Gesuino Némus
LA DONNA CHE UCCIDEVA LE FATE
Elliot
collana Scatti
giugno 2025
pp. 224, euro 18,50
ISBN n/d
Una nuova avventura e un nuovo mistero dall’autore del fortunato La teologia del cinghiale, in cui ritroviamo il mitico paesino dell’entroterra sardo, Telévras, con i suoi eccentrici abitanti, impegnati – tra partite a carte ed epiche bevute di cannonau – ad aiutare il maresciallo dei carabinieri Tigàssu a risolvere un caso di omicidio. Durante i giorni delle battaglie sul prezzo del latte, il pastore Gioacchino Dicciòsu viene ritrovato morto nel suo ovile, ucciso da una scarica di pallettoni alla schiena. Non ha moglie né figli e l’unica erede è la sorella Elvira, dichiarata, però, incapace di intendere e di volere già nel 1951, dopo la perdita tragica della sua bambina di pochi mesi. Internata fino alla chiusura dei manicomi, avvenuta in seguito alla legge Basaglia, torna a vivere nella vecchia casa di un tempo, con qualche piccolo aiuto da parte delle donne locali. Presto però si fa odiare da tutti perché lancia maledizioni a bambini e adulti che si avvicinano al suo rudere per cercare le casette delle janas, le fate che popolano il mondo immaginario sardo. Nei giorni successivi al delitto (come al solito senza testimoni), mentre il maresciallo Tigàssu tenta di dare un abbrivio alle indagini, giunge a Telévras Marco Vantini, psichiatra e luminare di fama internazionale che, affascinato dalla storia di questa donna, darà un contributo fondamentale alla ricerca della verità.
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