giovedì 15 aprile 2021

Anna Curcio (a cura di) - INTRODUZIONE AI FEMMINISMI - DeriveApprodi

 

Anna Curcio (a cura di)
INTRODUZIONE AI FEMMINISMI

Genere, razza, classe, riproduzione: dal marxismo al queer
DeriveApprodi
Collana Input
pp. 128, 2021, Euro 10, brossura


Il libro

Cinque tappe della critica femminista lungo il Novecento: dal femminismo marxista della rottura al femminismo Nero, dal pensiero della differenza al femminismo materialista, fino ad arrivare ai nessi tra femminismo e queer. Con punti di vista differenti, le autrici propongono un’analisi di alcune tra le più importanti esperienze politiche e teoriche del femminismo, permettendo di orientarsi tra le questioni centrali poste dalle mobilitazioni internazionali di cui le donne sono protagoniste negli ultimi anni: tra queste il nesso tra capitalismo e patriarcato, il nodo del potere, il rapporto tra razza e genere, i temi del lavoro e della riproduzione della vita, della sessualità e dei diritti.

Contributi di Anna Curcio, Sara Garbagnoli, Federica Giardini, Marie Moïse, Lorenza Perini, Federico Zappino.

La curatrice

Anna Curcio studia i conflitti e le trasformazioni del lavoro in relazione a razza e genere. Tra le sue pubblicazioni La razza al lavoro (2012) e Comune, comunità, comunismo (2011). È inoltre curatrice dei saggi di Silvia Federici, Genere e Capitale (2020) e di Introduzione ai femminismi (2019), entrambi pubblicati presso le edizioni DeriveApprodi.

Un assaggio

Marx, il femminismo, la rottura

Anna Curcio

Con l’espressione «femminismo marxista della rottura» mi riferisco all’incontro proficuo e critico tra marxismo e femminismo radicale per come si è declinato a partire dal dibattito aperto dalla pubblicazione di Potere femminile e sovversione sociale di Mariarosa Dalla Costa nel  972. Un femminismo che le stesse protagoniste definiscono «militante», cioè mosso dall’urgenza di un’analisi teorica per l’intervento politico, che ha prodotto una rottura con i gruppi rivoluzionari,
con la tradizione teorica marxista e soprattutto con i discorsi sull’emancipazionismo.
Potere femminile è una riflessione collettiva, sviluppata all’interno del collettivo Lotta femminista di Padova, preceduta dall’incontro politico e intellettuale tra Mariarosa Dalla Costa e Selma James: l’incontro tra il metodo operaista da cui proveniva Dalla Costa e la critica all’emancipazione femminile attraverso il salario sviluppata da James sin dagli anni Cinquanta (ripresa nel saggio Il posto della donna pubblicato in appendice al volume).
A partire da quel testo e attraverso una serie di incontri sul piano transnazionale, si definisce la campagna «Wage For Housework» (Salario al lavoro domestico) che nella prima metà dei Settanta coinvolgerà donne diverse per provenienza geografica e sociale, per esperienza e appartenenza politica. Sono anni di profonde trasformazioni e sul piano internazionale esplode il conflitto sociale: lotte operaie, di studenti, contro la guerra e per i diritti civili. La lotta delle donne, dentro e fuori la famiglia, produrrà un profondo cambiamento della mentalità, delle abitudini e dei costumi. Ed è in questo contesto che va letta la nascita di ciò che qui chiamo femminismo marxista della rottura.
Con questa locuzione mi riferisco anche ai successivi sviluppi ancorché critici di quel dibattito, di cui si può trovare una traccia importante nel libro Oltre il lavoro domestico di Lucia Chisté, Alisa Del Re ed Edvige Forti, uscito nel 1979. Un volume che sin dal titolo segna una discontinuità con l’esperienza dei gruppi per il salario e raccoglie le riflessioni di esperienze femministe che progettavano forme «concrete» di liberazione dal lavoro domestico: traslando nella lotta femminista le lotte operaie, che – ricorda Alisa del Re in un’intervista del 2005 – «chiedevano “cinquemila lire subito” (…) per vivere meglio, anche se [si sapeva] non si trattasse di un atto immediatamente rivoluzionario». Con lo stesso orientamento individuavano il terreno del conflitto nella lotta per i servizi sociali. Il femminismo marxista della rottura, allora, non si esaurisce nell’esperienza dei gruppi per il salario ma si delinea come metodo, una prassi teorico-politica che vive l’urgenza militante di mettere a critica l’analisi marxiana del lavoro e della riproduzione della forza-lavoro.


Nessun commento:

Posta un commento