lunedì 31 marzo 2025

Roberto Barbolini - LA STRADA FANTASMA - Bibliotheka

 
Roberto Barbolini
LA STRADA FANTASMA
introduzione di Cesare Garboli
Bibliotheka
collana Open
aprile 2025
pp. 160, euro 16
ISBN 9788869349911
 
“Una strada che non c’è più diventa tutte le strade possibili”. Ed è così anche per l’antica via Vandelli, realizzata alla metà del Settecento per collegare Modena, capitale dell’omonimo ducato, a Massa e dunque all’unico sbocco al mare dello Stato estense. Questo ambiente montano ripido e impervio attraverso l’Appennino e le Alpi Apuane offre lo scenario e tre racconti sulfurei raccolti da Roberto Barbolini nel libro La strada fantasma.Pubblicato originariamente negli anni ’90 da Garzanti, vincitore del Premio Dessì nel 1991, la raccolta era ormai divenuta introvabile. Come ha scritto il critico Cesare Garboli, Gadda e Delfini sono qui riuniti “in tre racconti sulfurei, in una topografia culturale che presuppone strade internazionali mentre è il più nostrano e famigliare dei crocevia: il luogo picaresco, zingaresco, padano (tra Modena e l’Appennino) dove la pazzia del mondo è la più innocua e sciagurata delle clowneries. Questo luogo è attraversato da una strada fantasma, ma non per questo metaforica. Una strada reale, appenninica, segnata su vecchie mappe. La metafora comincia dopo”.
 
Roberto Barbolini è un narratore che predilige il comico, il visionario e il fantastico. Ha lavorato con Giovanni Arpino al Giornale di Indro Montanelli, è stato redattore e critico teatrale di Panorama, si è occupato di gialli e di poesia erotica. Attualmente collabora al QN-Quotidiano nazionale e a Tuttolibri. Ha pubblicato numerosi romanzi, saggi e raccolte di racconti, tra cui La strada fantasma (1991, vincitore del premio Dessì), Il punteggio di Vienna (1995), Piccola città bastardo posto (1998), Stephen King contro il Gruppo 63 (1999), Ricette di famiglia (2011), L’uovo di colombo (2014), Vampiri conosciuti di persona (2017) Il maiale e lo sciamano (2020). Con Bibliotheka ha pubblicato Il detective difettoso. Ritorno al futuro per il romanzo poliziesco (2024).


Laura De Luca - MA L'AMORE NO - Graphe.it

 
Laura De Luca
MA L'AMORE NO
Dialoghi con me stessa su mia madre

con un ritratto di Gianni De Luca
Graphe.it
collana Logia / 28
aprile 2025
pp. 132, euro 14,50
ISBN 9788893722490
 
Quando la madre, figura centrale nella vita di ogni individuo, viene a mancare, si spalanca una ferita profonda e si accende una ricerca di risposte che solo lei avrebbe potuto dare. Laura De Luca, in questo romanzo, intraprende un dialogo intenso con la sua memoria, dandole la forma di una conversazione tra la “Grande” e la “Piccola”, tra l'adulta e la bambina che un tempo era. La perdita diventa così l’occasione per esplorare il retaggio familiare, il rimpianto e l’amore perduto. Un percorso di riflessione che ci invita a rivedere il nostro rapporto con la crescita, la memoria e il dolore.
Una figlia unica con chi può condividere il dolore della perdita di una madre se non con se stessa, con quella se stessa di un tempo, che della cura e della confidenza della madre ha maggiormente beneficiato grazie alla limpidezza luminosa dell’infanzia? All’indomani della morte di mia madre sono andata appositamente a cercare la me stessa piccola, ingenua e sapiente, fedele al ricordo e libera dai rimorsi. L’ho fatta parlare e poi maltrattata per gelosia, infastidita dalle sue contraddizioni e dalle sue ingenuità. Dalla sua voce infantile. Per capire alla fine che era molto più vicina di me alla verità. (Laura De Luca)
 
Laura De Luca (Roma, 1957) radiogiornalista, conduttrice e autrice radiofonica, negli ultimi anni si è dedicata in particolare al recupero dello storico format delle interviste impossibili, sia come autrice che come regista, curandone diverse edizioni librarie e messe in scena teatrali. Ha siglato testi di saggistica, poesia e opere da lei illustrate. Sul sito www.lauradeluca.net firma il blog Cartoline da Marte. Questa qui pubblicata è forse l’intervista più impossibile di tutte: quella con se stessa sul tema irrisolto e struggente del rapporto con la madre.

domenica 30 marzo 2025

Félix Fénéon - NUOVE IN TRE LINEE - Ortica


Félix Fénéon
NUOVE IN TRE LINEE
(titolo originale Nouvelles en trois lignes, Macula, Parigi, 1990)
edizione integrale
traduzione di Aldo Pardi
Ortica editrice
collana Sussurri e grida, 11
pp. 206, € 14,00
ISBN 9791281228368 


In un momento in cui la Francia, uscita dalla guerra con la Prussia e dalla guerra civile della Comune, si avviava verso la Prima guerra mondiale tra spinte reazionarie, conflitti sociali profondissimi e una modernizzazione tanto confusionaria quanto problematica, l’esplosione della stampa commerciale a diffusione massiccia produce la prima costituzione dell’opinione pubblica in senso moderno. Fatti di cronaca al limite del delirante esposti in modo ironico, effervescente, ficcante in un linguaggio sperimentale elaborato ed ellittico. Un volume disturbante che non risparmia dallo spaesamento cinico di situazioni del tutto drammatiche ma completamente comiche.

Félix Fénéon (Torino, 22 giugno 1861 – Châtenay-Malabry, 29 febbraio 1944) è stato un giornalista francese, anarchico, direttore di riviste e critico letterario ed artistico. Nacque in Italia in una famiglia di origine franco-svizzera. Se poco noti sono i suoi passi di formazione culturale fino al suo ingresso al Ministero della Guerra a Parigi nel 1881, dove si mise in evidenza per il suo uso corretto della lingua, di certo si conosce la sua appartenenza al gruppo simbolista già dal 1884, la fondazione del periodico di avanguardia La Revue indépendante, la direzione nel decennio a cavallo di fine secolo della rivista Revue Blanche, la sua firma sui quotidiani Le Matin e Le Figaro, l'attività redazionale sulle riviste La Vogue, La Revue moderniste, Le Symboliste, La Cravache, La Plume, Le Chat noir, Entretiens politiques et littéraires, Francis Vielé-Griffin, Le Père Peinard, l'attività di direttore editoriale e di mercante di quadri, la difesa di Dreyfus durante il caso Dreyfus, il manifesto de L'Aurore stampato il 14 gennaio 1898, la direzione artistica di gallerie d'arte quali la Bernheim-jeune. Aderì al movimento anarchico già dal 1886 e nel 1894 subì un processo con l'accusa di aver compiuto un attentato dinamitardo, dal quale ne uscì completamente scagionato. Durante la sua vita non scrisse neppure un saggio e quindi si conobbe la sua attività di critico solamente quattro anni dopo la sua morte, quando Jean Paulhan pubblicò il saggio intitolato Félix Fénéon ou Le Critique. Geniale quanto misterioso, venne giudicato dal Paulhan l'unico vero critico letterario ed artistico che la Francia abbia mai avuto, meritando l'accostamento alle opere di Gérard de Nerval. Infatti fu praticamente il primo critico a scoprire, analizzare ed a rivalutare le opere di Verlaine, Proust, Claudel, Joyce, Jarry, Mallarmé, Apollinaire, Rimbaud. Nel 1906 scrisse per il quotidiano Le Matin, senza mai firmarli, 1500 romanzi, formati da tre righe ciascuno e ispirati prevalentemente a fatti di cronaca come spunti per una breve elaborazione dell'autore, di un gusto spesso cinico e ironico. Fu uno degli scopritori dei postimpressionisti, tra i quali lanciò Van Gogh, Gauguin, Cézanne e Maximilien Luce. Aderì al movimento comunista e all'Internazionale socialista dopo la Rivoluzione bolscevica di ottobre del 1917; ma rimase disgustato dalla strage degli anarchici in Unione Sovietica.
Il premio Prix Fénéon, letterario ed artistico, istituito nel 1949 dalla vedova di Fénéon, Fanny Goubaux, tende a rivalutare artisti poco noti ma meritevoli di attenzione.


