sabato 8 marzo 2025

Peter Bichsel - LA POIANA - Casagrande

 
Peter Bichsel
LA POIANA
Di ubriaconi, poliziotti e della bella Maghelona
(titolo originale Der Busant: Von Trinkern, Polizisten und der schönen Magelone, Suhrkamp Verlag AG, febbraio 2000)
traduzione di Gabriella de' Grandi
Casagrande
Collana «Scrittori»
2024
pp.136, Euro 20.00 (CHF 20.00)
ISBN 9791255590194 


A un giornalista che gli chiedeva perché fosse diventato scrittore, Peter Bichsel rispose: «Ho avuto la sfortuna di essere un cattivo calciatore». Queste parole già permettono di farsi un’idea dello sguardo limpido e della peculiare ironia di un autore tanto discreto quanto imprescindibile, che ha segnato la letteratura europea degli ultimi cinquant’anni.
La poiana raccoglie otto racconti dai risvolti ora comici, ora romantici, ora inquietanti, accomunati però da un tema costante: il narrare. Si direbbe che Bichsel tenti qui un esperimento: cerca di cogliere il segreto del narrare… narrando. Così eccolo calarsi, nel racconto che dà il titolo al libro, nei panni dei cantastorie antichi e riscrivere la leggenda medievale di Pietro di Provenza e della bella Maghelona, amanti divisi costretti a cercarsi per tutta la vita (ma nella sua versione non vagano tra foreste e castelli, bensì tra le bettole e gli uffici di una cittadina contemporanea); e poi condurci, in Carriera, nella sua officina, dove assembla davanti a noi un personaggio avviandolo al suo destino, come un giocattolo meccanico; o eleggere a protagonista, in Una dichiarazione per l’apprendista di Prey, un narratore tanto preso dal raccontare da dimenticarsi di vivere – ma Bichsel è pronto a riscattarlo, facendo della sua vita povera di eventi un resoconto sorprendentemente avvincente.
Di racconto in racconto, ci si avvicina sempre più all’essenza misteriosa del narrare: un nucleo pulsante dove la memoria, bacino di aneddoti e storie, incontra le innumerevoli possibilità dell’immaginazione. Ma non si può narrare senza qualcuno che ascolta: e così le vere eroine ed eroi di questo libro sono coloro che, come te, stanno leggendo.

Peter Bichsel (Lucerna, 24 marzo 1935) è uno scrittore svizzero, conosciuto soprattutto per i suoi racconti brevi e le sue rubriche sulla stampa scritta e alla radio. Dopo la pubblicazione di brevi testi letterari, soprattutto poesie, in riviste e giornali, esce nel 1960 la sua prima opera in prosa, in un'edizione privata. Nell'inverno a cavallo tra il 1963 e il 1964 partecipa a un corso di scrittura in prosa a Berlino, tenuto dallo scrittore e critico letterario Walter Höllerer. Documentano questa esperienza le testimonianze raccolte nel volume Prosaschreiben e il romanzo Das Gästehaus, scritto a più mani dai partecipanti del corso (tra cui Hubert Fichte e Klaus Stiller); Bichsel vi contribuisce con il primo capitolo. Nel 1964 diventa di colpo famoso grazie ai racconti brevi della raccolta In fondo alla signora Blum sarebbe piaciuto conoscere il lattaio. Il Gruppo 47, il più importante circolo letterario tedesco di quegli anni, lo accoglie entusiasta tra le sue file e nel 1965 gli consegna il Premio per la Letteratura.
Nel 1968 inizia a tenere una rubrica dapprima sul settimanale Weltwoche, attualmente sulla rivista Schweizer Illustrierte. Queste rubriche costituiscono da allora in poi la sua attività principale. Nel 2014 è comparsa su Schweizer Illustrierte l'ultima puntata della sua rubrica Notabene.
Nel 1970 si dimette per protesta, assieme ad altri 20 autori, dall'Associazione Svizzera degli scrittori e partecipa alla fondazione del Gruppo Olten, un movimento letterario di orientamento pacifista e sociale. Peter Bichsel è membro dell'Accademia di belle Arti di Berlino e socio corrispondente dell'Accademia tedesca di lingua e poesia di Darmstadt.
Un fondo con le sue carte si trova presso l'Archivio Svizzero di Letteratura (ASL) a Berna.

Giuseppe Congedo, Giovanna La Pietra - ERNEST HEMINGWAY - PER CHI SUONA IL PASSATO - NPE

Giuseppe Congedo, Giovanna La Pietra
ERNEST HEMINGWAY - PER CHI SUONA IL PASSATO
Edizioni NPE
Collana Nuvole in Tempesta, 45
marzo 2025
pp.80, rilegato, euro 19,90
ISBN 9788836272730

Cuba, primavera 1958. A bordo del Pilar, Ernest Hemingway si lascia trasportare dalle melodie di una vecchia radio. Ogni canzone è un viaggio nel tempo, un tuffo nei ricordi più intimi.
Donne, amori, tradimenti… un mosaico di emozioni che svela l'anima inquieta di uno dei più grandi scrittori del Novecento.
Un viaggio emozionante nel cuore di un mito, tra le onde del mare e i sentieri della sua memoria.

Chi era davvero Ernest Hemingway? Dietro lo scrittore indurito dalla vita, si nasconde un uomo fragile, tormentato dalle esperienze vissute e dai ricordi delle donne che ha amato.
Questo graphic novel, ritrae il Premio Nobel per la letteratura a bordo della sua amata barca, rifugiato nella solitudine e nella pesca. La sua vera compagnia è una vecchia radio che trasmette melodie evocative, ognuna delle quali funge da portale verso un passato vivido e complesso.
Mentre le onde cullano il Pilar, le note trascinano Hemingway in un vortice di ricordi. I suoi pensieri tornano alle donne che hanno segnato la sua esistenza: dalla figura materna, fonte di amore e protezione, alle quattro mogli che lo hanno accompagnato nei momenti più intensi della sua vita. Ognuna di loro rappresenta un capitolo fondamentale della sua storia, un intreccio di passioni, tradimenti e ispirazioni che hanno plasmato l'uomo e lo scrittore.
Attraverso le canzoni che risuonano nell'aria, Hemingway rivive gli incontri fatali, le promesse infrante, le gioie e i dolori che hanno caratterizzato i suoi amori. Ogni donna è un frammento del suo puzzle interiore, una tessera fondamentale per comprendere la complessità della sua personalità.
Le pagine del volume «Ernest Hemingway - Per chi suona il passato» ci immergono in un'atmosfera sospesa tra realtà e fantasia, dove i confini tra passato e presente si dissolvono.
Mentre Hemingway naviga sulle acque turchesi dei Caraibi, il lettore intraprende un viaggio alla scoperta dell'anima tormentata di uno dei più grandi scrittori di sempre.
Un graphic novel che svela la complessità di un'icona letteraria, tra forza e fragilità, avventura e dolore.
 

Giuseppe Congedo è diplomato in sceneggiatura presso la Scuola internazionale di Comics di Roma e ha conseguito un Master di specializzazione nella stessa materia.
Ha insegnato sceneggiatura presso la School comics di Aprilia e ha collaborato con la rivista «Icomics» della Kawama editoriale. Ha pubblicato per Edizioni NPE, Dunwich Edizioni, Bugs Comics, ESESCIFI, LetteraturaHorror.it, Pidgin Edizioni, IVVI Editore, Edizioni Erranti, Re Artù Edizioni. Si ricorda, tra gli altri, il volume H.P. Lovecraft: I gatti di Ulthar e altri racconti (Edizioni NPE 2020).
 
