Alexander Etkind
LA RUSSIA CONTRO LA MODERNITA'
(titolo originale Russia against Modernity, 2023)
traduzione di Paola Giuliano e Gianna Cernuschi
prefazione di Luigi Zoja
pp. 160, euro 20
ISBN 9788833944678
Quella che Putin conduce in Ucraina è
un' “operazione speciale” diretta contro la modernità. Il suo
obiettivo più ampio è ffermare l'evoluzione globale verso la
consapevolezza climatica, la transizione energetica e la rivoluzione
digitale. Attraverso il commercio di petrolio e gas, la diffusione
della corruzione, l’incremento delle disuguaglianze e
dell’omofobia, il finanziamento di movimenti di estrema destra nel
mondo e la distruzione dell’Ucraina, Putin mira ad arrestare la
trasformazione globale in atto nelle società moderne e a consolidare
un modello autoritario di «paleomodernità».
Alexander Etkind,
storico e psicologo russo esperto di studi culturali, distingue in
questo libro illuminante tra la «paleomodernità», basata sullo
sfruttamento dei combustibili fossili e sulle gerarchie
centralizzate, e la «gaiamodernità», fondata sulla transizione
energetica, sulla decentralizzazione e su un rapporto più
sostenibile con il pianeta. Analizzando il negazionismo climatico, le
interferenze elettorali, le campagne militari e le strutture sociali
della Russia contemporanea, Etkind evidenzia i meccanismi con cui
l’attuale regime russo cerca di resistere a ogni costo al progresso
globale.
Con una sintesi incisiva e uno sguardo interdisciplinare,
il libro intreccia economia politica, storia sociale e demografia,
rivelando le radici profonde della guerra russa in Ucraina e il suo
legame con la crisi climatica e le trasformazioni della nostra epoca,
al tempo stesso prefigurando un futuro possibile di decolonizzazione
e trasformazione per la Russia, e offrendo una prospettiva unica su
uno dei conflitti più complessi e determinanti del XXI secolo.
Questo è un libro agile che parla della modernità agile e dei suoi boriosi e arcaici nemici. È un libro scritto in tempi di guerra, e il lettore avvertirà il senso di urgenza che lo percorre. Tuttavia ho iniziato a formulare questa narrazione molto prima che, nel febbraio del 2022, la guerra russa in Ucraina si riaccendesse. I capitoli consistono in resoconti ragionati di aspetti cruciali della politica, dell’economia e della società russe: l’energia, l’azione climatica, la risposta al Covid-19, la sfera pubblica, la demografia, le questioni di genere, le disuguaglianze e la guerra. L’ultimo capitolo immagina un progetto, audace ma sempre più realistico, di defederazione della Russia. Quando ho scritto questo libro la guerra non era ancora finita. Poiché ero sicuro che a un certo punto, sperabilmente al più presto, sarebbe terminata, ho deciso di scrivere l’intero testo al passato.
Ho concepito questo libro come un testo breve e diretto, un pamphlet anziché un trattato, il cui tocco leggero aiuti il lettore a comprendere gli orribili argomenti che affronta. La pace va bene per la complessità; la guerra genera chiarezza. Nulla fa tabula rasa più della guerra. La guerra cambia ogni cosa: prima il presente, poi il futuro e infine il passato. Nell’elaborare il mio concetto di «stopmodernismo» faccio riferimento all’economia politica, alla storia intellettuale, alle relazioni internazionali e a molto altro.
Alcuni dei miei autori preferiti – Aleksandr Čajanov, John Maynard Keynes, Karl Polanyi, Michail Bachtin e Fernand Braudel – scrissero i loro libri migliori nel mezzo di guerre di vaste proporzioni. La disperazione è un elemento cruciale: focalizza l’attenzione sugli aspetti peggiori della vita e li porta in primo piano, dove ciò che è nascosto può essere svelato e l’invisibile può essere analizzato. La compassione verso gli uni e il disprezzo verso gli altri riduce in cenere la cautela accademica. Il lutto consiste di ricordi, di visualizzazioni e di congetture: come è potuto accadere questo fatto? si sarebbe potuto evitare? Ma questa mimesi è anche una nemesi: come resistere e vincere? quale genere di rappresaglia potrebbe interrompere la spirale della violenza?
I dopoguerra sono intellettualmente produttivi: generano idee che sono linfa vitale per le generazioni successive, anche se non impediscono loro di avviare una nuova guerra. I dopoguerra sono periodi favorevoli per gli investitori e gli architetti, ma anche per i filosofi e gli storici: scosso dalla guerra, il mondo deve essere di nuovo ricostruito, reinizializzato e riancorato. Docente a Königsberg nel periodo in cui l’Impero Russo annetteva per la prima volta la città, Immanuel Kant scrisse le sue Critiche della ragione umana dopo che le truppe straniere avevano lasciato la sua terra. Nel corso di tutta la propria esistenza Kant si sforzò di creare i presupposti per una pace perpetua, ma la Russia dimostrò l’infondatezza del suo progetto: pochi luoghi della Terra hanno una storia meno pacifica di Kaliningrad. Nel 1921, a Strasburgo, un’altra città che stava passando di mano, Marc Bloch scoprì il potere micidiale delle menzogne: «Le notizie false [...] hanno riempito la vita dell’umanità. [...] Le notizie false! [...] In tutti i paesi, al fronte come nelle retrovie, le si vide nascere e pullulare [...]. Ha ragione il vecchio proverbio tedesco: Kommt der Krieg ins Land, Dann gibt’s Lügen wie Sand».
In un deserto di menzogne sussistono sorgenti di verità che creano oasi di pace, a meno che la sabbia non le ricopra. Sta a noi scegliere se essere gocce d’acqua o granelli di sabbia. È questa la storia in cui ci troviamo a vivere.
Alexander Etkind (1955), storico e psicologo russo, è stato docente di Storia delle relazioni Russia-Europa presso l’Istituto Universitario Europeo di Fiesole e membro dello European Institute for International Law and International Relations. Dopo aver insegnato anche a Cambridge, New York e Berlino, attualmente è docente di Relazioni internazionali e Storia alla Central European University di Vienna. Autore di numerosi saggi di storia della cultura e della politica, in Italia ha pubblicato Eros dell’impossibile. Storia della psicoanalisi in Russia (2021).
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