Questa raccolta di versi è un
itinerario della ragione e delle passioni che ha il suo orizzonte nel
bisogno di fraternità, nel riconoscimento della ricchezza della
diversità, nell’urgenza politica della lotta per l’eguaglianza.
Un cammino che aiuta a ritrovare sé stessi e la propria identità
nella consapevolezza di un comune destino dell’umanità.
Se
accoglienza, ascolto, solidarietà sono parole che non hanno diritto
d’asilo nel contesto del potere, che si ritraggono e si spengono
nella spirale di una storia che sembra andare al contrario, lo spazio
poetico tenta un affondo nel loro significato e valore, partendo
dalla prima domanda che interroga l’umano e la sua responsabilità:
dov’è mio fratello?
Come in una preghiera corale, Nichi
Vendola dice di sé e dei suoi “scomodi” compagni di viaggio,
della sua fede abbracciata al mondo, degli affetti e dei dolori che
lo hanno segnato. E ci restituisce un’esistenza senza pregiudizi.
La ricerca della risposta a quella prima domanda diventa una pietra
d’inciampo in ogni poesia, e la parola queer una
dichiarazione di guerra a tutte le guerre.
Una poesia dalla raccolta
Le tue mani erano fragili nidi
per
la cova dei pettirossi
i giorni cadevano storti
come
frutti acerbi d’estate:
ci lanciavano sassi
ricordi?
i
cuori cuciti al rovescio
come bandiere mai
sventolate
ancora non sapevamo gli accordi
di
spartiti futuri
ancora l’orgoglio non c’era
non
c’era
Giornalista, scrittore, poeta.
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