domenica 22 giugno 2025

Byung-Chul Han - TOPOLOGIA DELLA VIOLENZA - Nottetempo

 
Byung-Chul Han 
TOPOLOGIA DELLA VIOLENZA
nuova edizione
(titolo originale Topologie der Gewalt © 2011Matthes & Seitz Berlin Verlagsgesellshaft)
traduzione di Simone Aglan-Buttazzi
Nottetempo
collana Saggi/Figure
giugno 2025
pp. 180, euro 15,90
ISBN 791254802120

 
Il punto di partenza dell’analisi che Byung-Chul Han sviluppa in questo saggio è la natura proteiforme della violenza: cambia aspetto, si adatta alla logica e alle modalità del contesto socio-politico in cui si sviluppa e, soprattutto, agisce anche laddove sembra essere sparita. L’esame parte dalla violenza nelle sue manifestazioni macrofisiche: quella del sangue e del sacrificio, del sovrano sul sottoposto, quella senza sangue delle camere a gas, quella del linguaggio offensivo. In questo senso essa è espressione di un “eccesso di negatività”: è infatti possibile esclusivamente dove c’è antitesi, tensione bipolare tra un Ego e un Alter, un Interno e un Esterno. Nell’epoca odierna, con la progressiva “positivizzazione della società” − ovvero lo smantellamento della negatività e della contrapposizione e l’appiattimento delle differenze − anche la violenza sembra svanire, almeno nelle sue forme tangibili, corporee. Ma quello a cui assistiamo, sostiene il filosofo, è in realtà un suo trasferimento sul piano psichico, all’interno del soggetto. È, quella odierna, una violenza microfisica, un pericoloso “eccesso di positività” che si manifesta “in termini di sovrapprestazione, sovrapproduzione e sovracomunicazione, iperattenzione e iperattività”, fondendosi e confondendosi con la sua controparte: la libertà. Nella società della prestazione il soggetto, formalmente libero, è vittima di se stesso e delle pulsioni che ha introiettato. “La storia della violenza giunge a compimento in questa coincidenza tra carnefice e vittima, tra signore e servo, tra libertà e violenza”.
 
Introduzione
Ci sono cose che non scompaiono. Tra di esse vi è anche la violenza (Gewalt). L’avversione alla violenza non contraddistingue la modernità1. La violenza è semplicemente proteiforme. A seconda della conformazione sociale cambiano i modi in cui si manifesta. Oggi si trasferisce dal visibile all’invisibile, dal frontale al virale, dal corporeo al mediale, dal reale al virtuale, dalla dimensione fisica a quella psichica, dal negativo al positivo e si ritira in spazi sottocutanei, subcomunicativi, capillari e neuronali, cosí da dare l’impressione – fallace – di scomparire. La violenza diventa del tutto invisibile nel momento in cui si fonde con la sua controparte, vale a dire la libertà. La violenza marziale cede attualmente il passo a una violenza anonima, desoggettivata, sistemica, che cosí com’è si cela poiché collima con la società. La topologia della violenza si rivolge quindi prima di tutto a quelle manifestazioni macrofisiche della violenza che appaiono in forme negative, per esempio rapporti bipolari di tensione tra Ego e Alter, tra l’Interno e l’Esterno, tra l’amico e il nemico. Di solito si esprimono in maniera netta, esplosiva, massiccia e marziale. Tra queste rientrano anche la violenza arcaica del sacrificio e del sangue, la violenza mitica delle divinità gelose e vendicative, la violenza assassina del sovrano, la violenza della tortura, la violenza senza sangue della camera a gas o la violenza virale del terrorismo. La violenza macrofisica può tuttavia assumere anche una forma piú sottile ed esprimersi, per esempio, come violenza verbale. La violenza della lingua che ferisce prende sempre le mosse, come quella fisica, dalla negatività, in quanto essa dif-fama, dis-credita, de-grada, disconosce. In quanto violenza della negatività si differenzia da quella violenza della positività che scaturisce dalla spammizzazione della lingua, dalla sovracomunicazione e la sovrainformazione, dalla massificazione della lingua, della comunicazione e dell’informazione. La società odierna si sbarazza sempre piú della negatività dell’Altro o dell’Estraneo. È proprio la globalizzazione ad accelerare la scomparsa dei confini (Entgrenzung) e delle differenze. Lo smantellamento della negatività non può tuttavia essere equiparato alla scomparsa della violenza, poiché accanto alla violenza della negatività vi è anche la violenza della positività che si esercita senza alcun antagonismo né dominio. La violenza non è solo eccesso di negatività, ma anche eccesso di positività, un’autentica massificazione del positivo che si manifesta in termini di sovrapprestazione, sovrapproduzione e sovracomunicazione, iperattenzione e iperattività. La violenza della positività è forse persino piú fatale della sua versione negativa, in quanto manca di visibilità e apertura; oltretutto, sfugge alla difesa immunologica per via della sua positività. L’infezione, l’invasione e l’infiltrazione – tipiche della violenza della negatività – cedono ora il posto agli infarti. Il soggetto di prestazione tardo-moderno resta in tal modo libero, poiché non viene sottoposto ad alcuna repressione da parte di un dominio esterno. Ma in realtà non è libero – proprio come il soggetto d’obbedienza. Se la repressione esterna viene superata, nasce una pressione interna. Cosí facendo il soggetto di prestazione sviluppa depressione e la violenza prosegue immutata, spostandosi solo all’interno. La decapitazione nella società del dominio, la deformazione nella società della disciplina e la depressione nella società della prestazione sono stadi del cambiamento topologico della violenza. Essa non fa che interiorizzarsi e psichicizzarsi rendendosi, in tal modo, invisibile: si sbarazza sempre piú della negatività dell’Altro o del nemico e diviene autoreferenziale.

Byung-Chul Han è uno dei filosofi contemporanei piú interessanti e piú seguiti a livello internazionale. Ha pubblicato con nottetempo La società della stanchezza (2012, 2020), Eros in agonia (2013, 2019), La società della trasparenza (2014), Nello sciame (2015, 2023), Psicopolitica (2016, 2024), L’espulsione dell’Altro (2017, 2024), Filosofia del buddhismo zen (2018, 2022), La salvezza del bello (2019, 2025), Che cos’è il potere? (2019), Topologia della violenza (2020, 2025), La scomparsa dei riti (2021), Sano intrattenimento (2021), Elogio della terra (2022), Perché oggi non è possibile una rivoluzione (2022), Iperculturalità (2023), Vita contemplativa (2023) e Del vuoto (2024).   

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