Care amiche e cari amici di Black Coffee,
vi scrivo perché nel tempo abbiamo costruito un rapporto sincero, di fiducia reciproca, e so che capirete. Insieme abbiamo diffuso libri che esortano ad ascoltarsi e a condividere con gli altri le proprie verità. I miei libri mi hanno insegnato l’importanza di essere autentici, e per questo lo sarò con voi.
Ma le cose cambiano, io sono cambiata. Due anni
fa mio padre, il mio mentore e migliore amico, è venuto
improvvisamente a mancare, e da allora la mia vita non è più stata
la stessa. Ho raccolto il suo lascito e mi sono fatta carico di molte
responsabilità che prima non avevo. E così adesso non sono più la
giovane editor e traduttrice che attraversava l’America due volte
l’anno in cerca di nuovi talenti. Sono una non più giovanissima
editor, una traduttrice esperta, una docente di traduzione. Non
viaggio più come prima, ma mi aggiorno mantenendo un costante e
vivace dialogo con gli autori che ho pubblicato.
Il mio
approccio on the road, però, è sempre stato il motivo principale
per cui mi avete accordato la vostra fiducia, e mentirei se vi
dicessi che opero ancora così. Continuerò a esplorare la
letteratura americana, a tradurla e a diffonderla al fianco di altri
editori, ma se mi ostino a pubblicare a pieno ritmo non avrò mai il
tempo di alzare la testa e capire di cosa ho, avete, davvero bisogno.
Il lutto mi ha insegnato che non c’è tempo per l’esitazione, che
bisogna sforzarsi di diventare se stessi, e subito.
C’è
un altro fattore che ha contribuito al mio cambiamento: qualche anno
fa io e Leonardo, mio marito e co-editore, abbiamo deciso di
trasferirci e di spostare la sede di Black Coffee da Firenze alla
campagna marchigiana, dove sono nata. Tornare a immergermi in questo
paesaggio dopo venticinque anni di assenza è stata una folgorazione.
Ho compreso il valore del silenzio, dell’attesa, della lentezza, ho
trovato pace. Ho iniziato a scrivere, io che mi ero sempre nascosta
dietro le parole degli altri. Appartenere a un luogo fa questo
effetto.
Quando ho confidato a un mio autore e amico
(John Freeman) di sentirmi in colpa per questo mio bisogno di
rallentare, lui mi ha risposto: «I tuoi lettori hanno già tanto di
cui nutrirsi. In molti vogliono rallentare, hanno solo paura di
dirlo. Tu invece non hai mai avuto paura di dire niente».
Perciò
ho deciso di mettere in pausa le pubblicazioni e no, non ho paura di
dirvi che sto evolvendo, che dietro Black Coffee c’è una persona
in carne e ossa. Che sono stanca di correre per alimentare
un’industria insaziabile. Forse siete stanchi anche voi. Allora
fermiamoci un attimo, sediamoci e diamo valore a ciò che abbiamo
fatto insieme.
Black Coffee non chiude, semplicemente
evolve con me, e voi dovevate sapere.
Se quello che ho scritto vi
risuona dentro, allora ci siamo capiti.
Prima di tutto, la vita.
Sempre vostra,
Sara
Reggiani
L’editore
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