Giovanna La Pietra è diplomata presso la Scuola Internazionale di Comics di Napoli e ha conseguito un Master in fumetto. Tra le sue pubblicazioni: Gomorroland per Cards &co., Un capitano per Hazard Edizioni, La lunga notte di Durante Alighieri per Poliniani e Giacomo Leopardi: L’infinito edito da Edizioni NPE. Ha collaborato come illustratrice con la Diamante Content e come colorista con Arancia Studio su numerosi progetti, tra cui Topolino: robot cleancer, Gargoyles e Gargoyles Quest dando anche il via a collaborazioni estere. Ha infatti disegnato Top Secret Service per la Dark Horse e lavorato come colorista a Final Space – The final chapter.

giovedì 6 marzo 2025

a cura di Claudia Gina Hassan e Giovanni Spagnoletti - CINEMA E POST-SHOAH - Viella

 
a cura di Claudia Gina Hassan e Giovanni Spagnoletti
CINEMA E POST-SHOAH
Stati Uniti, Europa e Israele

saggi di Claudia Gina Hassan, Stefano Apostolo, Damiano Garofalo, Alessandro Izzi, Andrea Minuz, Ivelise Perniola. Ariel Schweitzer. Giovanni Spagnoletti. Guido Vitiello
Viella
Collana del Centro Romano di Studi sull'Ebraismo, 4
febbraio 2025
pp. 120, euro 18
ISBN 9791254697580

Il volume indaga il rapporto tra cinema e Post-Shoah attraverso una vasta gamma di linguaggi narrativi e soprattutto di contesti nazionali. In Germania e Austria, il tema centrale è la colpa e il silenzio collettivo, mentre nell’Europa orientale lo sguardo mette a nudo la brutalità dei lager. Negli Stati Uniti, Hollywood cede il passo a rappresentazioni più realistiche e claustrofobiche, ma non rinuncia a sfumature fantascientifiche, rivelando l’impatto della Shoah in modo inedito. In Italia, il tema della responsabilità storica emerge nei documentari, mentre nel cinema di finzione lo sganciamento dalla realtà solleva interrogativi etici sul ruolo dello sguardo. Il cinema francese, con il lavoro di Lanzmann, si concentra sul delicato tema dei consigli ebraici, una questione solo accennata nel suo capolavoro Shoah. In Israele, il racconto della Shoah evolve da una narrazione redentiva a una riflessione più profonda e complessa sull’inclusione del testimone e sul ruolo della memoria.
Gli studi qui riuniti cercano quindi di sondare la profonda complessità della Shoah rispetto all’evoluzione della sua memoria nel tempo.

Claudia Gina Hassan insegna Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Roma Tor Vergata dove dirige il Master di II livello in Studi sulla Shoah e sulla Memoria. Tra le sue pubblicazioni Hurban. Shoah e rappresentazioni sociali (Libriliberi, 2018), Disinformazione e democrazia (Marsilio, 2022).

Giovanni Spagnoletti ha insegnato Germanistica e Storia e critica del cinema alle Università di Roma Sapienza e Tor Vergata. Ha vinto il premio Filippo Sacchi e nel 2019 il Premio internazionale Reinhold Schünzel per i suoi studi sul cinema tedesco.

#recensione | Vincenzo Paglia | L'ETA' DA INVENTARE | Piemme

 
Vincenzo Paglia
L'ETA' DA INVENTARE
La vecchiaia fra memoria ed eternità

Piemme
ottobre 2021, pag. 240, Euro 17,50
ISBN 9788856681345


Vincenzo Paglia, già vescovo di Terni, poi arcivescovo, è attualmente Presidente della Pontificia Accademia per la Vita e consigliere spirituale della Comunità di Sant'Egidio, nell'ambito della quale è impegnato nell'Associazione "Uomini e Religioni", che organizza incontri ecumenici e interreligiosi. È autore di studi sul dialogo fra credenti e laici e di libri di carattere religioso, pastorale e sociale.
Questo suo nuovo libro è un libro sulla vecchiaia. E già s'affacciano in automatico parole come decadimento fisico, solitudine, inoperosità progressiva. Monsignor Paglia, tuttavia, propone una articolata visione innovativa in una serie ben scandita di capitoli. Scrive Paglia: «ci sono i bambini, poi i giovani, quindi gli adulti e infine gli anziani. Volendo possiamo aggiungere altri due “piani” e un futuro: le fondamenta (la vita nel seno della madre), il terrazzo (la fase terminale) e l’oltre la morte (il cielo che è popolato). Qual è oggi il problema? In questo palazzo di quattro (o meglio, sei piani e un terrazzo) non ci sono né scale né ascensori. Anche il cielo è stato tolto! Sull’ultimo piano non c’è più il cielo, ma una cappa nera impenetrabile. È quel che chiamiamo incomunicabilità tra le generazioni e anche nichilismo, visto che il “nulla” è il futuro che ci attende…».
Il libro è scandito da una serie di capitoli dedicati a 'La vecchiaia: il nostro futuro', 'La vecchiaia: tempo di brace, non di cenere', 'Le paure della vecchiaia', 'L'alleanza fra le generazioni', 'Gli anziani: nella vittà una risorsa', 'Gli anziani: nella Chiesa, un dono', 'Verso il compimento'. Capitoli che contengono una numerosa serie di importanti riflessioni, delle quali, ritengo essenziale riportare questa: “I vecchi diventano predicatori silenziosi dell’attesa di sostegno e di aiuto: è il loro corpo indebolito e dipendente che parla, non le loro parole, spesso segnate dalla confusione. Il loro corpo parla del limite, del bisogno di essere amati e sostenuti. La debolezza dei vecchi è provocatoria: invita i più giovani ad accettare la dipendenza dagli altri come stile di vita, come modo di vivere. Quel che l’anziano insegna con la sua condizione di dipendenza è il bisogno di aiuto che tutti abbiamo.”. Conclude il libro una Carta per i diritti delle persone anziane e i doveri della comunità delle persone anziane.
Sergio Albertini

#recensione | Chiara Gatti | NEVICATE D'ARTE | Interlinea

 
Chiara Gatti
NEVICATE D'ARTE
Gli inverni bianchi dei pittori

Interlinea
Collana: Nativitas, 99
2021, pag. 96, 12 Euro
ISBN 9788868574062


“Ha nevicato sulle Madonne in trono e sulle adorazioni dei pastori, sulle allegorie dei mesi e sulle scene di genere. Ha nevicato sul mito e sul sacro. Per miracolo e per grazia ricevuta. Ha nevicato sui castelli tedeschi e sulle cattedrali francesi. Sulle battaglie navali e su quelle del Risorgimento. Ha nevicato su Napoleone e su Garibaldi. Sui ritratti del Settecento e su quelli della Belle Époque. Ha nevicato sui panorami fiamminghi e sui tetti di Parigi, sulle izbe della Bielorussia e sui rifugi delle Alpi dove il silenzio e il candore della neve sono diventati simbolo di morte e resurrezione.
Quante volte ha nevicato nella storia dell’arte? Quante volte una coltre di neve è calata silenziosa sulle pale d’altare e sugli affreschi?”
E' la domanda che si pone (e ci pone) Chiara Gatti, storica e critica d'arte, in questo agile libro (solo 96 pagine). Le risposte (parziali e incomplete), fioccano (è il caso di dirlo) tra le numerose riproduzioni e i brevi capitoli, Si parte da lontano, dal ciclo scolpito da Benedetto Antelami per il battistero di Parma alla fine del XII secolo, dagli affreschi di Ambrogio Lorenzetti per il Palazzo Pubblico di Siena (1337) alle miniature dei fratelli Limbourg. Impossibile non citare il primo scorcio invernale nella storia della pittura occidentale, il paesaggio dipinto da Pieter Breugel il Vecchio passando alla pittura romantica di Caspar David Friedrich. Nel capitolo 'Lenta fiocca la neve' ecco Monet, Sisley, Renoir, Caillebotte, Gaugin con brevi citazioni delle pattinatrici di Giuseppe de Nittis e delle silografie dal mondo fluttuante, inverni pieni di grazia e impalpabili emozioni. Nel capitolo 'La montagna incantata' ecco le Alpi di Giovanni Segantini, appena accennati Bocklin e Hodler, sfiorati Munch e Kandinskij, si attraversa un Novecento fatto di Chagall e Malevic, e poco altro. Nel capitolo 'In inverno gli alberi volano' si arriva alla modernità di Hopper e della O'Keeffe, a Morandi e alle foto di Mario Giacomelli, alle acqueforti di Federica Galli. Ovvio che si sia scelto di procedere per i 'soliti noti', per cui restano fuori ad esempio Hendrick Avercamp o Jan Griffier, e tra gli italiani Ippolito Caffi (autore di una immagine con la neve sul Canal Grande) o Angelo Inganni (qui la neve è sui Navigli), il primo novecento con Clark Greenwood Voorhees o maestri come Kroyer o Grimshaw, Morbelli o i paesaggi innevati di Oreste Albertini. Manca del tutto un accenno al momento gioioso e festoso dei pupazzi di neve (l'elenco è davvero notevole: da Meyerheim a Eitaku Kobayashi). Un libretto alfine gradevole, da 'consumare' in un'oretta, e poco più. Ma che manca il segno.
Sergio Albertini