Mino Milani, Attilio Micheluzzi - I PROMESSI SPOSI - Edizioni NPE


Mino Milani, Attilio Micheluzzi
I PROMESSI SPOSI
Edizioni NPE
collana Attilio Micheluzzi / 15
marzo 2025
pp, 88, euro 19,90
ISBN 9788836272563


Quello de I promessi sposi è il romanzo storico più celebre della letteratura italiana. Nato dal genio di Alessandro Manzoni, mette in luce il rapporto tra umili e potenti, in un intreccio di episodi reali e storie di personaggi fittizi. 
La popolarità e l’interesse per l’opera hanno portato a numerose riletture, dal teatro al cinema, passando per l’illustrazione. 
Negli anni Ottanta, Attilio Micheluzzi ne realizzò un meraviglioso adattamento a fumetti, coadiuvato dalla sceneggiatura di Mino Milani. 
È attraverso gli occhi di Padre Cristoforo, L’Innominato e Don Rodrigo, che i maestri Micheluzzi e Milani ripercorrono le famose vicende di Renzo e Lucia, riflettendo la natura di romanzo corale dell’originale. 
Tavole dalla grande potenza espressiva, con un inconsueto dinamismo narrativo e una profonda attenzione alle ambientazioni d’epoca, che esaltano la bellezza di un’opera intramontabile.
Pubblicata originariamente in tre numeri de «Il Messaggero dei Ragazzi» nel 1981, questa trasposizione a fumetti è ora raccolta in un unico volume pubblicato da Edizioni NPE: «I promessi sposi», formato cartonato a colori, in libreria dal 21 marzo.
Il volume si aggiunge alla collana “Attilio Micheluzzi”, che vede Edizioni NPE impegnata nel recupero e la riproposta in libreria dell’intera produzione del maestro.

Niccolò Zancan - SPORCA ESTATE - Edizioni del Capricorno

Niccolò Zancan
SPORCA ESTATE
Edizioni del Capricorno
collana Capricorno in Noir
aprile 2025
pp. 192, € 14
ISBN 978887707790

 
Habibi. Amore. Così la chiamano. Perché Salima El Maleh, 19 anni, fa impazzire tutti con il suo corpo e con le sue parole: recita a soggetto. Esaudisce desideri. Nessuno ha più successo di lei nel dark web. Ma proprio all’inizio dell’estate, quando stanno per riaprire le discoteche che annunciano il suo nome per la consacrazione pubblica, Habibi scompare. Dov’è finita Salima El Meleh?
In una Torino soffocata da temperature asfissianti e da livelli di inquinamento ormai fuori controllo, la società è sull'orlo del caos. I droni della polizia sorvegliano un paesaggio urbano consumato dalla violenza e dalla disperazione, dove la legge è un concetto sempre più precario. Ruben Riccardo Rivolta, investigatore privato dal passato tormentato, si vede affidare un incarico all’apparenza semplice: ritrovare Salima, la giovanissima e spregiudicata icona delle profondità nascoste del dark web. Accanto a lui, Vale, la sua assistente enigmatica e affascinante, sempre in equilibrio tra audacia e riservatezza. Quella che sembra una missione facile si trasforma rapidamente in un vortice di pericoli: pestaggi brutali, esplosioni improvvise e scontri creano un clima di tensione impossibile da ignorare. La città, avvolta dalle fiamme della rivolta, si rivela un terreno insidioso dove il confine tra vittime e carnefici è sempre più labile. Tra atmosfere incandescenti e un ritmo narrativo travolgente, Ruben e Valeria affrontano una lotta per la sopravvivenza, scoprendo che spesso la verità è solo un altro inganno.
Dichiara l’Autore: «Il noir serve per raccontare l’intimo e il sociale, il cuore degli uomini e le città. Non so se questa storia sia un incubo con dentro un sogno, o viceversa. Ma so che da quando l’ho scritta, immaginando un futuro prossimo, l’incubo è sempre più vero e il sogno ancora più necessario».  

Niccolò Zancan (Torino 1971) Inviato speciale di La Stampa, nel 2014 ha vinto il Premiolino, uno dei più antichi e importanti premi giornalistici italiani, con un’inchiesta sul caso Stamina, e nel 2016 il Premio Mediterraneo con il romanzo Ti mando un bacio (Sperling & Kupfer 2015). Tra i suoi libri: Dove finisce l’Italia. Viaggio sulla linea sottile dei nostri confini (Feltrinelli 2014) e Antologia degli sconfitti. Cronaca quasi poetica del presente (Einaudi 2024) tra reportage d’inchiesta e romanzo sociale.

W.G. Sebald - SULLA TERRA E SULL'ACQUA - Adelphi

 
W.G. Sebald
SULLA TERRA E SULL'ACQUA
Poesie scelte 1964-2001

(titolo originale Über das Land und das Wasser Ausgewählte Gedichte 1964-2001, 2008)
traduzione e note di Ada Vigliani
(la traduzione di questo volume è stata realizzata con il sostegno del Goethe Institut)
a cura di Sven Meyer
Adelphi
collana Biblioteca Adelphi, 771
2025
pp. 138, 1 immagine bn, euro 18
ISBN 9788845939808


«Il mio mezzo espressivo è la prosa» ha dichiarato Sebald nel 1997, suffragando così l’opinione di chi vedeva in lui soprattutto un grande narratore e saggista. In realtà la poesia era stata la sua prima vocazione, e aveva poi continuato a coltivarla – un fiume sotterraneo che affiora in sporadiche pubblicazioni e si manifesta pienamente solo nel sostanzioso lascito di carte. Una produzione, quella del Sebald poeta, rimasta dunque in buona parte celata e ora finalmente tornata alla luce, dai primi versi giovanili sino alle ultime liriche del 2001. Vi si aggirano le stesse figure che abitano capolavori come Vertigini o Gli anelli di Saturno, e che, svincolate dal meccanismo della prosa, si impongono al lettore con l’evanescenza di immagini oniriche («un canale d’acqua ferma / una barca alla proda / il cacciatore Gracco / ha già toccato terra»). Tutt’intorno, i freddi luoghi del viaggio – sale d’attesa, aeroporti, camere d’albergo –, la folla dei toponimi e le ultime tracce della natura, travolta dall’«ago magnetico» della ragione, che «la nave sospinge / fino allo schianto». Sotto lo sguardo benevolo degli animali e delle costellazioni, l’unico in cui si intravede un barlume di salvezza, Sebald si cala negli abissi di sogno e memoria, per riportare in superficie questi versi in cui echeggia «il suono delle stelle e / la vastità del silenzio / sopra la neve e i boschi».
 
Alcune poesie dalla raccolta

Arduo da comprendere
è infatti il paesaggio,
quando tu sul Direttissimo
da un capo all’altro sfrecci,
mentre quello muto
guarda il tuo andar sparendo.

*****

Piccoli orti urbani lungo il pendio
nell’inoltrarsi dell’autunno.
Mucchi di foglie
rastrellate.
Presto – sabato –
un uomo
vi darà fuoco.

*****

Non vuole più
muoversi il fumo,
non più lo vogliono gli alberi,
dacché la sera accerchia
i colori del villaggio.
Al termine volge
il destino dell’ombra.
La risposta del paesaggio
non attende replica.


Winfried Georg „Max“ Sebald (Wertach, 18 maggio 1944 – Norfolk, 14 dicembre 2001) è stato uno scrittore tedesco, conosciuto come W.G. Sebald.
Più volte annoverato da eminenti critici letterari fra i più grandi saggisti e prosatori contemporanei, prima della sua improvvisa e tragica morte, avvenuta in un incidente stradale, in molti lo avevano individuato come possibile vincitore del Premio Nobel per la letteratura.




