PAVANA PER UNA PRINCIPESSA DEFUNTA
Traduzione di Benedetta Merlini
Metropoli d’Asia
Collana Narratori
pp.336, marzo 2017, Euro 15,00, brossura
Estratti
"Fra gli alberi allineati
comparve l’insegna luminosa del Santorini. Una luce solitaria e desolata,
simile a una galassia sul punto di spegnersi.
«Pensavo che non sarebbe venuto», disse lei con la voce fioca e la testa china come un pupazzo di neve sul punto di essere deformato dal peso dei fiocchi.
Una stranezza di quel momento.
«Mi sei mancata tanto».
Quelle parole risuonarono nel mio cuore come un’allucinazione uditiva. Non le pronunciai ad alta voce. Mi limitai a rallentare per qualche istante il passo per spazzar via delicatamente la neve dai suoi capelli e dalla sua sciarpa. Nonostante la sua timidezza, lei mi imitò. Ci guardammo, come due pupazzi di neve che, posti uno di fronte all’altro, cercano di tranquillizzarsi. Senza dire una parola, l’abbracciai. Tutto ciò, seppur irragionevole, era alquanto prevedibile. Restammo così sotto la neve, sebbene lei fosse gelida come una principessa defunta. Una banderuola a forma di gallo posta sulla cima di un palo di ferro cigolò ruotando verso di noi. Su uno steccato dalla pittura scrostata era appesa una decorazione a tema natalizio le cui lampadine si accendevano a intermittenza come lucciole, sostituendo il cartello chiusura provvisoria affisso lì un mese prima. E quelle lucciole scintillanti furono per noi una benedizione."
«Pensavo che non sarebbe venuto», disse lei con la voce fioca e la testa china come un pupazzo di neve sul punto di essere deformato dal peso dei fiocchi.
Una stranezza di quel momento.
«Mi sei mancata tanto».
Quelle parole risuonarono nel mio cuore come un’allucinazione uditiva. Non le pronunciai ad alta voce. Mi limitai a rallentare per qualche istante il passo per spazzar via delicatamente la neve dai suoi capelli e dalla sua sciarpa. Nonostante la sua timidezza, lei mi imitò. Ci guardammo, come due pupazzi di neve che, posti uno di fronte all’altro, cercano di tranquillizzarsi. Senza dire una parola, l’abbracciai. Tutto ciò, seppur irragionevole, era alquanto prevedibile. Restammo così sotto la neve, sebbene lei fosse gelida come una principessa defunta. Una banderuola a forma di gallo posta sulla cima di un palo di ferro cigolò ruotando verso di noi. Su uno steccato dalla pittura scrostata era appesa una decorazione a tema natalizio le cui lampadine si accendevano a intermittenza come lucciole, sostituendo il cartello chiusura provvisoria affisso lì un mese prima. E quelle lucciole scintillanti furono per noi una benedizione."
(...)
"Se in quel momento non mi avesse stretto la mano e non avesse posato piano la sua testa sulla mia spalla… non sarei stato capace di respirare, né di aprire gli occhi in quel mare profondo dove non c’erano più pesci. Appoggiati l’uno all’altra, non parlammo più, ascoltammo semplicemente la musica, con un auricolare a testa. Let me take you down, ’cause I’m going to Strawberry Fields. Nothings is real and nothing to get hung about. Strawberry Fields forever.
"Se in quel momento non mi avesse stretto la mano e non avesse posato piano la sua testa sulla mia spalla… non sarei stato capace di respirare, né di aprire gli occhi in quel mare profondo dove non c’erano più pesci. Appoggiati l’uno all’altra, non parlammo più, ascoltammo semplicemente la musica, con un auricolare a testa. Let me take you down, ’cause I’m going to Strawberry Fields. Nothings is real and nothing to get hung about. Strawberry Fields forever.
Non esiste un luogo eterno, come non esiste un uomo eterno, ma quella notte cominciai a credere che determinati ricordi possano esserlo. Quell’autobus procedeva in direzione di Seul lento come un carretto… All’interno l’aria era pesante e si percepiva una puzza di sterco di cavallo e di piedi, dato che un passeggero si era tolto le scarpe. Percepimmo quell’odore come se fosse stato sprigionato dai nostri corpi. Usciti dalla stazione dei pullman, le abbottonai il cappotto fino al collo, poi attraversammo il piazzale e il passaggio sotterraneo avvolti dall’oscurità, infine prendemmo un altro autobus per rientrare a casa. Non brillava nessuna luce colorata, ma per me, in quel momento, la notte rappresentava il Natale. Era Natale."
Il libro
Il protagonista di questo
romanzo, segnato dalla separazione dei genitori (il padre, un bellissimo uomo
diventato star del cinema, ha abbandonato lui e la madre, una donna
dall’aspetto insignificante), conduce un’esistenza inconcludente. Trova lavoro
nel parcheggio di un grande magazzino, dove conosce una ragazza molto brutta e
stringe amicizia con un collega più grande di lui che ama molto filosofeggiare
e bere birra. Siamo a metà degli anni Ottanta a Seul, un periodo di boom
economico. Il protagonista, che ha ereditato la bellezza dal padre, si avvicina
alla ragazza, e lentamente nasce un rapporto sempre più profondo e delicato.
Con la complicità del collega, si crea un terzetto che trascorre insieme la
maggior parte del tempo libero, in un viaggio di conoscenza reciproca e di
amicizia bruscamente interrotto dal tentato suicidio dell’amico e
dall’improvvisa partenza della ragazza. La ritroverà dopo molte ricerche: la
storia sembra destinata al lieto fine, ma un tragico incidente spezzerà questo
sogno, che però riprenderà qualche anno dopo, sotto altre forme, in un gioco di
prospettive e punti di vista discordanti dove niente sarà più come sembrava un
tempo. Con uno stile caratterizzato da continui rimandi tra il presente e il passato
e frasi spezzate come la memoria dell’io narrante, Park Min-gyu affronta con
sguardo ironico e incisivo la frenesia della società contemporanea e i suoi
miti di progresso.
«Tra gli autori coreani più
conosciuti del nuovo millennio, Park Min-gyu scrive con stile leggiadro e
arioso di argomenti molto profondi e spinosi, provando sempre grande empatia
per i cosiddetti “perdenti” esclusi dalla massa».
List
List
«A volte si ride di fronte
alla rigidità quasi caricaturale dei rapporti sociali coreani, altre volte ci
si commuove per l’esclusione, il disprezzo e la silenziosa sofferenza provocati
da una diversità rifiutata e punita dalla società imperante. Questo romanzo
disseminato di musica, da Ravel ai Beatles a Bob Dylan, è una bellissima
scoperta».
La cause littéraire
La cause littéraire
L’autore
Park Min-gyu nasce nel 1968 a Ulsan, una piccola
città della Corea del Sud. Il suo esordio letterario risale al 2003, anno in
cui pubblica due romanzi che ottengono prestigiosi riconoscimenti. Per il suo
stile non convenzionale, il senso dell'umorismo e la critica alla società
consumistica, è considerato uno degli autori coreani più interessanti della sua
generazione. Ha vinto molti premi letterari, tra cui: Munhakdonge New Writer's
Award (2003), Hankyoreh Literary Award (2003), Yi Hyo-seok...
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