#recensione | Pietro Spirito | GENTE DI TRIESTE | Laterza

 
Pietro Spirito
GENTE DI TRIESTE
Laterza
Collana: i Robinson
2021, pag. 272, 18 Euro
ISBN 9788858143131

 
Pietro Spirito, casertano, sessantenne, vive e lavora a Trieste, scrittore (finalista allo Strega del 2003) e giornalista alle pagine culturali de 'Il Piccolo', dedica questo suo ultimo libro alla città italiana forse conserva più di altre il ruolo di crocevia, di città di confine da sempre popolata da traffici e commerci. Affollano le pagine di questo libro personaggi che ne hanno fatto la storia e ne costruiscono una caleidoscopica biografia polifonica, disegnando una Trieste un po' Europa, un po' no. Con un escamotage (passeggiate per le vie di Trieste, in dialogo con una sorta di alter ego), Spirito parte dal porto raccontandoci di Carl Weyprecht, a capo della prima spedizione all'Artide  e comprendente marinai dell'Adriatico (triestini, istriani, fiumani e dalmati), e con lingua ufficiale l'italiano. Prosegue con Felice Benuzzi, che dai campi di prigionia inglesi del Kenya fugge e conquista Punta Lenana (4985 metri), divenendo in seguito Ambasciatore d'Italia in Uruguay. Vite spericolate, vite di uomini e donne a volte ignote ai più e che a Trieste nascono, o transitano, o vivono, e dove a volte muoiono. Paolo Universo, ad un passo dal divenire campione d'atletica, non si presentò alla gara. Particolarmente coinvolgente la storia della pittrice Alice Zeriali, e i riferimenti alla 'Città di Carta', quella di Saba, di Aaron Hector Schmitz (Italo Svevo). La passione con cui Spirito narra, la ricchezza di documentazioni e di ricordi che inanella, la scrittura colloquiale ma misurata ne fanno un libro che va oltre Trieste e i triestini, un esempio di come le città possono essere narrate. I nomi sono tanti, e Spirito restituisce loro una memoria perduta, riscrive una piccola grande Storia di piccoli grandi uomini a mo' di risarcimento postumo.
Sergio Albertini


#recensione | Nicoletta Sipos | COLETTE. UN SOGNO AUDACE | Morellini

 
Nicoletta Sipos
COLETTE. UN SOGNO AUDACE
Morellini Editore
Collana: Femminile Singolare
2021, pag. 256, Euro 17,90
ISBN  9788862988490


Colette (pseudonimo di Sidonie-Gabrielle Colette), vissuta tra il 1873 e il 1954. fu scrittrice e attrice teatrale francese tra le figure più importanti della prima metà del Novecento, grande protagonista del suo tempo, prolifica nella scrittura quanto audace nelle sue esibizioni (spesso nuda durante gli spettacoli), ma anche molto, molto di più: giornalista, commerciante di cosmetici, tre mariti e una infinità di relazioni sentimentali con ambo i sessi. Nicletta Sipos, italiana di origini ungheresi, in questa biografia affida alla voce narrante della figlia di Colette, anch'essa di nome Colette, la storia di questa figura audace per i suoi tempi, apprezzata da Proust, Cocteau, Gide. E lo fa con una scrittura appassionata, seducente e accattivante, ricchissima di episodi, di figure e testimoni (la vera Colette figlia visse i suoi ultimi anni ad Anacapri, dove morì di tumore, a 68 anni, nel 1981). C'è lo sguardo tenero e a tratti disperato di una figlia non amata, nel racconto della Sipos (per Colette madre, generazioni diverse non dovevano vivere insieme) ma che vive per il culto della madre, fino alla morte (volle essere sepolta accanto a lei). Nicoletta Sipos scrive una biografia che è saggio, che è romanzo, che è finzione costruita con assolute verità, che si legge con assoluto coinvolgimento grazie anche ad una scrittura equilibrata. Il libro ha in appendice una filmografia ed una bibliografia dei testi consultati.
Sergio Albertini


#recensione | Alessandro Vanoli | PIETRE D'APPENNINO | Ponte alle Grazie

Alessandro Vanoli
PIETRE D'APPENNINO
A piedi sulle strade che raccontano la Storia
Ponte alle Grazie
Collana: Passi
2021, pp. 192, euro 14
ISBN 9788833312040  

“Che poi si tratta di un'idea semplice se ci pensi: fare di un piccolo cammino un viaggio vero e proprio”. E' tutto qui il segreto di questo libro, nell'incipit che è il senso stesso di questo 'viaggio di Alessandro Vanoli, una avventura, una ricerca attraverso quei mille angoli che “ci sfuggono per fretta o per quotidiana disattenzione”. Siano esse le piante, gli animali, i paesaggi, le pietre. Forse (o anche e soprattutto) alla ricerca delle tracce di ciò che siamo stati. I luoghi attraversati, intrisi di memoria, sono San Luca, appena una collinetta, uno scoglio proteso su quel mare che fu la Pianura Padana in tempi lontani. O Sasso Marconi, o il corso del Reno, sempre con ben chiara la differenza tra la storia (“è o dovrebbe essere la conoscenza accertata del passato”) e la memoria (“che è prima di tutto una questione personale; è il modo che abbiamo per ricostruire le nostre passate esperienze”). Tutto il viaggio a forma di parola che Vanoli vive è in bilico tra questi due estremi, con una scrittura agile e accattivamente, affabulatoria e incantante. Persino nella 'Piccola bibliografia raccontata' finale. Il libro è stato realizzato in collaborazione con il Club Alpino Italiano.
Sergio Albertini

#recensione | Mauro Suttora | CONFINI | Neri Pozza

 
Mauro Suttora
CONFINI
Storia e segreti delle nostra frontiere
Neri Pozza Editore
Collana I Colibrì  
2021, pp. 288, € 18,00
ISBN 9788854521742

I confini tornano, nonostante Schengen, nonostante l'abolizione delle dogane e delle file d'auto ai valici. Tornano i confini, in Europa. Dapprima col 'confino' dovuto al Coronavirus, poi con il rialzo della voce da parte dei sovranisti (“Padroni a casa nostra”). In questo bel libro Suttora racconta i tanti confini d'Italia attraverso sei regioni (più la Val d'Ossola). Lo fa informandoci con dovizia di informazioni non solo collegandosi alle frontiere geografiche ma anche a quelle linguistiche (oltre frontiera ben 350mila svizzeri del Canton Ticino hanno come madrelingua l'italiano; i valdostani parlano francese, i sudtirolesi tedesco, e ci sono circa centomila sloveni tra Cividale e Trieste). Nella sua conclusione Suttora ricorda Zygmunt Baumann: “I confini dividono lo spazio; ma non son pure e semplici barriere. Sono anche interfacce fra i luoghi che separano”. Libro profondo, ricco, stimolante, polifonico, che ridisegna una cartografia sotto nuovi colori, fa propri i versi di Mogol per Battisti (“E respirando brezze che dilagano su terre senza limiti e confini / ci allontaniamo e poi ci ritroviamo più vicini”). Ottima, ricca e aggiornata la bibliografia finale.
Sergio Albertini


#recensione | Giancristiano Desiderio | TEORIA GENERALE DELLE STRONZATE | Castelvecchi

 
Giancristiano Desiderio
TEORIA GENERALE DELLE STRONZATE
Come si distrugge una nazione