Salomé Esper - LA SECONDA VENUTA DI HILDA BUSTAMANTE - Sur


Salomé Esper
LA SECONDA VENUTA DI HILDA BUSTAMANTE
(titolo originale La segunda venida de Hilda Bustamante, 2023)
traduzione di Carlo Alberto Montalto
Sur
febbraio 2025
pp. 180, euro 17,50
ISBN 9788869984334

Hilda Bustamante ha 79 anni e, come sempre succede, un giorno arriva per lei il momento di morire. Eppure, in modo del tutto inatteso, qualche tempo dopo Hilda torna alla vita, riesce a uscire dalla bara e, senza capire bene cosa le sta succedendo, si riavvia verso casa, con grande commozione di Álvaro, l’amore della sua vita, di Amelia, l’adorata nipotina adottiva, e delle «ragazze» della chiesa, che l’hanno sempre considerata una persona piuttosto straordinaria. Questo romanzo racconta la storia di Hilda e il piccolo e meraviglioso scandalo della sua resurrezione: il suo ritorno è solo il primo degli eventi che sconvolgeranno la città, fra invasioni di cavallette, vetri in frantumi e campane impazzite. Ma non è un’apocalisse, non è una storia di zombie, è piuttosto una storia d’amore, di immensa gratitudine, di comprensione e rispetto. Rediviva, Hilda cambierà il passato e il presente, trasformando per sempre le persone intorno a lei.
La seconda venuta di Hilda Bustamante è il notevolissimo esordio di un’autrice arrivata per restare.
 
L'incipit
Hilda si svegliò con la bocca piena di vermi, lo sconcerto di corpi flaccidi che si muovevano fra i denti. Fece per sedersi con una furia molto simile allo schifo ma picchiò la testa contro qualcosa. Sputò. Sputò in fretta, confusa, finché non sentì la bocca di nuovo vuota. Era buio, non riusciva a vedere niente, era forse ruzzolata giù dal materasso in piena notte? Dopo settantanove anni aveva dimenticato come si dorme? Da dove erano spuntati quei vermi? Agitò le braccia sperando di trovare uno spazio ampio come quello che immaginava sotto il suo letto, invece le mani urtarono contro la resistenza di un materiale indistinto, una specie di parete molto sottile, una cassa molto spessa. A volte, da bambina, Hilda si svegliava confusa come dopo una siesta lunga e profonda; non capiva se stesse facendo buio o fosse mattina presto e avesse sprecato un’intera giornata: quante ore, quanto spreco. Silenzio assoluto e quiete, nessun rumore o il benché minimo segnale di un mondo ancora in movimento. Erano tutti morti? Erano morti i suoi genitori? Era morta lei stessa? Ricordò tutto questo, e fu allora che capì. Senza comprendere a fondo, senza riuscire a spiegarselo. Capì di essere morta. E pensò: da quando? Col dubbio sopraggiunse la tristezza ma ne scacciò prontamente il pensiero, non poteva essere da molto: lei, adesso, era viva. Quanto si può vivere così? Per quanto tempo? E com’era possibile che fosse ancora viva? Cosa ci faceva lì se non perché, sì, era morta davvero? Cosa ci faceva allora con gli occhi di nuovo aperti, lo schifo ancora sulla lingua, mentre si toccava, si tastava, provando a sé stessa di essere tutta intera? La lingua era intatta, come pure il resto del corpo, lei c’era tutta quanta, com’era sempre stata fino a quando, chissà quando, l’avevano chiusa in quella cassa che le stava ormai togliendo il respiro. Faceva un gran caldo. Si risvegliò l’umidità del suo corpo non appena mosse le labbra e deglutì, preparandosi. Si risvegliarono i muscoli non appena ricordò il mondo là fuori. Si risvegliò tutto ciò che del corpo di Hilda doveva ancora risvegliarsi, e lei prese a dare colpi sul legno, sapeva che sopra c’era la terra e avrebbe dovuto anche attraversarla, che doveva fare presto, il caldo era troppo, più della tristezza, più delle domande, qualcosa le ardeva dentro. Passarono quasi tre ore prima che Hilda Bustamante riuscisse a venir fuori. Poco o molto che fosse, non fu il tempo a dover colpire, forzare, rompere la materia che l’aveva contenuta, a dividere la terra in due, a smentire una diagnosi infelice. Fu Hilda. Tirò fuori un pugno, un braccio, l’altro, il resto del suo corpo vivo, lei tutta intera, si riparò gli occhi dal sole, così forte il sole. Finalmente fuori, si scrollò alla svelta la terra di dosso, come se fosse caduta per poi rialzarsi subito, e passò le dita tra i capelli guardandosi attorno, come se quei gesti ingenui e persino eleganti potessero cancellare il suo passato recente, come se non stesse più provando quell’ardore. E senza voler pensare, pensò: e adesso?

Salomé Esper è nata a Jujuy, nell’estremo nordovest dell’Argentina, nel 1984.
Dopo gli studi in comunicazione e in editoria, ha vissuto per diversi anni in Messico. Scrittrice, editor e poeta, ha pubblicato le sillogi poetiche sobre todo (2010) e paisaje (2014). La seconda venuta di Hilda Bustamante è il suo primo romanzo, in corso di traduzione in diversi paesi.

Carlo Alberto Montalto ispanista, è laureato in Lingue e Culture Moderne con una specializzazione in Comunicazione Internazionale. Dopo aver frequentato il master DITALS, si specializza in Traduzione del testo letterario. Ha collaborato presso la sala stampa dell’Ambasciata del Messico in Italia e la task force UNESCO del Ministero dell’Ambiente. Ha tradotto, tra gli altri, Benito Pérez Galdós, Horacio Quiroga, Osvaldo Lamborghini, Daniel Sada, Antonio Muñoz Molina, Nona Fernández. Appassionato di narrativa ispano-americana, accanto all’attività di traduttore, è anche redattore editoriale, docente di spagnolo e di italiano per stranieri.  

Carlo Alberto Montalto vive a Roma dove lavora come traduttore e docente di spagnolo. 

Sergej Nikolaevič Bulgakov - GIUDA ISCARIOTA - EDB

 
Sergej Nikolaevič Bulgakov
GIUDA ISCARIOTA
L'apostolo traditore

traduzione e cura di Lucio Coco
EDB
collana Madri e Padri della Chiesa F13
marzo 2025
pp.144, euro 19,50
ISBN 9788810444405

«Tutti siamo Giuda», scriveva in una sua meditazione don Primo Mazzolari. Al centro di due saggi, scritti negli anni Trenta e Quaranta del Novecento durante il suo periodo parigino, Bulgakov mette proprio la figura di Giuda. Nei due scritti, che appaiono ora per la prima volta tradotti in italiano, l’autore indaga il mistero di quest’uomo e cerca il senso profondo di ogni sua azione tramite una ricostruzione storica, e al tempo stesso psicologica e teologica, che non accetta l’immagine comune del traditore capace di vendere il Maestro per trenta denari, del ladro e dell’avido. In Giuda lo scrittore russo vede colui che, attraverso la consegna di Cristo, prende parte alla realizzazione di quel regno messianico atteso sulla terra che Gesù stesso, ai suoi occhi, tardava a realizzare. Il suo tradimento troverebbe motivazione in un atto politico, finalizzato a costringere Cristo a rivelarsi per quello che era realmente, come l’instauratore del regno terreno del Messia.
 
Sergej Nikolaevič Bulgakov (1871-1944), figlio di un sacerdote e proveniente da una famiglia di tradizioni sacerdotali, trascorre la fanciullezza in una fede serena, poi duramente scossa dall’educazione seminaristica e messa da parte negli anni degli studi all’università di Mosca. Amico di P. Florenskij e N. Berdjaev, dal 1901 al 1906 insegna al Politecnico di Kyjv. Torna quindi a Mosca, dove occupa una cattedra di Economia politica. Nel 1917 pubblica la sua prima e fondamentale opera teologica, La luce che non tramonta (Svet nevečernij). Riceve l’ordinazione sacerdotale nel 1918 e continua il suo lavoro di ricerca, pubblicazione e insegnamento fino al 1921, quando il regime sovietico gli impedisce di continuare a causa del suo incarico come sacerdote. Nel 1922 viene espulso dall’URSS e dal 1925 è a Parigi, dove risiederà stabilmente come professore di Teologia e decano dell’Istituto teologico ortodosso.

