LA RAGAZZA DEL KYUSHU
Traduzione di Gaia Maria Follaco
Adelphi
Collana Fabula 348
pp.208, 2019, Euro 18,00, brossura
L’incipit
“Kiriko lasciò la pensione di
Kanda alle dieci del mattino. Sarebbe voluta uscire prima, ma aspettò fino a
quell’ora, perché aveva sentito dire che gli avvocati famosi non arrivano mai
troppo presto in ufficio. Il nome dell’avvocato per cui era venuta appositamente
dal Kyushu era Otsuka Kinzo. Una ventenne come lei, impiegata presso una ditta
come dattilografa, non avrebbe certo avuto motivo di conoscere la sua fama di
penalista se, in seguito all’incidente che le aveva sconvolto la vita, non
avesse sentito tante persone fare il suo nome. Kiriko era partita dalla città
di K., nel nord della regione, e dopo due giorni di viaggio era arrivata a
Tokyo la sera prima, sul tardi. Era andata dritta dritta in quella pensione
perché c’era già stata ai tempi delle medie, in gita scolastica, e questo la
rassicurava. Inoltre, aveva pensato, se ci andavano delle scolaresche, non
doveva costare molto. Anche se non conosceva Otsuka, si sentiva piuttosto
fiduciosa ed era sicura che alla fine avrebbe accettato di seguire il suo caso.
Dopotutto si era fatta venti ore di treno per vederlo, e incontrandola per la
prima volta, l’avvocato non avrebbe potuto ignorare la sua determinazione.
Quando aprì gli occhi il cielo si era appena schiarito. Se era riuscita a
svegliarsi così presto, dopo tutto quel viaggio, non era soltanto per via della
sua giovane età, ma per l’eccitazione che provava. La pensione era in cima a
una collina e Tokyo, a quell’ora, era straordinariamente silenziosa. Questa
volta le sembrava diversa, perché aveva dormito da sola. Proprio sotto alla sua
finestra c’era una scuola elementare, ma quando si alzò per affacciarsi sul
cortile non si vedeva ancora nessuno. Poi, lentamente, due o tre alla volta,
come piccoli fagioli di soia nera, i bambini cominciarono ad arrivare, e quando
la cameriera entrò nella stanza per rimettere a posto il futon, si sentiva già
un gran baccano.”
Il libro
In un mattino di primavera
una giovane donna entra nello studio di un illustre penalista di Tokyo. È
Kiriko. Ha appena vent’anni, il volto pallido dai tratti ancora infantili, ma
qualcosa di inflessibile nello sguardo, «come fosse stata forgiata nell’acciaio».
Non ha un soldo e ha attraversato il Giappone dal lontano Kyūshū per arrivare
fin lì, a implorare il suo aiuto. Il fratello, accusato di omicidio, è appena
stato arrestato, e Kiriko è la sola a crederlo innocente. L’avvocato rifiuta il
caso: non ha tempo da perdere, tanto meno per una difesa che dovrebbe assumersi
senza essere retribuito. Kiriko si scusa con un piccolo inchino, esce dallo
studio e così come è arrivata scompare. Il fratello verrà condannato e morirà
in carcere qualche mese dopo, poco prima che l’esecuzione abbia luogo.
È solo l’antefatto da cui prende il via questo gelido noir di Matsumoto. Dove un caso-fantasma, ripercorso nei minimi dettagli, lascia spazio a una vendetta esemplare che si fa strada da lontano. E mentre ogni colpa – consapevole o inconsapevole – viene pesata accuratamente, come su una bilancia cosmica, una tensione impalpabile, un «rumore di nebbia» accompagnano questa storia da cima a fondo. Finché lei, Kiriko, la ragazza del Kyūshū, non otterrà ciò che le spetta.
È solo l’antefatto da cui prende il via questo gelido noir di Matsumoto. Dove un caso-fantasma, ripercorso nei minimi dettagli, lascia spazio a una vendetta esemplare che si fa strada da lontano. E mentre ogni colpa – consapevole o inconsapevole – viene pesata accuratamente, come su una bilancia cosmica, una tensione impalpabile, un «rumore di nebbia» accompagnano questa storia da cima a fondo. Finché lei, Kiriko, la ragazza del Kyūshū, non otterrà ciò che le spetta.
L’autore
Seichō Matsumoto (松本清張, nome d’arte di Kiyoharu
Matsumoto; 21 dicembre 1909 – 4 agosto 1992) nasce a Kokura (oggi Kokura Kita
Ku, quartiere di Kittakyushu), Fukuoka. Abbandona gli studi ancora giovanissimo
e lavora per diversi anni in una tipografia. Nel 1942 lavora per la
rivista Journal Asahi, dove riesce anche a pubblicare alcuni racconti
storici. Nel 1953 vince il premio Akutagawa (premio in onore dello
scrittore e poeta Ryunosuke Akutagawa) per una cronaca storica: questo successo
gli permette, nell'arco di pochi anni, di dedicarsi a tempo pieno all'attività
di scrittore. Dal 1955, infatti, inizia a pubblicare racconti gialli di stampo
prettamente realistico, in netto contrasto con l'allora vigente letteratura
gialla giapponese, impregnata di elementi spesso fantastici. Nel 1957 vince
il premio del Club degli scrittori polizieschi per una sua antologia. Lo stesso
anno la rivista Tabi pubblica a puntate il romanzo Ten to sen,
che riscuote grande successo di pubblico e viene tradotto in molti paesi
esteri. Le tematiche dei suoi gialli affondano spesso le radici nei problemi
sociali giapponesi, con una predilezione per l'indagine strettamente logica ed
intuitiva. Spesso Matsumoto è stato definito il Simenon giapponese. La sua
produzione vanta più di 300 romanzi, oltre a molti racconti, che hanno riscosso
successo in tutto il mondo.
In Italia sono usciti
tre dei suoi romanzi nella collana Il giallo Mondadori. Nel 2018 la casa
editrice Adelphi ha pubblicato una nuova traduzione di Ten to sen con
il titolo Tokyo Express e nel 2019 l 'inedito Kiri no hata con il
titolo La ragazza del Kyūshū.
Muore di cancro il 4 agosto1992.
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