Castelvecchi, collana Nodi
2021, pag. 76, Euro 11,50
ISBN 9788832903997


Può riuscire una stronzata a mettere in crisi un’intera democrazia? Forse una sola no, le stronzate del resto sono sempre esistite, ma mai come nel nostro tempo sono state tante, e grosse: la società dell’informazione e dei social ne produce in quantità industriale, confezionandole di volta in volta come notizia, scienza, politica. Nemmeno le cinque leggi fondamentali della stupidità umana codificate dallo storico Carlo Maria Cipolla bastano più a tenere sotto controllo il potenziale distruttivo degli stupidi, quando entrano in gioco le stronzate. Ecco perché è necessaria una teoria generale che distingua il falso e la bugia dalle finzioni, i sofismi e le contraffazioni, cioè dalle vere e proprie stronzate, le quali tendono, alla fine, a portare la stupidità al potere. Introducendo una sesta legge fondamentale: «Quando i non-stupidi non distinguono più il vero, il falso, il finto, allora il potere degli stupidi non ha più limiti».
Così viene presentato dall'editore il libro di Giancristiano Desiderio, autore di testi sul rapporto tra verità e potere, politica e libertà, vincitore nel 2014 del Premio Acqui Storia con “Vita intellettuale e affettiva di Benedetto Croce” ed autore, tra gli altri libri, di “Essere e Gioco da Platone a Pelé. Il senso del calcio e della condizione umana” (Ultra, 2019) e “Croce e Einaudi. Teoria e pratica del liberalismo” (Rubbettino, 2020).
Nell'introduzione (“Ci sono ancora problemi filosofici ?”) l'autore spiega già il concetto di 'stronzata' (“Il caso della Costa Concordia – la nave della Costa Crociere naufragata il 13 gennaio 2012 all’Isola del Giglio – è emblematico: fu una colossale stronzata guidare quella nave in acque troppo basse fino a urtare con lo scoglio delle Scole. Il risultato fu la morte di trentadue persone e il più grande naufragio dell’epoca moderna. E il Ponte Morandi di Genova? Venne giù di schianto il 14 agosto 2018 ma il crollo non fu dovuto né al destino, né al caso, quanto alla mancanza di normalissima manutenzione. Ecco perché avere una teoria generale delle stronzate è, ormai, non solo utile ma necessario: aiuta a difendersi dal pericolo delle stronzate, tanto teoriche quanto pratiche, che la nostra società produce in quantità industriale.”). Per Desiderio “Tecnicamente una stronzata è lo scollamento tra opinione e fatti o, meglio, l’incapacità di distinguere finzione e realtà, irrealtà e realtà”.
In una società post-moderna come la nostra, che passava e passa attraverso la “mediatizzazione” della comunicazione si è ottenuta quella svolta ermeneutica anticipata da Nietzsche e da Heidegger per la quale non vi sono fatti ma solo interpretazioni ? C'è ancora una verità/realtà da ricercare ?
Fondamentale la citazione Carlo Maria Cipolla, con il testo delizioso e ormai classico “Le leggi fondamentali della stupidità umana” che riconduce la stupidità umana a cinque leggi che Desiderio riporta in sequenza:
I Sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di stupidi in circolazione.
II La probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della stessa persona.
III Una persona stupida è una persona che causa danno a un’altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita.
IV Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide. In particolare i non stupidi dimenticano costantemente che in qualsiasi momento e luogo, e in qualunque circostanza, trattare e/o associarsi con individui stupidi si dimostra infallibilmente un costosissimo errore.
V La persona stupida è il tipo di persona più pericoloso che esista.
In un capitolo Desiderio approfondisce le sue riflessioni su Marx, Engels e la madre di tutte le ideologie (con una citazione della Tachter; Il socialismo dura solo fino a quando finiscono i soldi degli altri.) fornendo, nel capitolo successivo, un lapidario incipit: “Il marxismo è stato fondato sul sentimento più diffuso: il risentimento.” indicando nella gogna il carattere fondamentale del nostro tempo (“Chi incolpiamo oggi? Chi offendiamo? Chi insultiamo? La colpa altrui non renderà felici ma è così utile a soddisfare il risentimento che, ormai, il boia che è in tutti, in ognuno, non ne può più fare a meno.”). Nel capitolo “La fabbrica del vuoto” Desiderio si domanda e ci domanda: “Ma come si è giunti fino a questo punto? Come è possibile che i caposaldi della nostra convivenza civile siano stati erosi fino al punto in cui perfino il diritto è stato, come avrebbe detto Marx, “capovolto”? È possibile, è possibile.”. In uno dei capitoli successivi, a partire da una citazione di Eco, Desiderio richiama uno dei davvero enormi macigni della nostra contemporaneità: “I cretini non sono un’invenzione dei social, sono sempre esistiti. Con i social i cretini hanno non solo un’occasione che prima non avevano ma anche un rilievo inimmaginabile fino a qualche tempo addietro. La cosa non è da sottovalutare perché, come diceva Franz Kafka, un idiota è un idiota, due idioti sono due idioti, ma diecimila idioti sono un partito politico”. Che fare ? “Porsi il proposito di eliminare i cretini – gli stupidi, gli idioti, gli imbecilli – non solo è insensato ma è da cretini perché non tiene conto della Prima Legge di Carlo Maria Cipolla. Dunque, che fare, bisogna rassegnarsi? Non proprio. Bisogna riaprire i Bar Sport. Il caro vecchio Bar dello sport che esisteva in ogni paese, in ogni borgo, in ogni quartiere e in ogni villaggio svolgeva una funzione fondamentale nella società di un tempo: consentiva di sparare stronzate senza danneggiare nessuno perché tutti sapevano che erano amabili stronzate e facevano uso di sana ironia. Tutto il contrario di quanto accade oggi sui social in cui le stronzate hanno tante pretese e tutti si prendono terribilmente sul serio fino al fanatismo.”
Libro amaro, forse libro senza speranza, ma libro importante, che riflette e fa riflettere in ogni sua pagina.
Sergio Albertini

#recensione | Lorenzo Montemagno Ciseri | CERBERO E GLI ALTRI | Carocci

 
Lorenzo Montemagno Ciseri
CERBERO E GLI ALTRI
I mostri nella Divina Commedia

Carocci
Collana Quality Paperbacks
2021, pag. 168, 15 Euro
ISBN 9788829005055


“Nel leggere l’Inferno dantesco si scopre, si indaga e si appaga l’ombra, personale e sovrapersonale, il cosiddetto “lato oscuro”, l’antitesi della luce che, con buona pace della saga di Guerre stellari di George Lucas, fu un concetto teorizzato da Carl Gustav Jung a partire dai primi decenni del Novecento. L’ombra in ognuno di noi, che è l’insieme di tutto ciò che è negativo in un individuo e nel genere umano, e l’ombra assoluta, ovvero tutto ciò che è negativo nell’esistenza, quello che banalmente si può de1nire il male “
Così Lorenzo Montemagno Ciseri nell'Introduzione al suo 'Cerbero e gli altri'. Un volume che porta come sottotitolo 'I mostri nella Divina Commedia', che da settecento anni esercita tutta la sua attrattiva e la sua potenzaa evocativa su di noi e sulla cultura mondiale. L'autore, docente di scuola secondaria superiore e dottore di ricerca in 'Storia della scienza e della teratologia' (già nel 2018 diete alle stampe “Mostri: la storia e le storie”), già nel primo capitolo di questo libro (“Mostri e viaggi ultramondani”) con una caleidoscopica ricchezza di citazioni e rimandi da' prova di un bagaglio culturale coniugato con una facilità seducente di narrazione. Nel secondo capitolo (“Maestri di mostri”) ecco Virgilio (“Si è detto che la discendenza diretta e dichiarata dell’Inferno dantesco è quella dalle opere di Virgilio il quale, in special modo nell’Eneide ma, come abbiamo visto, prima ancora nelle Georgiche, narra ampiamente di discese nell’oltretomba. La descrizione che troviamo nelle Georgiche, però, è sostanzialmente un’anticipazione di quella presente nell’Eneide, quasi una bozza, ed è in questa seconda opera che Virgilio rielabora tutti gli elementi infernali e dà loro una forma più de1nita, più ampia e a volte nuova. Non a caso Dante sceglie proprio il poeta latino come guida nel suo percorso attraverso gli inferi: chi meglio di lui avrebbe potuto condurlo e fargli da scorta in quel mondo di orrore e tenebre?”). Segue Brunetto Latini (“Brunetto, quindi, non tralascia nessuna delle principali mostruosità antropologiche, e antropomorfe, che le fonti classiche avevano messo a sua disposizione e perciò, nel Tresor, noi possiamo sfogliare l’intero catalogo, o quasi, delle favolose popolazioni di quell’Oriente che, da secoli, continuava a rappresentare la vera soglia verso il meraviglioso.”). Dal terzo capitolo, ecco appare i mostri nella Commedia; si inizia con l'Inferno, ovviamente, ed ecco le tre Fiere, Caronte, Minosse, Cerbero, le Erinni, Medusa, Minotauro, i Centauri, le Arpie, i diavoli di Malebranche (“Le vicende di questa bandaccia, che occupa i canti xxi, xxii e xxiii dell’Inferno, sono una delle più felici e originali invenzioni dantesche.”) ed altri ancora, analizzati (con molti versi del poema riportati) anche per il Purgatorio. Un capitolo è dedicato a “L’eredità dei mostri danteschi Abbozzo per una teoria del mostro come “meme” “, ricca analisi sulla struttura della trasmissione dei mostri e delle opere che li contengono, nel corso del tempo e delle diverse culture, capitolo arricchito di numerose immagini che espandono verso lo sguardo l'articolata ricchezza dei rimandi. Concludono i libri dei ringraziamenti (amabilmente dedicati), una ricca bibliografia, un indice dei nomi.
Sergio Albertini