Nichi Vendola - SACRO QUEER - Manni

 
Nichi Vendola
SACRO QUEER
Manni editori
Collana Pretesti
marzo 2025
pp. 96, euro 14
ISBN 9788836173815

Questa raccolta di versi è un itinerario della ragione e delle passioni che ha il suo orizzonte nel bisogno di fraternità, nel riconoscimento della ricchezza della diversità, nell’urgenza politica della lotta per l’eguaglianza. Un cammino che aiuta a ritrovare sé stessi e la propria identità nella consapevolezza di un comune destino dell’umanità. 
Se accoglienza, ascolto, solidarietà sono parole che non hanno diritto d’asilo nel contesto del potere, che si ritraggono e si spengono nella spirale di una storia che sembra andare al contrario, lo spazio poetico tenta un affondo nel loro significato e valore, partendo dalla prima domanda che interroga l’umano e la sua responsabilità: dov’è mio fratello? 
Come in una preghiera corale, Nichi Vendola dice di sé e dei suoi “scomodi” compagni di viaggio, della sua fede abbracciata al mondo, degli affetti e dei dolori che lo hanno segnato. E ci restituisce un’esistenza senza pregiudizi. La ricerca della risposta a quella prima domanda diventa una pietra d’inciampo in ogni poesia, e la parola queer una dichiarazione di guerra a tutte le guerre.

Una poesia dalla raccolta

Le tue mani erano fragili nidi 
per la cova dei pettirossi 
i giorni cadevano storti 
come frutti acerbi d’estate: 
ci lanciavano sassi 
ricordi? 
i cuori cuciti al rovescio 
come bandiere mai sventolate 
ancora non sapevamo gli accordi 
di spartiti futuri 
ancora l’orgoglio non c’era 
non c’era

Nichi Vendola è nato nel 1958, ed è cresciuto a Terlizzi (Bari). Fin da giovanissimo ha militato nelle file del Pci. Deputato del Parlamento italiano con Rifondazione Comunista dal 1992 al 2005, è stato vicepresidente della Commissione parlamentare Antimafia. Dal 2005 al 2015 è stato Presidente della Regione Puglia. 
Giornalista, scrittore, poeta. 

Edoardo Rosati, Gian Battista Ricci - LA MIRABOLANTE AVVENTURA DELL'ANATOMIA UMANA - Dedalo

 
Edoardo Rosati, Gian Battista Ricci
LA MIRABOLANTE AVVENTURA DELL'ANATOMIA UMANA
Dalle imbalsamazioni egizie alle moderne sale autoptiche

prefazione di Paolo Mazzarello
Edizioni Dedalo
collana Scienza Facile
marzo 2025
pp. 20, ill., euro 17
ISBN 9788822069290

I famosissimi telefilm della serie CSI, le pellicole conturbanti di David Cronenberg, lo straordinario successo della mostra Body Worlds... Cosa accomuna questi mondi mediatici apparentemente così distanti? Semplice: l’anatomia umana, l’analisi del nostro corpo nelle sue intricate sfaccettature. Questo libro è un appassionante viaggio nella storia anatomica; con lo stile di un romanzo avventuroso, ci mostra come l’uomo, sin dall’antichità, sia stato potentemente attratto dalla complessità interiore del suo corpo. 
Dalle imbalsamazioni egizie alle dissezioni della Grecia antica, dai “ladri di cadaveri” alle moderne sale autoptiche, dalla temerarietà dei primi anatomisti all’estetica macabra delle cere anatomiche, il corpo umano ha rivelato via via i suoi segreti più reconditi. Alimentando, tra scienza e mistero, un fascino che non conosce tempo.

dall'Introduzione di Paolo Mazzarello
Ci sono argomenti e ambiti su cui si crede di aver già scritto tutto quello che c’era da dire, di aver esaurito ogni possibile approfondimento, come se fossero stati “strizzati” al punto da non poter più offrire nulla di nuovo. Per esempio l’anatomia umana, ovvero la disciplina che scandaglia la struttura del nostro corpo. Viene spesso considerata un campo del sapere consolidato, “chiuso”. Fossilizzato, quasi. Un terreno mappato a piene mani e incapace ormai di offrire originali paradigmi. Ma questa percezione non potrebbe essere più lontana dalla realtà. 
L’anatomia continua a essere un tema di straordinaria attualità e rilevanza, che permea diversi aspetti della modernità. E che stimola inedite riflessioni. L’impatto sulla cultura pop è innegabile. Una longeva serie Tv come CSI - Scena del crimine ha traghettato la medicina forense e l’anatomia nelle case di milioni di spettatori, rendendo le autopsie un elemento primario di intriganti trame che mescolano scienza e suspense. L’anatomia, da sempre confinata nelle aule di medicina, è diventata così un palcoscenico televisivo dove i misteri della morte vengono decifrati per dipanare le scomode verità dei vivi, catturando l’immaginazione del pubblico planetario. 
Allo stesso modo, la potente filmografia del cineasta canadese David Cronenberg ci spinge a confrontarci, proprio attraverso l’utilizzo magistrale del body horror e delle metamorfosi organiche, con le ansie più profonde della società contemporanea e le paure legate alla perdita dell’identità personale. E che dire dell’acume visionario di Leonardo da Vinci nell’osservare e rappresentare il corpo umano? Tuttora ispira gli studiosi, dimostrando che l’analisi dell’anatomia, lungi dall’essere statica, ha il potere di trascendere il tempo e di legare passato e presente in un continuo dialogo di scoperta e comprensione di noi stessi.
La recente normativa italiana sulla donazione dei corpi per finalità didattiche (legge n. 10 del 10 febbraio 2020) è l’ulteriore prova della centralità odierna dell’anatomia nella formazione medica. E gli esempi di tale perenne interesse non si fermano qui. Si pensi alla portata delle nuove tecnologie: la realtà virtuale e quella aumentata hanno rivoluzionato l’apprendimento, consentendo agli studenti di visionare le architettute corporee in modi prima inimmaginabili. Nel campo dell’arte, poi, figure – per citare solo due esempi – come Patricia Piccinini, con le sue ibride creature iperrealiste, o il pittore Piero Leddi, stregato dalla sistematica e approfondita raffigurazione del corpo, sono testimonianze della persistente fascinazione che l’anatomia esercita sulla creatività individuale. 
No: la branca della biologia che studia la costituzione dell’uomo non è affatto un libro chiuso, bell’e finito. Rimane invece un territorio fertile di scoperta, dibattito e innovazione, che attraversa discipline disparate – dalla medicina all’arte, dalla tecnologia alla filosofia – e dimostra che la “scienza del corpo umano” è più viva e attuale che mai. 
Desideriamo allora invitarvi a intraprendere con noi un mirabolante viaggio storico alla scoperta delle meraviglie del nostro organismo e dei personaggi che hanno osato varcare il confine della pelle, per addentrarsi nelle misteriose profondità corporee. All’insegna di una verità pura e semplice: l’anatomia è la chiave per capire chi siamo. Ad arricchire il racconto provvederà un repertorio di illustrazioni originali, scaturite dalla mano esperta di uno degli autori, Gian Battista Ricci, rinomato disegnatore anatomico. Traducono in segni e forme l’incessante corrispondenza tra scienza e bellezza, tra osservazione e rappresentazione. Una testimonianza visiva di come l’anatomia, nel semplice atto di essere studiata, possa trasformarsi in pura esperienza artistica.

Edoardo Rosati, laureato in Medicina, è giornalista e scrittore, specializzato nella comunicazione medico-scientifica. Ha lavorato per tutte le testate di Salute di RCS MediaGroup: Corriere Medico, Corriere Salute (alla cui creazione ha contribuito nel 1989), Salve, OK - Salute e Benessere fino all’incarico di caporedattore dell’area Health per il settimanale OGGI. Autore di numerosi saggi di divulgazione medica rivolti al grande pubblico, cura il blog Medic Moments (www.edoardorosati.info).

Gian Battista Ricci è psicologo, psicoanalista e arteterapeuta, attività che associa a quella del giornalista medico-scientifico e dell’illustratore-disegnatore anatomico. I suoi articoli e apparati iconografici sono apparsi sulle pagine del Corriere Medico e del Corriere Salute. Ha collaborato con numerose riviste specialistiche.

