venerdì 11 ottobre 2019

Donald Antrim - I CENTO FRATELLI - minimum fax


Donald Antrim
I CENTO FRATELLI
(The hundred Brothers)
Traduzione di Matteo Colombo
Minimum fax

pp.194, giugno 2011, Euro 9,00, brossura

L’incipit

“I miei fratelli, Rob, Bob, Toni, Paul, Ralph, Phil, Noah, William, Nick, Dennis, Christopher, Frank, Simon, Saul, Jim, Henry, Seamus, Richard, Jeremy, Walter, Jonathan, James, Arthur, Rex, Bertram, Vaughan, Daniel, Russel e Angus; Herbert, Patrick e Jeffrey, nati da parto trigemino; i gemelli identici Michael e Abraham, Lawrence e Peter, Winston e Charles, Scott e Samuel; ed Eric, Donovan, Roger, Lester, Larry, Clinton, Drake, Gregory, Leon, Kevin e Jack – tutti nati lo stesso giorno, il ventitré maggio, benché a orari diversi e in anni distinti – e il caustico grafomane Sergio, le cui feroci opinioni appaiono con regolarità nelle primissime pagine dei mensili più conservatori, per non parlare degli schermi a cristalli liquidi che di notte rilucono sulle fulgide postazioni informatiche di innumerevoli frequentatori di forum dalla vista appannata (tra i quali nostro fratello è affettuosamente, elettronicamente noto come il Serger).”

Il libro

Immaginate un ibrido fra l’estetica dark di Tim Burton, la comicità provocatoria dei Monty Python, la scrittura pirotecnica dei maestri del postmoderno: il risultato è I cento fratelli, a detta di molti il miglior romanzo di Donald Antrim, autore americano inclassificabile e geniale, oggetto di dichiarata ammirazione da parte di coetanei illustri come Jonathan Franzen, David Foster Wallace e Jeffrey Eugenides, e insieme a loro lanciato dal New Yorker come uno dei «venti scrittori per il nuovo secolo». Nell’enorme biblioteca diroccata di un’antica villa, cento fratelli (diversi per età, professione, interessi, carattere, ma uniti da un’infinità di piccole perversioni e devianze psicologiche) si riuniscono per cenare insieme e ritrovare l’urna delle ceneri del padre, temporaneamente smarrita. In un claustrofobico tourde force, esilarante e tragico al tempo stesso, seguiamo le loro vicende dal tramonto all’alba, fra scambi di insulti, formarsi e sciogliersi di alleanze, incontri di football improvvisati, scricchiolii sui soffitti, dobermann scatenati e un tasso alcolico in crescita perenne, finché le tensioni familiari non si scioglieranno in una sublime e sanguinaria conclusione. 

L’autore

Donald Antrim, nato nel 1958 da una famiglia protestante del sud della Florida, ma newyorkese d’adozione, è stato decisamente consacrato come vera e propria star surrealista. I suoi racconti sono apparsi su Harper's magazine, The New Yorker e Paris Review.
Di frequente paragonato ad altri grandi scrittori americani, Antrim stesso dichiara in un’intervista rilasciata a bold type, la rivista letteraria online di Random House, la casa editrice che lo pubblica in America: «Donald Barthelme è un paragone frequente, e non ho niente da obiettare a proposito. Ho letto le sue storie da ragazzo ed è stato uno degli scrittori che mi ha fatto venire il desiderio di scrivere. Pynchon è un’altra figura centrale. Poi John Cheever. Grace Paley. Per un certo periodo i miei punti di riferimento sono stati commediografi come Harold Pinter e Joe Orton. Orton in particolare è stato fondamentale per me. Altri romanzieri importanti sono Fielding, Smollett, Faulkner e più di recente Henry Greene».

È autore dei romanzi Votate Robinson per un mondo migliore, I centro fratelli, Il verificazionista (editi da minimum fax) e del memoir La vita dopo (Einaudi). Nel 1999 il New Yorker lo ha incluso fra i «venti scrittori per il nuovo secolo», e nel 2000 Il verificazionista è stato segnalato fra i «libri dell’anno» dal New York Times.

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