COMMEDIA
Traduzione di Cesare De Marchi
Adelphi
Collana Piccola Biblioteca Adelphi 725
pp.256 , 2018, Euro 14,00, brossura
Estratto
«Egli se ne stava lì, ritto
al sole, e il suo manchevole abbigliamento gli diveniva sempre più
insostenibile. Quel po' di iattura gli faceva perdere la testa. Possiamo in
effetti diventare spaventosi se la nostra situazione ci appare spaventosa. Se
abbiamo spavento di noi, anche gli altri si spaventano di noi. Mi auguro che
tutti voi lo abbiate già sperimentato almeno una volta. Vi prego di
ricordarvene. Una sottilissima, lievissima, dico un'ombra di capacità
d'uccidere, e che?, non è forse dentro ciascuno di noi? Dico il residuo
fievolissimo di una disposizione risalente a secoli addietro?? Me lo domando.
Domandatevelo anche voi. Nessuno di noi è in grado di sapere se non sia peggio
di quel che è»
Il libro
Una Cenerentola che ama
servire e farsi battere dalle sorelle; il principe che all'improvviso
s'innamora della matrigna di Biancaneve, la quale però gli preferisce il ben
più prestante cacciatore («val quanto diecimila principi»); Rosaspina che
respinge il principe azzurro, reo di avere destato lei e gli abitanti del
castello dalla beatitudine del sonno. Nei «piccoli drammi» in versi,
provocatori rifacimenti – ma sarebbe forse più giusto parlare di sabotaggi – di
Fiabe dei Grimm, l'invenzione linguistica e l'ironia di Walser toccano uno dei
loro vertici. E se la forma metrica ne mostra la natura di compiaciuto,
finissimo divertimento letterario, non si può non cogliere nei personaggi, come
osservava Benjamin, gli inconfondibili tratti walseriani: «Sono personaggi che
hanno dietro di sé la follia, e per questo rimangono di una super- ficialità
così lacerante, così completamente inumana, così impassibile. Se volessimo
descrivere con una parola quello che essi hanno di felice e di perturbante,
potremmo dire che sono tutti ‘guariti’. Ma il processo di questa guarigione ci
resta oscuro, a meno di non cimentarsi con la sua Biancaneve – una delle figure
più profonde della poesia moderna –, che da sola basterebbe a spiegare come mai
questo poeta, all’apparenza il più scanzonato di tutti, sia stato uno degli
autori prediletti dell’inesorabile Franz Kafka».
L’autore
Walser, Robert. - Scrittore
svizzero tedesco (Biel1878 - Herisau 1956). Già a 14 anni
apprendista in una banca, lavorò come impiegato a Basilea, Stoccarda e Zurigo. Passato
a Berlino, compì senza successo alcuni tentativi teatrali. Tornato in Svizzera,
trascorse alcuni anni sereni e produttivi, favorito da un buon successo di
pubblico per quanto veniva pubblicando. Presto, però, trascurato, subì disturbi
fisici e psichici che lo portarono all'internamento in una clinica
psichiatrica, dove trascorse gli ultimi 28 anni della sua vita.
Solitario e scontroso, portato dall'osservazione realistica a risalire alla
trasfigurazione surrealistica, sempre sconcertante e propenso a una dolorosa
ironia, scrisse in rapida successione tre romanzi a sfondo autobiografico, Die
Geschwister Tanner (1907), Der Gehülfe (1908), Jakob von
Gunten (1909), romanzo quest'ultimo in cui Kafka ravvisò elementi
precursori della sua stessa opera. Il campo in cui W. seppe meglio esprimersi
fu quello della prosa breve e impressionistica, d'incisività quasi
aforismatica: sono oltre mille brani e talora frammenti, raccolti solo
parzialmente da W. e oggetto di numerose edizioni postume (Dichtungen in Prosa,
a cura di C. Seelig, 5 voll., 1953-62; ecc.). Postumo (1975) è
anche il romanzo Der Räuber (scritto nel 1925).
(voce dell’Enciclopedia
Treccani)
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