Giulio Valli - CINEMA GOL ! - Burno

Giulio Valli
CINEMA GOL !
illustrazioni di Riccardo Rosanna
a cura di Sebastiano Barcaroli
Burno Edizioni
collana Saggistica / 8
marzo 2025
pp. 144, ill., euro 19,90
ISBN 9791280772305

«Cinema Gol!» è un'affascinante guida illustrata dedicata all'incontro tra calcio e cinema, due passioni che hanno influenzato profondamente la cultura popolare. 
Il libro esplora una vasta filmografia, raccogliendo pellicole, serie e documentari che raccontano il mondo del calcio sul grande e piccolo schermo.
Dai film più celebri come Fuga per la vittoria e Sognando Beckham a quelli d’autore come È stata la mano di Dio, passando alle pellicole legate al mondo del pallone sin dalla nascita della Settima Arte.
Il volume è arricchito da numerose schede dedicate ai calciatori che sono apparsi sul grande schermo diventando veri e propri attori, come Vinnie Jones e Eric Cantona, e ancora schede dedicate ai film con protagoniste le grandi squadre come la Roma, il Milan, l’Inter e il Napoli.
A impreziosire ulteriormente il volume, le coloratissime illustrazioni di Riccardo Rosanna, che interpretano con stile personale e accattivante le atmosfere delle pellicole trattate.
«Cinema Gol!» non si limita ad elencare i film ma contestualizza le storie, svelando aneddoti, dettagli tecnici e il ruolo che questi film hanno avuto nella costruzione dell'immaginario sportivo e culturale. Pagine che mostrano come il calcio abbia saputo adattarsi al linguaggio cinematografico, trasformandosi in una lente attraverso cui osservare la società, i suoi miti e le sue evoluzioni.
Un viaggio che appassionerà tanto i tifosi quanto i cinefili, offrendo una prospettiva originale su due mondi che, quando si incontrano, regalano emozioni uniche.

Giulio Valli è un regista, produttore, sceneggiatore, montatore, è nato il 7 luglio 1987 a Roma, dove vive. Laureato al Dams di Roma Tre, lavora come assistente alla regia per cinema e Tv (L’Arte della Gioia di Valeria Golino, Berlinguer – La grande ambizione di Andrea Segre). Ha scritto podcast per la serie Audible Ladykillers e per Demoni Urbani. Il suo regista preferito è Dario Argento e la sua squadra del cuore è la Roma.
 
Riccardo Rosanna  nasce in provincia di Milano e comincia a disegnare da che ne ha memoria.
All’età di 12 anni si avvicina al mondo del calcio e comincia a sperimentare, grazie a suo padre, le gioie (ma soprattutto i dolori) del tifare Inter. Dopo un percorso di studi in scuole d’arte comincia a lavorare come illustratore e fumettista. Nel 2025 esce il suo primo fumetto in Francia, sceneggiato da Tommaso Valsecchi.
 
Sebastiano Barcaroli, Art Director, autore, critico cinematografico: diverse sono le anime che si alternano nei suoi lavori. Come Art Director cura progetti speciali legati all’illustrazione per clienti come ESA – Agenzia Spaziale Europea, Prime Video e altri clienti internazionali. Da sempre interessato alla comunicazione visiva, con particolare attenzione alla stampa e alla tipografia, negli anni ha realizzato più di 5000 copertine tra libri, riviste e graphic novel, curato la grafica di innumerevoli riviste e fondato due importanti magazine dedicati all’arte ipercontemporanea, «Stirato Postermagazine» e «BANG ART», i primi a portare in Italia l’arte pop-surrealista, lowbrow e il meglio dell’illustrazione internazionale. Come autore ha scritto diversi libri dedicati al cinema, tra cui Keep Calm e guarda un film, un manuale di cinematerapia, 101 film per ragazze e ragazzi eccezionali, un libro illustrato dedicato al cinema per ragazzi (entrambi con Federica Lippi), Il grande libro dei quiz sul cinema e Indovina il film!, due libri gioco de-dicati alla Settima Arte. È autore di Mostropedia, un manuale illustrato dedicato ai mostri, scritto con Andrea Fontana e pubblicato anche in Canada. Suoi anche Storie feline di gatti famosi e Storie a passeggio di cani famosi, due libri con protagonisti i migliori amici a quattro zampe dei personaggi più celebri della Storia. Con il progetto on-line ChickenBroccoli, creato nel 2009, ha scritto più di 3000 recensioni cinematografiche, organizzato mostre d’illustrazione e partecipato a innumerevoli progetti indipendenti, producendo magazine, poster illustrati e nmerchandis.  


Roberto Bolaño - TUTTI I RACCONTI - Adelphi

 
Roberto Bolaño
TUTTI I RACCONTI
traduzione di Barbara Bertoni, Ilide Carmignani
Adelphi edizioni
collana gli Adelphi, 713
marzo 2025
pp. 652, euro 18
ISBN 9788845939921

I diciassette racconti inediti rinvenuti nel computer di Bolaño dopo la sua morte che hanno fatto nascere e prosperare la sua leggenda nera, oggi per la prima volta tradotti in italiano, insieme a tutti i suoi racconti pubblicati in vita.


"Sono seduti. Guardano nell’obiettivo. Da sinistra a destra, sono J. Henric, J.J. Goux, Ph. Sollers, J. Kristeva, M.Th. Réveillé, P. Guyotat, C. Devade e M. Devade. Sotto la foto non c’è il nome dell’autore. Sono seduti intorno a un tavolo. Il tavolo è normalissimo, forse di legno, forse di plastica, magari addirittura di marmo con le gambe di metallo, in ogni caso niente di più lontano dalle nostre intenzioni che descriverlo fino alla noia. Il tavolo è un tavolo sufficientemente grande perché ci stiano i suddetti ed è in un bar. O così pare. Per il momento, diciamo che è in un bar. Le otto persone che compaiono nella foto, in posa per la foto, sono sedute a semicerchio o a mezzaluna o formano un ferro di cavallo forse eccessivamente aperto, perché si vedano bene tutte. In altre parole, nessuno è di spalle, nessuno è, per forza di cose, di profilo. Davanti a loro, o meglio, tra loro e il fotografo (e questo risulta un po’ strano), sbucano tre piante: un rododendro, un ficus e un elicriso, che spuntano da una fioriera che forse, solo forse, serve da separazione fra due zone del bar chiaramente differenziate. La foto, con ogni probabilità, risale al 1977".
Da «Labirinto», Tutti i racconti di Roberto Bolaño.