#recensione | Leonida Teobaldi, Alessandro Volpi | STORIA DEL DEBITO PUBBLICO IN ITALIA | Laterza

 
Leonida Teobaldi, Alessandro Volpi
STORIA DEL DEBITO PUBBLICO IN ITALIA
Dall'Unità a oggi

Laterza, collana Storia e Società
2021, pp. 304, Euro 22
ISBN 9788858144428

 
Nell'introduzione, i due autori riferiscono che la pandemia da Covid-19 sta sommergendo di debito il mondo (alal fine del 2020 il debito pubblico globale è stato superiore al prodotto interno lordo, più di quanto non fosse alla fine della seconda guerra modiale). E in Italia il debito pubblico è uno dei grandi problemi dello Stato da oltre quarant'anni, e il suo livello è ancora tra i più alti del mondo, possedendo un livello di debiti più elevato della sua economia (in compagnia di Giappone, Grecia e Stati Uniti). Debito pubblico che è strettamente legato al potere politico; la Repubblica italiana nacque con un debito molto basso, e negli anni della ricostruzione contennero il debito e stabilizzarono al contempo prezzi e tassi di cambio con l'estero. I due autori,, come sintetizzato dal titolo del libro, partono quindi dal 1861, analizzando, con profondità e ricchezza di dati, la trasformazione di fine secolo, dalla fine della Prima Guerra Mondiale alle conseguenze della superlira, fino al trionfo dell'inflazione tra il 1930 e il 1945. Nella storia e nella ricostruzione post bellica si avvia a golden age of growth, un debito sotto controllo, il boom economico, la crescita dello Stato della spesa. Viene analizzato poi l'intervallo tra il 1982 e il 1995, con la crisi del debito e il dopo Mastricht, fino alla crisi valutaria, la recessione, lo scontro con l'Unione europea.
Volume ricchissimo di note, con un utile indice dei nomi.
Sergio Albertini



#recensione | Angelo Mastrandrea | L'ULTIMO MIGLIO | Manni

 
Angelo Mastrandrea
L'ULTIMO MIGLIO
Viaggio nel mondo dell'e-commerce e della logistica in Italia tra Amazon, rider, portacontainer, magazzinieri e criminalità organizzata

Manni
2021, pp. 176, 14 Euro
ISBN 9788836170852   


Cominciamo dall'autore: classe 1971, nato in provincia di Salerno, Angelo Mastrandrea si è sempre occupato di tematiche legate al mondo del lavoro. E' stato vicedirettore de Il Manifesto, scrive per il Venerdì di Repubblica e per Internazionale. Alcune delle sue inchieste sono state pubblicate anche in Framcia su Le monde diplomatique, Courier international, Revue XXI. E' stato finalista al Premio Biella Letteratura e industria col suo Lavoro senza padroni (Baldini&Castoldi, 2015).
In questo suo nuovo libro, Mastrandrea affronta quel nuovo settore cruciale dell'economia capitalistica sorto alla fine degli anni Novanta del secolo scorso, quel trasporto (su gomma e via mare) delle merci, e la vendita al dettaglio via e-commerce che sono esplosi in maniera esponenziale e che, anche a causa dell'emergenza sanitaria causata dal Covid-19, hanno conquistato enormi (e financo inimmaginabili) quote di mercato. Già nella scelta della citazione iniziale da La condizione umana di André Malraux (“Non esiste dignità, non c'è vita reale per un uomo che lavora dodici ore al giorno senza sapere per quale scopo lavora”) - e ricordiamo che Malraux scrisse il suo libro nel 1933 – c'è racchiuso in sintesi il senso del libro. Un anno e mezzo dopo l'esplosione della pandemia – scrive Mastrandrea - “gli acquisti di merci di ogni tipo attraverso le piattaforme del commercio elettronico in Italia sono aumentati del 35% (…) e nello stesso periodo, le multinazionali dell'economia 4.0 hanno guadagnato quanto mai era accaduto loro prima di allora”.
L'ultimo miglio del titolo è quella distanza cje corre tra i depositi della logisticae i destinatari finali della merce.
Il primo capitolo è dedicato ad Amazon, vera leadership dell'e-commerce, padrone assoluto in una assenza di regole nei rapporti di lavoro, e – scrive Mastrandrea – anche nell'evasione fiscale. Un capitolo è dedicato alle condizioni di lavoro dei rider, focalizzato soprattutto sulla città di Napoli (ma con riferimenti alla cronaca nazionale).
Da Napoli a Catania col documentatissimo capitolo dedicato alla Coop che sfida la mafia dei TIR, e a Salerno (e al suo porto) per il capitolo intitolato “Le crociere dei rifiuti”, dove sfila di tutto, dagli abiti usati dell'Est Europa diretti in Africa alla salsa di pomodoro prodotta in Cina e destinata a mescolarsi con quella italiana negli impianti dell'agro nocerino-sarnese per poi essere riesportata col logo tricolore del made in Italy in tutt'Europa. Per me, il capitolo più coivolgente ed interessante è “I bibliotecari 4.0 di Stradella”, dal nome della cittadina dell'Oltrepò pavese, terza area logistica europea per importanza (dopo l'Olanda occidentale, l'Ile-de-France, la Baviera) entro cui si muovo merci per 140 milioni di euro, tra le 18mila aziende e i 170mila lavoratori che contribuicono per un terzo al fatturato italiano del settore. Mastrandea sottolinea che si riproducono quell'alienazione e quello sfruttamento non diversamente che in una miniera di carbone degli anni Cinquanta, raccontando le proteste al magazzino di smistamento di Ikea (il più grande di Italia) a Piacenza, lo scipero dei lavoratori del magazzino del corriere Sda, le proteste di un gruppo di lavoratori del più grande deposito della Coca Cola per il Sud Europa, ricordando i lavoratori del magazzino e carico/scarico merci per Zara che denunciavano stipendi al minimo e sfruttamento. Fino allo sciopero della metà dei facchini che scaricano, sistemano sui bancali, imballano e spediscono i 90 milionidi volumi che ogni anno entrano ed escono dalla Città del Libro, centro nevralgico della distribuzione editoriale italiana. Libro di esemplare valore etico, ben documentato, che consiglio vivamente a tutti.
Sergio Albertini

#recensione | Moreno Barbi | HO INCONTRATO UN MAESTRO DI QIGONG | Giraldi

 
Moreno Barbi
HO INCONTRATO UN MAESTRO DI QIGONG
Indagine sul Taoismo
prefazione di Gianluigi Schiavon
Giraldi Editore
2021, pag. 178, Euro 16
ISBN 978-88-6155-886-1

 
Il qigong è una pratica cinese antica, per allenare sé stessi nel corpo e nello spirito, scoperta e sperimentata dalla gente comune nella vita quotidiana, ed è parte integrante della Medicina Tradizionale Cinese insieme al massaggio e all’agopuntura. Moreno Barbi, nato a Bologna nel 1957, insegnante di Educazione Fisica, masso-fisioterapista, studente all’Università di Pechino di Medicina tradizionale cinese, in questo saggio descrive la genesi del qigong e il suo impiego pratico attraverso la sua personale esperienza di paziente e terapista, trasmettendo al lettore la curiosità dello studente nella continua ricerca. La narrazione si intreccia con la sua vita privata, rievoca gli insegnamenti ricevuti nelle aule universitarie o in locali di fortuna sino ad affascinanti templi cinesi. Le letture fatte da adolescente, che gli avevano acceso l’interesse per le tecniche energetiche orientali, incontrando il Maestro Li Xiaoming, improvvisamente si concretizzano. Nel capitolo IV scrive: “Nel primo seminario che mia moglie Carla e io frequentammo, il Maestro spiegò la teoria Yin-Yang e la teoria delle Cinque Fasi. Espose poi i tre aspetti fondamentali per iniziare a praticare e per evolversi nel cammino futuro, costituiti da tre regolazioni: del corpo Tiao Shen, della respirazione Tiao Xi e del Cuore Tiao Xin. Tutto ciò per quanto riguardava la parte teorica. Insegnò poi esercizi di qigong statici: Ti Bao shi – abbracciare la palla, Cheng Bao shi – sostenere la palla, Bao Dantian – abbracciare il dantian, Fu An shi, tronco che galleggia, Fen Shui shi, separare le acque ed esercizi di qigong dinamici: i cinque animali Wu Xing”. Barbi racconta poi delle sue esperienze, dai corsi uno di diagnostica e di ago punti al seminario sulla Xiao Zhou Tian o Piccola Rivoluzione Celeste, e si sofferma anche sugli incontri, umani e professionali, durante il suo percorso, con una scrittura quasi diaristica ma sempre ricca di informazioni, rimandi e richiami alla cultura orientale (una lunga analisi, ad esempio, del succedersi delle Dinastie che – sebbene concisa – appare ai non cultori una digressione poco coinvolgente).
Sergio Albertini

