mercoledì 24 settembre 2025

Tania Branigan - MEMORIA ROSSA - Iperborea

 
Tania Branigan
MEMORIA ROSSA
La Cina dopo la Rivoluzione Culturale

(titolo originale Red Memory: The Afterlives of China's Cultural Revolution, W. W. Norton & Company, maggio 2023)
traduzione di Silvia Rota Sperti
Iperborea
collana I Corvi | 12
settembre 2025
pp. 304, euro 19,50
ISBN 9788870917222


Carnefici e vittime, rancori irrisolti e colpe da espiare: è il lascito della Rivoluzione culturale, il movimento che, tra il 1966 e il 1976, sradicò tradizioni millenarie e diede vita alla Cina di oggi. Un decennio in cui nessuno rimaneva a lungo innocente o colpevole e l’unica verità, volubile e incerta, era il pensiero di Mao, che regolava ogni sfaccettatura della vita quotidiana. Tania Branigan ha incontrato e intervistato decine di sopravvissuti, pronti a ricordare ciò che lo stato cinese vorrebbe rimuovere. Un avvocato che da bambino denunciò la madre, colpevole di aver criticato Mao tra le mura di casa. Un compositore di Pechino deportato, torturato e poi riabilitato. Un’anziana di Chongqing che racconta la giovinezza che non ha mai vissuto, perché è stata costretta a trasferirsi nella miseria delle campagne. Il vedovo della professoressa Bian, uccisa dalle sue studentesse nell’Agosto rosso, e Song Binbin, la sua carnefice, che fu acclamata da Mao e oggi cerca di scagionarsi. Un coro dissonante di voci che ricostruiscono il passato e illuminano il presente della Cina di Xi Jinping: un regime prospero che mantiene il controllo assoluto sui suoi sottoposti, ma oggi alla delazione preferisce telecamere e software di riconoscimento facciale. E costringe i cittadini a ignorare le macerie della storia. Ma è possibile cancellare un ricordo traumatico? È sufficiente il benessere economico per dimenticare ferite così profonde? Unendo al rigore del grande reportage l’empatia della romanziera, Branigan racconta le derive pericolose di un paese che ha seppellito il suo passato: un destino da cui nessuno può sentirsi immune, nemmeno un Occidente che non vuole vedere lo sgretolarsi dei suoi valori democratici.
 
Prologo, un estratto

Queste due questioni non sono chiuse, e il loro lascito dev’essere trasmesso alla generazione successiva. Come farlo? Se non in pace, allora nel tumulto… 
Mao Zedong, nei suoi ultimi mesi di vita, sulla Rivoluzione culturale e sul ritiro forzato del Kuomintang a Taiwan
 
Il ghiaccio sigillava i laghi nel cuore della città, strade e cieli erano incolori e lo smog si dissolveva in nuvole: l’orizzonte era solo un ricordo. I ginkgo nel parco sembravano tracce d’inchiostro. Stamattina, i cani a passeggio indossavano cappottini pesanti, zampettando con una determinazione che conoscevo bene. Anche se ero di nuovo al chiuso, ancora avvolta in strati su strati di lana, il freddo non dava tregua e penetrava fin nelle ossa. Gli artisti amavano questi capannoni industriali nel Nord di Pechino, ex fabbriche di armamenti, proprio per le loro nude pareti di cemento, i soffitti alti e le ampie vetrate, tutte cose che contribuivano al gelo mortale dello studio. Sapevo che i quadri erano grandi, ma non mi aspettavo nulla del genere. Erano alti due metri e mezzo ciascuno e appesi alle pareti mi facevano sentire ancora più piccola, come se fossi io a essere osservata. In questa dimensione, in bianco e nero, persino i sorrisi erano sinistri. A prima vista sembravano quasi delle fotografie. I volti ritratti trasmettevano la stessa fatalità delle foto di bambini scomparsi, come se anche loro sapessero cosa li aspettava. Più vicino, le linee nette si scomponevano in un turbine di pennellate: macchie sbavate e tratti grigio cenere e carboncino. I dipinti erano sia imponenti che sfuggenti. La pittura era densa, incrostata sulla tela, qua e là erano rimaste attaccate delle setole. Indietreggiando di nuovo, ho riconosciuto alcuni dei volti che mi guardavano. Un celebre scrittore con un paio di occhiali spessi. Un’attrice accigliata. Eroi comunisti. Altri non li conoscevo. Che fossero famosi, famigerati o ignoti, tutti erano dipinti esattamente allo stesso modo, nelle stesse enormi dimensioni. C’era tragedia, c’era efferatezza, ma il pittore non faceva distinzioni: «Anche se sono persone crudeli, sono comunque persone», mi ha detto. Era un uomo modesto, infagottato in una grossa giacca di similpelle nera e un maglione arancione – un abbigliamento più adatto a uno studente con la metà dei suoi anni, ma che lui portava con disinvoltura. Si è infilato dei guanti di cotone per cercare tra le pile il quadro che gli avevo chiesto, poi ha tirato fuori una cornice e l’ha messa su un cavalletto prima di scoprirla. È comparso un volto inflessibile, ma con la traccia di un sorriso. Benevolo? Trionfante? Il Presidente Mao guardava davanti a sé e io guardavo lui. Ero abituata a vederlo a grandi dimensioni nel gigantesco ritratto ancora esposto in piazza Tienanmen, sulla grande porta rossa nel cuore della capitale. Ho dato un’occhiata attorno, stupita che gli altri ritratti fossero così grandi. C’erano più di cento dipinti in totale, ma ne mancava uno, mi ha detto Xu Weixin: il primissimo che aveva disegnato da bambino. Era cresciuto nel lontano Nordovest della Cina. Gli piaceva la sua insegnante, la mite signorina Liu, e per questo era rimasto sconvolto e pieno di vergogna quando la situazione era precipitata e aveva capito di essere stato molto ingenuo: quella donna, gli dissero, era un nemico di classe, figlia di un proprietario terriero. Inorridito, chiuse il suo cuore e fece la cosa giusta: prese la penna e disegnò un’orribile caricatura che poi appese alla lavagna.

Tania Branigan è una giornalista britannica. Tra le voci più importanti del Guardian per gli esteri, si è occupata a lungo di Cina, paese in cui ha vissuto sette anni come corrispondente. Suoi scritti sono apparsi anche sul Washington Post. Memoria rossa, finalista al Baillie Gifford Prize, è il suo primo libro.





L'autrice Tania Branigan sarà in Italia per presentare il suo libro «Memoria rossa» (traduzione di Silvia Rota Sperti), la dodicesima uscita della collana «I Corvi». Ecco gli appuntamenti da non perdere:

Venerdì 3 ottobre
17:30, Internazionale a Ferrara | Ex Teatro Verdi
Con Giada Messetti, modera Junko Terao.

Sabato 4 ottobre
16:00, Internazionale a Ferrara | Cinema Apollo
Talk individuale sulla Cina. A seguire sessione di Q&A con il pubblico.

Per accedere agli incontri sarà richiesto un tagliando, che potrà essere ritirato allo stand di Piazza Trento. Maggiori informazioni al link qui sotto.

Domenica 5 ottobre
12:00, Festa del Racconto di Carpi, tenda di piazzale Re Astolfo.
«Le ferite invisibili della Cina. Un memoir», con Eugenio Cau.
Ingresso gratuito fino a esaurimento posti.



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