Bolaño nacque a Santiago del Cile il 28 aprile 1953  in una famiglia piccoloborghese, figlio primogenito del camionista ed ex-pugile dilettante León Bolaño, di origini galleghe e catalane, e dell'insegnante Victoria Ávalos. Nella capitale non trascorse nemmeno un anno di vita, ma crebbe in varie città del Cile centro-meridionale, quali Los Ángeles, Valparaíso, Quilpué, Viña del Mar e Cauquenes, prima di trasferirsi con tutta la famiglia in Messico nel 1968, all'età di quindici anni. Nel 1977 emigrò in Spagna, precisamente in Catalogna. Lì svolse diversi lavori – vendemmiatore in estate, vigilante notturno in un campeggio a Castelldefels, commesso in un negozio del quartiere – prima di potersi dedicare completamente alla letteratura. Aveva una sorella minore.
A Città del Messico, la famiglia trovò alloggio dapprima nel barrio di Lindavista e poi in Colonia Nápoles e infine in Colonia Guadalupe Tepeyac. Bolaño abbandonò gli studi all'età di diciassette anni, pur mantenendo un interesse fortissimo per la lettura (soleva infatti trascorrere le proprie giornate chiuso per ore ed ore in una biblioteca pubblica della capitale). Col passar del tempo, cominciò a dedicare sempre più spazio alla letteratura, frequentando quello che era il vivace ambiente letterario ed artistico della capitale messicana, e mantenendosi al contempo con svariati lavoretti e scrivendo qualche articolo per le riviste ed i giornali locali. Stando a quanto asserì il poeta cileno Jaime Quezada, amico di lunga data della madre e che tra il 1971 ed il 1972 fu ospite nella loro casa di Città del Messico, il giovane Bolaño non intratteneva molte amicizie e pareva inoltre che trascorresse ben poco tempo fuori dalle mura di casa.
Politicamente vicino all'estrema sinistra, nel 1973 decise - come l'autore stesso ha più volte raccontato - di ritornare in Cile con l'intenzione di appoggiare, assieme a un gruppo di trotskisti provenienti da tutta l'America Latina, il processo di riforme socialiste di Salvador Allende. Alla fine di un lungo viaggio in pullman, autostop e barca (attraversando quasi tutta l'America Latina) arrivò in Cile pochi giorni prima del colpo di Stato di Augusto Pinochet. Poco tempo dopo la caduta di Allende, venne incarcerato a Concepción ma fu liberato dopo otto giorni, grazie all'aiuto di due compagni di studi dei tempi di Cauquenes, che erano tra i poliziotti incaricati di sorvegliarlo. Questo episodio fu lo spunto per il racconto I detective (incluso nella raccolta Chiamate telefoniche). La veridicità del suo racconto è stata sostenuta solamente da Quezada[8], il quale raccontò d'averlo ospitato, intorno a quel periodo, nella sua abitazione in Cile. Di contro molti altri, tra i quali il sociologo e politico Ricardo Pascoe e la scrittrice e poetessa Carmen Boullosa, hanno espresso dubbi sulla reale presenza di Bolaño in Cile al tempo del golpe del 1973.
Tornò in Messico alcuni mesi dopo, e, insieme al poeta Mario Santiago Papasquiaro (che sarà il modello per Ulises Lima nel romanzo I detective selvaggi), fondò il movimento poetico d'avanguardia infrarealista, che si formò dopo alcune riunioni nel Café La Habana di Avenida Bucareli. Tale movimento, definito come Dada alla messicana, si opponeva radicalmente ai poteri dominanti nella poesia messicana e all'establishment letterario messicano, che aveva allora come figura preponderante Octavio Paz. L'infrarealismo aveva come linee guida la rottura con la letteratura ufficiale e la volontà di stabilirsi come avanguardia. Anche se intorno a questo movimento ruotavano all'incirca una quindicina di poeti, Roberto Bolaño e Mario Santiago Papasquiaro furono gli esponenti stilisticamente più solidi, autori di una poesia quotidiana, dissonante e con vari elementi dadaisti. A causa delle sue caratteristiche e dello spirito contestatore, il movimento infrarealista trovò numerosi nemici e detrattori che lo emarginarono e gli negarono qualsiasi tipo di riconoscimento. La successiva popolarità di Bolaño, però, fece sì che questa emarginazione venisse lentamente superata.
Bolaño esordì nella narrativa con La pista di ghiaccio (1993), uscito tuttavia in poche decine di copie e senza distribuzione. Per questo motivo, il suo libro d'esordio viene considerato La pista degli elefanti (1994), uscito per le edizioni del Comune di Toledo in seguito alla vittoria di un concorso letterario e poi ripubblicato in versione riveduta nel 1999 col titolo di Monsieur Pain.
Il riconoscimento della critica letteraria e la fama da scrittore si consolidarono repentinamente nel 1998, quando Bolaño, con il suo romanzo I detective selvaggi, diventò il primo scrittore cileno a ottenere il Premio Herralde. Il 2 agosto dell'anno seguente confermò il primato, ricevendo anche il Premio Rómulo Gallegos, sempre per il medesimo romanzo.
Bolaño morì il 15 luglio 2003 all'ospedale Vall de Hebrón di Barcellona, a causa di un'insufficienza epatica e mentre era in attesa di effettuare un trapianto di fegato, lasciando incompleto il romanzo El Tercer Reich, come annunciato da parte dell'agente Andrew Wylie.
Il suo penultimo romanzo, 2666, porta all'estremo la sua inventiva, costruendo la storia attorno a un personaggio, Benno von Arcimboldi, che riprendeva la figura di uno scrittore svanito. Bolaño avrebbe voluto che il libro, composto da cinque parti, fosse pubblicato in cinque libri indipendenti, in maniera da tutelare al meglio, in caso di morte, il benessere economico dei suoi figli. A seguito del decesso, l'editore Jorge Herralde e il critico letterario Ignacio Echevarría revisionarono il contenuto del manoscritto e decisero di pubblicarlo come un'opera unica.
Bolaño ha vissuto gli ultimi anni uscendo poco di casa, a dimostrazione di un'iperprotettività nei confronti dei figli. Tuttavia, secondo quanto riferito dagli amici, sino alla fine ha mantenuto intatto il proprio senso dell'umorismo e dell'ironia, così come il piacere per le conversazioni lunghe, i dibattiti e le discussioni.


Gennaro Oliviero - PAGINE SPARSE - Il ramo e la foglia

 
Gennaro Oliviero
PAGINE SPARSE
Il ramo e la foglia edizioni
collana Saggi / 7
marzo 2025
pp. 336, euro 22
ISBN 9791280223487
 
La biografia intellettuale di Gennaro Oliviero può essere rappresentata come una scia di feconda e lunga fedeltà al mondo, al corpus testuale, all’esistenza e alla ricezione di Marcel Proust. Egli ha infatti inanellato, nel corso dei decenni, una corposa serie di scritti di argomento proustiano. Non è un caso se anche in questa raccolta di pagine sparse – che spaziano dalle arti figurative alla storia napoletana – il mastice sia costituito dai numerosi studi consacrati all’autore della Recherche. Oliviero si comporta come lo studioso che agisce attraverso indagini ben localizzate: le apparizioni pittoriche nell’opera proustiana; la formazione artistica di Proust; i suoi primi biografi; il rapporto con i Goncourt e così via. Egli non si pone come catalogatore, nostalgico custode o imbalsamatore di Marcel, preferisce semmai seguirne con acume le tracce. Ma tra le sue pagine sparse si trovano anche altri percorsi, quasi inaspettati, si tratta di percorsi letterari, artistici e finanche cittadini, all’interno di una Napoli fervente di bellezza; troviamo riflessioni e illuminazioni di un brillante e appassionato conoscitore della letteratura e dell’arte, questo non potrà che entusiasmare il cuore e l’intelligenza del lettore.

*
«Scrivere è più che pensare; è la sublimazione e la decantazione di tutto ciò che ci spinge a farlo, esperienze, delusioni, ambizioni, ansie eccetera, tutti gli “ammassi” delle rovine della nostra esistenza

Gennaro Oliviero è nato a Portici il 4/6/1940, ha compiuto i suoi studi nelle Università di Napoli (Federico II) e di Roma (La Sapienza), ha insegnato discipline giuridiche nelle Università di Napoli, Bari e del Molise, ricoprendo numerosi incarichi e ruoli istituzionali (Presidente del Nucleo di Valutazione della Regione Campania, Presidente di Commissioni concorsuali, Membro della Commissione per la Cassa integrazione guadagni, Esperto giuridico della Commissione per l’impiego della Campania, in sede locale e nazionale). Ha diretto, in qualità di manager, l’Istituto dei Tumori “Pascale” di Napoli. Ha compiuto missioni umanitarie in Iraq a seguito delle quali ha pubblicato il libro “La Babilonia imprigionata” (Clean Editrice, 1994, segnalato alla Galassia Gutenberg del 1995). È autore di saggi e articoli sulle figure di Papa Woytila e Benedetto XVI. Ammiratore dell’opera di Proust fin dalla prima giovinezza e fondatore dell’“Associazione Amici di Marcel Proust” (1998), ha dato vita alla pubblicazione del “Bollettino d’informazioni proustiane” e, successivamente, alla rivista “Quaderni Proustiani” di cui è attualmente redattore. Ha promosso la realizzazione della “Saletta Marcel Proust” di Napoli (Via Giuseppe Piazzi 55), luogo di aggregazione per conferenze, seminari e letture. Nel 2010, in occasione della visita della delegazione francese proveniente da Illiers-Combray, guidata da Mireille Naturel, (Segretaria generale della Société des Amis de Marcel Proust et des Amis de Combray) ha allestito un “museo” proustiano con libri, locandine, cimeli eccetera, nella Galleria Monteoliveto di Napoli. È autore di numerosi scritti riguardanti l’opera di Proust. Ha pubblicato, liberamente scaricabile, l’eBook “Proust e le Cattedrali”, 2011. È curatore del “Giardino di Babuk” (Via Piazzi 55 – Napoli) luogo di incontro per manifestazioni letterarie, artistiche e musicali, dal quale ha preso avvio il ciclo pittorico di Lavinio Sceral, ispirato ai temi proustiani; di quest’ultimo, il museo Marcel Proust di Illiers-Combray ha accolto in esposizione permanente la sua opera “La Cattedrale Bianca”.

