venerdì 9 aprile 2021

Sadeq Hedayat - LA CIVETTA CIECA - Carbonio Editore

 Sadeq Hedayat

LA CIVETTA CIECA
(Būf-e kūr, 1936 )
Traduzione e introduzione di Anna Vanzan
Carbonio Editore
Collana Origine 3
pp. 135, febbraio 2020, Euro 14.50, brossura


Il libro

Pietra miliare della letteratura persiana moderna, La civetta cieca è una storia di discesa agli inferi senza ritorno, un viaggio allucinato eppur consapevole negli abissi della coscienza. Quasi fosse un sonnambulo, la mente ottenebrata da oppio e alcol, Hedayat, nella voce di un miniaturista di portapenne, ripercorre le vicende di un’intera vita, in un fluire di immagini che attraversano il giorno e la notte, l’amore e la morte. Il resoconto lirico e terribile di questo viaggio è un libro senza tempo che appartiene a buon diritto ai capolavori del Novecento. Il simbolismo e l’esistenzialismo francese, alla cui scuola Hedayat si era formato, incontrano la cultura orientale in un componimento di rara profondità e bellezza. Tradotta per la prima volta in italiano direttamente dal persiano, torna in libreria un’opera maledetta finalmente resa in tutta la sua pienezza e restituita al suo splendore più autentico.

L'autore

Sadeq Hedayat (Teheran, 1903 – Parigi,  1951) è stato tra i massimi intellettuali  iraniani del XX secolo. Di famiglia nobile, frequentò un liceo francese a Teheran, per poi trasferirsi in Belgio, a Parigi e successivamente in India. Studioso della letteratura occidentale, della storia e del folklore dell’Iran, tradusse numerose opere in persiano e fu autore di romanzi, raccolte di racconti, saggi critici e opere teatrali. Morì suicida a Parigi. Pubblicato a Bombay nel 1936, La civetta cieca poté cominciare a circolare in Iran soltanto nel 1941, dopo l’abdicazione di Reza Shah Pahlavi, e tuttora subisce  una forte censura in patria.

L'incipit

Nella vita ci sono malanni che come lebbra, nella solitudine, lentamente mordono l’anima fino a scarnificarla. Non è possibile parlare con altri di queste sofferenze: in genere, è costume considerare questi malanni poco credibili, eventi singoli e rari. Se qualcuno ne parla o ne scrive, la gente finge di crederci, abbozzando un sorrisetto sarcastico, mentre in realtà continua a rincorrere le proprie opinioni o quelle più comuni. E ciò accade perché il genere umano non ha ancora escogitato né un rimedio né una cura per questi affanni. L’unica terapia è l’oblio dato dal vino, o la sonnolenza provocata dall’oppio e droghe simili: purtroppo, però, essi procurano effetti solo temporanei, e la pena, anziché scomparire, dopo qualche tempo si palesa ancor più inesorabile.

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