Salomé Esper
LA SECONDA VENUTA DI HILDA BUSTAMANTE(titolo originale
La segunda venida de
Hilda Bustamante, 2023)
traduzione di Carlo Alberto Montalto
Sur
febbraio 2025
pp. 180, euro 17,50
ISBN 9788869984334
Hilda Bustamante ha 79 anni e, come
sempre succede, un giorno arriva per lei il momento di morire.
Eppure, in modo del tutto inatteso, qualche tempo dopo Hilda
torna alla vita, riesce a uscire dalla bara e, senza capire bene cosa
le sta succedendo, si riavvia verso casa, con grande commozione di
Álvaro, l’amore della sua vita, di Amelia, l’adorata nipotina
adottiva, e delle «ragazze» della chiesa, che l’hanno sempre
considerata una persona piuttosto straordinaria. Questo romanzo
racconta la storia di Hilda e il piccolo e meraviglioso scandalo
della sua resurrezione: il suo ritorno è solo il primo degli eventi
che sconvolgeranno la città, fra invasioni di cavallette, vetri in
frantumi e campane impazzite. Ma non è un’apocalisse, non è una
storia di zombie, è piuttosto una storia d’amore, di immensa
gratitudine, di comprensione e rispetto. Rediviva,
Hilda cambierà il passato e il presente, trasformando per sempre le
persone intorno a lei.
La seconda venuta di Hilda Bustamante è
il notevolissimo esordio di un’autrice arrivata per restare.
L'incipit
Hilda si svegliò con la bocca piena di
vermi, lo sconcerto di corpi flaccidi che si muovevano fra i denti.
Fece per sedersi con una furia molto simile allo schifo ma picchiò
la testa contro qualcosa. Sputò. Sputò in fretta, confusa, finché
non sentì la bocca di nuovo vuota. Era buio, non riusciva a vedere
niente, era forse ruzzolata giù dal materasso in piena notte? Dopo
settantanove anni aveva dimenticato come si dorme? Da dove erano
spuntati quei vermi? Agitò le braccia sperando di trovare uno spazio
ampio come quello che immaginava sotto il suo letto, invece le mani
urtarono contro la resistenza di un materiale indistinto, una specie
di parete molto sottile, una cassa molto spessa. A volte, da bambina,
Hilda si svegliava confusa come dopo una siesta lunga e profonda; non
capiva se stesse facendo buio o fosse mattina presto e avesse
sprecato un’intera giornata: quante ore, quanto spreco. Silenzio
assoluto e quiete, nessun rumore o il benché minimo segnale di un
mondo ancora in movimento. Erano tutti morti? Erano morti i suoi
genitori? Era morta lei stessa? Ricordò tutto questo, e fu allora
che capì. Senza comprendere a fondo, senza riuscire a spiegarselo.
Capì di essere morta. E pensò: da quando? Col dubbio sopraggiunse
la tristezza ma ne scacciò prontamente il pensiero, non poteva
essere da molto: lei, adesso, era viva. Quanto si può vivere così?
Per quanto tempo? E com’era possibile che fosse ancora viva? Cosa
ci faceva lì se non perché, sì, era morta davvero? Cosa ci faceva
allora con gli occhi di nuovo aperti, lo schifo ancora sulla lingua,
mentre si toccava, si tastava, provando a sé stessa di essere tutta
intera? La lingua era intatta, come pure il resto del corpo, lei
c’era tutta quanta, com’era sempre stata fino a quando, chissà
quando, l’avevano chiusa in quella cassa che le stava ormai
togliendo il respiro. Faceva un gran caldo. Si risvegliò l’umidità
del suo corpo non appena mosse le labbra e deglutì, preparandosi. Si
risvegliarono i muscoli non appena ricordò il mondo là fuori. Si
risvegliò tutto ciò che del corpo di Hilda doveva ancora
risvegliarsi, e lei prese a dare colpi sul legno, sapeva che sopra
c’era la terra e avrebbe dovuto anche attraversarla, che doveva
fare presto, il caldo era troppo, più della tristezza, più delle
domande, qualcosa le ardeva dentro. Passarono quasi tre ore prima che
Hilda Bustamante riuscisse a venir fuori. Poco o molto che fosse, non
fu il tempo a dover colpire, forzare, rompere la materia che l’aveva
contenuta, a dividere la terra in due, a smentire una diagnosi
infelice. Fu Hilda. Tirò fuori un pugno, un braccio, l’altro, il
resto del suo corpo vivo, lei tutta intera, si riparò gli occhi dal
sole, così forte il sole. Finalmente fuori, si scrollò alla svelta
la terra di dosso, come se fosse caduta per poi rialzarsi subito, e
passò le dita tra i capelli guardandosi attorno, come se quei gesti
ingenui e persino eleganti potessero cancellare il suo passato
recente, come se non stesse più provando quell’ardore. E senza
voler pensare, pensò: e adesso?
Salomé Esper è nata a Jujuy,
nell’estremo nordovest dell’Argentina, nel 1984.
Dopo gli
studi in comunicazione e in editoria, ha vissuto per diversi anni in
Messico. Scrittrice, editor e poeta, ha pubblicato le sillogi
poetiche sobre todo (2010) e paisaje (2014). La
seconda venuta di Hilda Bustamante è il suo primo romanzo, in
corso di traduzione in diversi paesi.

Carlo Alberto Montalto ispanista, è
laureato in Lingue e Culture Moderne con una specializzazione in
Comunicazione Internazionale. Dopo aver frequentato il master DITALS,
si specializza in Traduzione del testo letterario. Ha collaborato
presso la sala stampa dell’Ambasciata del Messico in Italia e la
task force UNESCO del Ministero dell’Ambiente. Ha tradotto, tra gli altri, Benito Pérez Galdós, Horacio Quiroga, Osvaldo Lamborghini, Daniel Sada, Antonio Muñoz Molina, Nona Fernández. Appassionato di
narrativa ispano-americana, accanto all’attività di traduttore, è
anche redattore editoriale, docente di spagnolo e di italiano per
stranieri.
Carlo Alberto Montalto vive a Roma
dove lavora come traduttore e docente di spagnolo.