*

«Parafrasando la bella frase di Francesco De Sanctis (che visse, a partire dai venti anni, nella mia attuale casa, dal 1837 al 1840, in compagnia del coetaneo Enrico Amante): “La mia vita ha due pagine, una letteraria, l’altra politica”, potrei dire: “La mia vita ha due pagine, una letteraria, l’altra giuridica”. Quella letteraria non riguarda solo Proust; mi sono occupato di tanti altri argomenti letterari, con scritti, conferenze, convegni eccetera. Di Proust, dall’età di 14 anni: continuerò a farlo fino alla... fine.» Gennaro Oliviero

Jan Grue - LA MIA VITA COME LA VOSTRA - Iperborea

 
Jan Grue
LA MIA VITA COME LA VOSTRA
(titolo originale Jeg lever et liv som ligner deres, 2018)
traduzione di Eva Valvo
Iperborea
collana Gli Iperborei / 390
marzo 2025
pp. 240, euro 18
con il contributo di Norla
ISBN 9788870916904
 
Vincitore del Premio della Critica norvegese, un memoir poetico e sagace su cosa significa vivere in un corpo vulnerabile e una meditazione illuminante sull'essere umano.

Jan Grue è appena diventato padre quando ritira dalla casa dei suoi genitori un intero scaffale di cartelle cliniche. Contengono la sua infanzia narrata dall’esterno, dai medici che gli hanno diagnosticato all’età di tre anni una patologia neuromuscolare e che da allora lo descrivono come un corpo difettoso con un futuro cupo e limitato. Un quadro molto diverso dalla percezione che Grue ha sempre avuto di se stesso e dalla vita che ha vissuto studiando ad Amsterdam e a San Pietroburgo, per poi specializzarsi nell’inclusiva Berkeley e diventare accademico a Oslo, trovare l’amore e avere un figlio. Questo libro è la ricerca di una lingua nuova che possa raccontare la sua storia e cosa significhi vivere in un corpo vulnerabile cercando di «imporre la propria volontà al mondo». È un confronto aperto, schietto e intimo con la propria fragilità e i propri desideri, contro gli stigmi sociali e le istituzioni che ai disabili sanno fornire solo sostegni strumentali, braccia o gambe surrogate per un surrogato di vita, un’esistenza pallida in una realtà rassegnata e senza sogni. È un memoir dirompente nella sua stessa forma ibrida, che intreccia liberamente ricordi poetici e riflessioni fulminanti, attingendo all’arte e al pensiero filosofico, alle intuizioni di Michel Foucault, Jorge Luis Borges, Joan Didion, alle visioni di Wim Wenders, ai versi di Mark O’Brien. Raccontando se stesso, Jan Grue scrive una penetrante meditazione sull’essere umano e ci porta a guardarci dentro, a riconsiderare i nostri limiti, le nostre insicurezze, e le risorse che ciascuno ha nel proprio «viaggio verso l’ignoto».

L'incipit
Ogni tanto mi capita di incontrare persone che mi hanno conosciuto da bambino e non si aspettavano di rivedermi da adulto. Di solito nascondono la sorpresa per educazione. Hanno bisogno di un’apertura nel discorso, di una specie di vuoto, per esprimere ad alta voce il primo pensiero che hanno avuto vedendomi: Sei ancora vivo? Alle scuole medie l’insegnante di religione mi raccontò una storia. Quando era morto il marito si era tagliata i suoi capelli lunghi e poi si era immersa nella vasca da bagno: per lei era stata una forma di purificazione. Dava molto peso ai rituali e a lezione portava una serietà che io, da quattordicenne serissimo, apprezzavo molto. Volevo imparare il più possibile; sentivo di dover fare in fretta. Fu lei a insegnarmi l’espressione fase liminale, che definisce il momento più delicato dei riti di passaggio, quando ci si trova tra due mondi. È la fase in cui un adolescente non è più un bambino ma non è ancora un adulto, quella in cui una persona morente ha abbandonato il mondo dei vivi ma non è ancora entrata a far parte degli antenati. È la fase in cui può andare tutto a rotoli, ma anche quella in cui avviene la trasformazione. È la fase in cui nasciamo. Senza, il mondo non andrebbe avanti. Dopo le medie sono andato al liceo e dopo ancora all’università. A un certo punto ho rincontrato la mia vecchia insegnante a un convegno. Aveva continuato a studiare e scritto una tesi di laurea sulla mitologia norrena, sugli jotunn, sui lati oscuri e pericolosi degli esseri umani. Io avevo vinto una borsa per un dottorato in linguistica e avevo cominciato a concentrarmi sulla retorica, su come si può cambiare la realtà tramite la lingua. Lei si era occupata di storia delle mentalità, di paradigmi di pensiero che non possiamo più abbracciare. In un certo senso i nostri mondi erano tornati a incrociarsi. La mia vecchia insegnante non si è stupita del fatto che stessi facendo un dottorato. La scuola media distava dieci minuti a piedi dalla biblioteca universitaria, dove all’epoca andavo a prendere in prestito libri sullo sciamanesimo delle popolazioni indigene siberiane usando la tessera di mia madre. La mia familiarità con il mondo accademico si sentiva da come parlavo, aveva plasmato l’immagine che davo agli altri. Mi proiettava verso un certo percorso, come l’incipit di un libro indica la direzione che prenderà il racconto. La mia insegnante era però stupita da quanto stessi bene. E questo aveva a che fare con l’altro racconto sul mio futuro, quello che non riguardava il linguaggio, ma il corpo. È una frase che mi rende insicuro. Come ti trovo bene. Eh sì, vero? Mi vesto elegante, ho passato anni a orientarmi tra tagli e stili. A diciotto anni mi sono fatto fare un cappotto su misura. Mi piacciono le giacche con i polsini che si possono sbottonare e le camicie Oxford con il colletto piegato nel modo giusto. Ma non era quello che intendeva lei.

Jan Grue, scrittore e professore del Dipartimento di Sociologia e Geografia Umana all’Università di Oslo, è autore di un’ampia serie di opere di narrativa, saggistica, letteratura accademica e di libri per bambini. La mia vita come la vostra ha ottenuto il Premio della Critica norvegese ed è stato candidato al Premio del Consiglio Nordico. Tradotto con successo in tutto il mondo, il New York Times lo ha inserito tra i migliori libri di non­fiction del 2021. Nello stesso anno Jan Grue ha ricevuto in Svezia il Premio P.O. Enquist.
 
Eva Valvo, nata da madre danese e padre siciliano, ha fatto studi classici all’Università di Pisa, dove ha discusso la tesi di laurea e poi quella di dottorato in Filologia Latina con incursioni nella scandinavistica medievale. Lavora come traduttrice editoriale e scout freelance dal danese e dal norvegese, con una predilezione per la letteratura per bambini e ragazzi. Tra gli autori tradotti, Jesper Wung-Sung, Jakob Martin Strid, Julie Andem, Håkon Øvreås, Anne Sofie Hammer, Annette Herzog, Bjarne Reuter, Peter Madsen, Jussi Adler-Olsen, Anna Grue. È membro del direttivo nazionale di Strade, sezione sindacale dei traduttori editoriali, che rappresenta anche all’interno del CEATL, il Consiglio Europeo dei Traduttori Letterari. Coordina gli eventi dedicati alla traduzione nei festival palermitani Una Marina di Libri e Festival delle Letterature Migranti, oltre a occuparsi di formazione permanente dei traduttori dalle lingue scandinave.