#recensione | Haim Baharier | IL CAPPELLO SCEMO | Garzanti

 
Haim Baharier
IL CAPPELLO SCEMO
Garzanti
2021, pp. 132, Euro 16
ISBN 9788811819622


Kova Tembel. Il cappello scemo. Origini ed etimologia: chi lo ricollega al cappello pesante del movimento cristiano dei Templari, attivo in Israele alla fine del XIX secolo. Ora pare che gli arabi, che non sapevano pronunciare la lettera 'p' e certe vocali cambiarono il nome in 'cappello a tembel'; mentre secondo altri il nome 'tembel hat' derivi dalla parola turca (o ottomana) “tembel”, che significa pigro. La forma di questo cappello è identica al 'pileus', il cappello adottato dagli schiavi liberati nel mondo greco e romano e ripreso ai tempi della Rivoluzione Francese come simbolo di libertà. Haim Baharier è nato a Parigi nel 1947, è figlio di genitori di origine polacca reduci dai campi di sterminio. Allievo del Maestro Léon Askenazi e del filosofo Emmanuel Lévinas. Matematico, psicoanalista, è considerato tra i principali studiosi di ermeneutica biblica e di pensiero ebraico. In questo suo nuovo (e bellissimo) libro che aiuta a compiere il più difficile dei percorsi: superare lo smarrimento delle nostre vite, uscire proprio da quella condizione dentro cui ci sentiamo 'schiavi' per trovare (o ritrovare?) la nostra via da uomini liberi. Dieci percorsi di pensiero; dieci, come gli ultimi oggetti creati dal Divino alla vigilia del sabato, oggetti che non vennero replicati, dall'arcobaleno alle tavole dell'alleanza, dalla manna alla bocca della sorgente. A proposito di scrittura: quella di Baharier è semplicemente meravigliosa: si dalle prime pagine, che evoca la festività di Pèsach e i ricordi della sua infanzia, si resta rapiti dalla narrazione e dalla sua fluida ricchezza, dalle riflessioni (“siamo affamati di significati, di culture, di emozioni che ci facciano entrare da qualche parte. Entriamo molto facilmente, gli assaggi ci sono congeniali. Uscire ha un peso maggiore, non è lo scontato contrario di entrare. Forse lo intuisce il pesce ingannato dalla nassa. Si può entrare per un soffio, in un pertugio. L’uscita ha bisogno di maggiore spazio perché quando si esce si porta addosso un qualcosa in più.”), dallo spessore dei rimandi culturali. Libro da assaporare a piccoli assaggi. E lasciare, tra un capitoletto e l'altro, che il rumoroso silenzio che abitiamo si faccia respiro profondo.
Sergio Albertini


#recensione | VOLEVAMO CAMBIARE IL MONDO | a cura di a cura di Roberto Biorcio e Matteo Pucciarelli | Mimesis

 
VOLEVAMO CAMBIARE IL MONDO

Storia di Avanguardia Operaia 1968-1977
a cura di Roberto Biorcio e Matteo Pucciarelli
Mimesis
Collana: Passato prossimo
2021, 302 pp., Euro 20,00
ISBN 9788857573052


Mi piacerebbe che ne uscisse un libro che documentasse quella che è stata per noi una scelta di vita privata e politica”. Così Giovanna Moruzzi nella prefazione alla raccolta di saggi a più mani che provano a scrivere una storia che, per molti di loro, è stata anche una parte di vita. Nell'Introduzione, i due curatori, Roberto Biorcio e Matteo Pucciarelli, raccontano come Avanguardia Operaia fosse una delle organizzazioni più importanti della nuova sinistra per numero di militanti e per l'impegno nelle lotte in molti settori della società. I vari saggi cercano di ricostruire questa storia anche attraverso 110 interviste raccolte tra i protagonisti di quegli anni, come nel saggio di Borcio (“I movimenti, la nuova sinistra e Avanguardia Operaia”). Franco Calamida polarizza la sua attenzione sui Comitati unitari di base e le lotte operaie, Marco Paolini sul movimento degli studenti (c'è il tempo di segnalare un film come “Fragole e sangue”, del 1970); Grazia Longoni analizza il percorso dal germe del femminismo all'esplosione del movimento delle donne. Molto interessante l'intervento di Vincenzo Vita su Avanguardia Operaia e la politica nella cultura (col ricordo del festival di Licola, 1975). Numerosi altri saggi non vengono qui citati per ovvie ragioi di spazio; tutti insieme, però, contribuiscono a costruire un libro da avere per ricordare, per molti di noi, un “come eravamo” passionale e documentato.
Sergio Albertini

#recensione | Alessandro Tessari | IL MIO '68 | Mimesis

 
Alessandro Tessari
IL MIO '68
Una gran rottura di coglioni, ma... ma...
Introduzione di: Silvia Capodivacca
Mimesis
Collana Eterotopie
2020, 130 pp., Euro 9,00
ISBN 9788857572925

L'idea consolidata che il '68 sia nella nostra memoria un blocco unitario e omogeneo di fatti viene 'smontata' da Alessandro Tessari da tutti gli stereotipi oramai 'addomesticati' (come scrive nell'interessante prefazione Silvia Capodivacca). Ogni settore della vita subì (allora) un'ondata di intenso rinnovamento; il racconto di Tessari è, tuttavia, solo un racconto personale, frutto di ricordi da marmittone (ampio spazio ha nel suo libro la vita di caserma a Civitavecchia), mentre si intrecciano storie, vicende, personaggi, dalla fabbrica metalmeccanica dove lavorava il padre dell'autore alla periferia di Treviso, a qualche figura di prete (ma anche una suora complice delle 'fughe' oltre i muri della caserma). Una narrazione scorrevole, confidenziale, che non mantiene tuttavia le aspettative che un titolo come 'Il mio '68' lascerebbe immaginare. Ne viene fuori una certa Italia trafficona e furbesca che non appartiene (purtroppo) solo al '68, e che perdura intatta ancora oggi la sua immagine opaca e complice.
Sergio Albertini


mercoledì 5 marzo 2025

Alberto Méndez - I GIRASOLI CIECHI - Sellerio

 
Alberto Méndez
I GIRASOLI CIECHI
(titolo originale Los girasoles ciegos, 2004)
Traduzione dallo spagnolo di Bruno Arpaia
Sellerio editore
collana La memoria n. 1335
marzo 2025
pp. 280, euro 15
ISBN 978838947780

Pubblicato in Spagna nel 2004, poco prima della morte del suo autore, I girasoli ciechi ha la forza e la visione di un libro meditato per tutta la vita: la sua perfezione letteraria, l’umanità struggente dello sguardo e il sentimento poetico che lo attraversa, ne hanno fatto un caso editoriale, un bestseller salutato da importanti premi e riconoscimenti, traduzioni in molti paesi, una versione cinematografica.
I protagonisti di questo libro sono sconfitti che, come girasoli ciechi, hanno rinunciato a cercare il sole. Ed è la sconfitta, lo splendore e la grazia dell’abbandono, a tenere unite le quattro vicende de I girasoli ciechi, ambientate nell’immediato dopoguerra in Spagna: un capitano dell’esercito vittorioso di Franco decide di arrendersi ai repubblicani, ormai sbaragliati, nell’ultimo giorno del conflitto; un giovane poeta fugge in montagna con la fidanzata incinta e affronta una vertiginosa storia di solitudine e di morte; un prigioniero, che sta per essere giustiziato, cerca di posticipare la propria fine inventando una vita di onore e coraggio per il figlio del colonnello dal quale dipende la sua sorte; un religioso, ossessionato dalla moglie di un intellettuale repubblicano che vive nascosto in un armadio, scatena la disgrazia di una famiglia.
«I documenti sui quali lavorano gli storici promettono e a volte permettono di dare la certezza, la verità è altra cosa», scrive Adriano Sofri nella Nota che chiude il volume. E così tutto ciò che è narrato in questo libro è vero, ma nulla di ciò che viene detto è certo: perché oltre gli orrori e le paure, al di là delle sofferenze e dei drammi, dopo ogni guerra civile resta soltanto la necessità di ricordare ciò che sappiamo.
Con una prosa scarna e poetica, densa e tagliente, questi Girasoli ciechi raccontano un dolore inafferrabile ed eterno, che contiene la vergogna, lo sconforto, e infine il seme della resistenza, del riscatto e della lotta per un futuro diverso: un canto triste e superbo alla dignità.

