Un’altra mostra su Olivetti? Ma sull’argomento non è già stato detto più o meno tutto? È vero, sì, e tuttavia l’azienda di Ivrea è uno di quei temi mitici dove si scopre sempre qualcosa di nuovo. È stato così anche questa volta, mentre preparavamo la mostra che si è inaugurata al Kapannone di Angera il 6 giugno. L’ha curata Giuseppe Lupo, forse oggi il massimo esperto di letteratura industriale, alla quale ha dedicato studi numerosi e precisi. Ma, soprattutto, Lupo è anche un ottimo scrittore, che sull’azienda di Ivrea ha scritto anche il suo ultimo romanzo, intitolato per l’appunto Storia d’amore e macchine da scrivere.
Lupo non ha lavorato da solo, naturalmente. Com’è naturale, parte del materiale proviene dai nostri archivi, in particolare per quanto riguarda i molti libri degli olivettiani – scrittori della caratura di Franco Fortini, Paolo Volponi, Giovanni Giudici, e tanti artisti agli ordini del capitano Giorgio Soavi, che smistava le strenne destreggiandosi tra Jean Michel Folon, Tullio Pericoli o Milton Glaser. Insieme a noi ha lavorato l’eccellente Archivio Storico dell’azienda: un contributo fondamentale, che ci permette di completare il quadro con l’esposizione di poster, fotografie, altri libri. E ancora, alcuni esemplari delle macchine da scrivere più note, che provengono dalla Libreria Antiquaria Pontremoli di Milano, e le riproduzioni di alcuni spot forniti dall’Archivio del film industriale di Ivrea. Insomma, ce n’è abbastanza per capire perché la mostra si chiama Le culture di Olivetti.
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