Byung-Chul Han
TOPOLOGIA DELLA VIOLENZAnuova edizione(titolo originale
Topologie der Gewalt
© 2011Matthes & Seitz Berlin Verlagsgesellshaft)
traduzione di Simone Aglan-Buttazzi
Nottetempo
collana Saggi/Figure
giugno 2025
pp. 180, euro 15,90
ISBN 791254802120
Il punto di partenza dell’analisi che
Byung-Chul Han sviluppa in questo saggio è la natura
proteiforme della violenza: cambia aspetto, si adatta alla
logica e alle modalità del contesto socio-politico in cui si
sviluppa e, soprattutto, agisce anche laddove sembra essere sparita.
L’esame parte dalla violenza nelle sue manifestazioni
macrofisiche: quella del sangue e del sacrificio, del sovrano sul
sottoposto, quella senza sangue delle camere a gas, quella del
linguaggio offensivo. In questo senso essa è espressione di un
“eccesso di negatività”: è infatti possibile esclusivamente
dove c’è antitesi, tensione bipolare tra un Ego e
un Alter, un Interno e un Esterno. Nell’epoca odierna, con la
progressiva “positivizzazione della società” −
ovvero lo smantellamento della negatività
e della contrapposizione e l’appiattimento delle
differenze − anche la violenza sembra svanire, almeno
nelle sue forme tangibili, corporee. Ma quello a cui assistiamo,
sostiene il filosofo, è in realtà un suo trasferimento sul piano
psichico, all’interno del soggetto. È, quella odierna,
una violenza microfisica, un pericoloso “eccesso di
positività” che si manifesta “in termini di sovrapprestazione,
sovrapproduzione e sovracomunicazione, iperattenzione e
iperattività”, fondendosi e confondendosi con la sua controparte:
la libertà. Nella società della prestazione il soggetto,
formalmente libero, è vittima di se stesso e delle pulsioni che ha
introiettato. “La storia della violenza giunge a
compimento in questa coincidenza tra carnefice e vittima, tra signore
e servo, tra libertà e violenza”.
Introduzione
Ci sono cose che non scompaiono. Tra di
esse vi è anche la violenza (Gewalt). L’avversione alla violenza
non contraddistingue la modernità1. La violenza è semplicemente
proteiforme. A seconda della conformazione sociale cambiano i modi in
cui si manifesta. Oggi si trasferisce dal visibile all’invisibile,
dal frontale al virale, dal corporeo al mediale, dal reale al
virtuale, dalla dimensione fisica a quella psichica, dal negativo al
positivo e si ritira in spazi sottocutanei, subcomunicativi,
capillari e neuronali, cosí da dare l’impressione – fallace –
di scomparire. La violenza diventa del tutto invisibile nel momento
in cui si fonde con la sua controparte, vale a dire la libertà. La
violenza marziale cede attualmente il passo a una violenza anonima,
desoggettivata, sistemica, che cosí com’è si cela poiché collima
con la società. La topologia della violenza si rivolge quindi prima
di tutto a quelle manifestazioni macrofisiche della violenza che
appaiono in forme negative, per esempio rapporti bipolari di tensione
tra Ego e Alter, tra l’Interno e l’Esterno, tra l’amico e il
nemico. Di solito si esprimono in maniera netta, esplosiva, massiccia
e marziale. Tra queste rientrano anche la violenza arcaica del
sacrificio e del sangue, la violenza mitica delle divinità gelose e
vendicative, la violenza assassina del sovrano, la violenza della
tortura, la violenza senza sangue della camera a gas o la violenza
virale del terrorismo. La violenza macrofisica può tuttavia assumere
anche una forma piú sottile ed esprimersi, per esempio, come
violenza verbale. La violenza della lingua che ferisce prende sempre
le mosse, come quella fisica, dalla negatività, in quanto essa
dif-fama, dis-credita, de-grada, disconosce. In quanto violenza della
negatività si differenzia da quella violenza della positività che
scaturisce dalla spammizzazione della lingua, dalla
sovracomunicazione e la sovrainformazione, dalla massificazione della
lingua, della comunicazione e dell’informazione. La società
odierna si sbarazza sempre piú della negatività dell’Altro o
dell’Estraneo. È proprio la globalizzazione ad accelerare la
scomparsa dei confini (Entgrenzung) e delle differenze. Lo
smantellamento della negatività non può tuttavia essere equiparato
alla scomparsa della violenza, poiché accanto alla violenza della
negatività vi è anche la violenza della positività che si esercita
senza alcun antagonismo né dominio. La violenza non è solo eccesso
di negatività, ma anche eccesso di positività, un’autentica
massificazione del positivo che si manifesta in termini di
sovrapprestazione, sovrapproduzione e sovracomunicazione,
iperattenzione e iperattività. La violenza della positività è
forse persino piú fatale della sua versione negativa, in quanto
manca di visibilità e apertura; oltretutto, sfugge alla difesa
immunologica per via della sua positività. L’infezione,
l’invasione e l’infiltrazione – tipiche della violenza della
negatività – cedono ora il posto agli infarti. Il soggetto di
prestazione tardo-moderno resta in tal modo libero, poiché non viene
sottoposto ad alcuna repressione da parte di un dominio esterno. Ma
in realtà non è libero – proprio come il soggetto d’obbedienza.
Se la repressione esterna viene superata, nasce una pressione
interna. Cosí facendo il soggetto di prestazione sviluppa
depressione e la violenza prosegue immutata, spostandosi solo
all’interno. La decapitazione nella società del dominio, la
deformazione nella società della disciplina e la depressione nella
società della prestazione sono stadi del cambiamento topologico
della violenza. Essa non fa che interiorizzarsi e psichicizzarsi
rendendosi, in tal modo, invisibile: si sbarazza sempre piú della
negatività dell’Altro o del nemico e diviene autoreferenziale.
Byung-Chul Han è uno dei filosofi
contemporanei piú interessanti e piú seguiti a livello
internazionale. Ha pubblicato con nottetempo La società della
stanchezza (2012, 2020), Eros in agonia (2013,
2019), La società della trasparenza (2014), Nello
sciame (2015, 2023), Psicopolitica (2016,
2024), L’espulsione dell’Altro (2017, 2024), Filosofia
del buddhismo zen (2018, 2022), La salvezza del
bello (2019, 2025), Che cos’è il
potere? (2019), Topologia della violenza (2020,
2025), La scomparsa dei riti (2021), Sano
intrattenimento (2021), Elogio della terra (2022), Perché
oggi non è possibile una
rivoluzione (2022), Iperculturalità (2023), Vita
contemplativa (2023) e Del vuoto (2024).