1983) è uno dei più importanti romanzieri messicani della sua generazione. Autore poliedrico ha praticato diversi generi facendo dell’ironia, dell’umorismo e della critica sociale le sue armi preferite.




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