Alberto Méndez (1941-2004) è nato a Madrid, dove ha trascorso l’infanzia. Ha frequentato il liceo in Italia, a Roma, e si è laureato in Filosofia e Arti all’Università Complutense di Madrid. Si è occupato di editoria per tutta la vita. Con Los girasoles ciegos, il suo primo e unico libro, ha vinto il Premio Setenil e, postumo, nel 2005, il Premio della Critica e il Premio Nazionale di Narrativa, affermandosi come un classico contemporaneo.

Kader Abdolah - IL MESSAGGERO - Iperborea

 
Kader Abdolah
IL MESSAGGERO
(titolo originale De boodchapper. Een vertelling, 2008)
traduzione e postfazione di Elisabetta Svaluto Moreolo
Iperborea
collana Gli Iperborei 183
marzo 2025
pp. 320, euro 19
ISBN 9788870917543


Una nuova edizione del Messaggero, la personalissima rivisitazione in chiave letteraria della vita di Maometto in cui Kader Abdolah racconta la complessità di un'avventura umana, religiosa e politica che l'Occidente non può eludere, e a cui, in una suggestiva sfida culturale, ci si può avvicinare anche con gli occhi della letteratura.
C’era una volta un popolo che viveva in una terra desertica intorno alla Mecca, era diviso, governato da leggi tribali e venerava idoli di pietra, cui sacrificava le sue figlie femmine. Un popolo di seminomadi poveri e ignoranti, schiacciato tra grandi imperi – Bisanzio, la Persia, l’Egitto. Tutte civiltà avanzate, ognuna con un suo profeta, che si chiamasse Mosè, Gesù o Zarathustra, e un suo Libro, e soprattutto ognuna con un unico dio. In quella terra inospitale viveva un mercante scaltro, membro di un clan illustre. Era analfabeta, ma visionario e determinato, e dotato di una curiosità e una fantasia inesauribili. Era un poeta. Il suo nome era Muhammad. Soffriva per l’arretratezza del suo popolo, che sognava di vedere prospero e libero. Voleva migliorare la condizione delle donne, voleva che i libri e le idee circolassero liberamente, che il mondo li trattasse con rispetto. Tutti deridevano il suo messaggio rivoluzionario, ma una notte un dio onnipotente gli apparve e gli parlò. L’alba che ne seguì ha cambiato per sempre il mondo. Kader Abdolah è convinto che non si possa giudicare l’Islam, e quindi capire la storia e l’Occidente, senza conoscere il suo Profeta, il suo Libro e la terra che li ha generati.

L'incipit
Dovevo avere cinque anni quando mia madre mi portò a trovare dei parenti nella città di Ta’if. Non ho ricordi di quel viaggio, è stata lei, molti anni dopo, a raccontarmi come andarono le cose: «Attraversavamo il deserto con una carovana di dodici cammelli. Ti tenevo sempre in grembo. Finché eravamo in sella stavi fermo e guardavi il paesaggio, ma appena la carovana si fermava a riposare, facevo fatica a tenerti vicino. Scappavi da tutte le parti e andavi con chiunque. Al mercato di Ta’if ti sei liberato della mia mano e sei scomparso dietro una bancarella. Ti sono corsa dietro, ma non ti ho più visto. Sono corsa alle altre bancarelle: nessuna traccia di Zayd. Piangevo, gridavo, correvo avanti e indietro, ma non eri da nessuna parte. Quando il mercato finì e tutti se ne andarono, rimasi lì a mani vuote. Non osavo tornare da tuo padre. Avevo perso il suo figlio prediletto.»

Kader Abdolah, nato in Iran, perseguitato dal regime dello scià e poi da quello di Khomeini, dal 1988 è rifugiato politico nei Paesi Bassi. Da quando ha cominciato a scrivere nella «lingua della libertà», coniugando le tradizioni letterarie di Oriente e Occidente, è diventato uno dei più importanti e amati scrittori di questo paese. Con Scrittura cuneiforme ha conquistato il pubblico internazionale e con La casa della moschea ha ottenuto in Italia il Premio Grinzane Cavour 2009. Tra gli altri suoi romanzi, pubblicati in Italia da Iperborea, si ricordano Un pappagallo volò sull'Ijssel, Uno scià alla corte d'Europa, Il sentiero delle babbucce gialle e Le mille e una notte.

Elisabetta Svaluto Moreolo, dopo la laurea in traduzione alla Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori – Università degli Studi di Trieste, dal 1988 svolge l’attività di lettrice e traduttrice letteraria dal nederlandese e dall’inglese, collaborando con diverse case editrici italiane. Fa parte dei traduttori accreditati della Dutch Foundation for Literature e del Rijksmuseum di Amsterdam, e dal 2000 insegna traduzione dal nederlandese alla Civica Scuola Superiore per Interpreti e Traduttori di Milano. Tra i numerosi autori da lei tradotti si annoverano Kader Abdolah, Gerbrand Bakker, Hugo Claus, Leon De Winter, Willem Jan Otten, Allard Schröder e Tommy Wieringa.

Alberto Masala, Lorenzo Mari, David Eloy Rodríguez,, José María Gómez Valero - UNA CANTADA - Catartica

 
Alberto Masala, Lorenzo Mari, 
David Eloy Rodríguez,
José María Gómez Valero
UNA CANTADA
Catartica edizioni
collana Tremori
dicembre 2024
pp. 556, euro 12
ISBN  9791281401457


Una Cantada nasce dal dialogo di diversi autori che abitano tra l’Italia e la Spagna e trovano le radici della loro produzione poetica nelle forme della poesia e della musica popolare dell’Andalusia, della Sardegna e dell’Emilia-Romagna.
Attraversare forme di poesia popolare (letras flamencas, poesia logudorese, zirudele bolognesi) è un gesto che non si risolve in un semplice esercizio retorico di “andata al popolo” o di riproposizione della tradizione. 
La voce critica in tutte queste tradizioni poetiche oggi è spesso colpevolmente evitata o taciuta per l’adesione a un certo conformismo sociale o a quella forma di autoesotismo funzionale alla promozione commerciale e turistica.
Ma è proprio questa voce critica che la poesia non può trascurare.

Alberto Masala. Sardo, vive a Bologna. Poeta e traduttore, agisce in contesto internazionale nei principali luoghi della poesia e dell’arte.



Lorenzo Mari. Nato a Mantova, vive a Bologna. Poeta e saggista, traduce dall'inglese e dallo spagnolo.



José María Gómez Valero (Sevilla, 1976) e David Eloy Rodríguez (Cáceres, 1976) sono scrittori, editori, agitatori culturali, artisti performativi… Tra le loro passioni c’è la scrittura di letras flamencas a quattro mani.






David Eloy Rodríguez - LE POSSIBILITA' - Arkadia

 
David Eloy Rodríguez
LE POSSIBILITA'
(titolo originale Las posibilidades, De la luna libros, 2022)
traduzione di Marino Magliani
Arkadia editore
collana Xaimaca Jarama
marzo 2025
pp. 108, euro 155
ISBN 978 88 68515409

Cinquanta narrazioni, tra racconti e romanzi brevi, con un nesso comune: la lotta tra la paura e il desiderio, l’infinito e misterioso numero di mondi che si apre a seguito di ogni decisione si debba prendere nella vita.
Le possibilità rappresenta l’esordio narrativo di David Eloy Rodríguez, la cui opera poetica è già stata tradotta in italiano in diverse occasioni. Autore con ampia e pluripremiata carriera letteraria – Premio Internazionale Surcos e Premio Internazionale Francisco Villaespesa – e con una ventina di titoli pubblicati in Spagna, Rodríguez ci offre cinquanta narrazioni, tra racconti e romanzi brevi, con un nesso comune: la lotta tra la paura e il desiderio, l’infinito e misterioso numero di mondi che si apre a seguito di ogni decisione si debba prendere nella vita. La dimensione immaginaria e la realtà si fondono per far emergere la parola eloquente insieme, si potrebbe dire, alla rivelazione del quotidiano. Le possibilità solleva alcune domande che ti aiutano a riflettere sul rapporto tra la condizione umana e le sue circostanze: come si costruisce l’identità? Quanto sono importanti gli imprevisti nel succedersi di un destino? Quale influenza hanno i nostri desideri e decisioni? Possono cambiare la realtà? E in che modo? Entrare in questo percorso significa entrare nella vertigine delle possibilità.

