lunedì 1 settembre 2025

Romina Cecconi - IO, LA ROMANINA - Le Plurali

 
Romina Cecconi
IO, LA ROMANINA
prefazione di Porpora Marcasciano
postfazione di Fabio Mollo
Le Plurali editrice
collana Le Radici / 7
settembre 2025
pp. 240, euro 20
ISBN 9791280559586
 
Tra le prime persone trans in Italia a sottoporsi a un intervento per la riassegnazione di genere e a ottenere il cambio di nome sui documenti, Romina Cecconi è stata senz’altro la prima a parlarne pubblicamente, in questo libro autobiografico uscito nel 1976 e ormai introvabile. Con un’ironia unica e il suo tono irriverente, l’autrice ci racconta i primi amori a scuola, le folli notti fiorentine, la prostituzione, il lavoro al circo, il viaggio a Parigi, l’operazione in Svizzera, il carcere e il confino in un paesino del foggiano.
Sullo sfondo l’Italietta bigotta di quegli anni, che fa da specchio a quella del presente. Tra abiti straordinari e personaggi insospettabili, questo memoir è un pozzo inesauribile di storie che meritano di essere ascoltate e che Fabio Mollo, regista e curatore della postfazione, porterà presto sul grande schermo.
Personale e profondamente politica, la storia della Romanina ha contribuito a spianare la strada per l’approvazione della legge 164 in Italia.

La Prefazione
Conosco Romanina da quando ero bambino. Direi di averla conosciuta due volte, la prima quando di anni ne avevo dodici, ai tempi del suo confino a Volturino in provincia di Foggia, un piccolo paese distante pochi chilometri dal mio nell’Appennino Dauno. Paesi lontani dalle città e dal mondo, a quel tempo coinvolti da una strabiliante trasformazione culturale, politica, antropologica mai vista prima. Paesini poco più che villaggi rurali chiusi in se stessi, simili per tradizioni, culture e geografie, che un bel giorno, un po’ meno bello per Romina, videro atterrare, questo il verbo meglio correlato, uno strano personaggio sul suolo paesano, arrivato non si sa bene da dove e perché. Romina Cecconi, in arte Romanina che, riconosciuta persona moralmente e socialmente pericolosa dal tribunale di Firenze, fu inviata al confino in quel paesino di cui lei non conosceva neanche l’esistenza. Tantomeno i volturinesi erano informati sulla confinata e sulla sua identità, causa prima della assurda condanna. Ai tempi essere transessuale, parola alquanto sconosciuta spesso anche alle stesse protagoniste, era esperienza disdicevole e fuori norma per la quale si era perseguitate, escluse e condannate. Correva l’anno 1969, lo stesso in cui un gruppo di trans diedero avvio alla rivolta di Stonewall a New York, mentre in Italia una trans, appunto, in quanto tale veniva conf inata. La voce si sparse velocemente per il paesino, poi 5man mano in tutta la zona. A Volturino c’è l’uomo donna! Chi mai sarà? Cosa sarà? Cosa significa uomo donna? Domande che per me quasi adolescente si ponevano drasticamente molto più che ad altri coetanei. Il classico nervo scoperto, ancora tutto da scoprire che muoveva pensieri e quesiti che all’epoca restavano intriganti e misteriosi, che solo dopo anni quando, poco più che ventenne, conobbi personalmente Romina, mi furono molto più chiari. Per un’esperienza cancellata radicalmente dalla storia e quindi dalla conoscenza, era difficile dire e dirsi, mancava il senso e il significato, mancavano le parole. Possiamo “dire” oggi che dal sacrificio di Romina prende avvio un percorso di emancipazione, fatto di conoscenza, curiosità e approfondimento insieme e che, tassello su tassello, ricostruisce una realtà significativa restituendole dignità. Romina è stata la grande tessitrice di una storia sconosciuta prima, se non in ambito medico, psichiatrico o criminologico. È un mito per le generazioni a venire che fa da ponte tra due secoli, se non tra due millenni. Non solo riuscì a essere se stessa in un paese come l’Italia ancora retrogrado e conservatore ma, come se non bastasse, si divertì a provocare e sconvolgere la Firenze di quell’epoca. Erano gli anni della contestazione, della minigonna, dei capelloni, dei Beatles e dei Rolling Stones, ma anche gli stessi dell’alluvione che sommerse Firenze e dintorni, con la distruzione di biblioteche e archivi... correva l’Arno 1966-1969, quando le amiche cattive spettegolando dichiaravano che, complice il fango che aveva rovinato carte e registri, lei fosse riuscita a togliersi almeno due anni da quelli anagrafici. Aneddoti e leggende che circondano di solito i grandi personaggi, i miti appunto, che lei egregiamente incarnava. 6Seppur altre trans a lei contemporanee erano sottoposte a vessazioni repressive anche peggiori delle sue, la Romanina continuava a far parlare di sé, sempre in maniera sensazionalistica, di certo appariva prorompente, provocante nelle notti mondane da Firenze alla Costa Azzurra, bella, sempre impeccabilmente al passo coi tempi, quelli dei suoi favolosi anni Sessanta. Quando le notizie viaggiavano ancora lentamente sulle pagine dei rotocalchi, ma più velocemente attraverso il chiacchiericcio, Romanina era già diventata un mito, di certo nella comunità trans ancora molto ridotta, ma anche nel jet set che ambiva alla sua presenza nelle serate mondane, nei locali di tendenza. Quando la incontrai di persona, faccia a faccia, o corpo a corpo, un brivido di gioia mista all’emozione mi scosse! Brillante, luccicava come una stella. Era bella davvero e si intuiva un suo percorso profondo, si capiva che veniva da lontano, questo la rendeva, e tutt’ora la rende, persona di massimo rispetto. Colei che ha aperto strade, circuiti e passaggi segreti che oggi permettono un percorso autent ico a tante persone. Grazie Romanina.
Porpora Marcasciano

Romina Cecconi nasce a Lucca nel 1941 e negli anni Cinquanta si sposta a Firenze. Nel 1968 viene mandata per tre anni al confino a Volturino. Nel 1967 si sottopone in Svizzera a un’operazione di riassegnazione del genere e nel 1972 riesce a ottenere il cambio di sesso anagrafico. Nel 1977 sposa Antonio Moschonas, vicesegretario del Fuori! (Fronte unitario omosessuale rivoluzionario italiano), facendo parlare di sè nella cronaca mondana e in televisione. Oggi vive a Bologna e continua a essere un’icona del movimento trans.






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