Alexander Etkind - LA RUSSIA CONTRO LA MODERNITA' - Bollati Boringhieri

 
Alexander Etkind
LA RUSSIA CONTRO LA MODERNITA'
(titolo originale Russia against Modernity, 2023)
traduzione di Paola Giuliano e Gianna Cernuschi
prefazione di Luigi Zoja
Bollati Boringhieri
marzo 2025
pp. 160, euro 20
ISBN 9788833944678

Quella che Putin conduce in Ucraina è un' “operazione speciale” diretta contro la modernità. Il suo obiettivo più ampio è ffermare l'evoluzione globale verso la consapevolezza climatica, la transizione energetica e la rivoluzione digitale. Attraverso il commercio di petrolio e gas, la diffusione della corruzione, l’incremento delle disuguaglianze e dell’omofobia, il finanziamento di movimenti di estrema destra nel mondo e la distruzione dell’Ucraina, Putin mira ad arrestare la trasformazione globale in atto nelle società moderne e a consolidare un modello autoritario di «paleomodernità».
Alexander Etkind, storico e psicologo russo esperto di studi culturali, distingue in questo libro illuminante tra la «paleomodernità», basata sullo sfruttamento dei combustibili fossili e sulle gerarchie centralizzate, e la «gaiamodernità», fondata sulla transizione energetica, sulla decentralizzazione e su un rapporto più sostenibile con il pianeta. Analizzando il negazionismo climatico, le interferenze elettorali, le campagne militari e le strutture sociali della Russia contemporanea, Etkind evidenzia i meccanismi con cui l’attuale regime russo cerca di resistere a ogni costo al progresso globale.
Con una sintesi incisiva e uno sguardo interdisciplinare, il libro intreccia economia politica, storia sociale e demografia, rivelando le radici profonde della guerra russa in Ucraina e il suo legame con la crisi climatica e le trasformazioni della nostra epoca, al tempo stesso prefigurando un futuro possibile di decolonizzazione e trasformazione per la Russia, e offrendo una prospettiva unica su uno dei conflitti più complessi e determinanti del XXI secolo.


dall'Introduzione
Questo è un libro agile che parla della modernità agile e dei suoi boriosi e arcaici nemici. È un libro scritto in tempi di guerra, e il lettore avvertirà il senso di urgenza che lo percorre. Tuttavia ho iniziato a formulare questa narrazione molto prima che, nel febbraio del 2022, la guerra russa in Ucraina si riaccendesse. I capitoli consistono in resoconti ragionati di aspetti cruciali della politica, dell’economia e della società russe: l’energia, l’azione climatica, la risposta al Covid-19, la sfera pubblica, la demografia, le questioni di genere, le disuguaglianze e la guerra. L’ultimo capitolo immagina un progetto, audace ma sempre più realistico, di defederazione della Russia. Quando ho scritto questo libro la guerra non era ancora finita. Poiché ero sicuro che a un certo punto, sperabilmente al più presto, sarebbe terminata, ho deciso di scrivere l’intero testo al passato.
Ho concepito questo libro come un testo breve e diretto, un pamphlet anziché un trattato, il cui tocco leggero aiuti il lettore a comprendere gli orribili argomenti che affronta. La pace va bene per la complessità; la guerra genera chiarezza. Nulla fa tabula rasa più della guerra. La guerra cambia ogni cosa: prima il presente, poi il futuro e infine il passato. Nell’elaborare il mio concetto di «stopmodernismo» faccio riferimento all’economia politica, alla storia intellettuale, alle relazioni internazionali e a molto altro.
Alcuni dei miei autori preferiti – Aleksandr Čajanov, John Maynard Keynes, Karl Polanyi, Michail Bachtin e Fernand Braudel – scrissero i loro libri migliori nel mezzo di guerre di vaste proporzioni. La disperazione è un elemento cruciale: focalizza l’attenzione sugli aspetti peggiori della vita e li porta in primo piano, dove ciò che è nascosto può essere svelato e l’invisibile può essere analizzato. La compassione verso gli uni e il disprezzo verso gli altri riduce in cenere la cautela accademica. Il lutto consiste di ricordi, di visualizzazioni e di congetture: come è potuto accadere questo fatto? si sarebbe potuto evitare? Ma questa mimesi è anche una nemesi: come resistere e vincere? quale genere di rappresaglia potrebbe interrompere la spirale della violenza?
I dopoguerra sono intellettualmente produttivi: generano idee che sono linfa vitale per le generazioni successive, anche se non impediscono loro di avviare una nuova guerra. I dopoguerra sono periodi favorevoli per gli investitori e gli architetti, ma anche per i filosofi e gli storici: scosso dalla guerra, il mondo deve essere di nuovo ricostruito, reinizializzato e riancorato. Docente a Königsberg nel periodo in cui l’Impero Russo annetteva per la prima volta la città, Immanuel Kant scrisse le sue Critiche della ragione umana dopo che le truppe straniere avevano lasciato la sua terra. Nel corso di tutta la propria esistenza Kant si sforzò di creare i presupposti per una pace perpetua, ma la Russia dimostrò l’infondatezza del suo progetto: pochi luoghi della Terra hanno una storia meno pacifica di Kaliningrad. Nel 1921, a Strasburgo, un’altra città che stava passando di mano, Marc Bloch scoprì il potere micidiale delle menzogne: «Le notizie false [...] hanno riempito la vita dell’umanità. [...] Le notizie false! [...] In tutti i paesi, al fronte come nelle retrovie, le si vide nascere e pullulare [...]. Ha ragione il vecchio proverbio tedesco: Kommt der Krieg ins Land, Dann gibt’s Lügen wie Sand».
In un deserto di menzogne sussistono sorgenti di verità che creano oasi di pace, a meno che la sabbia non le ricopra. Sta a noi scegliere se essere gocce d’acqua o granelli di sabbia. È questa la storia in cui ci troviamo a vivere.

Alexander Etkind (1955), storico e psicologo russo, è stato docente di Storia delle relazioni Russia-Europa presso l’Istituto Universitario Europeo di Fiesole e membro dello European Institute for International Law and International Relations. Dopo aver insegnato anche a Cambridge, New York e Berlino, attualmente è docente di Relazioni internazionali e Storia alla Central European University di Vienna. Autore di numerosi saggi di storia della cultura e della politica, in Italia ha pubblicato Eros dell’impossibile. Storia della psicoanalisi in Russia (2021).

Federico Fornaro - UNA DEMOCRAZIA SENZA POPOLO - Bollati Boringhieri

 
Federico Fornaro
UNA DEMOCRAZIA SENZA POPOLO
Astensionismo e deriva plebiscitaria nell'Italia contemporanea

Bollati Boringhieri
marzo 2025
pp. 176, euro 14
ISBN 9788833944319

La democrazia non gode di buona salute. Sono molti i fattori che ne stanno erodendo le fondamenta e che mettono in serio pericolo la tenuta delle istituzioni. Non si tratta di una questione teorica, lontana dal sentire della gente: è un problema che tocca da vicino la nostra vita quotidiana, la nostra società, minando il futuro di ciascuno di noi. Da anni sono al lavoro quattro silenziosi «tarli del legno» che stanno scavando nel tessuto vivo delle democrazie: le diseguaglianze sempre più marcate (economiche e non solo), la perdita di memoria storica, l’uso spregiudicato delle fake news con il conseguente avvelenamento delle fonti della conoscenza e la mancata fiducia nel futuro. Analizzati a fondo, cifre alla mano, questi fattori determinano un crescente distacco dalla politica da parte di molti, evidente nelle percentuali sempre più alte di astensionismo alle urne. In questo panorama storico, l’Italia appare un paese malato di rancore e di sfiducia, brodo di coltura ideale peri soggetti illiberali e nazional-populisti. Contro questa deriva politica deve essere chiaro che la democrazia va difesa ogni giorno, dando risposte ai problemi della vita quotidiana delle persone nel segno dell’eguaglianza e della giustizia sociale. Quanto è stato faticosamente raggiunto in Italia dopo il fascismo e la guerra non va mai dato per scontato, o il pericolo di vederlo svanire si potrebbe fare più concreto che mai, con un lento scivolamento verso forme di democrazia illiberale.

Federico Fornaro, saggista e politico, è stato presidente dell’Istituto per la Storia della Resistenza e della società contemporanea «Carlo Gilardenghi» (Isral). Fra le sue pubblicazioni: Giuseppe Romita. L’autonomia e la battaglia per la Repubblica (1996), Giuseppe Saragat (2003), L’anomalia riformista. Le occasioni perdute della sinistra italiana (2008), Aria di libertà. Storia di un partigiano bambino (2008), Pierina la staffetta dei ribelli (2013), Fuga dalle urne. Astensionismo e partecipazione elettorale in Italia dal 1861 a oggi (2016) e Elettori ed eletti. Maggioritario e proporzionale nella storia d’Italia (2017). Per Bollati Boringhieri ha pubblicato 2 giugno 1946. Storia di un referendum (2021) e Il collasso di una democrazia. L’ascesa al potere di Mussolini (1919-1922) (2022)e Giacomo Matteotti. L’Italia migliore (2024). È stato Senatore della Repubblica e attualmente è membro della Camera dei Deputati.