Un estratto
Il desiderio
Entri in chiesa. Ci sei andato per accendere una candela. È il tempio di Tutti i Santi, il più antico della città in cui abiti.
A queste cose tu non credi granché, ma hai deciso di chiedere una grazia alla Provvidenza. Per te è la prima volta, e un po’ ti vergogni, ma seguirai l’impulso che ti ha spinto a entrare. Accendere la candela sarà come una preghiera, o un gesto di magia, un modo per invocare che accada ciò che ti è necessario.
Pensi: “Accenderò la candela se queste sono vere candele, non quelle false che si accendono automaticamente introducendo una moneta, simulando di essere candele mentre forse nemmeno meritano questo nome”. Solo così continuerai a giocare al gioco che ti sei proposto di giocare.
Sono vere candele. Il gioco prosegue.
Sei solo. Mediti su ciò che desideri. Il silenzio ti aiuta a trovare le parole più giuste per trasferire l’incombenza, l’energia necessaria all’azione.
Accendi la candela con attenzione, con speranza, trasmettendo un autentico senso di importanza. Si direbbe che in queste cose ci credi. E magari in questo istante ci credi davvero.
Il corpo sembra trasformarsi, per un istante, imbevuto di una strana eccitazione. Un corpo connesso. Un corpo vivo.
Il fuoco crepita, piccolo, ma improvvisamente pieno di forza. Una fiamma minuscola eppure miracolosa. Una fiamma capace – chi lo sa? – di cambiare il mondo, completamente.
Non sapremo mai qual era il desiderio. Non sapremo mai se fu soddisfatto. E se per caso lo fu, non sapremo mai quanto e come ebbe a che vedere con l’aver acceso quella candela.

David Eloy Rodríguez, nato a Cáceres (1976), scrittore, poeta, insegnante di scrittura creativa, attore teatrale ed editore, ha pubblicato una dozzina di libri di poesia, un libro-disco, quattro album illustrati e una graphic novel. Il suo lavoro è stato premiato e tradotto in altre lingue. Ha recitato i suoi versi in numerosi paesi stranieri, partecipa a vari progetti scenici che riuniscono diverse arti (musica, pittura dal vivo, arti della parola, danza), scrive testi per artisti di musica e flamenco.

Biagio Biagini - ODIO GERSHWIN - Oligo

 
Biagio Biagini
ODIO GERSHWIN
Oligo editore
Collana Narratori
2024
pp. 208, euro 18
ISBN 9791281000391

«Sono uno da due. Non c'entra l'amore, neanche il lavoro. Sono la parte di un dialogo, a volte la risposta, spesso la domanda».

Gli anni Venti, con le lunghe notti parigine tra musica classica e jazz, insieme agli scrittori americani della “generazione perduta”, guidati da un Ravel stralunato dai blues e sulle tracce di Josephine Baker.
Poi la polvere degli anni Trenta, con un viaggio nella pancia dell’America, lungo le strade della crisi, dei nemici pubblici, dei blackfaces e del sogno californiano, seguendo la mitica Route 66.
La vicenda umana e artistica di Aaron Copland come due lenti degli stessi occhiali, quelli di un compositore moderno che ambisce a dare voce e identità all'America più vera. E che odia, invidia, ammira il più affermato dei nuovi talenti: George Gershwin.
Il jazz, il blues, le folk songs per costruire un’identità artistica e popolare dell'America.
Un romanzo biografico nel centenario della Rapsodia in Blu di George Gershwin.Il moderno, la città, e poi il tennis.
Tratti comuni che spingono i protagonisti di questo romanzo, da Copland a Ravel, da Gershwin a Schoenberg a cimentarsi in una lunga partita musicale, tra Europa e America del primo trentennio del Novecento. 

Biagio Biagini è stato autore radiofonico per Rai2 e come scrittore di libri per l’infanzia ha pubblicato per le maggiori case editrici del settore. Grande appassionato di musica, oltreché suonatore di verdure nel Conciorto, ha pubblicato raccolte di racconti sul pop e sul jazz.

Danilo Kiš - SALMO 44 - Adelphi

 
Danilo Kiš
SALMO 44
(titolo originale Psalm 44, 1962)
traduzione di Manuela Orazi
Adelphi
collana Fabula, 417
marzo 2025
pp. 135, euro 19
ISBN 9788845939976


«Una sorta di reportage romanzesco sull’universo concentrazionario tedesco». Così, nel 1986, Danilo Kiš definì Salmo 44, uscito nel 1962, rimproverandosi di «certe cose dette, per mancanza di esperienza, in maniera troppo diretta». Sarebbe tuttavia ingeneroso ridurre questo testo duro e folgorante – ispirato dalla lettura di un articolo di giornale su una coppia di sopravvissuti ad Auschwitz in visita al museo del lager – ad acerba prova giovanile. Le ore spasmodiche che precedono la fuga notturna di Maria, insieme al figlio neonato Jan e alla compagna di prigionia Jeanne, dal campo di Birkenau si dilatano infatti a dismisura nel flusso caotico dei ricordi della giovane protagonista, barcollante «sul limite dell’incoscienza» negli attimi che la separano dalla salvezza o dalla fine. Attraverso quei ricordi Kiš rievoca, con una scrittura che sembra fatta di corpi tremanti, non solo l’orrore dell’Olocausto e degli esperimenti di Josef Mengele, l’improvviso apparire dei «Für Juden verboten» sulle porte dei tram, il massacro di Novi Sad, ma anche l’incontro di Maria con Jakub, l’indimenticabile attesa di lei «in piedi nel buio, immobile» con gli occhi sgranati, chiusa nell’armadio, mentre tra Jakub e il dottor Nietzsche si consuma «un duello segreto, quel gioco pericoloso in cui uno dei giocatori ha dalla sua un fante di picche con due pugnali e l’altro ha soltanto lo scudo aereo dell’azzardo e della ragione». Kiš si conferma, fra coloro che hanno osato narrare il dramma abbattutosi sul popolo ebraico e sull’Europa centrale, voce tra le più potenti e memorabili.
 
Danilo Kiš (Subotica, 22 febbraio 1935 – Parigi, 15 ottobre 1989) è stato uno scrittore jugoslavo. Nacque a Subotica, in Voivodina (Regno di Jugoslavia), figlio di un ispettore ferroviario ungherese di religione ebraica e di Milica Kiš (Nata Dragičević) una montenegrina di Cettigne. Durante la seconda guerra mondiale egli perse suo padre e diversi altri membri della sua famiglia, che morirono in diversi campi nazisti. Trascorse assieme alla madre e alla sorella maggiore il periodo bellico in Ungheria, concluso il quale si trasferì in Montenegro, a Cettigne, dove Kiš concluse gli studi superiori nel 1954. Kiš studiò letteratura all'Università di Belgrado, laureandosi nel 1958 e completando per primo un corso in letterature comparate. Divenne un importante redattore della rivista Vidici, dove lavorò fino al 1960. Nel 1962 pubblicò le prime due novelle, Mansarda e Psalm 44. Kiš ricevette il prestigioso premio letterario NIN (Nedeljne informativne novine) per il suo Peščanik ("La clessidra") nel 1973, che restituì pochi anni dopo per una disputa politica. In seguito ricevette diversi premi nazionali ed internazionali sia per le sue opere di prosa che di poesia. Visse per gran parte della sua vita a Parigi, lavorando come lettore universitario. Kiš fu sposato con Mirjana Miočinović dal 1962 al 1981. Dopo la separazione, visse assieme a Pascale Delpech fino alla morte per cancro del polmone a Parigi. Scrittore di grande valore, grazie al suo stile diretto e sobrio è considerato uno dei maggiori narratori jugoslavi del XX secolo. Traduttore dal francese, russo e ungherese, Kiš ha insegnato lingua e letteratura serbo-croata nelle università di Strasburgo, Bordeaux e Lilla.